Se credete a questo, trovatevi uno psichiatra (1)

Di seguito pubblichiamo un interessante articolo di Davide Mana, apparso su Strategie Evolutive.


Questa è una serata anomala al piano bar del fantastico.
La cosa è partita con una chiacchierata con alcuni amici online, riguardo al treno espresso che compare nel primo capitolo del romanzo Il Signore degli Anelli.
da questo increscioso fattarello siamo passati a discorrere del genere abitualmente definito fantasy, ed il panorama si è rivelato desolante.
Quando delle persone dotate di una intelligenza vivace mi vengono a dire che George R.R. Martin è un grande autore, o peggio ancora, un autore coraggioso, è palese che qualcosa è andato molto molto storto.

Il problema, è ovvio, è che non esistono nel nostro paese né una base solida e facilmente reperibile di classici del genere, né una critica degna di questo nome che si occupi del fantastico.
Manca una memoria storica, per cui la frase colta in libreria durante le feste, che

cioè, Tolkien è quello che l’ha inventato, il fantasy…

non fa affatto ridere.
È semplicemente preoccupante.

Spinto dalla compassione, mi piacerebbe fare qualcosa, ma cosa posso fare?
Io sono un blogger di provincia.
Proporre una reading list, ecco, una bella lista di venti titoli essenziali per capire che il fantasy non è solo Gronk il Barbaro che spacca crani schizzando attorno brani di materia grigia, né solo Borlamir di Frangopian alla ricerca dell’artefatto dei Tuatha-de-Danann, né la solita storia coi soliti draghi.
Né questi mondi in cui la magia è fatta di regole, libri stampati, corsi di formazione, come un dannato lavoro da co.co.co.
Una bibliografia per rimettere Martin al suo posto (fra i mediani, non fra le punte), per mostrare che la magia può essere magica, e che il genere è ampio, vivace e colorato come un vastissimo mosaico – e si dannino i bastardi che ci vogliono ridurre a tre tessere, tutte dello stesso colore.
Piastrellisti e non editori.

Il problema, tuttavia, è che una bibliografia, per essere sensata, e utile, deve essere accessibile e disponibile.
A poco serve se cito venti titoli, e poi non li si riesce a trovare, a leggerli.
O li si trova solo in originale.
O li sitrova solo sulle bancarelle.

Vediamo.
Qualcosa proveremo a fare… questa è la prima puntata.

Scrivere è una truffa. Viriconium manipola le aspettative mappa-territorio per implicare una profondità che non c’è. Tolkien fa la stessa cosa. O pensate che Tolkien in qualche modo riesca a scaricare un vero territorio nel vostro soggiorno? Se credete a questo, trovatevi uno psichiatra. [M. John Harrison]

502Il miglior libro che mi venga in mente per fare avvicinare al genere fantasy una persona che il genere non lo frequenti, o peggio, lo rifiuti, è Il Mastino della Guerra, di Michael Moorcock.
I motivi sono molteplici – si tratta di un romanzo breve (circa 200 pagine), ben scritto, con una ambientazione storica affascinante (la Guerra dei Trent’anni). Ed è un romanzo alimentato da una grande immaginazione, che abbraccia senza scuse o giustificazioni il fantastico fin dalle prime righe, accoppiandolo alla vicenda storica, mostrandoci il legame, il contrappunto.
La trama si riassume in due parole: Lucifero ingaggia un mercenario affinché gli recuperi il Grail, che Satana vuole usare per lenire i dolori del mondo, e così tornare in buoni rapporti con Dio.
Non che sia un lavoro facile.
Il mastino della Guerra lo pubblicò Nord negli anni ’80, Fantacollana.
In originale si intitola The War Hound and the World Pain.

Poi c’è La Spada Spezzata, di Poul Anderson, originariamente pubblicato da Fanucci, e ristampato l’anno passato. Uscito nello stesso anno de Il Signore degli Anelli, è solidamente basato sul folklore scandinavo, e non ha nulla di consolatorio o “carino” – è anderson_broken_sword_carteruna storia brutale di alienazione e destini ineluttabili, scritta benissimo e molto, molto diversa da quello che si definisce oggi High Fantasy.
Poiché le fonti, se non gli intenti, sono le medesime di Tolkien, si incontrano curiosi casi di omonimia.
L’ambientazione è pseudostorica, il dettaglio è curatissimo, la trama una inarrestabile corsa verso il Gotterdamerung.
Dove esiste il Fato, non esiste la Speranza.
Anche questo viaggia sulle 250 pagine, ed è indispensabile.

