Robert Ervin Howard nacque a Peaster, nel Texas, il 22 gennaio 1906, negli anni in cui la Grande Frontiera Americana, coi suoi miti e le sue grandi occasioni, era al crepuscolo e il Progresso bussava ormai prepotentemente alle porte di una società un tempo rurale. Suo padre Isaac, medico condotto, era per mentalità ancora un pioniere: ambizioso e irrequieto, si spostava da una cittadina all’altra del confine in cerca di fortuna; per questo la famiglia Howard finì poi per stabilirsi a Cross Plains, una cittadina di circa 2000 abitanti poco distante dal confine col Messico.
Cross Plains era abitata da Calvinisti militanti, ligi al lavoro e poco avvezzi ai divertimenti e agli svaghi; fu quindi la madre di Robert, Jane Hester, di origini scozzesi e discendenza celtica, a passare al figlio la passione per la lettura e per la Storia.
Per Robert gli anni dell’infanzia e della prima giovinezza non furono facili: figlio unico, gracile di costituzione, introverso, lunatico, facile a scatti d’ira e quindi con pochi amici, egli sviluppò un grande amore per i libri, che poteva coltivare in solitudine. Aveva anche un rapporto quasi Edipico con la madre, cagionevole di salute (probabilmente tubercolotica). La sua passione letteraria andava principalmente alla Storia ed alla Fiction: fra gli autori che colpirono maggiormente la sua immaginazione c’erano Arthur Conan Doyle (creatore di Sherlock Holmes, ma anche del Professor Challenger di “Mondo Perduto”), Jack London (“Il Richiamo della Foresta” e “Zanna Bianca”), Mark Twain, Sax Rohmer (creatore della serie di Oriental Adventures “Fu Manchu”), Talbot Mundy, H. Rider Haggard (“She” e “Allan Quatermain e le Miniere di Re Salomone”) Rudyard Kipling (“Le Quattro Piume” e “Il Libro della Giungla”), Sir Walter Scott (“Ivanohe”), Ambrose Bierce, Edgar Allan Poe e, naturalmente, Howard Philip Lovecraft. Era comunque anche interessato alle biografie di personaggi famosi, a libri di carattere sportivo, di Poesia, di Antropologia e perfino Erotici. Come spesso accade a coloro che amano leggere, Robert iniziò precocemente anche a scrivere, prevalentemente racconti d’avventure, che a dispetto dell’ambientazione avevano tutti delle caratteristiche simili: i protagonisti erano stranieri, solitari e fuoricasta, costretti a lottare per sopravvivere in un ambiente ostile.
La caratteristica precipua del Robert Howard scrittore fu quella di mettere su carta, sotto forma di racconti e romanzi, le fantasie immaginate per i suoi Alter-Ego, che di volta in volta erano guerrieri celtici, marinai nei mari d’oriente, cowboy, pugili o spadaccini elisabettiani: questi personaggi assumevano maggior spessore e completezza col passare degli anni, acquistando profondità di carattere, man mano che lui cresceva e aumentava a sua volta la sua maturità come uomo. Howard era quindi un “Giocatore di Ruolo” ante-litteram: anche se le circostanze e le ambientazioni dei suoi racconti cambiano, l’Alter-Ego di Howard è sempre riconducibile al suo archetipo di uomo ideale, parte nobile, parte selvaggio, parte poeta, parte pioniere: alto, abbronzato, con penetranti occhi azzurri. Quello era l’uomo che lui ambiva ad essere o a diventare, e non a caso Lovecraft, con cui iniziò uno stretto rapporto epistolare, diceva di lui: “…E’ amante del mondo più semplice e antico dei pionieri e dei barbari, dove il coraggio e la forza prendevano il posto del sotterfugio e dello stratagemma, quando una razza robusta e senza paura combatteva e sanguinava… il vero segreto delle storie di Howard è che lui stesso è uno di loro.”
