“Questa è la storia di Elric prima che venisse chiamato Uccisore di Donne, prima dello sfacelo finale di Melniboné. Questa è la storia della sua rivalità con il cugino Yyrkoon e del suo amore per la cugina Cymoril, prima che la rivalità e l’amore facessero sì che Imrryr, la Città Sognante, precipitasse tra le fiamme, violentata dai devastatori venuti dai Regni Giovani. Questa è la storia delle due spade nere Tempestosa e Luttuosa, e della loro scoperta e della parte che ebbero nel destino di Elric e di Melniboné: un destino foriero di un destino più grande, quello del mondo stesso. Questa è la storia di quando Elric era re, comandante dei draghi, delle flotte e di tutto il popolo di quella razza semiumana che aveva dominato il mondo per diecimila anni.
È una storia tragica, questa storia di Melniboné, l’Isola del Drago. Questa è una storia di emozioni mostruose e di ambizioni eccelse. Questa è una storia di stregonerie e di tradimenti e di ideali onorevoli, di sofferenze e di piaceri spaventosi, di amore amaro e di dolce odio. Questa è la storia di Elric di Melniboné. Gran parte di questa storia, lo stesso Elric l’avrebbe ricordata soltanto nei suoi incubi.”
(prologo al primo libro “Elric di Melniboné”, trad. di Roberta Rambelli)
Michael John Moorcock, nato a Mitcham nel Surrey (Inghilterra) il 18 dicembre 1939, è un autore eclettico, controverso, figura significativa non solo del panorama fantastico inglese ma anche della musica rock, grazie alle sue collaborazioni con band come gli Hawkwind.
Influenzato da scrittori del calibro di Bertolt Brecht, specie dalla sua Opera da tre soldi, E.R. Burroughs (poi ripudiato), Leigh Brackett, Edmond Hamilton, Fletcher Pratt, Poul Anderson e principalmente Mervyn Peake (autore della geniale serie di Gormenghast), Moorcock sin dagli inizi della sua carriera – nei tardi anni cinquanta – ammise pubblicamente di non apprezzare le storie di Robert Howard e in particolare di Tolkien. Abbandonando gli eroi senza macchia e senza paura, alti e possenti come Conan il barbaro, Moorcock seguì il sentiero già tracciato in parte da Fritz Leiber con il ciclo di Newhon, e optò per protagonisti di un nuovo tipo: nacque così la figura di Elric l’albino, rampollo della dinastia imperiale di Melniboné, l’isola del Drago.
Elric è un uomo colto, raffinato ma al tempo stesso debole e malato, capace di sopravvivere, specie all’inizio della saga, solo grazie a droghe e pozioni. I melniboneani, su cui Elric regna in qualità di 428° Imperatore Fulgido, sono creature solo parzialmente umane; l’abilità nell’utilizzare i draghi in battaglia, assieme a una proverbiale crudeltà, ha permesso a questo popolo di dominare il mondo per diecimila anni.
La prima storia di Elric uscì nel giugno del 1961 sulla rivista “Science Fantasy“: The Dreaming City il suo titolo (it. “La città sognante”). In essa si racconta come le flotte dei “Regni Giovani”, da cinquecento anni insofferenti e ribelli, riescano finalmente a conquistare e saccheggiare Imrryr, la Città Sognante, capitale di Melniboné. La novità per il genere fantasy è che Elric aiuti gli invasori nell’impresa di distruggere la propria città natale, dopo che il trono gli è stato strappato dal perfido cugino Yyrkoon.
Originariamente una serie di sei libri, la saga segue le vicende di Elric, dalla salita al trono dell’Isola del Drago, alla sua caduta, seguendo poi le numerose peregrinazioni che lo vedono trasformarsi in mercenario errante e negromante, coinvolto negli intrighi delle divinità. Centrale nei suoi viaggi diventerà la ricerca del mitico Libro del Dio Morto. Questa epopea si conclude in maniera apocalittica con il sesto libro “Tempestosa” (Stormbringer), scritto nel 1965. La popolarità del personaggio di Elric spingerà Moorcock a scrivere, nei decenni a seguire, numerosi prequel, racconti e romanzi che daranno vita a un nuovo corpus epico.
