“Il drago possiede la capacità di assumere molte forme, che sono però imperscrutabili “ (J.L. Borghes – M. Guerrero, El libros de loso series imaginarios). Bisogna partire da qui: da questo drago-caos (o drago-inconscio?) che però è signore degli stati mutevoli dell’essere. Potenzialità ancestrale, il drago avvolge nelle sue spire l’intero cosmo; e non per caso gli antichi geografi raffigurano talvolta l’oceano come un enorme serpente circolare. se può assumere molte forme, ciò dipende dal fatto che egli potenzialmente le possiede e le domina.
In età romana, gli occidentali lo raffiguravano come un serpente senza (o con due, o con quattro) zampe, fornito di corpo spesso più di uccello che di rettile, ma anche di lunga e micidiale coda: importante, questa, perché da Plinio in poi era risaputo che la forza del draco stava anzitutto nella coda, con la quale egli poteva stritolare il suo avversario per eccellenza, l’elefante.
Il bestiario della Westminster Abbey Library , della seconda metà del Duecento, ricorda che il drago, che vive “in India e in Etiopia” , è “il più grande di tutti i serpenti” e lo raffigura con cresta e ali d’uccello, sottolineando che non è tanto il suo veleno quanto la sua lunga coda a renderlo temibile. Le ali di pipistrello gli giungono, in età gotica, dalla Cina che ha del resto diffuso i medesimi organi quali tipici dei demoni; che drago e demonio condividano ali, coda frecciata, artigli non è cosa che possa stupire, visto che dal Genesi all’ Apocalisse Satana viene identificato come il “drago rosso” e l'”antico serpente”. Quanto poi al suo colore, accanto al realistico verde che richiama i rettili ma anche l’aria l’acqua e la terra, la tradizione cinese da una parte e celtica dall’altra, conoscono anche draghi bianchi e rossi: e se ne ricorderà il simbolismo alchemico.
Lo troviamo con frequenza nelle armi araldiche, in cui figura come simbolo degli eretici e dei capi musulmani, ma dove ha anche un ruolo positivo, quali segni di vigilanza o di ardore o quali “armi parlanti”.
Il senso del Drachenkampf, della “battaglia con il drago”, è ben altro; e ben altro che un modello per cacciatori o per domatori di bestie feroci è il dio o il santo Ciascuno di noi ha il suo drago da abbattere: per questo il Drachenkampf la vittoria su se stessi e sulle pulsioni più abiette dell’io, diviene un momento centrale del “processo d’individuazione” proposto da CarI Gustav Jung. Tale battaglia, volta alla conquista del tesoro che sta nel fondo di noi stessi, è però, appunto perché tale, una iniziazione. Nella Sigurdhsaga, per questo, il cuore e il sangue del drago Fafnir, ingeriti dal vincitore Sigurdh, gli daranno il dono d’intendere il linguaggio degli uccelli: cioè gli procureranno la sapienza che deriva dalla vittoria su se stessi e sulla parte più oscura e ferina di sé. Mostro ma anche maestro, il drago si sacrifica rivelando al suo uccisore – che perciò è anche suo allievo, e quindi, ritualmente, suo figlio – il segreto profondo dell’essere. L’iniziazione termina con la morte dell’iniziatore e con il suo rivivere – attraverso l’ingestione del cuore e del sangue – nell’iniziato. E l’eroe sa bene che affrontare il “suo” drago significa guerreggiare con se stesso, suicidarsi come uomo vecchio per risorgere come uomo nuovo.
Del resto, in molte mitologie (quella cristiana compresa) gli episodi di uccisione del drago sono spesso accompagnati, quando non addirittura sostituiti, da elementi che sottolineano la familiarità o addirittura il rapporto d’insegnamento tra belva ed eroe. Insomma, elementi che adombrano una prova iniziatica. Drago crudele, drago sapiente, drago maestro: e magari sapiente perché vecchio, in quanto antico signore delle terre o delle acque che infesta. A questo punto l’occidentale, abituato all’equazione tra drago e diavolo, si chiede se per caso il bestione non gli si presenti, invece, come amico: e ricorda i buoni draghi cinesi, i draghi imperiali, i generosi mostri che portano il tuono e la pioggia, le terribili eppur paterne creature senza le quali il riso non crescerebbe e i fiumi non gonfierebbero.