Come intuito da Lovecraft, Howard fin da giovanissimo iniziò ad avere una percezione insoddisfacente della sua vita: egli confidò, proprio in un’altra lettera a Lovecraft, che pensava di “…essere nato fuori dal suo tempo”. Avrebbe desiderato nascere anche solo trent’anni prima, nel pieno dell’Epopea della Frontiera, o in una qualsiasi altra Era avventurosa e piena di opportunità, dove lui avrebbe potuto vivere le avventure che sognava, piuttosto che solo scriverle; invece viveva in una cittadina di provincia del Texas, che a causa dei pozzi di petrolio appena trovati si stava rapidamente industrializzando e allargando, facendo largo alle invenzioni, alla civiltà ed al progresso, cose che lui aborriva nel profondo.
Da buon americano, Howard oltre a studiare e a coltivare la sua passione per la scrittura e la lettura, provò tutta una serie di lavori per aiutare la famiglia e sbarcare il lunario: segretario in un ufficio legale, assistente alle misure per un Geologo delle compagnie petrolifere, stenografo, commesso di Drogheria. Nonostante le pressioni del padre, che avrebbe voluto spingerlo verso le Scienze ed il College, Howard aveva altri desideri e il suo sogno rimase quello di guadagnarsi da vivere scrivendo: e quello che voleva scrivere erano storie fantastiche di avventure. Il primo personaggio da lui concepito fu Francis Xavier Gordon, detto anche “El Borak” (https://en.wikipedia.org/wiki/El_Borak), avventuriero viaggiatore che Howard crea quando ha circa dieci anni, ispirandosi alle imprese di avventurieri del secolo precedente quali Richard Burton e Gordon il “Cinese”: “El Borak” riflette infatti la sua passione giovanile per l’Oriente misterioso ed i romanzi di Sax Rohmer. Bran Mak Morn (https://en.wikipedia.org/wiki/Bran_Mak_Morn), Re dei Pitti e fiero oppositore della civiltà romana, nasce invece quando Robert ha tredici anni ed il padre lo porta con se a New Orleans, in viaggio di lavoro, e lui può “divorare” i libri di storia celtica della Biblioteca locale; Solomon Kane, il puritano spadaccino dell’epoca elisabettiana, si forma nel suo immaginario all’età di sedici anni. Questi personaggi si creano quasi spontaneamente e vivono nella sua mente, ma Howard non riesce a mettere su carta le sue idee in modo costruttivo: tutti i suoi scritti giovanili, che lui stesso probabilmente non giudicava all’altezza di pubblicazione, sono infatti andati perduti o distrutti.
Poi finalmente capita l’occasione propizia: nel 1924, quando ha diciott’anni, la mitica rivista pulp Weird Tales, che pubblicava anche i lavori di Lovecraft, gli compra il suo primo racconto professionale per la somma irrisoria di 18$. E’ “Spear and Fang”, la storia di un giovane Cro-Magnon che deve salvare la sua compagna da una tribù di Neanderthal. Il momento sembra favorevole per Howard, che nel frattempo, per superare le angherie e le prepotenze dei coetanei, si è dedicato alla boxe e all’equitazione, diventando robusto e muscoloso (1,85 per 90 chili di muscoli) come i personaggi delle sue storie. Ma per i due anni successivi Weird Tales non gli accetta altri racconti, e fino al 1926 non rimane praticamente nulla dei suoi scritti; deluso dalla situazione e dalla mancanza di successo, Robert si iscrive infine all’Howard Payne College, dove frequenta un corso di scrittura. Nel 1927 conosce e fa amicizia con Harold Preece, con cui condivide la passione per la storia Irlandese e Celtica; grazie a questi due fattori Howard riprende fiducia in se stesso e ricomincia a scrivere: fra il ’26 ed il ’27 butta giù la versione originale di “The Phantom Empire”, la prima storia di Re Kull di Valusia, che modificato e riscritto verrà comprato per 100$ da Weird Tales e pubblicato come “The Shadow Kingdom”.
