Urano, Krono e le origini

Articolo di Gotico, tratto dal sito Centro Studi La Runa.


Secondo la mitologia greca, in principio era la Notte. La sua immensa oscurità avvolgeva il tutto. E secondo gli Orfici, la Notte fecondata dal Vento generò un uovo d’argento.

Nella Notte è facile vedere il Non-Essere primordiale, privo di ogni forma, di cui parla anche la metafisica indù. Il soffio del Vento invece ci ricorda lo Spirito del Dio creatore.

La Notte e il Vento formano la prima coppia primordiale. La notte evoca il polo femminile: con la sua assoluta vacuità, essa è grembo primordiale che riceve il guizzo di vita e alimenta in sé la prima forma: l’uovo primigenio. La folata di Vento esprime invece la prima irruzione della forza fecondatrice virile, forza creatrice allo stato puro, priva di ogni concupiscenza.

Dall’unione della coppia primordiale viene concepito un uovo d’argento. Il colore argenteo evoca il colore del seme maschile: siamo di fronte al primo germe di vita. Secoli dopo la elaborazione di questa mitologia, dirà Francesco Redi, nell’atto di confutare la teoria della generazione spontanea: “omne vivum ex ovo”. Ogni vita scaturisce da una vita precedente e l’embrione di tutte le vite è questo uovo primordiale generato da una coppia divina metafisica.

L’uovo si apre e con esso l’universo si espande. Questa visione mitologica sembra quasi anticipare l’idea contemporanea del Big Bang. L’idea di un punto originario che si espande producendo lo spazio-tempo. L’uovo primordiale della mitologia greca si apre: le due parti del guscio diventano il cielo e la terra. In basso la metà terrena ovvero il mondo delle sostanze materiali, delle particelle, poi dei metalli e dei minerali. In alto la metà celeste ovvero la dimensione sottile delle informazioni, dei “disegni intelligenti” che guidano le leggi dell’universo, le leggi di sviluppo degli esseri viventi. Dall’uovo sguscia Eros: l’amore come forza creatrice originaria. È la forza carica di desiderio che mette in moto l’universo. Questa potenza primordiale agisce nelle grandi forze cosmiche, nella forza di attrazione che fa ruotare i pianeti attorno al Sole, nella forza che spinge gli organismi cellulari a dividersi e moltiplicarsi, che spinge la vegetazione a ricoprire la terra e a innalzarsi verso il Sole. È sempre questa forza che suscita gli istinti degli animali, spingendoli ad accoppiarsi secondo la specie e a moltiplicarsi. Ed infine è la libido che agisce nell’inconscio degli uomini.

Questo Eros uscito dall’uovo delle origini, e perciò definito dagli Orfici come Eros Protogonos (il primo nato), spinge cielo e terra ad accoppiarsi. Presso i Greci, il dio primordiale del Cielo aveva nome Urano, suono molto simile al Varuna degli Indiani. Urano è colui che copre la terra e la feconda.

Quando già era sorta l’alternanza tra la Notte ed Emera (il Giorno luminoso, partorito appunto dalla Notte), Urano attendeva il momento propizio per accoppiarsi con Gea. L’unione avveniva appunto dopo che era avvenuto il passaggio dalla luce alla oscurità della Notte. Nella notte dunque avveniva la sacra unione, e nella oscurità si rinnovava il momento iniziale dell’universo, quando dal buio venivano alla luce nuove forme. E tuttavia Urano odiava i frutti del suo congiungimento, non appena nascevano nuovi esseri da Gea, egli li rinserrava in una cavità della Terra stessa. Un mito misterioso, arcaico, che lascia trapelare un profondo senso metafisico. Forse lo capiremo se continuiamo a seguire il filo della storia.

Gea genera tanti figli ad Urano, ma nessuno di essi riesce a vedere la luce: rimangono tutti in una condizione di sospensione prenatale. Ma ecco, uno dei figli di Gea ha un arma tra le mani: è una falce. Il figlio si chiama Krono, un nome che riecheggia quello del tempo: Kronos. Krono falcia, taglia il membro virile del padre, lo detronizza, si insedia al suo posto come nuovo Signore Universale. Ecco che allora Krono fa balzare dalle viscere della terra i suoi fratelli: i potenti Titani. Uno a uno si alzano in piedi, in rapida successione. Tante nuove forme scorrono sulla linea dell’orizzonte, in rapido divenire. Con Kronos, la creazione si è messa in moto, è apparso il tempo: la durata crono-logica.

Dunque Urano è un Dio creatore primordiale, legato alla dimensione della eternità, che genera figli ma non ancora consente loro la nascita (ovvero l’apparizione nella dimensione della temporalità); viceversa Krono consente ai suoi fratelli di “nascere”, di venire alla luce nello spazio e nel tempo. Ma anche Krono è un Dio crudele. Perché tutto ciò che nasce necessariamente va incontro a un triste destino.

I fratelli di Kronos sono i dodici Titani. Tra di loro Oceano, la grande corrente marina, che porta agli uomini abbondanza di pesci; Rea, la fluente, colei che sempre scorre, degna sposa di Kronos. E poi Temi, la Legge Kosmica; Mnemosine, la Memoria profonda; e ancora Febe, la Splendente e Iperione colui che è su in alto. Di questa generazione di fratelli Kronos è appunto il più giovane. Ma è anche il Vincitore. Egli falcia il membro virile del padre; la sovranità cosmica passa allora da un Dio che non consente alle cose di nascere-e-crescere, perché legato ancora alla dimensione dell’eternità, ad un Dio più giovane che crea il divenire e finalmente consente ai suoi fratelli di nascere, crescere, svilupparsi.

Il membro virile di Urano cade nel mare e spumeggia fine alle rive. Da lì nasce Afrodite, sorge l’eterea forza della natura germogliante. Dal sangue sparso di Urano nascono le Ninfe che animano i boschi e le fonti; nascono i Giganti, esseri elementari dotati di forza scatenata; ma soprattutto nascono le Erinni, le dee della vendetta. Kronos mettendo in moto l’universo ha creato il divenire, ha creato i rapporti di causa-effetto, ha creato anche ciò che gli Indiani chiamerebbero il Karma, ovvero il contraccolpo fatale alle azioni che ognuno produce. Le vendicative Erinni incarnano il senso del Karma, nate dal sangue di Urano esse si agitano nel sangue umano, terrorizzano i rei di gravi delitti, spingono i familiari delle vittime alla vendetta. Kronos ha messo in moto il tempo, dunque le cause cominciano ad essere seguite dagli effetti, le azioni dalle reazioni, le colpe dalle vendette. In maniera inesorabile. “È il Karma” direbbero gli Indù; è il senso della tragedia come vedremo nella successiva storia greca.

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