Un grosso mistero da risolvere. Torniamo un istante al grande Jorge Luis Borges. Il drago possiede la capacità di assumere molte forme, che sono però imperscrutabili. Bisogna partire da qui: da questo drago-caos (o drago-inconscio?), che però è signore degli stati mutevoli dell’essere. Potenzialità ancestrale, il drago avvolge nelle sue spire l’intero cosmo; e non per caso gli antichi geografi raffigurano talvolta l’oceano come un enorme serpente circolare. Se può assumere molte forme, ciò dipende dal fatto che egli potenzialmente le possiede e le domina.
Il drago compartecipa dei quattro elementi: può essere creatura terrestre o addirittura sotterranea, acquatica, aerea e aver perfino familiarità con il fuoco. Il suo corpo, nelle sue molte varianti, rimanda a questo suo atteggiamento sintetico riguardo agli elementi costitutivi del mondo.
Che il drago sia animale ctonio, è risaputo: lo denotano come tale il suo strisciare, il suo abitare in grotte sotterranee, la sua attitudine a custodire tesori nascosti. Questo carattere tellurico del drago ci avvia già a una delle chiavi del nostro discorso. Le ricchezze, i tesori, si trovano sovente sottoterra; ma anche i cammini che conducono all’ Aldilà sono, in numerose mitologie, collegati a un viaggio che l’eroe deve percorrere fra grotte e sentieri sotterranei; e sovente questo viaggio è segnato dalle pégai le oscure e silenziose acque di sottoterra che è necessario attraversare su ponti pericolosi (la parola italiana “ponte” rinvia al sanscrito pantah, sentiero difficile, da cui deriva anche il greco pontos, acqua pericolosa). L’oro, le gemme, i chiusi palazzi o i giardini recintati di delizia si trovano sempre al di là di caverne e di ponti, di anfratti sotterranei e di cupe acque da varcare: e, per passare oltre, v’ è sempre un drago da vincere o da ammansire. Il suo corpo flessibile e sinuoso sembra alludere all’andamento labirintico del cammino verso il Potere, la Conoscenza o la Liberazione; esso mima il tormentoso sviluppo dei sentieri e dei fiumi di sottoterra.
Ma, se il serpente del Genesi, che attorcigliato attorno all’ Albero della Conoscenza incita l’uomo alla profanazione, è un “guardiano traditore” condannato per questo a strisciare e a esser vinto alla Fine dei Tempi, la figura del drago-guardiano, dai connotati che stavolta si fanno chiaramente ignei e uranici (la spada guizzante e fiammeggiante, simbolo della folgore), torna nel tessuto del racconto biblico attraverso il cherubino posto a guardia del Paradiso Terrestre. Il drago tellurico ci si presenta con due volti che sono, a loro volta, due “segni” rivelatori: da una parte è il custode del segreto, del luogo sacro, della ricchezza nascosta, e come tale il divoratore di chi tale segreto vuol profanare e di tale ricchezza si vuole appropriare; dall’altra è il rivomitatore dell’eroe, quindi il suo iniziatore.
Il drago ctonio- acqueo ha un contenuto mitico che allude e rinvia continuamente all’elemento femminile; è quanto si riscontra nella figura del mostro Tiamat, che nella mitologia babilonese è personificazione della potenza caotica dell’oceano primordiale vinta e uccisa dal dio Marduk, che tagliandone in due il corpo crea il mondo, separando – come dice la Bibbia a proposito del Dio Creatore – le “acque di sopra” dalle “acque di sotto”, il tehom del Genesi, gli Abissi. Il gigante dalle cento teste di serpente che vomitano fuoco e che ha nome Tifone, vinto da Zeus, è rappresentato a sua volta nella mitologia greca come figlio di Tartaro (l’ Abisso) e di Gea (la Terra).
Al drago dell’aria dev’essere in un certo senso accostato – in quanto simbolo cosmico – il drago gnostico che si morde la coda, già ricordato da Isidoro di Siviglia come il geroglifico egizio (annus quasi annulus) del tempo ricorrente, quindi dell’anno che incessantemente termina e ricomincia: l’ Ouroboros, “solvente universale” per gli alchimisti, capace di dissoluzione e di autofecondazione continua. Che il drago volante possa soffiare fuoco è una prova di più del suo carattere ambivalente, fecondatore e distruttore: il fuoco, in questo caso, sarà quello uranico del fulmine celeste.
Il Dragone dell’Apocalisse, mostro divoratore, non è anche mostro iniziatore: posto in agguato alla fine dei tempi, esso minaccia il Cristo Venturo, il Signore che verrà a imporre una “seconda creazione”, ancora una volta dividendo – nel gesto caratteristico dei creatori, dei giudici e degli eroi fondatori – non più le acque di sopra da quelle di sotto, bensì le pecore dai capri, i buoni dai rei. Se il Dragone Rosso vincesse, divorando il Nuovo Creatore, l’universo piomberebbe nel caos eterno; il Dragone Rosso è un anti-Ouroboros, che divora ma che non è capace di rigenerare.