Kull è il prototipo del personaggio più famoso di Howard, Conan il Cimmero, e differisce dagli altri eroi dello scrittore texano perché è il primo ad essere messo direttamente su carta, appena creato. Nelle dodici storie di Kull scritte da Howard si trovano i primi elementi della Sword and Sorcery, della Heroic Fantasy che lo renderanno famoso: Mago contro Guerriero, spada e muscoli contro magia e inganno fanno la loro prima comparsa nella letteratura Pulp. In più egli inserisce quella che diventerà poi la sua cosmogonia, la sua Storia del Mondo, caratterizzata da un periodo Pre-Cataclisma, cioè un periodo precedente al Diluvio Universale di cui l’uomo ha perduto tracce e memoria: Kull infatti è un barbaro atlantideo, che vive in un continente dimenticato, ventimila anni prima della storia conosciuta e di cui si sono perse le tracce, se non nei dialoghi di “Timeo e Crizia” di Platone. Egli diverrà Sovrano del Regno di Valusia (“For this Axe I Rule”, 1927), lottando contro Thulsa Doom, Necromante stregone che rappresenta il sotterfugio e la civiltà opposte alla “sana” barbarie, e la razza degli Uomini-Serpente, che un tempo dominavano la Terra. Kull rappresenta il primo successo duraturo di Howard, che doppiò l’anno dopo con un altro grande personaggio, stavolta raccolto dagli Alter-Ego della sua giovinezza: Solomon Kane. Solo apparentemente civilizzato, lo spadaccino puritano del XVI secolo vive gran parte delle sue avventure in Africa (“Red Shadows”, “The Moon of Skulls”) o nelle regioni di frontiera (“Wings in the Night”); eroe, cacciatore di streghe, uccisore di mostri e salvatore di donzelle in pericolo, Solomon Kane vive per quattro anni avventure di crescente successo, proprio grazie a questo elemento di fantastico e soprannaturale che entusiasma i lettori di Weird Tales.
La Grande Depressione del 1929 porta purtroppo una crisi tale da bloccare le vendite della rivista; Howard cerca di scrivere comunque, buttandosi su generi diversi: Gialli, Western, Ambientazioni Orientali Esotiche, storie sportive. Ma senza l’elemento “Weird”, le sue storie, sebbene appassionanti e ben scritte, non ebbero successo, come dimostrarono anche i suoi nuovi personaggi “storici”, il guerriero celtico Cormac Mac Art o l’Anglo-Britanno Turlogh O’Brien, che si battevano rispettivamente contro i Romani ed i Vichinghi.
Alcuni, fra cui Lovecraft, chiesero ad Howard come mai lui non sfruttasse maggiormente i suoi personaggi di successo, come facevano altri autori tipo Sax Rohmer o Seabury Quinn (creatore di un personaggio che riscosse un certo successo su Weird Tales, Jules de Grandin, un detective alla Sherlock Holmes); Robert rispondeva semplicemente dicendo che non poteva farlo, perché in realtà non era lui a raccontare le storie dei suoi personaggi, ma loro che le raccontavano a lui: se avesse provato ad inventarsele, sarebbero suonate false ed artificiali. In altri termini, come già accennato in precedenza, Howard perdeva contatto con alcuni personaggi perché li “superava” psicologicamente, maturando come persona, e non poteva più scrivere le loro storie perché gli risultava impossibile immedesimarsi.
Questo concetto diviene maggiormente evidente dai discorsi che lo stesso Howard fa a proposito della creazione del suo personaggio più famoso, Conan, che poi è chiaramente il culmine delle sue capacità espressive e della sua fantasia; in una lettera del 1932 scritta sempre a Lovecraft, egli scrive: “Sto sviluppando un nuovo personaggio, fornendo per lui una nuova epopea –l’Era Hyboriana- che gli uomini hanno dimenticato, ma che rimane in parte nei nomi classici e nei miti distorti. Wright (l’editore di Weird Tales, n.d.r.) ha rifiutato la maggior parte della serie, ma ne ha accettato uno –La Fenice sulla Spada- che ha a che fare con le avventure di Re Conan il Cimmero, nel regno di Aquilonia.” E nel postscritto, sempre della stessa lettera, Howard continua: “Wright ha accettato un altro racconto della serie, “La Torre dell’Elefante”, che è ambientato fra le torri ingioiellate e infestate di ragni di Shadizar”.
