Abraham Merrit: Un grande dimenticato del Fantastico

La figura  dello scrittore e giornalista statunitense Abraham Merrit è molto particolare, non solo perché si tratta di uno dei precursori del pulp fantasy americano,  ma anche per altri motivi.

Infatti, a differenza di altri autori che scrivevano per i pulp magazines, la cui opera è stata riscoperta dopo la scomparsa (è il caso di R. E. Howard, H. P. Lovecraft e Clark Ashton Smith), Merrit è stato molto apprezzato in vita da critica e pubblico, ottenendo 5991508121_af470ddba8_bfama e ricchezza. Dopo la morte è però  progressivamente caduto nell’oblio anche in patria, tanto che oggi è difficile vedere il suo nome citato tra quelli dei grandi del fantastico come invece avviene nel caso del suo contemporaneo E. R. Burroughs che scriveva sulle stesse riviste.

La sua opera è stata inoltre una fonte di ispirazione per moltissimi scrittori che sono venuti dopo di lui: lo stesso Lovecraft  lo ammirava sinceramente. Ecco come il creatore di Chtulhu ricorda il loro incontro in una lettera inviata a  R.H. Barlow :

I was extremely glad to meet Merritt in person, for I have admired his work for 15 years. He has certain defects — caused by catering to a popular audience — but for all that he is the most poignant and distinctive fantaisiste now contributing to the pulps. As I mentioned some time ago — when you lent me the Mirage installment — he has a peculiar power of working up an atmosphere and investing a region with an aura of unholy dread.

In seguito Howard e Lovecraft collaboreranno  con Merrit a una storia scritta a più mani dal titolo The Challenge from Beyond.

Che Merrit sia oggi quasi ignorato (nonostante l’apprezzamento di autori quali Karl Eward Wagner e Michael Moorcock) è doppiamente sorprendente anche per i molti elementi decisamente interessanti che hanno caratterizzato la sua vita. Nato a Beverly (New Jersey) nel 1884, si trasferisce presto a Philadelphia. Vorrebbe frequentare la facoltà di giurisprudenza ma i problemi economici della famiglia lo costringono a desistere. Diventa invece reporter presso il Philadelphia Inquirer. Durante il suo lavoro è testimone di gravimerritt-pic fatti  la cui natura non è stata mai chiarita, anche se si sospetta di collusioni tra politica e malavita locale. Il suo giornale lo spedisce quindi in viaggio pagato in Messico aspettando che si calmino le acque. Durante questo soggiorno Merrit è estremamente colpito dalle rovine delle antiche civiltà dell’America centrale, che instillano in lui il gusto per un passato che immagina  magico e stupefacente, ricco di segreti ormai perduti.

Tornato in patria ha un’ottima carriera nel giornalismo: dal 1912 al 1937 lo troviamo a new York come vicedirettore del diffusissimo giornale American Weekly. Contemporaneamente scrive vari racconti e romanzi, pubblicati a puntate sui pulp magazines  All-story (la rivista che ha lanciato Burroughs)  e Argosy. Queste testate non erano ancora specializzate in generi come le loro discendenti più famose Weird Tales e Astounding Stories, ma volevano essere contenitori di intrattenimento per tutta la famiglia. Non dimentichiamo che all’epoca in cui il cinema non era ancora uno spettacolo estremamente popolare  e la radio era appena arrivata nelle case. Tali riviste avevano  un occhio di riguardo per le storie dotate di un elemento romantico, gradito al pubblico femminile, ritenuto più sensibile alla pubblicità. È il caso del primo racconto di Merrit ad essere pubblicato su All-story: Through the Dragon Glass (1918 ) una storia di amore e avventura che si svolge tra i due lati di uno specchio magico proveniente dalla Città Proibita di Pechino. Merrit si sposa due volte: la prima in gioventù con Eleanore Ratcliffe (insieme adottano una bambina) e in seconde nozze negli anni ’30 con Eleanor H. Johnson. Dopo il 1937 il suo lavoro  di direttore lo porta alla ricchezza ma gli lascia poco tempo per scrivere. Preferisce collezionare reperti antichi quali armi, maschere e sculture o rilassarsi nella sua tenuta in Florida, dove è tra i primi a introdurre la coltivazione dell’olivo su larga scala e mantiene anche giardini di piante rare, allucinogene e legate alle pratiche magiche. Negli anni raccoglie una biblioteca di almeno cinquemila volumi, in buona parte riguardanti l’occultismo e le antiche civiltà. Muore per un attacco cardiaco nel 1943 mentre si trova nella sua tenuta di Indian Rock Key in Florida. Nel 1949 la sua popolarità è ancora grande, tanto che gli viene dedicata una rivista: l’Abraham Merrit Magazine.