Il Castello d’Acciaio, di Lyon Sprague de Camp e Fletcher Pratt è la dimostrazione che il manico di scopa infilato su per le terga degli attuali fan del fantasy è una aberrazione recente. Qui, un gruppo di matematici newyorkesi trova un sistema, una matematica della magia, che permette loro di shiftare in mondi che sono basati su opere letterarie… l’Edda scandinava, il Faerie Queene, l’Orlando Furioso… potete immaginare le conseguenze. Anzi no, non potete – leggete il libro, che da noi pubblicò la solita Nord.
Questo è fantasy razionalizzato, lieve, umoristico.
Si ride, e si ride spesso, e il livello della narrazione è maledettamente solido. Incredibile, che l’abbian scritto a quattro mani un ingegnere e uno storico militare.
L’idea qui non è di flettere poderosi muscoli e compensare le carenze dei lettori adolescenti, ma di giocare con l’intelligenza.

darkness-weaves_warnerAlla voce flessione di muscoli poderosi, Le Trame dell’Oscurità, di Karl Edward Wagner, è un bel baraccone di sword & sorcery e orrore lovecraftiano, con un anti-eroe cupissimo e col senso dell’umorismo di un pugno al diaframma.
Come sempre l’immortale Kane, maledetto dal suo dio per aver strangolato il proprio fratello (sì, è una storia che avete già sentito, ma non come ve l’hanno raccontata), è in cerca di un trono sul quale sedersi per l’eternità. Come sempre i suoi piani andranno spettacolarmente storti.
Scritto meravigliosamente, rimette in prospettiva la volontà di potenza e le altre baggianate del genere eroico, e le distrugge: e se il nostro eroe si comportasse come un sociopatico violento perché èun sociopatico violento?
Lo stampò Sevagram, e poi Mondadori.

Ma lasciamoci alle spalle i muscoli poderosi e pensiamo alle ossa doloranti – un vecchio mercenario irlandese assoldato come buttafuori di una birreria, durante l’assedio di Vienna da parte dei Turchi, comincia a notare alcune stranezze nel posto in cui lavora.
Il padrone fuma serpenti essiccati.
Ma forse anche i turchi sono qui solo per la birra, e forse c’è qualcosa di speciale, in quella birra.
E poi c’è tutta questa strana faccenda di Re Artù…
Tim Powers, The Drawing of the Dark, che Nord tradusse da noi come Il Re Pescatore è piuttosto diverso da quello che leggete di solito.
È per questo che è in questa lista.

Ed ora accendiamoci il camino con il manuale base di Dungeons & Dragons e cerchiamo un mondo che sia davvero magico – il mondo di Rats & Gargoyles, di Mary Gentle, che Fanucci pubblicò in maniera inammissibile come Il Tramonto degli Dei. Cercatevi l’originale: un mondo quasi-elisabettiano con cinque punti cardinali complanari e ortogonali fra loro (pensateci), in cui la scrittura è fuorilegge, governato dalle regole dell’alchimia rinascimentale, in cui l’umanità è subordinata a divinità incarnate in statue, che usano topi antropomorfi e gargoyle come intermediari.
E dove cova la rivoluzione.
E i Soldati sapienti, che servono il Collegio Invisibile, e che sono qui per prendersi cura di orrori più vasti.
Ma è leggermente più complicato di così.
Ed è magico, ma per davvero.

Un outsider?
Viriconium, di M. John Harrison.
Dopotutto abbiamo cominciato con lui.
Un fantasy nel quale si ipotizza che il fantasy sia una trappola, un inganno al quale sottrarsi, una lusinga da rifiutare.
Un fantasy senza una mappa, con riferimenti mutevoli, in cui il territorio conta quanto i protagonisti, in cui tutti i cliché della High Fantasy vengono annientati, e la vita reale prende progressivamente il sopravvento, che vi piaccia o meno.
Perché se credete che sia un balocco inventato per il vostro sollazzo da un amabile vecchio accademico, forse conviene che vi cerchiate uno psichiatra.

Fine della prima puntata.

Davide Mana

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