Recensione Fantasy: “Non prima che siano impiccati” (Before They Are Hanged, 2007) – Trilogia La Prima Legge Volume 2 – di Joe Abercrombie

non_prima_che_siano_impiccati_cover_1Glokta l’inquisitore ha un compito arduo da portare a termine: riorganizzare le difese d’una città su cui sta per piombare come un branco di lupi un nemico implacabile, e risolvere il giallo della scomparsa del suo sfortunato predecessore. Intanto dalle oscure terre del nord, un’orda sterminata guidata dall’implacabile Bethod sta per attraversare con le peggiori intenzioni i confini dell’Angland.  Chiamato a far da barriera alla terribile minaccia, è un esercito male organizzato e inesperto alla cui testa è l’inetto principe Ladisla.  Un’impresa davvero disperata per il colonnello West, un veterano dalla mano ferma e rotto a ogni esperienza sul campo di battaglia; ma proprio per questo dotato d’un realismo a tutta prova, che lo spinge ad accettare fra le sue fila scalcinate un manipolo di audaci e feroci mercenari provenienti dal nord. Frattanto il primo mago Bayaz guida un gruppo di guerrieri in un viaggio denso d’insidie, fra lande desolate e antiche rovine di civiltà perdute. L’appello dell’ardimentosa pattuglia è presto fatto: Jezal dan Luthar, il selvaggio Logen detto Novedita, la fascinosa ma spietata Ferro Maljinn, l’apprendista stregone Malacus Quai e l’esperto navigatore Piedelungo. Così traversando deserti sconfinati, foreste impenetrabili, picchi strapiombanti e impenetrabili foreste in cui tengono mortale agguato torme di Gurkish sanguinari, oscure maledizioni e inconfessabili orrori, si dipana un nuovo e avvincente capitolo della saga abercrombiana. Come andrà a finire? Molte domande attendono risposte, misteri insondabili d’essere risolti e perigliose avventure d’essere vissute. Per farlo non occorre la magia di Bayaz, né il cuore intrepido di West, ma lasciarsi guidare dalla penna sicura e truculenta dell’autore.


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  • Tredici lame (Sharp Ends, 2016) (Mondadori, 2017).

Titolo: Non Prima Che Siano Impiccati | Titolo Originale: Before They Are Hanged, 2007 | Autore: Joe Abercrombie | Saga: Trilogia La Prima Legge (The First Law) Volume – Secondo Volume | Edizione Italiana: Gargoyle Books, 2013 | ISBN-10: 8898172494 | ISBN-13: 978-8898172498 | 703 pagine | Prezzo: 19,90€

before-they-are-hanged-uk-pbChi da un fantasy s’attende mondi fatati, gnomi, folletti, maghi, guerrieri impavidi che volano al salvamento di leggiadre fanciulle; rischia di rimanere deluso, perfino frastornato dalle storie di Joe Abercrombie.  Molto s’è scritto su questo giovane e brillante autore britannico, che alcuni hanno addirittura paragonano al barbuto guru della fantasy statunitense George Raymond Richard Martin.  Paragoni e similitudini a parte, è indubbio che l’autore della trilogia de The First Law dispone di un notevole talento, che lo assegna con pieno titolo trai maggiori scrittori fantasy contemporanei.

Certo, l’opera abercrombiana non possiede il fascino fiabesco della Rowling, né il solenne e poderoso incedere narrativo e la dimensione mitologica di Tolkien (ma questo era fuor d’ogni dubbio), però si evidenzia per una certa originalità e per uno stile di scrittura peculiare che deborda dalla consuetudine della narrativa fantasy tradizionale: e questo non è cosa di poco conto, in tempi di grave e perpetuato conformismo letterario, in cui schiere di epigoni, da far impallidire per numero le feroci avanguardie degli orchi di Saruman, ingaggiano epiche lotte per assicurarsi il primato della banalità.  Allora vien da chiedersi, dove risieda la ragione del grande successo delle sue opere, che negli ultimi tempi non sembrano voler più discendere dalle classifiche delle vendite, cui sono giunte con sorprendete e irresistibile rapidità. Ma basta leggere qualche capitolo de Non prima che siano impiccati, per farsi un’idea precisa della sua potente vena narrativa e del suo stile di scrittura decisamente innovativo per la letteratura fantasy.

