Intervista a Samuel Marolla – Acheron Books: l’immaginario italiano che sfida il mondo!

Il mare nostrum dell’editoria nazionale ha un passato illustre, un presente difficile e un futuro incerto. Colpa della onnipresente crisi, si dirà. Certamente il mercato librario, appunto perché mercato, non può non risentire delle difficoltà economiche di questo periodo difficile. Tuttavia a dar tutte le colpe alla pur colpevole crisi si fa presto; come potrebbe dire uno dei Malavoglia: “è il fato, e nulla si può fare”. In realtà la ragioni di queste “vacche magre” dell’editoria sono altre e più profonde; strutturali direbbe un economista. Ma non è questa la sede più adatta per discuterne. Quel che ci interessa di questo quadro desolante e desolato del mondo del libro italiano, è la sorprendente vitalità o se preferite il vitalismo di certa editoria che vede protagonisti un pugno di editori coraggiosi che osano sfidare (a dispetto delle loro dimensioni) il vento contrario d’un mercato asfittico e altalenante dominato dai grandi gruppi.

Se poi si pensa a quel tipo di narrativa, quella che un tempo la si chiamava con sicumera capziosità paraletteratura, ovvero quella dei generi: beh, il panorama appare ancora più sconfortante. Però, nonostante i venti avversi e l’aria di tempesta che spira sul mare del web, che poi è il regno degli e-book, esiste una casa editrice che osa l’inosabile: sfidare in campo aperto, ovvero fuor degli italici confini, i titani della narrativa fantastica anglosassone.

Eresia! Già sentiamo gridare i soloni dell’ortodossia libraria, sempre pronti, in quanto a gusti letterari, a dar prova d’una esterofilia impenitente. “La letteratura fantastica è cosa da inglesi e americani, mica da italiani!” Proclamano dall’alto del loro provincialismo culturale, come se gli italiani che la letteratura fantastica l’hanno inventata (e qui il discorso sarebbe lungo), non fossero capaci di rivaleggiare con gli autori d’oltremanica o d’oltreoceano.

Ecco allora che salutiamo con gioia i successi di questa nuova casa editrice, che proponeBlack-Tea sul mercato anglosassone un prodotto tutto italiano. Di fatto si vuole invertire una tendenza consolidata e nefasta: ovvero propinare agli italici prodotti albionici. Non che vi sia nulla di insano e sbagliato; a patto però che esista un fruttuoso scambio e non invece (come avvenuto fin’ora) una corsia editoriale a senso unico. E poi c’è l’idea di scrivere storie italiane all’italiana per gli stranieri, e non i soliti e patetici tentativi  di scrivere all’inglese pur essendo mediterranei. Niente male no? E allora per meglio conoscere Acheron Books abbiamo raggiunto uno dei fondatori e principali collaboratori, Samuel Marolla, al quale abbiamo proposto la seguente intervista.

Ci parli brevemente di Acheron Books

Acheron Books è una realtà nata un anno e mezzo fa, e presente sul mercato da meno di dodici mesi. E’ stata fondata da un gruppo eterogeneo di amici, contraddistinti però da una passione in comune per la letteratura, e nello specifico per la narrativa fantastica. Alcuni di noi sono anche autori. Come tu stesso hai ben spiegato, ci troviamo in una distorsione di mercato internazionale nella quale all’estero la narrativa fantastica italiana moderna è del tutto sconosciuta, mentre al contrario Italia i grandi editori propongono quasi solo opere internazionali. Tutti noi amiamo la speculative fiction internazionale e il debito nei confronti dei grandi autori inglesi e americani è immenso; ma è giusto anche parlare, leggere e diffondere la narrativa fantastica italiana che ha dei precedenti illustri e un panorama moderno ricco di talenti. Recentemente parlando con un editor inglese che segue antologie internazionali – non solo “anglofone” – è emersa questa sua osservazione: qualunque scrittore americano è in grado di scrivere un racconto basato sul “fantastico giapponese”, perché ne conosce gli stilemi, le caratteristiche, gli elementi fondamentali. Sono state pubblicate antologie di fantastico giapponese ad opera di scrittori non giapponesi, per esempio. Ma nessuno saprebbe farlo, oggi, sul “fantastico italiano”. Nessun autore internazionale avrebbe idea di che cosa sia, il fantastico italiano. E forse non lo sappiamo nemmeno in Italia. Questa lacuna – che è evidente e anche un po’ inquietante – non rende merito appunto agli scrittori italiani di oggi né a quelli di ieri. Acheron Books in questo senso vuole rappresentare una porta fra due mondi. Non un editore che pubblica italiani in Italia; non un editore che traduce autori esteri in italiano; ma piuttosto un interlocutore che mette in contatto le due realtà letterarie come non era mai stato fatto prima: permettendo da un lato ad autori italiani di farsi leggere in inglese all’estero, e dall’altro ad autori internazionali di lavorare direttamente in inglese per una casa editrice non anglofona. Mi rendo conto che è una logica particolare e, credo, abbastanza inedita.

