Dungeon Fighter

Dungeon-FighterTitolo: Dungeon Fighter | Autore:Aureliano Buonfino / Lorenzo Silva / Lorenzo Tucci Sorrentino | Lingua:Italiano | Editore: Cranio Creations | Distributore: Cranio Creations / Heidelberger Spieleverlag | Numero giocatori: 1 / 6 | Durata partita: 45 minuti | Anno pubblicazione: 2011 | Genere:Gioco di abilità ed esplorazione, cooperativo | Prezzo: Circa 35€

VOTO: 6/10

Diciamo la verità, di parodie sul fantastico non se ne può più. Youtube è pieno di ridoppiaggi del Signore degli Anelli fatti da gente che non ha mai letto un epic in vita sua. Vogliamo poi parlare dei libri fantasy ironici di autori che dichiarano di non aver tempo per leggere? Fortunatamente non si può dire spesso la stessa cosa dei giochi da tavolo. A parte qualche passo falso, i giochi che prendono in giro il fantasy sono spesso degli ottimi “filler” da giocare fra una partita di Descent e una a Zombicide.

Sinceramente non so se annoverare Dungeon Fighter fra questi titoli, in quanto si tratta di un gioco con vistose pecche e discrete citazioni ai luoghi comuni del fantasy. C’è il barbaro che assomiglia a He-Man, un elfo effeminato, un mago rimbecillito…

Ma partiamo dalla trama. C’è il classico drappello di eroi che viene mandato in un dungeon come punizione per il fatto di essere un branco di cretini. Avremo a disposizione alcune carte “mappa” dove vengono visualizzate le varie stanze e per ogni stanza sarà necessario affrontare dei mostri fino alla tana del boss finale.

Già qui ci si ritrova di fronte a qualcosa che invoglierà qualsiasi detrattore dei giochi da tavolo a fare almeno una prova: la componentistica. Le carte dei mostri sono disposte su di una bellissima torre di cartone e il bersaglio che si utilizza per attaccare è grande e semplice da montare. Le stesse carte continuano a contenere i vari cliché fantasy, vecchi e moderni. Si va dal vampiro brillante al minotauro che guarda la mappa del labirinto come se fosse una cartina stradale, fino al goblin in fabula, un pelleverde vestito da cappuccetto rosso.

Per quanto riguarda il combattimento, esso rappresenta il maggior pregio e allo stesso tempo i maggior difetto del gioco. Per colpire una creatura si hanno ha disposizione dei dadi senza nulla disegnato nelle facce (a esclusione di una disegnata con una stellina, che conferisce un bonus diverso per ogni personaggio). Tali dadi devono essere lanciati sul tavolo e rimbalzare da esso per poi finire sopra al bersaglio (simile a quello delle freccette) nella speranza di ottenere il numero maggiore di danni possibili. Il problema è che nella maggior parte dei tavoli il dado non rimbalza o, comunque, farà cadere il dado lontano dal bersaglio. Non sono uno di quelli che mette un basso voto a dei giochi per una componente di fortuna alta, ma qui non vi è possibilità di fare un tiro normale!

Comunque, se si soprassiede a questo pesante difetto, magari utilizzando un panno verdeinside come tovaglia, la curiosità e il divertimento riescono a prendere il sopravvento. Ci si chiede continuamente con che mostro bisognerà lottare nella prossima stanza e si lavora di squadra quando si decide se prendere il percorso veloce con i malus o quello lungo con i mostri “semplici”, fino ad arrivare nell’ultima stanza che rappresenta il negozio dove acquistare equipaggiamenti.

Parlando degli equipaggiamenti, essi potranno far ottenere danni maggiori lanciando il dado in modi particolari, magari mettendo una mano negli occhi o da sotto il tavolo, e tali malus appariranno anche nelle creature più forti.

Un’altra cosa che mi ha dato molto fastidio è la mancanza di veri e propri consigli all’interno del regolamento. Giusto per citare una delle motivazioni che potrebbero portare i giocatori a chiudere la scatola per sempre: da nessuna parte viene consigliato di accumulare i dadi bonus per il boss. Spesso infatti si scopre che non è possibile sconfiggerlo con gli attacchi base e, dopo una partita dove magari si è giocato con cognizione, si perde perché non se ne hanno abbastanza.

Esistono anche espansioni di gioco ispirate ai quattro elementi. In ognuna di esse vengono aggiunte sempre varie citazioni e i cliché, con diverse regole aggiuntive. E con Cthulhu come boss finale in quella dell’acqua…

Dungeon Fighter dimostra come una buona idea possa non decollare per delle sciocchezze. Non posso credere che gli autori abbiano provato il gioco in un tavolo perfetto per il dado né che non abbiano pensato una sezione dedicata ai consigli nel regolamento, che per il resto spiega benissimo come si gioca. Due grossi difetti che fanno calare il voto di due punti a quello che, altrimenti, sarebbe stato un ottimo party game.

Antonio “Spettro” Amodeo

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