Anche Israele però conosceva i suoi “buoni draghi”: così i cherubini forza del Signore, cosi il serpente di bronzo innalzato da Mose nel deserto a salvezza del Popolo Eletto e divenuto simbolo presso i cristiani del Cristo crocifisso. Il serpente mosaico della salvezza raggiunge cosi il simbolo ellenico del caduceo e si ricollega ai serpenti sapienti e portatori di salute del mondo indoeuropeo (dal simbolo kundalini del Tantra alla verga adorna di serpenti recata da Hermes psicagogo).
IN BREVE:
Il drago di terra
Rappresenta il Subconscio.
Oggetto sacro: Pietra di Fail
Punto cardinale: Ovest
Colore: Nero
Stagione: Fomhar (Autunno)
Pianta: Pioppo bianco
Giorno: Equinozio d’autunno
È il custode dei tesori nascosti nei tumuli sepolcrali, ed è ancora assopito, perché aspetta il risveglio della fine dei tempi. Rappresenta la coscienza che si sta risvegliando e il viaggio dell’anima tra una trasmigrazione e l’altra.
Il drago d’acqua
Rappresenta l’Inconscio.
Oggetto sacro: Calderone di Dagda
Punto cardinale: Nord
Colore: blu
Stagione: Geimhereach (Inverno)
Pianta: Abete bianco
Giorno: Solstizio d’inverno
È alla soglia dell’Altromondo, e ci guida verso il Mondo Sotterraneo. L’Inconscio che vede il sorgere della consapevolezza dei desideri irrisolti. Le potenzialità della psiche umana vengono sorvegliate dal drago, per impedirci di usarle in modo inappropriato. Simboleggia anche la trasmutazione e la profondità di sentimento.
Il drago di fuoco
Rappresenta l’Io, la Coscienza del Sé.
Oggetto sacro: Spada di Nuada
Punto cardinale: Sud
Colore: Rosso
Stagione Samhradh (Estate)
Pianta: Erica
Giorno: Solstizio d’estate
È il Fuoco Interiore, NWYRE (Kundalini), che circola nei centri psichici del corpo umano (Chakra). È colui che ci risveglia al nuovo Cammino palingenetico. I poteri interiori sono pericolosi, pertanto questo drago ci appare minaccioso per metterci in guardia; dobbiamo risalire i gradini della piramide senza affrettare il passo.
Il drago d’aria
Rappresenta la Super-coscienza.
Oggetto sacro: Lancia di Lugh
Punto cardinale: Est
Colore: Verde
Stagione: Earrach (Primavera)
Pianta: Ginestra
Giorno: Equinozio di primavera
Risveglia i livelli più alti della Coscienza e viene associato al Fulmine e al Tuono. Chi è alla ricerca dell’Illuminazione, riesce a trovarla, ma ad un livello superiore. L’Ispirazione è magica, perché ci mette a diretto contatto con l’Astrale. È il drago che ci può apparire anche nei sogni. Rappresentano le quattro Opere alchemiche della Nigredo, Viriditas, Albedo e Rubedo, egregiamente spiegate dal Gentili nel suo libro “La Luce di Kemi, le Fonti dell’Alchimia”,
DRAGO COME ARCHETIPO
Il drago rappresenta ciò che Carl Gustav Jung chiamava l’Ombra. L’Ombra è il nome di una serie di caratteristiche e impulsi che potrebbero essere consci, ma che vengono negati. Allo stesso tempo essi sono riconoscibili e visibili negli altri. Alcuni esempi di Ombra sono: egoismo, pigrizia, intrighi, fantasie irreali, indifferenza, ossessione per il denaro e la proprietà. L’Ombra è un archetipo potente, è il contenitore di tutto quello che ci è mancato nel bene e di tutto quello che abbiamo ricevuto nel male. É quindi il nostro Alter Ego, il Nemico, l’Antagonista, quello che nei miti e nelle fiabe interpreta il ruolo del cattivo e che spesso viene rappresentato sotto forma di mostro, drago o demone. Ogni nostra sofferenza deriva dal venire sopraffatti dall’aspetto negativo di un archetipo (il lato Ombra) che dobbiamo imparare prima a vedere e riconoscere, e poi a dominare, contrastare, opporgli resistenza.
