I miti Greci

Giasone-Il-drago-e-il-vello-d-oroOggi si parla di Grecia, e non è possibile non cominciare da chi viene considerato il padre della nostra civiltà letteraria.

Sicuramente Omero, sempre che questi non fosse quel Melesigene di cui ancora qualcuno ritiene fosse il suo vero nome, è da considerare uno dei padri della letteratura epocale, di quella Epos greca che ha prodotto altre opere, ma che in gran parte risultano tentativi di copia di quelle omeriche.

L’Iliade e l’Odissea possono essere ben considerati l’inizio di un percorso che ha trovato il suo compimento, raggiungendo la sua espressione moderna nel Fantasy.

Non confondete quest’affermazione con il considerare le sue opere come la prima epopea Fantasy: non è così. Per la loro forza espressiva e la lucidità delle immagini, sono opere di spessore letterario prima ancora che il riferimento che cerchiamo.

Se solo per caso non conoscete (?) di cosa parliamo, riassumo il tutto in poche parole: l’Iliade tratta dell’Ira di Achille durante la guerra di Troia, l’Odissea dell’epopea di Odisseo (Ulisse) nel viaggio di ritorno verso Itaca dopo la caduta di Troia.

Conciso, solo perché sono convinto che chiunque legga queste pagine sappia di cosa sto parlando, almeno in questo caso.

L’arte non deve esprimere la realtà immediata, ma sublimarne i tratti, creando un conseguente rifiuto del realismo.

Secondo questo principio, al quale direi si attiene il genere fantasy, Omero è da considerare un autore Fantasy, anche se è doveroso premettere che, per molto tempo, il mito dell’Epos è stato considerato dai greci alla stregua della storia.

L’azione mitologica comincia a caratterizzarsi attraverso l’agire degli uomini, e questa è la novità letteraria.

Mentre il divino influenza l’azione dell’uomo, l’uomo comincia ad interagire con le divinità e le loro espressioni. Nel caso specifico dell’Odissea, i Ciclopi, La ninfa Calipso, la Maga Circe (la prima Strega occidentale?), le sirene.

Si espande l’azione fuori dalle ristrette cerchie locali (l’uomo ha iniziato a viaggiare) e si incontrano altri popoli, i Ciconi, i Lotofagi, il popolo antropofago dei Lestrigoni, e l’uomo scopre il mondo soprannaturale, nel Mondo dei Morti!

Siamo certamente agli albori della letteratura Fantasy: ci sono i viaggi, i combattimenti, il mistero, i mostri, la magia, una parvenza di morale, ma è ancora vago il principio che distingue la lotta tra il bene ed il male e non è ancora l’uomo il vero protagonista.

L’evoluzione dell’Epos è comunque rapida e trova un altro valido esponente in Esiodo, autore di opere come la Teogonia o Lo Scudo, quest’ultimo un poemetto epico narrativo che narra della lotta di Eracle (figura ricorrente della mitologia greca) con il bandito Cicno.

Personalmente ritengo che una prima significativa svolta si abbia con Tirteo: fondamentalmente l’azione dell’eroe omerico è al servizio di un sogno individuale, di gloria e di morte. Il poeta esalta la figura dell’oplita spartano che sfida il pericolo e la morte non per sé stesso, ma per la società della quale è un anello.

Il suo mondo è più ristretto di quello Omerico, ma non per questo meno vero, dalle linee aspre e faticose, ma nette nell’intaglio e non prive di bellezza: Leopardi lo apprezzava, che anche R.R. Martin abbia letto Tirteo?

Altro passaggio importante lo compie Archiloco, autore/soldato.

“Il coraggio alberga nel cuore del capitano sgraziato non meno e forse più che nell’imponente condottiero dalla prestante figura!”

Archiloco sfida la classica visione eroica del soldato, disinvolto e cinico, e ne propone una nuova, decisamente antieroica, incentrata sulla sua forza d’animo.

Quasi la caratterizzazione di un Aragorn dell’età Ionica!

Ma proprio durante l’Età Attica, che propone una flessione del genere Epos, riceviamo un contributo al fantasy moderno – Urban Fantasy – da un dramma scritto da Sofocle, forse contemporaneo alla tragedia di Euripide: Elettra! Non è un opera epica, ma ci lascia un personaggio già caratterizzato, che anche se storicamente non ha niente a che vedere con la protagonista della Marvel, Elektra, ne traccia i principi che ci fanno riconoscere in questa eroina moderna, la certa ispirazione letteraria.

