Blood Omen: Legacy of Kain

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Il nobile Kain, in viaggio dalla sua nativa Coorhargen, nel mondo di Nosgoth, viene avvisato di non attraversare i boschi di notte, perché “Con la notte vengono cose che nessun uomo vorrebbe incontrare”, come dice il proprietario della taverna nella quale si è fermato.

Ma Kain è un ramingo alla continua ricerca di conoscenza e non ascolta l’oste. Di notte, nel bosco, dei fuorilegge lo stanno aspettando. Kain non sopravvive all’attacco e muore.

Ma non definitivamente. Il negromante Mortanius lo trasporta in una dimensione infernale e gli offre la possibilità di tornare in vita per vendicarsi dei suoi uccisori. Kain accetta, ma non sa quale è il prezzo da pagare: Kain diventa in Vampiro e deve nutrirsi di sangue, anche innocente, per continuare a “vivere”.

E qui inizia la storia del videogioco “Blood Omen: Legacy of Kain”, sviluppato dalla Silicon Knights e pubblicato nel 1996 dalla Crystal Dynamic.

Denis Dyak, presidente della Silicon Knights, aveva delle idee chiare sul tipo di videogioco che voleva realizzare: qualcosa di epico, ad alto budget, che anche gli adulti avrebbero voluto giocare. Il protagonista non doveva essere un cavaliere senza macchia e senza paura, ma un personaggio ambiguo che si muoveva in un mondo dalla moralità sfumata e dove non era possibile distinguere chiaramente il bene dal male.

Dyak vendette il gioco alla Crystal Dynamic, e assieme decisero la piattaforma migliore sul quale far uscire il gioco: la PlayStation, da poco annunciata dalla Sony (era il 1994).

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Blood Omen: Legacy of Kain è un action-adventure a due dimensioni, con vista dall’alto sul protagonista e l’ambiente di gioco. Essendo un action-adventure, il gameplay è abbastanza diversificato: ci sono nemici da ammazzare in stile hack’n’slash, sotterranei da esplorare e puzzle da risolvere evitando di farsi uccidere da qualche trappola. Il gameplay è immediato, dato che i comandi sono pochi e semplici e gli elementi RPG sono quasi assenti: non ci sono punti esperienza da acquisire o oro da spendere nei negozi, e nemmeno alberi di skill nei quali perdersi: il Blood Omen si va e si uccide (o si viene uccisi)

La maggior parte della schermata è occupata dall’ambiente di gioco mentre sul lato destro c’è in bella mostra una fiala di sangue che indica quanto prezioso liquido Kain abbia ancora a disposizione, assieme all’equipaggiamento e alla magia caricata.

La fiala ci ricorda che Kain è un vampiro e che si deve nutrire di sangue. Anche sangue innocente: nel gioco è infatti possibile attaccare e “svuotare” inermi passanti, attaccandoli mentre camminano per strada o entrando di notte nelle case a mordere i proprietari. Nelle segrete e nei mausolei si trovano anche degli innocenti incatenati alle pareti con i quali è possibile fare uno spuntino, se non ci si fa impietosire dalle loro richieste di aiuto.

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Riesce Kain a vendicarsi? Sì, e succede anche molto presto nel corso del gioco. Ma quei predoni che il Vampiro Kain uccide sono solo delle pedine. Chi sono i mandanti?

E qui entra in gioco la storia e il destino di Nosgoth. Questo mondo è retto da Nove Pilastri, che rappresentano altrettanti poteri: Mente, Dimensione, Conflitto, Natura, Energia, Tempo, Stati, Morte ed Equilibrio. Ogni Pilastro ha un suo guardiano. Ma il Guardiano del Pilastro della Mente Nuprator è impazzito e ha introdotto la corruzione tra i Guardiani, e di conseguenza anche nel mondo di Nosgoth. Per risanare il mondo il negromante Mortanius spinge Kain a uccidere i Guardiani.

La storia di Blood Omen è complicata e truce: ci sono fazioni, vampiri, negromanti, inganni e complotti e, per non farsi mancare niente, anche viaggi nel tempo.

Avevo giocato a Blood Omen quando era uscito, e l’ho rigiocato per questa recensione. L’atmosfera cupa del gioco non ha perso il suo fascino, anche se la grafica pixelata si fa sentire di più, adesso che siamo abituati al fotorealismo dei titoli moderni. Il background direttamente al di fuori dalla parte di mappa percorribile non è per niente dettagliato e spesso i sotterranei sono troppo buio per capire quello che succede. Ma niente di tutto questo impedisce di avere una bella esperienza di gioco.

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Gli effetti sonori e l’audio erano di ottima qualità e fa ancora un certo effetto sentirli. Kain è doppiato da Simon Templeman, che oltre ad aver lavorato molto con i videogiochi (Dead Space 3, Dragon Age: Origins) e si è fatto notare nei telefilm Streghe e Vicini del Terzo Tipo.

Sono passati una ventina d’anni dall’uscita del gioco, quindi penso che non verrò accusato di spoiler se ne racconto il finale. Kain scopre alla fine che l’ultimo guardiano, quello dell’Equilibrio, è proprio lui. Deve ora fare una scelta difficile. Se si uccide, i Pilastri verranno rinnovati e il mondo di Nosgoth conoscerà una rinascita. Se decide di rimanere vivo, avrà tanto potere da dominare il mondo come divinità oscura. Voi cosa scegliereste?

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