La maggior parte della nostra Ombra deriva dalla repressione delle emozioni che scivolano nell’inconscio e diventano sempre più potenti perché non le viene permesso di esprimersi: l’Io deve imparare a riconoscere le emozioni negative ed esprimerle in qualche modo (catarsi, sport, arte, ecc.), perché solo così può contattare le emozioni positive che si trovano ad un livello più profondo.
IL DRAGO IN ALCHIMIA
“Putrefazione.”
I Saggi dicono che
Nella foresta c’è una belva selvaggia,
La cui pelle è della tinta più scura.
Se qualche uomo gli tagliasse la testa,
La sua nerezza scomparirebbe,
Lasciando il posto ad una bianco di neve.
Comprendi il significato di questa testa:
La nerezza è chiamata la testa del Corvo;
Non appena scompare,
Un bianco colore subito si manifesta;
Gli viene dato questo nome, privato della sua testa.
Quando la nera tonalità della bestia è svanita in un fumo nero,
I saggi gioiscono
Dal profondo dei loro cuori;
Ma essi lo mantengono un segreto chiuso,
Perché nessun uomo stolto possa saperlo.
Però, ai loro Figli, con gentilezza di cuore,
Lo rivelano in parte nei loro scritti;
Coloro che ricevono questo dono
Lo godano quindi in silenzio,
Perchè Dio avrebbe voluto tenerlo nascosto.
(Lambspring “De Lapide Philosophico”)
“La Terra è nera e dentro di sé, È il nostro emotivo drago interiore che distrugge la nostra coscienza vergine, come quando appare nel conscio esprimendo negatività quali l’invidia, la gelosia, l’odio, eccetera (Fulcanelli). Metaforicamente è il drago nero solfureo, che nasconde una bianca principessa al suo interno (la purezza della coscienza), che deve essere liberata, così come nelle favole il prode cavaliere giunge a liberare la bella principessa prigioniera.
Il cavaliere, simboleggiato dallo zolfo, assume anch’esso molti ‘aspetti allegorici’: è Ares/Marte, Cadmo, Perseo, Ercole, Longino, San Giorgio…tutti coperti dalla ‘corazza’ e armati di ‘spada’ di acciaio per uccidere il ‘drago ‘e liberare la ‘principessa’, la Vergine Bianca. È il principio igneo, chiamato zolfo dei filosofi: Ares-Marte per i Latini-è collegato al ferro e di questo elemento Fulcanelli scrisse: “Agli occhi del saggio ,il ferro è incomparabilmente più nobile dell’oro…contiene molto zolfo stabile, di un colore rosso scuro”. In alcune storie in cui il drago viene sconfitto e ammansito, esso viene penetrato da una lancia con la punta di ferro. Il ferro veniva sempre considerato un metallo speciale, poiché si trovava nei meteoriti. In quanto metallo associato a Marte, il ferro ha una forza attiva, distruttiva.
questo ci introduce alla conoscenza della prima delle tre fasi della Grande Opera: l’Opera al Nero, o Putrefazione. Il drago morto subisce una trasmutazione. La morte del drago non è una fine, ma l’inizio della Grande Opera a mezzo della Vergine Bianca (Albedo). Dal drago morto si levano vapori e sostanze volatili, come si vede nelle immagini alchemiche. Altrimenti detto, la terra è parzialmente trasformata in acqua e ascende sotto forma di vapore..
L’uccisione del drago richiama anche un evento cosmico. È la penetrazione della materia prima come oceano primario, o caos primario del fuoco segreto o spirito divino.
Il Drago è alchemicamente identificato con il Mercurio
Lo Zolfo è convocato proprio per poter “pensare” il mercurio, essendo un minerale che ne ha caratteristiche totalmente opposte (facilmente infiammabile e si fonde con estrema facilità penetrando negli interstizi dei corpi e saldandoli tenacemente)
Il mercurio è quindi una materia sbagliata e inquietante ma che lascia intravedere dentro di sé la possibilità di una materia perfetta che racchiude l’oro. Per questo motivo non troveremo mai in alchimia il drago come simbolo della pietra filosofale.
MA Dal Mercurio dei Saggi derivano tutti i corpi dell’Universo, ed è all’origine dei sette metalli primari, così come la luce bianca origina i 7 colori del prisma, che si possono ridurre ancora alla luce bianca. Quindi, anche i sette metalli si possono ‘ricondurre’ al Mercurio dei Filosofi. Ai sette metalli corrispondono i sette pianeti dell’astronomia e dell’astrologia antica.