In seguito la sua opera viene progressivamente dimenticata, anche se molti dei temi presenti nei suoi lavori diventeranno estremamente popolari nella letteratura fantastica. A questo proposito è doveroso fare una precisazione: al tempo non esisteva una rigida separazione tra horror, science fiction, fantasy, sword&sorcery e via dicendo: questi termini non venivano nemmeno ancora usati con il senso attuale. Merrit scriveva quindi racconti come Through the Dragon Glass dove l’elemento magico è preponderante e altri quali The Last Poet and The Robots che oggi definiremmo senza dubbio fantascientifici. C’è  poi il caso  di romanzi come The Moon Pool e The Metal Monster in cui il confine tra14 le creazioni dell’antica tecnologia e le arti magiche è assai labile e opere di ambientazione contemporanea come Seven Footprints to Satan, Burn Witch, Burn! (due romanzi da cui sono stati anche  tratti dei film) Creep Shadow! The Drone o Three Lines of Old French dove eventi apparentemente soprannaturali intervengono a turbare le certezze dei protagonisti. Un’altra caratteristica importante, che sarà ripresa tra gli altri da Lovecraft, Howard e Clark Ashton Smith è che il suo fantastico è rigorosamente legato alla nostra Terra, da cui l’autore riprende luoghi, miti e superstizioni. Ci può essere la fuga in un mondo “altro” che sia sotto terra, dentro uno specchio, nello spazio o nel passato (è il caso di The Ship of Ishtar dove il protagonista si ritrova nell’antica Mesopotamia ) ma questo altrove è sempre ben collegato al mondo reale, a cui i personaggi appartengono. A parte la passione per le antiche culture, altri elementi che si ritrovano nelle sue storie sono l’interesse per il lato magico di animali e piante, che troviamo nei racconti The Drone e The Women of the Wood (uscito su Weird Tales nel 1926, unico caso di collaborazione tra Merrit e questa rivista) e nel romanzo incompiuto The Fox Woman di cui la parte esistente può essere letta come una novella a sé stante.

Una delle opere  più importanti per l’influenza sulla letteratura che verrà dopo è The People of the Pit, (il secondo racconto di Merrit a venire pubblicato da All Story, nel 1918) che di sicuro ha ispirato Lovecraft e Ashton Smith per le loro opere dove appaiono razze misteriose e civiltà antidiluviane. In questa novella alcuni cercatori d’oro soccorrono un uomo che racconta di aver trovato una città preumana in fondo a un profondissimo burrone, dove creature mostruose simili a lumache lo hanno tenuto prigioniero. Il tema del varco per un altrove fantastico, presente fin dai tempi di Through the Dragon Glass è sviluppato in The Moon Pool, considerato da molti il libro emblematico di questo autore. Questo romanzo del 1918 fissa lo standard  per i successivi, sia per lo stile ricercato, a volte addirittura barocco, ricco di aggettivi, avverbi e parole arcaiche (Clark Ashton Smith diventerà maestro di questo tipo di prosa). Troviamo qui un gruppo eterogeneo in cui i personaggi principali sono l’erudito dottor Goodwin (vicino ai protagonisti di Lovecraft) e Larry O’Keefe, irlandese coraggioso e galante, tipico uomo d’azione del pulp. Attraversando una porta magica (o tecnologica?) nelle rovine del Nan Matal di Ponape (un nome ben conosciuto agli appassionati di Lovecraft, si ritiene che tali enigmatiche rovine abbiano ispirato la città di R’Lyeh) i protagonisti si ritrovano in un mondo sotterraneo che ospita una strana civiltà millenaria. Gli eroi della vicenda si trovano coinvolti nel conflitto tra la tirannica Yolara e la dolce Lakla. Queste due bellissime sacerdotesse, servite da uomini simili a nani e giganteschi rospi guerrieri, si contendono anche l’amore di Larry.  In seguito i protagonisti affrontano nemici dalla natura misteriosa e sono testimoni di varie meraviglie fra magia e tecnica; non tutti riusciranno a ritornare al mondo di superficie.

