Scheda:
Titolo: Lei. La donna eterna
Titolo originale: She: A History of Adventure
Autore: H. Rider Haggard
Editore: Ipoc
Genere: fantasy
Pagine: 322
Data di pubblicazione: 1887
Data di ultima pubblicazione italiana: 2015
Prezzo: € 16,00
Disponibile anche in formato ebook
Trama: Che Lei non muoia mai è testimoniato non solo da questo omonimo romanzo di uno dei capostipiti del genere fantasy, scritto nel 1887, e che ha venduto ottantatré milioni di copie, tradotto in quarantaquattro lingue, e in italiano apparso per la prima volta nel 1928 con il significativo titolo La donna eterna. Lei non muore mai perché ha certamente ispirato tanti autori che si sono cimentati in opere di narrativa con caratteristiche analoghe e che godono di grandissimo successo ai giorni nostri; pensiamo per esempio alla saga di Harry Potter di J. K. Rowling. Lei non muore mai perché “ce n’è sempre una sola ed è sempre la stessa, fuori dal tempo”: da qui la sua contemporaneità, in culture e tempi radicalmente diversi. E non sorprende dunque che, come riferisce l’autore della postfazione, Freud ne parli raccontando un suo sogno, Henry Miller ne faccia il suo “monumento”, e Carl Gustav Jung prenda la Regina Ayesha – Lei – come esempio della forma archetipica di anima: guida e mediatrice verso il mondo interiore. Ieri come oggi.
Commento:
La donna eterna di H. Rider Haggard è considerato uno dei classici della letteratura fantastica in quanto ha riscosso un enorme successo, riuscendo a vendere milioni di copie in tutto il mondo. Invero questo libro è stato pubblicato inizialmente a puntate sulla rivista inglese The Graphic tra l’ottobre 1886 e il gennaio 1887. Parimenti, in Italia, è uscito su La Domenica del Corriere, dal 1901 in avanti.
Questa opera appartiene al genere definito “mondo perduto” nel quale il tema centrale è il ritrovamento di un luogo esotico, sconosciuto in cui sono presenti elementi anacronistici, talvolta mostri enormi e dinosauri. Il filone è stato avviato da Jules Verne con Il Viaggio al centro della Terra di Jules Verne (1864) e continuato da H. Rider Haggard con Le miniere di re Salomone del (1885), Rudyard Kipling con L’uomo che volle farsi re (1888), Arthur Conan Doyle con Il mondo perduto (1912), Edgar Rice Burroughs con La terra dimenticata dal tempo (1918), A. Merritt con Il pozzo della luna (1918-1919) e Howard Phillips Lovecraft Alle montagne della follia (1936).
Probabilmente affascinato dai suoi soggiorni in Africa durante il periodo in cui ha svolto la professione di funzionario governativo per conto dell’Impero britannico, H. Rider Haggard ha scritto La donna eterna, una delle prime opere in cui sono ravvisabili gli elementi costitutivi del fantasy(1), che ha contribuito ad influenzare generazioni di lettori e scrittori, e al quale si sono ispirati numerosi registi cinematografici.
Per fornire maggiore credibilità al suo romanzo, H. Rider Haggard riferisce di non essere l’autore della predetta opera ma di aver ricevuto un manoscritto da Orazio Holly in cui quest’ultimo narra le incredibili avventure che ha vissuto in un territorio incontaminato, pregandolo di non diffondere le informazioni in esso contenute se non dopo la sua morte.
La vicenda è raccontata in prima persona e dal punto di vista di Orazio Holly, il quale ci riferisce del viaggio condotto da lui insieme a Leo Vincey, suo figlio adottivo, nel bel mezzo di un territorio sconosciuto dell’Africa orientale (nei pressi dello Zambesi). Qui una popolazione simile ai somali, gli Amahagri, adora come divinità Ayesha, “Colei a cui devesi obbedienza”, una donna immortale dalla pelle eburnea, dotata di poteri soprannaturali, che vive in una enorme caverna preistorica. Tale zona è rimasta inalterata nel corso del tempo poiché è circondata da paludi mortifere che escludono la possibilità all’uomo di accedere a questi luoghi. Ma anche se qualcuno riuscisse a superare la barriera naturale e gli animali feroci che la frequentano, verrebbe catturato, torturato, ucciso e divorato dagli Amahagri.
Il personaggio maggiormente sviluppato è Orazio Holly. Costui è un professore dell’Università di Cambridge al quale la natura ha giocato uno scherzo beffardo, poiché da un lato gli ha assegnato un intelletto sopraffino, mentre dall’altro gli ha conferito fattezze animalesche che lo rendono simile ad una scimmia. A dispetto di ciò, Orazio ha un carattere altruista, coraggioso e una possanza fisica erculea che non esita ad sfoderare nei momenti di pericolo e che non di rado riesce a toglierlo dai guai. Tutta la sua vita è in funzione di Leo, che ama come un figlio vero. Dal canto suo, questi ha una bellezza non comune che lo rende simile ad Apollo e può vantare nobili natali. Sarà proprio un documento risalente all’antichità, lasciato dal suo padre naturale ad Orazio, a spingerlo all’interno del continente africano per comprendere le sue reali origini.
Checché se ne dica, la prosa è elaborata, di gran lunga superiore a quella dei romanzi che oggi vengono messi in commercio, le descrizioni sono tanto meticolose che ci permettono di visualizzare nitidamente gli splendidi paesaggi dell’Africa orientale e l’azione priva di sosta. Cosa assai non comune.
Qualche commentatore ha sostenuto che questo romanzo sia intriso di razzismo, darwinismo e maschilismo. Ritengo tale considerazione banale, posto che la presente opera è figlia del suo tempo e in quell’epoca storica era naturale per ogni uomo occidentale di cultura media avere determinate concezioni, che oggi possiamo tranquillamente considerare superate.
Idee politiche a parte, è indubbio che La donna eterna di H. Rider Haggard sia una pietra miliare della letteratura dell’immaginario, imprescindibile per ogni amante di fantasy.
Note:
- ALEX VOGLINO, Le radici della fantasia eroica, in Enciclopedia della Fantascienza, Heroic Fantasy, a cura di Lin Carter, Fanucci, 1979, Roma.
Autore: Henry Rider Haggard (1856-1925), scrittore britannico, ebbe l’opportunità di viaggiare moltissimo in qualità di funzionario della Dominions Royal Commission; fu nominato Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1919. Autore di oltre quaranta libri, che hanno ispirato scrittori e registi, deve la sua consacrazione al celeberrimo Le miniere di Re Salomone (1885).