Dalla testa morta del Drago dovrà rinascere lo Spirito divinizzato, La separazione della prima opera deve ora divenire unione delle due opposte nature per dare origine all’androginia, la perfetta fusione tra maschio-femmina, tra Dio e l’uomo, risultato della Seconda Opera da cui nasce il mercurio filosofico differente dal mercurio dei saggi che lo ha generato. Ora, il nostro prodotto, chiamato anche uovo filosofico (fase gialla “cintrinitas”) , deve essere sottoposto alla terza prova, quella del fuoco. Incessantemente, la nostra materia continua ad incorporare l’energia ‘radiante’ perciò aumenta notevolmente di peso. L’alchimia è chiamata anche Arte della Musica perché in questa fase si producono sette suoni, sette sibili in scala armonica crescente che indicano il buon andamento delle operazioni. Su di esse l’artista deve modulare il ‘fuoco’ adattandolo in perfetta armonia con il cambiamento delle note. Visivamente, gli è impedito di vedere cosa accade nel suo ‘composto’ poiché sulla superficie è comparsa una sorta di crosta calcarea, il ‘guscio dell’uovo’ appunto.
Il discepolo di Fulcanelli, Eugene Canseliet così descrive l’emozione della fase finale: “Dunque, grazie a queste note, voi seguite il procedere della grande cozione fino alla pietra al rosso. Voi seguite così il passaggio dei pianeti, dei colori…l’uovo si apre, il guscio si spezza e allora appare, tra le ceneri…il rubino centrale (Rubredo). È la pietra. La sua forza può essere molto differente. In seguito la si moltiplica, per aumentare la sua forza, con il mercurio che si è messo da parte a questo scopo”.
citazione da Aurelia Occulta, contenuta nel Theatrum Chemicum:
“lo sono il drago che stilla veleno, che è ovunque e che si può ottenere a buon mercato. Ciò su cui riposo e ciò che riposa sopra di me, sarà trovato dentro di me da coloro che perseguono la loro indagine in armonia con le regole dell’ Arte. La mia acqua e il mio fuoco distruggono e uniscono; dal mio corpo si possono estrarre il leone verde e quello rosso. Ma se non avrete una conoscenza esatta di me, i vostri cinque sensi saranno distrutti dal mio fuoco. Dalle mie narici sprizza un veleno che ha arrecato la morte di molti. Perciò dovreste separare attentamente ciò che è spregevole da ciò che è nobile, se non vorrete soffrire la miseria più nera. Vi faccio dono dei poteri del maschio e della femmina e anche di quelli del cielo e della terra. I misteri della mia arte devono essere trattati con coraggio e grande apertura mentale se vorrete conquistarmi con il potere del fuoco, perché in verità già un grandissimo numero di persone è stato prostrato dal dolore, hanno perduto le loro ricchezze e tutto il tempo profuso. Io sono l’uovo della natura, noto solo ai saggi … Dai filosofi sono chiamato Mercurio; la mia sposa è l’oro [filosofico]; io sono il vecchio drago, che si trova in qualsiasi punto del globo terrestre, padre e madre, giovane e vecchio, fortissimo e debolissimo, morte e risurrezione, visibile e invisibile, duro e morbido; discendo sulla terra e ascendo ai cieli, sono il più alto e il più basso, il più leggero e il più pesante; spesso in me l’ordine naturale è sovvertito, in quanto ai colori, al numero, al peso e alla misura; io contengo la luce della natura; io sono le tenebre e la luce; promano dal cielo e dalla terra; sono conosciuto e ancora non esisto del tutto; per virtù dei raggi del sole tutti i colori brillano in me e tutti i metalli, io sono il carbonchio del sole, la più nobile terra purificata, per mezzo della quale potreste cambiare rame, ferro, stagno e piombo in oro».
Bibliografia:
F.Cardini – Mostri, Belve, Animali Nell’immaginario Medievale \ 1 – Alla ricerca di un codice interpretativo
Sito web: http://rici86.altervista.org/celti/drago.php
C.G.Jung – L’uomo e i suoi simboli
C.G.Jung – Psicologia e alchimia
Lambspring – De lapide Philosophico (trad. di Nicholas Barnaud Delphinas)
Fulcanelli – Le dimore filosofali
G.Bonerba – Assiologia implicita e assiologie figurative: I ragionamenti alchemici
B.Valentino – Azoth, ovvero l’occulta opera aurea dei filosofi
Molto interessante. In molte culture, la simbologia del drago è paragonabile o collegata, in una maniera o l’altra, con la figura del serpente. vedi anche qui : https://simbolisignificato.it/totem-animali-nativi/serpente-simbolo
La simbologia legata alla interiorità e a certe informazioni sul dualismo, la caverna, la fluidità, la rinascita, e molti altri significati sono collegati ad entrambi i simboli.