Sembra che Conan sia nato durante un viaggio di Howard a Mission, Texas, nel febbraio del 1932, come si deduce dalle sue note manoscritte trovate nella sua composizione “Cimmeria”; egli spiega in una sua lettera inviata ad un altro grande scrittore fantasy, Clark Ashton Smith: “Evidentemente qualcosa nella vista del panorama, collina dopo collina, valle dopo valle, fece scattare… qualche meccanismo nel mio subconscio; prese le caratteristiche di vari avventurieri, pistoleri, contrabbandieri, spaccamontagne, giocatori d’azzardo e onesti lavoratori con cui ero venuto a contatto, e combinandoli tutti avevo prodotto un’amalgama che chiamai Conan il Cimmero.”
Sempre parlando della creazione di Conan, Howard scrisse a Lovecraft: “Conan è semplicemente cresciuto nella mia mente alcuni anni fa, mentre mi fermavo in una piccola cittadina di confine sul basso corso del Rio Grande. Non l’ho creato con un processo conscio. Egli è semplicemente piombato fuori dall’oblio completamente sviluppato e mi ha messo al lavoro sul raccontare la saga delle sue avventure…”
In un’altra lettera a Clark Ashton Smith, Howard dice: “Anche se non arrivo al punto di credere che le (mie) storie siano ispirate da spiriti dotati di potere realmente esistenti (sebbene mi opponga a negare in maniera piatta ogni cosa) mi sono chiesto a volte se sia possibile che forze sconosciute del passato o del presente – o perfino del futuro – possano interagire attraverso i pensieri e le azioni degli uomini. Questo mi è successo in special modo scrivendo le prime storie della serie di Conan. So che per mesi non ero stato capace di produrre niente che fosse vendibile. Poi l’uomo Conan sembrò crescere nella mia mente all’improvviso, senza molto lavoro da parte mia, e subito un torrente di storie fluì dalla mia penna – o piuttosto dalla mia macchina da scrivere – praticamente senza sforzo… Non mi sembrava di creare, ma piuttosto di raccontare eventi realmente accaduti. Gli episodi si accavallavano agli episodi così velocemente che riuscivo a malapena a seguirli. Per settimane non potevo far altro che scrivere avventure di Conan. Il personaggio aveva preso pieno possesso della mia mente ed aveva soppiantato ogni altra cosa nel mio modo di scrivere le storie.”
Nonostante queste confidenze, la prima storia pubblicata da Weird Tales, “The Phoenix on the Sword” è in realtà una rielaborazione più matura ed accattivante del racconto “By this Axe I Rule” di Kull; comunque sia, dal ‘32 al ‘36 Howard scrisse moltissimo materiale riguardate Conan, arrivando finalmente a rivaleggiare con le altre “Star” della rivista. Le storie di Conan sono meravigliose: attuali e moderne anche lette a settant’anni di distanza, hanno ispirato altri grandi autori e sono a ragione considerate la base della “Sword and Sorcery” e della “Heroic Fantasy”. Conan è la quintessenza della Barbarie, vista però sotto una luce positiva, perché esprime secondo Howard la vera natura dell’Uomo. Conan ruba ed uccide senza rimorso, ma non colpisce mai alle spalle, non prende le donne con la violenza, non fa il bullo coi più deboli ed anzi spesso si trova a difendere altri dalle angherie dei prepotenti. Ha quindi un suo personale codice d’onore che lo rende migliore di quei civilizzati cittadini che ingannano o usano la magia; Conan esce sempre trionfante da ogni ordalia, grazie alla sua forza erculea, giammai indebolita dalle mollezze della Civiltà, e dal suo grande coraggio. Ed alla fine, proprio grazie a questo ed al suo istinto, più che all’astuzia, egli diventerà Re di Aquilonia, il regno egemone dell’Era Hyboriana, un’Era Pre-Cataclisma che precede di diecimila anni l’avvento degli Egizi e poi dei Romani. Per Howard infatti la Civiltà è solo un incidente temporaneo nella condizione umana, e come dimostra la Storia, con le cadute disastrose di ogni Impero, ciclicamente la Barbarie torna per secoli a riforgiare lo spirito dell’Uomo, in qualcosa di più puro e migliore.