The-Ministry-of-ThunderLa nostra tagline è “Speculative Fiction. Made in Italy.Shared Worldwide”.Ed è vero non solo quando traduciamo in inglese autori italiani, ma anche quando con la nostra sensibilità chiediamo ad autori non italiani di scrivere direttamente per noi, basti pensare alla nostra uscita più recente, la novella “The Horror at Gancio Rosso” che l’italiano Claudio Chillemi e lo statunitense Paul Di Filippo hanno scritto a due mani apposta per noi. Non è l’acquisizione o l’importazione di un testo scoperto da altri editori e pubblicato prima all’estero. E’ un testo scritto solo per noi, inedito, e siamo noi di Acheron a proporlo al mondo, sia ai lettori che eventualmente ad altri editori interessati, non viceversa. La nostra è a tutti gli effetti una logica laterale perché diverso è il nostro modo di fare editoria.

Nel nome un riferimento al film Il silenzio degli innocenti, ma viene in mente anche Lo scarabeod’oro di Poe : formule d’omaggio o linea programmatica?

In realtà il collegamento al Silenzio degli Innocenti ci è venuto in mente dopo. Il significato del nome Acheron è l’Acheronte di Dantesca memoria, fiume sotterraneo e misterioso che unisce due mondi, appunto la narrativa fantastica italiana e il panorama internazionale di lettori e scrittori di lingua inglese. Così come è successivo il riferimento all’Impero di Acheron presente nelle opere di Robert E. Howard. Ci piace pensare che non sia una coincidenza, e che sia un altro “segno” di due mondi letterari che si incontrano, quello italiano e quello anglosassone.

Portare all’estero la narrativa dell’immaginario italiano: sfida, vezzo o un progetto d’ ampio respiro?

Ho già in parte risposto sopra. Una sfida, sicuramente, dettata da una grande passione, quella per il fantastico italiano e per una narrativa fantasy che possa finalmente essere di ambientazione italiana e mediterranea. E, oggi, anche un progetto d’ampio respiro, visto che vede coinvolti non solo autori e collaboratori italiani, ma, dopo quasi un anno di presenza sul mercato, anche artisti e partner internazionali: scrittori, editor, case editrici, agenzie di ogni parte del mondo, tutti interessati e incuriositi dal progetto Acheron e dal poter finalmente leggere speculative fiction italiana.

L’attenzione per la narrativa fantastica di lingua non inglese mai come oggi è sotto la luce dei riflettori, basti pensare a piccoli fenomeni editoriali come l’annuale “Book of World” della statunitense Apex, o alle antologie di editor come Lavie Tidhar o Nick Mamatas basate su autori di ogni parte del mondo, dal Giappone all’Africa, dai paesi arabi alla Cina. L’Italia non poteva certo mancare in questa piccola rivoluzione.

Un’impresa, la vostra, avvincente e ardua ad un tempo: su cosa può contare la narrativa italiana di genere per vincere questa scommessa?

Può contare su un certo numero di talenti e di professionisti molto attenti a queste dinamiche e pronti ad accettare la sfida. Possiamo contare, ritengo, su un patrimonio storico e folkloristico ricchissimo e allo stesso tempo quasi per nulla utilizzato nellaImago-Mortis narrativa di intrattenimento. Basti pensare alla miriade di opere fantasy basate su ambientazioni e folklore nord-europei. Perché non potrebbero essere mediterranee, o italiane? Oggi ci sono autori cinesi e arabi conosciuti e apprezzati, con i loro universi narrativi fortemente localizzati a livello geografico e culturale. Ma non esiste un qualcosa del genere per l’Italia, tranne pochissime eccezioni che confermano la regola – il macroargomento “Impero Romano” e recentemente un revival Rinascimentale – e comunque visti sempre con un taglio storico ma non fantastico. E’ possibile che il paese dell’Orlando Furioso, con i suoi anelli che rendono invisibili (ricorda qualcosa?) e i suoi voli sulla luna a cavallo di un grifone, il paese di Pinocchio, delle Città Invisibili, dei gironi infernali, delle schiere angeliche, delle divinità romane e delle mille leggende, non possa presentare al mondo degli scenari fantasy interessanti ed emozionanti?