Abercrombie è crudo, financo spietato, proprio come alcuni dei suoi personaggi. Non teme le forme del grottesco, né si preoccupa di ledere qualche cuore sensibile, magari troppo abituato alla melliflua presenza delle creature della Meyer. Si potrebbe dire che il suo stile è fantasy scorretto, una provocazione alle immagini da sogno, e alle meravigliose atmosfere cui indugiano molte opere congeneri. Ovviamente la narrativa in esame abbonda da sempre di sequenze d’azione e di battaglia. Pur tuttavia, a rubare la scena, sono solitamente, il coraggio dei buoni (che lo sono per davvero), che tra l’altro in ossequio dell’immagine sempre verde di principi sempre azzurri, sono belli come adoni e puri come arcangeli.  Ma le epopee del padre di The Heroes, che non è un sognatore, un delicato celebratore di virtutes immaginifiche e bellezze classicheggianti; ma semmai il sacerdote d’un rito narrativo fatto di violenza e verisimiglianza guerresca, hanno il sapore del ferro e l’odore del sangue.

before-they-are-hanged-us-pb-2015I suoi eroi sono di frequente dei personaggi spregiudicati, cinici, spesso crudeli. Ma lo sono per necessità. Se uccidono o combattono, non lo fanno per amor della bella morte o per trovar posto in un qualche pantheon della mitologia nordica. Essi si battono e lo fanno spesso, unicamente per sopravvivere, o per portare a termine la loro missione.  Per questo sono meno valorosi? Non credo, sono solo più realistici, e irrimediabilmente umani. Nulla a che spartire coll’invincibile e ultraterrena inconsistenza di altri protagonisti del genere, più preoccupati delle loro pose che delle lance del nemico. Abercrombie è da questo punto di vista un innovatore, e ciò basterebbe per renderlo degno della nostra attenzione. Riesce in molti casi ad essere avvincente, ricorrendo talora a scene dal gusto splatter, in cui si ha quasi l’impressione cinematografica d’essere sul luogo dello scontro, a pochi passi dalla morte. Inoltre lo scrittore di Lancaster, ha il pregio d’una certa ironia, anche se un po’ fosca e spesso disincantata; e il dono d’una chiarezza espositiva non orfana di efficaci descrizioni e di qualche digressione poetica peraltro calzante.

Ad una più attenta analisi sull’essenza del mondo creato da Abercrombie, si scoprono delle assonanze e dei profili genetici (sul versante letterario), interessanti.

Innanzitutto l’autore d’oltremanica, si è preoccupato di donare ai suoi personaggi un universo mitico, ancorché realistico in cui muoversi (un’operazione notevole in se). Così si viene a conoscenza di antiche maledizioni, di civiltà scomparse, di imperi decaduti e sepolti dalle sabbie del tempo.  Tutto ciò ricorda e da vicino, il genere chiamato fantasy eroica, il cui fondatore il grande Robert Ervin Howard non disdegnava affatto la brutalità e la forza fisica dei suoi beniamini. Ciò in ossequio alla miglior tradizione di certa letteratura americana, e alle pubblicazioni pulp alla Weird Tales, meno sofisticate degli scritti di C. S. Lewis, ma di sicuro effetto. E qui ci sembra che Abercrombie si inserisca in questo solco, quello alla sword and sorcerers; anche se molto sword e poco sorcerers.

Fin qua i pregi d’un lavoro certamente apprezzabile, raccontato seguendo la formula dello intreccio, con isolati ricorsi all’analessi; ma che non è privo di alcune pecche. Accanto a certe sequenze un po’ prolisse, come quella dell’interminabile viaggio del drappello guidato da Bayaz, che nello schema (stavolta classico) del viaggio iniziatico, presenta i vari personaggi anche nelle loro psicologie, vi sono dei cliché evitabilissimi. Esemplare è il principe Ladisla: il classico esempio di vanaglorioso, viziato e imbelle rampollo d’aristocratico lignaggio. Un personaggio quasi banale e del tutto prevedibile, di cui non s’avvertirebbe certo la mancanza. L’altro elemento che a un lettore attento, potrebbe risultare fastidioso e di dubbio gusto, è la scelta (ma qui potrebbe in parte essere colpa della traduzione in italiano) di termini troppo moderni, considerando che a parlare sono persone vissute in un imprecisato ma lontano passato (difetto comune però a molti autori anglosassoni. Ne sono osceni esempi alcuni romanzi sull’antica Roma , in cui par di ascoltare due tassisti newyorkesi in luogo di legionari e senatori); e di cui sfortunatamente anche Abercrombie sembra affetto.

Valga per tutti un imperdonabile ok, a pagina 107 rigo V, traduzione scellerata e anacronistica del più elegante e british, “all right”.  A questo punto, chi dovrebbe leggere Non prima che siano impiccati? Il libro naturalmente è adatto a tutti coloro che amano il genere, o che sono alla ricerca d’una lettura avvincente e ricca d’azione. Non mancano le suggestioni legate a paesaggi selvaggi e incontaminati, come pure la descrizione dettagliata di ambienti e personaggi, spesso peculiari.

Non resteranno delusi gli appassionati del ferro e degli scontri all’ultimo sangue, che non avranno di che lamentarsi. Solo ci sentiamo di avvertire quelle anime delicate, e gli estimatori della fantasy più eterea: che nel mondo di Abercrombie, non v’è traccia di gnomi e folletti, i quali in caso contrario, correrebbero il serio rischio di finire nel menù di Novedita e compagni.

Max Gobbo

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