Tempestosa (Stormbringer) è il nome della spada di Elric, un’arma capace di assorbire le anime di coloro che uccide e di riversarne l’energia all’interno del corpo del guerriero albino. Il problema è che questa è una spada senziente, legata al Caos – per l’esattezza ad Arioch, la divinità patrona degli imperatori di Melniboné – che brama uccidere e trascinerà Elric, suo malgrado, a trafiggere la principessa Cymoril, la donna che ama, e non pochi dei suoi amici. I rimorsi per la fine riservata alle vittime non smetteranno di perseguitare e angosciare lo spadaccino. Tempestosa ha pure una spada gemella, chiamata Luttuosa (Mournblade), che darà il suo contributo in numerose battaglie e massacri.
Elric è un eroe cupo e malinconico, in balia di un fato incontrollabile, semplice pedina nella lotta infinita tra le schiere del Caos e della Legge. Le tragedie che è costretto a vivere, le continue riflessioni sugli eventi, il filosofeggiare sul destino suo e di tutti coloro che gli sono vicini, fanno di Elric uno dei rari personaggi della letteratura fantasy dotati di una individualità originale, non ricalcata sugli stereotipi, differenti tra loro ma monolitici nel coraggio e nell’integrità morale, di Conan o di Aragorn: insoddisfatto, irrequieto, pieno di paure per il futuro, Elric diventerà il prototipo del protagonista tormentato per molti scrittori a venire.
Le avventure di Elric formano il primo di una lunga serie di cicli partoriti dalla fervida mente di Moorcock. Uno degli aspetti più interessanti della sua produzione è il tentativo di dare uno sfondo comune a tutte le opere: tramite il concetto di “multiverso”, cioè di universi molteplici paralleli, lo scrittore ha collegato tra loro i personaggi principali dei vari cicli.
E’ nata così la figura del “Campione Eterno” che, a seconda del luogo e deltempo, assume l’incarnazione di Elric di Melniboné, Erekosë, Jerry Cornelius, Dorian Hawkmoon, Corum Jhaelen Irsei, Konrad Arflane, Karl Glogaurer, tutti protagonisti dei romanzi di Moorcock.
Questa schiera di guerrieri è al servizio della Legge, spesso in maniera inconsapevole, nella guerra eterna contro il Caos. In questo precario e mutevole equilibrio cosmico, neutrali rimangono solo gli spiriti dei signori degli animali e gli “elementali” della natura dei quali, più volte, l’eroe di Melniboné invoca l’aiuto, grazie alla sua abilità di stregone.
Il fatto che Elric prenda energia e combatta il Caos con una spada che dal Caos è stata forgiata, può dare un’idea, seppure approssimativa, del supplizio interiore che questo protagonista è costretto a vivere.
Accade anche che Moorcock faccia incontrare Elric con i suoi alter-ego, quando è necessaria la loro cooperazione per vincere un nemico particolarmente potente. Nelle avventure descritte nel secondo libro, “Sui mari del fato” (The Sailor on the Seas of Fate), assistiamo alla fusione di Elric, Erekosë, Corum e Hawkmoon in una singola entità a otto braccia in grado di affrontare la diabolica coppia di maghi Agak e Gagak.
Punto di contatto tra tutti questi universi è Tanelorn, città eterna e trans-dimensionale, dove, non a caso, Elric troverà alcuni momenti di pace e un ultimo, intenso amore, per la giovane Zarozinia, anch’essa destinata però a una fine tanto tragica quanto orrenda.
Pur con i suoi difetti, in primis l’eccessiva prolificità e lo scarso rispetto per altri maestri, non si può sottovalutare il ruolo svolto da Michael Moorcock, soprattutto attraverso questo splendido ciclo dello spadaccino Elric: senza il suo contributo il genere fantasy, e specie il cosiddetto heroic fantasy, sarebbe probabilmente rimasto ingabbiato in schemi ripetitivi e alla lunga stancanti per il grande pubblico.
Stefano Sacchini
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