Solomon Kane, l’eroe in cui nessuno si immedesima…

Ci sono personaggi che nascono inaspettatamente, frutto di intuizioni fortuite, che per qualche motivo attraggono da subito l’attrazione su di sé, determinandone un successo imperituro. Come spesso accade alle persone, anche ai personaggi può capitare di trovarsi nel posto giusto al momento giusto. Ci sono poi altri personaggi che, per qualità e profondità, meriterebbero a pieno titolo di ergersi nell’olimpo degli immortali ma rimangono in penombra, poiché si trovano nel posto sbagliato o nel momento sbagliato. Questo è il caso di Solomon Kane.

0bc6567f36814496e86c906337bb741aNasce nel 1928 dalla penna di Robert E.Howard, padre della Sword and Sorcery, come suo primo personaggio ciclico. Il racconto d’esordio “Ombre Rosse” venne pubblicato sul numero di agosto del pulp magazine “Weird Tales”, che continuerà ad ospitare le pubblicazioni del personaggio. Sin da subito, Solomon Kane viene descritto attraverso i suoi gesti, i suoi ideali, senza alcun preambolo: una donna morente ch’egli non conosce, gli indica i suoi assassini prima di spirare. Questo basta al puritano per spingerlo in una caccia che lo porterà dalla Francia fino all’Africa nera, nella ricerca di una giustizia che rima con spirito di vendetta.

Questo primo racconto aveva già in sé tutti gli elementi che avrebbero contraddistinto il ciclo di Solomon Kane: duelli di spada, viaggi esotici e blasfema stregoneria. Molte persone più autorevoli di me hanno affrontato approfondimenti sul personaggio e sulla sua bibliografia/biografia. Oggi vorrei invece offrire un breve spunto di riflessione sulla natura singolare del personaggio che lo ha relegato in seconda fila ma consegnandolo, nel contempo, all’immortalità.

Si può dire che Solomon abbia alcune caratteristiche molto innovative rispetto a5771415753_6111ec3e6f_b predecessori e coevi tanto che spesso la critica di genere ( in Italia Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, per portare due esempi illustri) ne denuncia una profondità per certi aspetti superiore rispetto al più celebre Conan il Barbaro, dello stesso autore.

La principale caratteristica insolita e rivoluzionaria del personaggio è la sua aura di 69b8a81f3c9669e34e58604c72fb4fbb“antipatia”. Solomon Kane è un puritano, quello che definiremmo a pieno titolo un uomo tutto d’un pezzo.

Le sue avventure si sviluppano a cavallo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo, periodo in cui imperversava la caccia alle streghe. Solomon risente del periodo, sviluppando un’integrità morale che sfocia nel fanatismo religioso e che risulta piuttosto ostica al lettore moderno. Ma è indiscutibilmente parte del fascino che ce lo fa apprezzare tutt’ora: è un personaggio del suo tempo, scritto in modo austero e completamente privo di ironia, tanto da risultare asciutto e brutale. Solomon Kane non fa patti, non scende a compromessi: se sei malvagio, lui ti braccherà fino in capo al mondo e ti ucciderà. Questo genere di narrazione arriva a noi, nella sua potenza intellettualmente onesta, senza che l’autore occhieggi al pubblico o inserisca battute di spirito che sciolgano la tensione. Solomon Kane è così lontano dal nostro tempo, da risultare fuori dal tempo e quindi apprezzabile in ogni tempo. La sua inflessibilità è talvolta così estrema da renderlo ostile verso coloro ritiene pagani, o che si affidino ad altro tranne che alla fede in Dio. Proprio per questo, si mantiene spesso diffidente anche verso personaggi sostanzialmente positivi ma non cristiani, come lo stregone N’longa, che compare già nel succitato racconto “Ombre Rosse”. Ma questa “ottusità” è ciò che lo scherma dalle tentazioni, dal vizio, ciò che lo spinge nella sua eterna crociata contro le forze del male. La sua peculiare rigidità, così scarsamente spendibile col pubblico, lo ha reso materiale a lungo inutilzzabile per il grande schermo. Ma poi, nel 2009, lasolomon-kane-concept-poster Paradox Entertainment ha prodotto un film a medio budget diretto da Michael J. Bassett (che ne è anche curato la sceneggiatura), con James Purefoy che presta il volto a Solomon e nel quale Max Von Sydow ha una piccola partecipazione ( dopo il Conan di Milius, viene chiamato praticamente in ogni produzione di genere). Il film in sé non è mal fatto, ha alcuni spunti positivi e le suggestioni sono simili a quelle dei racconti, sebbene esasperate. Anche le reazioni di critica e pubblico non sono sconfortanti ( tra i 3/5 e addirittura 4/5 nella maggior parte dei siti di riferimento). Ciò nonostante, e qui ritorno al punto in analisi, il personaggio NON è Solomon Kane, se non nei primi dieci brutali minuti. E’un personaggio travagliato e che vuole cambiare la sua vita di violenza in una nuova vita di pace. Un personaggio edulcorato, senza dubbio più aderente al gusto del pubblico. Lo sceneggiatore e regista Bassett ha fatto, insomma, ciò che Howard evitò negli anni ’20: ce lo ha reso empaticamente vicino. E in questo modo lo ha ucciso nei suoi punti di innovazione.

fa8ac09146b4b488ea656c51449d6560Un buon lavoro di riproduzione e conservazione è stato invece fatto dalla casa editrice Dark Horse, nella miniserie a fumetti uscita tra il 2008 e il 2009, trasposizione de “Il castello del diavolo” celebre racconto postumo nato da frammenti scritti da Howard.

Ma qui finiscono i tentativi di cambiare Medium al nostro eroe, presumibilmente per i motivi di cui si parlava poc’anzi.

Alcune persone hanno scritto del personaggio, negli ultimi decenni. Il nostranon21785 Gianluigi Zuddas (già autore de “il Ciclo delle Amazzoni” e, tra altri, del celebre romanzo fantasy “Balthis l’avventuriera”) ha ripreso Solomon Kane creando per lui due racconti (“l’isola del serpente piumato” e “la corona di Asa”), che ha voluto fossero idealmente il primo e l’ultimo del ciclo. E in questo non ha fatto alcun torto ad Howard, giacché le ultime informazioni che abbiamo del personaggio, secondo il ciclo ufficiale, sono contenute nella poesia “Solomon Kane ritorna a casa”. Lì si narra del ritorno in patria, nel Devon, di Solomon Kane fermo alla taverna del suo paese. Chiede dei suoi cari, ormai defunti e si appresta a rimanere finalmente in pace, quando un rumore esterno e un vento di turbamenti prorompe, richiamandolo nuovamente all’avventura. E in questo ultima poesia Howard ci mostra finalmente l’umanità di Solomon Kane. Una sorta di stanchezza del sé, della propria natura irrequieta e indomita che gli ha fatto abbandonare al paese i suoi affetti più cari. Forse, addirittura, si può leggere della malinconia tra le righe. Ma anche la pena per sé stesso soccombe di fronte alla propria natura. Perché un personaggio come Solomon Kane non è destinato a portare una corona sulla fronte accigliata, come Conan il Barbaro. Egli è un ramingo che vaga senza posa, alla ricerca di una vittoria sulle forze del male. Per questo non può fermarsi, per questo non troverà mai pace: non si può mettere fine per sempre al male, perché esso è dentro di noi, e ci attende contorcendosi nelle latebre della nostra anima.

Vittorio Marco Ivan Cirino

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