Robert Howard scrisse moltissimi racconti fra il ’32 ed il ‘36, che rimane il suo periodo più maturo e prolifico; saltando di palo in frasca, passando a livello cronologico dalla maturità di Conan alla sua giovinezza, egli descrive praticamente tutta la vita del barbaro, dal suo Battesimo del Fuoco alla Battaglia di Venarium (14 anni) fino alla sua abdicazione dal Trono di Aquilonia a favore del figlio e alla partenza per misteriose nuove avventure (in “Conan delle Isole” quando ha circa 65 anni). In questo periodo di intenso lavoro egli riesce a dare anche il suo personale contributo ai Miti di Cthulhu del suo amico e corrispondente Lovecraft, scrivendo alcuni terrificanti racconti, fra cui “Children of the Night” in cui crea Von Juntz ed il suo “Libro Nero dei Culti Innominabili” (“Unausspreclichen Kulten”) che entreranno stabilmente nell’universo Lovecraftiano. A sua volta Howard inserirà nel suo “Universo” il concetto di divinità esterne al mondo degli uomini, che cercano di tornare spontaneamente o vengono evocati da incauti stregoni, e sia Conan che altri eroi dello scrittore texano avranno a che fare con culti e mostri facilmente riconducibili a quelli immaginati da Lovecraft.
Oltre che per evidente passione, Robert Howard aveva bisogno di produrre molto materiale per le crescenti necessità economiche, derivanti dalle condizioni sempre più gravi della madre malata; ma l’Era Hyboriana che aveva creato, fusione di storia umana e di varie culture, offriva “settings” infinite per avventure di vario genere, e nei magici quattro anni fra il ’32 ed il ’36 egli produsse una quantità di materiale impressionante: Conan Investigatore (“The God in the Bowl”) Conan Pirata (“The Pool of the Black One” solo per citarne uno dei moltissimi), oppure Frontierman (“Beyond the Black River”) o avventuriero in Oriente (“A Witch shall be Born”). Quindi, sia che fosse realmente Conan a raccontare le sue storie a Robert, oppure Howard ad inventarsele, il Cimmero occupò stabilmente le pagine di Weird Tales. Oltre a Conan, Howard portò avanti contemporaneamente molti altri personaggi, come il marinaio avventuriero Steve Costigan o il cowboy Breckenridge Elkins, ma il barbaro Cimmero dominò la sua produzione fino al 1936.
Nel 1934 Robert incontra Novalyne Price, l’unica altra donna della sua vita, a parte la madre; i due, culturalmente simili, stanno insieme per un po’, ma non si innamorano contemporaneamente l’uno dell’altra: dapprima lui, sebbene attirato da quella texana carina che apprezza i libri e le poesie, non vuole perdere la sua indipendenza, poi quando sembra cedere al desiderio di amore ed affetto, lei non desidera più fare una vita da moglie e donna di casa.
Il carattere femminista di Novalyne, che Howard ammirava molto, si riflette in molti suoi azzeccati personaggi femminili: Agnes de la Fere, Valeria della Fratellanza Rossa, Helen Tavrel, Belit, Red Sonya di Rogatino (Valeria e Belit sono fra le comprimarie più importanti ed interessanti nelle avventure di Conan) sono il sintomo della maturità e modernità degli scritti dello scrittore texano. Per lui le donne sono persone da rispettare e da difendere, ma che sono maggiormente affascinanti e attraenti se hanno spirito libero ed indipendente, paragonabile a quello appunto delle pioniere della frontiera americana. Anche per questi personaggi stranamente proto-femministi, in romanzi e racconti in cui l’elemento eroico maschile è predominante, rendono le sue opere ancora godibili ed attuali ai giorni nostri, a differenza di altri autori dello stesso periodo che risultano, ad una lettura moderna, oltremodo datati.