Elettra, personaggio femminile, è il fulcro del dramma. Costretta per lungo tempo in una casa contaminata dal sangue e dall’adulterio, inaridita dalla solitudine, fa della vendetta la ragione stessa della sua vita. Anche se in lei, accanto all’amarezza dell’animo ferito è manifesto un alto senso, anche se inflessibile, della giustizia.

Riguardate l’eroina Marveliana e ditemi che non c’è alcuna attinenza caratteriale: non vi crederò!

Con l’Ellenismo, considerando ormai sopita la letteratura epocale, abbiamo innanzitutto lo sviluppo dell’Epillio. L’Epillio aprì una nuova via all’Epos, ma non sostituì il poema lungo di vecchia concezione che continuò ad essere coltivato. Attraverso questi brevi componimenti di argomento mitologico, viene portata a protagonista non più l’azione, ma la psicologia dei personaggi, come già accennato con la tragedia di Elettra. I solenni eroi appaiono come uomini e donne in preda alle passioni.

L’esponente più importante dell’Epillio è Callimaco e la sua espressione maggiore la raggiunse con l’Ecale, dove, praticamente per la prima volta, non è l’eroe (Teseo) con la sua azione al centro dell’epos, ma Ecale, la vecchietta che gli offre ospitalità nella sua povera casa. In questo Epillio, la realtà è insita nella favola: questo è l’inizio che cerchiamo!.

Ma l’importanza maggiore da attribuire all’Ecale è quella di avere certamente influenzato quella che, io personalmente, ritengo la prima vera opera fantasy della letteratura occidentale: le Argonautiche, il poema epico di Apollonio Rodio.

Il poema si rifà concettualmente e strutturalmente all’Epos Omerico, ma se ne dimostra un’evoluzione rivoluzionaria.

Alla base dell’opera c’è sempre il mito, ma con contenuti semplicemente favolistici o leggendari, praticamente il mito rappresenta l’ornamento, la cornice dell’opera.

Gli dei hanno la loro sfera di azione ma in quest’opera è assolutamente distinta dall’azione umana, talmente da porre le due azioni su piani paralleli e rendendo il loro incontrarsi casuale e incomprensibile: Quasi l’uomo diventa artefice del proprio destino. Differentemente in Omero nell’azione dell’uomo sono presenti contemporaneamente il proprio impulso, ma anche l’influenza divina che lo condiziona.

Quello che rende per me questa opera così importante non è lo stile o la capacità narrativa, peraltro considerate nemmeno tanto degne, quanto l’argomento, lo sviluppo della storia.

Con le Argonautiche abbiamo la creazione della prima vera Compagnia, il gruppo di Argonauti, tutti eroi con grandi capacità individuali (Eracle, Giasone, Castore, Polluce, ecc. ecc.) che si riuniscono per un fine comune: una Cerca, un tesoro, un simbolo, quale è il vello d’oro.

C’è il viaggio, l’incontro con altre razze, altri popoli. Combattimenti leggendari, come contro i Giganti a Cizico e la caccia agli uccelli stinfalidi ad Ares; luoghi misteriosi, come il passaggio delle Simplegadi. Accanto all’elemento mitico-religioso, trova ampiamente spazio anche il meraviglioso (prodigi, profezie, sogni), distaccato dal soprannaturale divino. E’ Medea che dona a Giasone i sacri farmaci che gli permetteranno di domare i tori che soffiano fuoco e uccidere i guerrieri che nascono dalla semina dei denti del Drago cacimeo (sì, avete letto bene, Drago!). Con l’aiuto della magia di Medea Giasone addormenta il drago che custodisce il Vello d’oro e glielo sottrae! (Qui si sfata, come alcuni ritengono, l’origine Norrena dei draghi a guardia di tesori.) C’è l’amore che si realizza nelle nozze di Medea e Giasone o quando Eracle abbandona la compagnia per andare alla ricerca del suo amato … il giovane Ila rapito dalle Ninfe.

Ora rileggete i passaggi, senza i riferimenti all’opera e avremo la traccia di un romanzo fantasy.

Una Compagnia composta da eroi, un tesoro da cercare, un viaggio attraverso terre sconosciute e mistiche, luoghi spaventosi ed ammalianti, incontri con altre razze, combattimenti contro mostri, vera magia, e un drago che difende un tesoro! No, non è la trama dello Hobbit! Ma le Argonautiche di Apollonio Rodio.

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