L’idea che ci siamo fatti è che nessuno ci abbia mai provato seriamente, in modo professionale, con un progetto di ampio respiro, e Acheron non ha fatto altro che accettare la sfida.

Nel Belpaese la grande editoria e la cultura accademica hanno sempre prediletto la narrativa così detta mainstream, relegando la fantascienza, l’horror e la fantasy nell’ambito della narrativa di nicchia: quali sono a vostro giudizio le ragioni di ciò?

L’editoria di massa ha certo una responsabilità importante, ma mi sento di dire che questa responsabilità è condivisa anche con gli autori, che, tranne poche, troppo poche eccezioni – Calvino, Buzzati, Eco, più recentemente Evangelisti – non hanno voluto o saputo esprimere in modo diffuso una certa fantasia narrativa di ambientazione italiana o mediterranea o sud-europea, preferendogli invece il realismo letterario o, quando rimasti nell’ambito del fantastico, ambientazioni e personaggi anglofoni (che quindi, anche se afferenti a importanti fenomeni di “esportazione”, non hanno potuto rappresentare l’Italia in senso strettamente culturale, geografico e immaginifico).

Questo realismo letterario, in letteratura o nel cinema, ha di fatto impedito il crearsi sia in Italia che fuori di un “immaginario fantastico italiano” moderno, cosa che invece si è ben radicata non solo per gli autori anglofoni ma anche per altri universi dell’immaginario come quello orientale.

Negli ultimi anni forse assistiamo a un ritorno di fiamma di questa esigenza di “fantastico” da parte degli scrittori italiani anche non di genere. Complice forse un confronto più diretto con gli scenari e gli autori internazionali. Questo interscambio può fare solo bene. Il digitale è stato poi un motore incredibile. Solo pochi anni fa un grande autore ed editor italiano, di fronte al mio sogno di portare gli autori italiani all’estero, mi diceva: “è assolutamente impossibile far leggere i nostri lavori all’estero, non ci arriveremo mai”; oggi invece i testi di Acheron Books grazie al formato ebook e all’inglese sono stati recensiti da colossi come Tor.Com o SF Signal, sono arrivati all’attenzione di agenzie ed editori internazionali che una piccola realtà indipendente come la nostra non avrebbe mai potuto raggiungere in altro modo, partecipano a premi internazionali come il Bram Stoker Award.

Poison-FairiesEppure c’è ancora moltissimo da fare, soprattutto a livello culturale, come tu stesso dici. C’è una forte resistenza di fronte a questi temi, di fronte a chi scrive horror o fantasy. Anacronismi che dovrebbero essere lasciati al passato; come potrebbe essere altrimenti, in un mondo globalizzato dove Stephen King ha appena ricevuto una medaglia dal Presidente Obama per i suoi meriti letterari?

Il fantastico ha quindi moltissimo da dare in termini artistici e, considerando i fenomeni di massa degli ultimi anni, anche in termini commerciali. Se i grandi editori non possono o non desiderano investire sul fantastico italiano, allora saranno le realtà indipendenti come Acheron e gli stessi autori, aiutandosi vicendevolmente, a sostenerne la scena.

Nel dopoguerra l’egemonia americana ha profondamente influenzato l’intera società occidentale, ivi inclusi cinema e letteratura: oggi, nel secolo ventunesimo, ha ancora senso (sempre che ne abbia mai avuto uno) guardare sempre nella stesa direzione, o val la pena cambiare orizzonte?