L’influsso di Novalyne e il vento di novità che porta sembra poter tirar fuori Howard dal suo guscio di depressione e solitudine; invece alla fine Novalyne se ne va, stanca del modo provinciale di Cross Plains. La madre di Robert peggiora ancora, a cavallo fra il ’35 ed il 36’, Weird Tales gli deve ancora 800$ e lo paga molto poco, lentamente. Tutti questi fattori aggravano i suoi istinti suicidi, che egli covava da tempo e di cui i suoi pochi amici e suo padre stesso erano al corrente: egli sembrava sopravvivere solo per assistere la madre. Aveva una sproporzionata paura delle malattie e dell’invecchiamento, visto che già a 24 anni dichiarava al suo amico August Derleth: “I miei giorni migliori, fisicamente e mentalmente, sono già alle spalle.”
Come il suo quasi contemporaneo e nostro grande incompreso scrittore Emilio Salgari, che ne condivise il destino finale ed in modo molto simile sognava avventure ed eroi, viaggiando solo con la sua fantasia, anche Howard aveva una percezione della propria vita distorta dalle difficoltà e dalla mancanza di soddisfazioni personali.
“Devo continuare a vivere come Fallimento? Monotonia, lotta continua contro la povertà…. La vita non presenta possibilità di successo, e poca, preziosa, libertà.” Questo diceva ancora ai pochi con cui si confidava; non fu una scelta improvvisa quindi quando, entrata la madre in coma per complicazioni polmonari, egli decise di spararsi un colpo alla testa. Il suo fisico robusto gli permise di resistere alla ferita per otto ore, poi morì: era l’11 giugno 1936. Sua madre trapassò quattro ore dopo, e venne sepolta accanto a lui, nel cimitero di Cross Plains.
Nonostante i suoi concittadini sembrassero non amare quell’uomo schivo, che si guadagnava da vivere “scrivendo cose strane” (cioè weird stuff, per ironia della sorte) molti parteciparono ai suoi funerali; Weird Tales continuò a pubblicare alcuni suoi racconti postumi (“Red Nails” di Conan, nel 1936 e “Skullface” di Almuric, 1939), poi più nulla.
Conan ed il suo creatore sarebbero finiti dimenticati se non fosse stato per l’opera di raccolta fatta da vari amici e fan: primo fu August Derleth della Arkham Press (lo stesso che curò le opere del contemporaneo H.P. Lovecraft), che recuperò gli originali da Weird Tales, poi negli anni 50 furono i primi veri fan di Howard, Lin Carter e Lyon Sprague De Camp, a completare la saga di Conan, sviluppando trame irrisolte e trasformando storie di altri personaggi in episodi della vita del Cimmero.
Il successo planetario arrivò però negli anni 60, e per la precisione nel 1966, grazie alla LancerBooks ed a Glenn Lord, agente letterario che curava i diritti di Robert Howard, che pubblicò integralmente i racconti di Conan in una serie di 12 libri: nobilitate dalle splendide copertine dell’artista Italo-Americano Frank Frazetta, i paperback ebbero un successo stratosferico, che contribuì al lancio definitivo del genere heroic fantasy in tutto il mondo. La riscoperta di Conan e del suo autore, fenomeno postumo purtroppo comune ad un grandissimo numero di artisti incompresi nella loro Era, permise la ristampa di gran parte delle sue altre opere, specialmente Kull di Valusia e Solomon Kane. Molte saghe Fantasy famose e meritevoli di lettura, come “Fafhrd e Gray Mouser” di Fritz Lieber, “Elric di Melnibone” di Michael Moorcock, “Il Castello d’Acciaio” di Sprague de Camp trovano la loro principale ispirazione nelle opere di Robert E. Howard per ammissione dei loro stessi autori., così come le magnifiche serie a fumetti “Savage Sword of Conan” e “Conan the Barbarian”, edite dalla Marvel Comics ed illustrata da Barry Windsor Smith prima e dal maestro John Buscema poi, adattate nei testi da un ispirato Roy Thomas.
A noi rimane il rimpianto della morte prematura di questo grande scrittore, tuttora misconosciuto dalla gran parte degli appassionati che gli preferiscono il più aristocratico Tolkien, senza il quale sicuramente la Fantasy Eroica sarebbe stata ben più povera, o forse addirittura scomparsa ed inesistente.
Giovanni Luisi
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