Spade & Stregoneria

Di seguito, un interessante articolo di Davide Mana, pubblicato su Strategie Evolutive, relativo alla sword and sorcery.


Piano bar del fantastico, quello vero – torniamo a parlare di sword & sorcery, anche perché questa è la settimana dedicata (anche) al genere.
Voi potete immaginare perché.

La sword & sorcery, come abbiamo discusso due giorni addietro, forse non è neanche sempre fantasy, o piuttosto, si colloca al confine fra più generi.
L’orrore sovrannaturale.
La narrativa avventurosa.
L’hard-boiled.
I generi delle vecchie riviste, insomma.

Al periodo delle riviste appartengono gli eroi di Howard e quelli di Leiber.
Ma anche – visto che questo è un post che vuole anche segnalare un po’ di titoli – le storie di Henry Kuttner: The Dark World, e quella breve abortiva serie su Elak di Atlantide cheelak2 è stata anche tradotta da noi (da Fanucci e poi forse da Newton). Ed Elak non è certo all’altezza di Conan, ma ha un suo perché.

Poi, morte le riviste, c’è un periodo confuso*, ma a partire dai primi anni ’60 – con le ristampe popolari di Conan curate da Sprague De Camp – e fino a metà degli anni ’80, il genere prospera sul mercato dei paperback.

A quest’epoca appartengono le storie di Elric scritte da Michael Moorcock e quelle di Kane scritte da Karl Edward Wagner.
E le storie di Imaro scritte da Charles Saunders – altro titolo imprescindibile.
Ne abbiamo già parlato.

Escono anche in quegli stessi anni due serie che se non vantano meriti letterari altissimi, sono in fondo divertenti – la serie di Thongor di Lemuria, scritta da Lin Carter, e la serie di Brak il Barbaro, scritta da John Jakes.

51un8Hf0UsLThongor, che esordisce nel 1969 con The Wizard of Lemuria (primo romanzo di Carter), è un onesto discendente di Conan, con il valore aggiunto di dinosauri, uomini rettile e supertecnologia.
In una divertente mescolanza di creature reali e inventate, continenti perduti e ritrovati, scienza e magia, Thongor è un barbaro che ascende al trono di un impero globale – come Conan, ma non per caso, bensì per un preciso progetto politico: ricacciare gli uomini serpente da dove sono venuti.
O qualcosa del genere.
I romanzi si lasciano leggere, pur senza elevarsi al di sopra di una prosa di routine, e rappresentano forse il lavoro migliore di Carter**.
La serie venne tradotta anche in Italia, e credo sia un pregiato pezzo da collezione.
In inglese si trovano vari paperback usati aprezzi variabili, tramite il solito Amazon.

Più fortunato chi desiderasse fare la conoscenza di Brak il Barbaro, grezzissima creazione del peraltro valido John Jakes – più famoso in tempi recenti come autore di jakesbrakmarkromanzi storici.
La Open Road Media sta ristampando il ciclo completo di Brak (inclusi un paio di inediti) a prezzi popolari come ebook ( e sì, con delle copertine meno orribili di questa).
Brak venne creato, a detta dell’autore, per supplire alla carenza di barbarie e aventura sugli scaffali delle librerie – e di sicuro si dimostrò fin da subito il più innegabilmente burino degli epigoni di Conan.
A piede libero in un paesaggio che ricicla e ricombina tutti i cliché del genere, Brak è certamente scrittura a formula – ma da parte di un autore che la formula l’ha imparata bene.
Scritte meglio dei romanzi di Carter, le storie di Brak sono invecchiate male – ma restano un gran divertimento, se sorvolate sull’aperto sessismo delle incantatrici in topless e tutto quel genere di cose.

Poi… ah, poi alla fine degli anni ’70 cambiò qualcosa.
Probabilmente – ma è solo una mia ipotesi – il successo del ciclo di Shannara segnalò agli editori che la High Fantasy avrebbe avuto più successo, e negli anni ottanta i due generi rimasero affiancati, con elfi, nani ed oscuri signori che progressivamente erodevano lo spazio a disposizione per barbari, spadaccini ed avventurieri assortiti.

L’ultimo segnale forte del genere fu la serie di volumi dedicati al Mondo dei Ladri– uno shared universe al quale parteciparono nomi eccellenti della narrativa d’immaginazione americana.
Poi comparvero alcuni lavori decisamente interessanti, che ibridano i generi – penso ai lavori di Paul Edwin Zimmer e di Harry Turtledove che vennero pubblicati anche qui da noi.

E David Gemmell, naturalmente – un altro autore dalla tavolozza espressiva limitata, ma che sopperiva alle carenze stilistiche con entusiasmo e verve; da noi ebbe un ampio successo, salvo poi scomparire completamente.
Non lo si ristampa, i vecchi volumi Nord si vendono a prezzi ridicoli.
Intanto, in America, il ciclo del Dread Empire di Glen Cook, pur mascherato da fantasy dinastico, tradisce le sue radici leiberiane – soprattutto nella narrativa breve.

Poi un lungo silenzio attorno ai bivacchi – ristampe (poche) di classici, scarso materiale nuovo.

Ma la sword & sorcery non è mai veramente morta – si è limitata a infrattarsi, a diventare una sorta di strano culto, fatto di fanzine e BBS prima, e di siti web e blog dopo.
Con la “rivoluzione digitale” comparvero le prime avvisaglie di un ritorno – la Rogue Blades Entertainment, piccola casa editrice dedicata alla sword & sorcery, fece uscire alcune antologie interessanti.
Chi è interessato a vedere dove stia andando il genere in questi anni, non sbaglierebbe granché a procurarsi copie di Return of the Sword e di Rage of the Behemoth.
E di tutto il resto.
Come non farebbe male a provare un paio di arretrati della rivista Black Gate – che ha anche un eccellente blog.

Poi, con gli ebook, si aprì un nuovo fronte.
Ora come ora si sta pubblicando parecchia buona sword & sorcery – nomi come Enge, Bledsoe…

E qui potrei anche sbrodolarmi e dirvi che, se proprio vi interssa un solido sword & sorcery, potreste buttare un occhio ai miei racconti – ma non sono così spudorato.
Perciò vi consiglierei, casomai, l’eccellente sword & sorcery storica di Howard Andrew Jones.
Riguardo alla quale, magari, facciamo un post nei prossimi giorni.

Davide Mana

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* Sì, stiamo procedendo alla svelta.
** per quanto io resti un fan dei romanzi di Zanthodon.

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