Dobbiamo tantissimo alla cultura di intrattenimento americana. Ma è giusto anche ci sia sia una “via italiana”, o meglio, è anacronistico che ciò non avvenga. Come ho già detto, oggi sulla scena internazionale ci sono autori cinesi, polacchi, africani, pakistani. Uno dei più innovativi rappresentanti della fantascienza moderna è finlandese. Ci sono enormi suggestioni in tutto il mondo. Il mercato anglosassone – il più importante del mondo sia come industria che come numero e qualità degli autori – lo ha ben capito e gli editor americani e inglesi lavorano sempre più spesso con scrittori di lingua non inglese. L’Italia in questo senso è stata finora – e colpevolmente – un “grande assente”, tranne poche, pochissime eccezioni. Penso a Dario Tonani in Giappone (ma non solo) con Mondo9, e ad autori come Davide Mana e Francesco Verso che da tempo lavorano, anche con buoni successi, per diffondere la loro/nostra narrativa all’estero. E sono sicuro di dimenticarmi qualcuno (con il quale mi scuso fin d’ora). Io, nel mio piccolo, sono stato il primo scrittore italiano a partecipare al Bram Stoker (nel “lontanissimo” 2013!) e a farmi timidamente conoscere come autore horror fuori dall’Italia, arrivando, recentemente, a essere stato il primo autore italiano incluso nel Book of World dell’americana Apex, che rappresenta la selezione dei migliori autori internazionali di lingua non inglese. Questo significa che possiamo farlo, e che c’è un mondo di lettori che desidera leggerci.

Ma questi nomi sono appunto eccezioni che confermano la regola generale: fuori dall’Italia non conoscono il fantastico italiano.

Mi sembra francamente che ci siano tutti i presupposti per tentare di cambiare le cose. E Acheron Books vuole essere parte integrante e promotrice di questo cambiamento.

Qui da noi persiste il pregiudizio secondo cui gli autori italiani, seppur dotati per altri generi, stentano a trovare una loro dimensione fantastica. Tuttavia questoEternal-War tipo di letteratura ha avuto illustri precursori. Infatti nomi come: Salgari, Motta, e Yambo fra gli specialisti, ma anche insospettabili quali: Capuana, Papini, Bontempelli, Landolfi,e si potrebbe continuare,sembrano smentire questo preconcetto. Lei è d’accordo?

Beh, sì, direi che è proprio il principio fondante di Acheron. Come ho già detto, questo pregiudizio è forte ma sono gli autori stessi che devono romperlo, non possono sperare che qualcuno lo faccia per loro. Realtà come Acheron possono sostenere un certo numero di opere, ma è proprio lo scenario italiano stesso che deve fare uno scatto in avanti.

L’autore italiano non ha di certo incompatibilità culturali con il fantastico, anzi forse è proprio il contrario. Solo che non ha avuto un contesto editoriale che ci ha creduto abbastanza, e a sua volta non sentendosi sostenuto ha abbandonato il genere oppure lo ha coltivato solo marginalmente, magari senza un vero interscambio continuo con la scena mondiale. Quindi ci sono molti presupposti positivi ma c’è anche moltissimo lavoro da fare e la strada è dura; sarebbe controproducente cercare di nascondere queste cose sotto il tappeto.

Dobbiamo essere ottimisti ma non ottusi.

Parliamoci chiaro: in Italia abbiamo due problemi da risolvere.

Il primo è la divisione in Guelfi e Ghibellini – quasi sempre per futili motivi campanilistici – che permea anche il microcosmo editoriale di genere. Siamo troppi piccoli e c’è troppo lavoro da fare per poterci concedere anche il lusso di questa iperframmentazione.

Il secondo problema è che l’impermeabilità del nostro mercato interno per così tanti anni ha un po’ “narcotizzato” il nostro immaginario e ha aperto il campo a tendenze a volte derivative. Ci siamo consolati in alcuni casi su queste logiche derivative, che sono sicuramente confortevoli, sicuramente consolatorie, ma molto molto pericolose, perché impigriscono, a volte quasi castrano il nostro estro artistico. Spesso ci autoassolviamo fra autori, e questo è un problema nel problema; una sorta di patto tacito in cui nessuno sta troppo a giudicare l’altro perché in questo modo nessuno viene a propria volta giudicato.

Queste logiche possono anche andar bene – e secondo me non vanno bene comunque – se giochiamo fra noi, nel cortile di casa.

Ma se parliamo di competere all’estero, cambia tutto.