Questo libro era una delle letture preferite di E. Gary Gygax, creatore insieme a Dave Arneson di Dungeons&Dragons, che la inserì nella sua Appendice N, lista di letture ispirazionali della  guida del Dungeon Master per Advanced D&D prima edizione. A parte i giganteschi batraci di Temple of the Frog ( avventura parte del supplemento dek 1975 Blackmoor di Arneson) molti elementi di The Moon Pool si ritrovano nel primo gioco di ruolo  e in particolare nei moduli-avventura di Gygax della serie D ( D1 Descent into the Depths of the Earth, D2 Shrine of the Kuo-Toa e  D3 Vault of the Drow) dove i personaggi 9a7leuscendono nelle profondità della terra per indagare sugli istigatori di un’invasione di giganti, incontrando lungo la strada mostri, razze e ambienti bizzarri. I colpevoli sono i drow, elfi malvagi capeggiati da Eclavdra, sacerdotessa splendida e malvagia come la Yolara di Merrit. Il mondo sotterraneo di Gygax ha in comune con quello di Merrit anche l’abbondanza di funghi, licheni e muffe spesso letali, divenuti un marchio di fabbrica di D&D.

Una situazione simile si ritrova in The Dwellers in The Mirage, romanzo in cui un archeologo scopre in Alaska delle piramidi nere costruite da una cultura sconosciuta, porta d’accesso a un’altra dimensione.  The Moon Pool ha anche un seguito, The Metal Monster del 1920. Ritroviamo qui il dottor Goodwin che durante una spedizione sull’Himalaya scopre una valle perduta comandata dal terrificante Imperatore di Metallo, capace di emettere raggi mortali. Il posto è abitato anche da Norhala, una donna con il potere di comandare varie creature metalliche capaci di unirsi tra di loro per creare automi giganteschi. Inutile sottolineare la fortuna che questa idea ha avuto in innumerevoli romanzi, racconti, film e fumetti.

E in Italia?

Tra gli anni ’70 e ’90 sono state pubblicate nel nostro paese tutte le opere di Merrit eccetto The Metal Monster. Ecco una lista delle prime edizioni:

Brucia strega, brucia! (Burn Witch, Burn!) Nord, Milano 1971.

Il Pozzo della Luna (The Moon Pool – Conquest of the Moon Pool) Nord, Milano 1974.

Gli abitatori del miraggio (Dwellers in the Mirage) Fanucci, Roma 1977.

Striscia ombra! (Creep Shadow!) Ed. La Tribuna, Piacenza 1977.

Il Vascello di Ishtar (The Ship of Ishtar) Fanucci, Roma 1978

Sette passi verso Satana (Seven  Footprints to Satan) Siad Edizioni, Milano, 1979

Il Volto nell’Abisso (The face in the Abyss – The Snake Mother) fanucci, Roma 1981.

Inoltre Mondadori ha pubblicato nel 1991 la raccolta di tutti i racconti di Merrit: La Donna Volpe e altre storie (The Fox Woman & Other Stories).

Yuri Zanelli

 

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