

Ho riflettuto sulla possibilità di scrivere un’unica recensione per Sì, Oscuro Signore e Kragmortha. Nonostante infatti l’ambientazione dei due titoli sia la stessa, i giochi valutati all’interno di questo articolo non possono propriamente essere racchiusi nello stesso genere. Da un lato abbiamo un narrativo, dall’altro una sorta di party game che richiama molto le meccaniche di giochi stile Vudù. Quando però ho provato per la prima volta Kragmortha, ho pensato che se avessi scritto due recensioni diverse avrei esposto le stesse considerazioni per entrambi.
Cominciamo con Sì, Oscuro Signore. Durante la partita un giocatore interpreterà l’Oscuro Signore inviperito per qualcosa che i servitori goblin, gli altri giocatori, hanno combinato. A questo punto ogni partecipante dovrà inventare delle scuse assurde utilizzando i temi delle carte in proprio possesso e scaricando la colpa sugli altri, interrompendo in alcuni casi (se si hanno le carte giuste) gli altri giocatori. Se un giocatore inizia a balbettare o incastra parole a caso si becca un’occhiataccia. Alla terza, dopo aver cercato di farsi perdonare dall’oscuro signore con una supplica, muore e si becca una punizione, solitamente corporale.
Ammetto che il gioco presenta diverse falle, spesso non si capisce quante carte si possono giocare o quando è possibile interrompere, ma fra amici il tutto risulta molto divertente e permette di passare dei momenti spensierati.
Molto più specifico è Kraghmortha, dove i goblin in questione devono muoversi e spintonarsi o muovere lo stesso Signore Oscuro che, una volta finito nella casella di uno dei servitori, lancerà una maledizione. Anche in questo caso si tratta di maledizioni fisiche da eseguire per il resto della partita. Il giocatore così sarà costretto a giocare l’intera partita con la testa appoggiata sul tavolo o la lingua di fuori. Alla terza maledizione verrà calcolato chi ha fatto più punti e si decreterà il vincitore.
Interessanti alcune maledizioni che consistono nell’eseguire una determinata azione se accade un particolare evento (se viene, per esempio, nominata una particolare parola durante il turno). Nel caso in cui ci si dimentichi di farlo la punizione bisognerà pescare una nuova maledizione.
Concludendo, direi che l’obbiettivo comune d’entrambi i giochi è quello di farla passare male a qualcuno esattamente come farebbe un subdolo goblin.
Obiettivo raggiunto? Assolutamente sì. Ci si ritrova a essere davvero cattivi e, se magari in altri giochi possono attuarsi delle eccezioni per non farsi odiare, nel mondo di Rigor Mortis il modo migliore per divertirsi è quello di non far sconti a nessuno.
La componentistica di entrambi i titoli è gradevole, anche se i disegni di Kragmortha sembrano un po’ riciclati. Entrambi i titoli sono di fascia bassa e le regole si spiegano in un paio di minuti.
Non sono sicuro di riuscire a dire fra i due titoli quale sia il migliore. Kragmortha e Sì, Oscuro Signore sono entrambi titoli divertenti che danno la possibilità a tutti, per una volta, d’impersonare un servitore vigliacco piuttosto che il classico potente signore del male. Sconsigliato per chi ha amici senza senso dell’umorismo o con la puzza sotto il naso.
Si ringrazia il gruppo Nerditopia per avermi dato la possibilità di testare Kragmortha.