Esistono naturalmente eccezioni di grande valore, ma se restiamo nell’ambito di queste tendenze derivative e un po’ ombelicali,rischiamo di convincerci di poter essere in grado, oggi, con poco o nessuno sforzo, se non continuando a scrivere e pubblicare in inglese quello che abbiamo sempre scritto e pubblicato in italiano, di poter far venire voglia di leggerci a lettori abituati a non meno che China Mieville, Neil Gaiman, Charles Stross, Joe Hill, Hannu Rajaniemi. Se ci convinciamo davvero di questo, rischiamo secondo me di farci del male.

Lieutenant-ArkhamLa verità è che i lettori internazionali sono abituati a una potenza di fuoco immaginifica spaventosa, a un sense of wonder di altissimo livello, e che bisogna essere consapevoli della mole di lavoro da fare per proporre qualcosa che sia all’altezza.

Questa è la vera sfida.

La sfida è creare high concept migliori o perlomeno alla pari rispetto a quelli che leggo in giro e di cui chiacchiero ormai quotidianamente con autori ed editor di mezzo mondo: Gesù che impara il kung-fu dal Re Scimmia Sun Wu Kong(che a sua volta è uno dei tre Re Magi); popolazioni aliene composte da miliardi di individui bellicosi che si installano nel cervello del protagonista;autori ebrei che scrivono racconti weird su Adolf Hitler che per errore trasforma l’umanità in zombi ad eccezione del popolo eletto che quindi rimane l’unico e ultimo baluardo dell’umanità; città lineari costituite da una sola strada che procede all’infinito; racconti di viaggi nel tempo con protagonisti e tematiche transgender;scenari immensi in cui i pianeti del sistema solare vengono dissolti per creare il computronium necessario a mantenere in vita colonie di intelligenze artificiali derivate dai gamberi di mare; e così via.

Quando i lettori internazionali non vedranno differenze fra questi plot e queste tematiche e i nostri testi, ce l’avremo fatta.

Per ora, diciamo che secondo me c’è ancora del lavoro da fare in questa direzione. Ma proprio questo lavoro è già di per sé una fantastica avventura.

A suo giudizio, quali caratteristiche dovrebbe possedere un autore italiano per sbarcare con successo sul mercato in lingua inglese?

Appena risposto: in via prioritaria, ciò di cui abbiamo più bisogno sono high concept davvero innovativi che possano competere con gli autori internazionali.

Il tutto ovviamente inserito in un testo con alti livelli qualitativi, come stile, come struttura, e come creazione psicologica dei personaggi. Ma questo secondo aspetto lo considero necessario di default, ovviamente.

Cosa ricercano i lettori anglofoni in un romanzo italiano di genere fantastico?

A questa domanda c’è una risposta commerciale e una artistica.

Quella commerciale è: la storia e i personaggi famosi italiani. Questo a livello commerciale è molto apprezzato all’estero. Tutti chiedono Dante, i Romani, il Rinascimento. In Acheron tranne eccezioni estemporanee pubblichiamo solo opere con ambientazione e/o personaggi italiani anche per questo motivo.

Dal punto di vista artistico si cerca invece il nostro punto di vista, la nostra sensibilità, che – generalizzando, ovviamente – ha degli elementi di diversità rispetto a quello a cui solitamente sono abituati. Un certo “esotismo”, insomma, sia di ambiente che di sensazioni. Gli addetti ai lavori sono curiosi di vedere cosa può esprimere il “fantastico italiano”, quali siano le sue tematiche principali.

E siamo anche noi curiosi di vedere dove questo fantastico italiano ci porterà.

Da quel che dice sembra di capire che una delle qualità più importanti per uno scrittore nostrano dovrebbe essere la capacità di trasmettere e riflettere un gusto e un’estetica tipicamente italiani: è così?

Sì, è senz’altro così. E non può essere fatto in modo artificioso, ovviamente. Funziona solo se lo scrittore ha la giusta ispirazione di poter raccontare scenari e personaggi italiani in assoluta libertà creativa.

Come casa editrice puntate molto sulla formula dell’ebook: vorrebbe parlarcene un poco?

E’ strumento fondamentale e direi inevitabile per l’estero. In pochi click siamo acquistabili da lettori di tutto il mondo. Il digitale resterà il nostro canale principale, anche se lavoriamo anche con versioni cartacee in print on demand, ma solo per alcune opere.

Quando si traduce, come nel vostro caso, un testo scritto in una lingua (l’italiano) in un’altra occorre – specie se si parla di narrativa – usare molta cautela: come opera in tal senso Acheron Books?

