Di seguito un articolo di Davide Mana apparso sul blog STRATEGIE EVOLUTIVE, dedicato al dark fantasy.
Un pezzo a richiesta per il piano bar del fantastico, ed una richiesta scopertamente bibliografica da parte di Alex McNab. Un po’ di titoli, insomma, su un sottogenere che negli ultimi tempi è diventato parecchio inflazionato.
Perché, ragazzi miei, anche Twilight, è dark fantasy.
Il che naturalmente è una sciocchezza – ma avendo ormai saturato il sistema, gli spacciatori di Twilight sarebbero disposti ad etichettare le storielle dei vampiri infoiati anche come manuali di meccanica se questo servisse a spacciarne ancora qualche migliaio di copie. Perché il delirio ultimo del pusher è quello di omogeneizzare il mercato – un solo sballo, uguale per tutti.
Ma sto divagando.
Dark fantasy – per i nostri scopi definiremo come tale quella letteratura che associa agli elementi fantasy classici gli elementi del genere horror.
E qui già ci sono dei problemi. Perché in fondo Conan, creato da un amico di H.P.Lovecraft, che emerge malandato ma vivo dallo scontro col mostraccione bavoso de L’Ombra che Scivola (uno dei migliori fra i racconti mediocri di Howard), è dark fantasy. E dark fantasy sono certamente Nascerà una Strega o La Torre dell’Elefante. E molti altri. Non compare forse una vampira egizia… pardon, stygiana, in The Hour of the Dragon?
E nel momento in cui bollo Conan come dark fantasy, allora devo schedare allo stesso modo anche Elric. E se ho in mano Conan e Elric, praticamente tutto il fantasy – e certo tutta la sword & sorcery – diventa dark…
Non funziona.
Non si tratta quindi solo di sommare gli elementi formali dei generi fantasy e horror – l’elfo e il vampiro – per entrare nel dominio del dark fantasy.
È anche una questione di atmosfere, di linguaggio, e al limite di intenti autorali.
In questo senso, Conan non è dark fantasy – perché Howard non lo scriveva come tale – ma Solomon Kane quasi certamente lo è.
Certamente dark fantasy si adatta bene come etichetta nel descrivere quella piccola gemma dimenticata che è The Dark World, di Henry Kuttner, altro autore del giro di Lovecraft. Anche Kuttner ha all’attivo una serie fantasy standard – il ciclo di Elak di Atlantide, ristampato un paio di volte anche da noi – ma in The Dark World (recentemente ristampato da Paizo) si diverte a dare toni molto più cupi e orrifici alla vicenda, col protagonista schierato a combattere dalla parte dei cattivi ed una atmosfera da noir incombente e molto ben evocata.
Ma il vero santo patrono del dark fantasy non può che essere la buonanima di Karl Edward Wagner, che in Kane ha creato forse la fusione ultima di fantasy muscolare alla Conan e orrore sovrannaturale lovecraftiano. Cattivo, psicotico, violento e moralmente discutibile, Kane coltiva sogni dinastici e non esita ad allearsicon ciò che di peggio possa esistere in questo o in altri universi al fine di raggiungere i propri scopi. Il fatto che fallisca sempre, spettacolarmente, è parte del divertimento. I romanzi ed i racconti di Kane sono stati riuniti in due volumoni ormai inavvicinabili (sono ambitissimi dai collezionisti) e sono stati variamente sparpagliati da Mondadori su varie collane. Con tutta la simpatia per i romanzi, io preferisco i racconti, raccolti originariamente nei due volumi, Death Angel’s Shadow e Night Winds,
L’idea di un gladiatore versato nelle arti ermetiche che si batte contro Gesù Cristo, che è in realtà la progenie di Yog-Sothot, è sufficientemente tetro (e demente) da bollare come dark fantasy anche le storie di Simone di Ghittia scritte da Richard L. Tierney, che tuttavia conservano un cupo humor nero che ben si sposa alle vicende narrate. I racconti ed i romanzi di Tierney sono sparsi su più volumiper la dannazione del collezionista.
E non chiedetemi neanche se mai li hanno tradotti in Italia…
Tanith Lee, poi.
Gran parte di ciò che la narratrice inglese ha prodotto nella fase centrale della sua carriera può andare sotto all’etichetta di dark fantasy. Io suggerisco sempre Volkhavaar per chi volesse saperne di più. La Lee è anche stata una delle prime autrici a scrivere romanzi su ragazzette goticose e vampire, rifiutate dalla società e con un sacco di patemi d’animo e sospiri – ben prima che il genere diventasse mainstream grazie (?) ai lavori della Rice e della Meyer.
Restando in Gran Bretagna, nulla pare abbia mai eguagliato in termini di orrore, meraviglia e fantasy le opere del poco conosciuto ma stimatissimo Stephen Marley, nella trilogia (anni ’90) di Chia Black Dragon. Orrore sovrannaturale, demoni cinesi, i vicoli della Londra vittoriana… cosa volete di più? A trovarli, oggi, naturalmente!
Di Glen Cook – autore di fantasy abbastanza cuparella – quasi l’intero catalogo cade sotto all’etichetta di dark fantasy, con la sola possibile eccezione del ciclo di Garrett (che tuttavia scivola nel noir ed è molto meno umoristico di quanto non sembri).
Ma di Cook ho già discusso ampiamente.
Certamente dark, e certamente fantasy, pur in tutta la sua esuberanza avventurosa, era pure il ciclo della Spirale dei Mondi, di Michael Scott Rohan, che mescolava castelli in aria (sul serio) con zombie e vudù. E John Dee. E un sacco di altre cose. Da noi li pubblicò la Nord quando già stava calando il crepuscolo.
E scivolano in un umore tetro, e in cupissime riflessioni esistenziali, anche due bei romanzi di Tim Powers – il classico pirati & zombie di On Stranger Tides, e l’ingannevolmente lieve The Drawing of the Dark (qui da noi intitolato a suo tempo Il Re Pescatore, perché a noi piaceva così, evidentemente).
Il catalogo potrebbe continuare. I romanzi a base di licantropi e cospirazioni di palazzo di Paula Volski sono decisamente dark fantasy. E certamente le storie di Geralt del polacco Andrzej Sapkowski ci stanno benissimo. Ed il ciclo dei Crepuscolari di Mathieu Gaborit – che da noi non hanno mai tradotto, ma dal quale è tratto un gran bel gioco di ruolo… in francese (l’edizione inglese è fuori stampa a livello cronico).
E parlando di giochi di ruolo, il vecchio AD&D pote vacontare su tre eccellenti universi dark fantasy – il quasi-steampunk-ma-non-proprio di Planescape, il testosteronico e burroughsiano di Dark Sun e l’Hammer-like di Ravenloft.
Rimane aperta la questione dell’urban fantasy – che nella sua versione più seriale e ripetitiva è normalmente virato all’orrore. Ma il giorno che vorremo parlare di vampiri che fanno Marlowe e pantere mannare che fanno le cacciatrici di taglie, dedicheremo un post a quel sottogenere specifico.
Che, francamente, non batto granché.
Ed in effetti, per quanto io possa gradire un po’ di dark fantasy quando mi capita, ammetto di non averla mai cercata attivamente.
Io provengo dall’altro lato della strada, quello assolato e tranquillo su cui passeggiano gli appassionati di fantascienza. Ed il mio fantasy lo preferisco light.
E ne parlerò volentieri nel prossimo post.
Davide Mana