Come per la scelta dei testi, la grafica, e il content editing: ricercando e investendo nella massima qualità possibile. Lavoriamo solo con traduttori professionisti madrelingua inglese. Il traduttore lavora spalla a spalla con lo scrittore e l’editor italiano. Una volta completata questa fase – la più lunga – il testo viene poi rivisto da zero dai nostri editor madrelingua, che sono tutti scrittori statunitensi di speculative fiction. Questo processo è fondamentale per dare un taglio narrativo a una traduzione che, da sola, potrebbe essere troppo “tecnica”. Anche in questa seconda fase l’editor americano lavora insieme all’autore e all’editor italano. Come si può bene immaginare è un lavoro molto impegnativo ma anche estremamente affascinante. Il risultato finale è complesso e, mi sento di dire, unico nel panorama italiano della narrativa di genere.

Ci parli di qualche vostro titolo già editato e immesso sul mercato straniero.

La penultima uscita è la novella “The Horror at Gancio Rosso”, scritta a due mani dallo scrittore italiano Claudio Chillemi e dallo scrittore americano Paul Di Filippo (che credo The-Horror-at-Gancio-Rossonon abbia bisogno di presentazioni e che rappresenta la prima di una serie di partnership con autori internazionali). E’ un pastiche lovecraftiano in “salsa italiana”, il seguito ideale di “The Horror at Red Hook”. Intriso di cultura italoamericana dalla prima all’ultima pagina. E’ stato scritto e pubblicato direttamente in inglese. A breve uscirà la versione italiana.

L’ultima uscita invece è in doppia lingua, ed “Eternal War – Gli Eserciti dei Santi” di Livio Gambarini. Un fantasy storico ambientato nella Firenze dei Guelfi e dei Ghibellini, con protagonisti Guido Cavalcanti e il giovane Dante Alighieri. Il romanzo – pubblicato sia in italiano che in inglese – ha un high concept eccezionale che ci ha subito conquistato. Queste divinità romaniche, gli Ancestrarchi, si combattono una “guerra eterna” lungo i secoli utilizzando le costellazioni familiari di alcune famiglie umane, fra cui appunto i Cavalcanti. Un solidissimo high concept sovrannaturale che si inserisce in una perfetta ricostruzione storica, con l’aggiunta dell’elemento dantesco: il Sommo Poeta, giovanissimo, che assistendo a questo genere di prodigi maturerà nel tempo le idee che saranno alla base della Divina Commedia. Eternal War è del tutto autoconclusivo ma è stato concepito comunque come una trilogia. Nei prossimi due romanzi Dante sarà il protagonista unico.

Il romanzo ha avuto un piccolo grande successo su Amazon e al momento è in valutazione da parte di diversi partner internazionali. E se lo merita.

Cosa c’è nel futuro di Acheron Books?

Tantissime cose. Principalmente nuove opere in inglese. Poco prima sarà il turno di “The Hunt for Tethys”, il primo vero romanzo di fantascienza di Acheron Books, ad opera di Davide Mana. Anche qui ambientazione mediterranea: in un futuro in cui i disastri climatici hanno devastato il pianeta e sommerso quasi del tutto la superficie terrestre, i sopravvissuti umani si sono divisi in due fazioni. La prima vive in comunità subacquee isolate l’una dall’altra (fra cui una fantastica Napoli sottomarina), la seconda nello spazio, in una disordinata accozzaglia di satelliti e stazioni orbitanti. Dopo duecento anni di isolamento, le due comunità umane ritornano in contatto: e la cosa più intelligente che decidono di fare è ovviamente la guerra…

Poi a fine anno inaugureremo la prima di una selezione accurata di opere internazionali che tradurremo in italiano, proprio in virtù della funzione di “porta fra due mondi” che vogliamo sia Acheron Books. Si tratterà di pochi testi (massimo due all’anno) di qualità molto elevata, e che rappresentino il respiro internazionale che vogliamo avere. La prima è già stata annunciata, e si tratta della trasposizione italiana dell’antologia weird “Jews Versus Zombies” dell’editore Jurassic London, curata da Lavie Tidhar e Rebecca Levene. Massima attenzione quindi alla narrativa fantastica “altra” rispetto alle offerte classiche del mercato italiano.

Max Gobbo

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