Recensioni: “Il sapore della vendetta” (Best Served Cold, 2009) di Joe Abercrombie

Recensione di Mariateresa Botta.


Primavera in Styria. E vuol dire guerra. C’erano stati diciannove anni di sangue. Lo spietato Granduca Orso è in lotta con l’Alleanza degli Otto, e insieme hanno macchiato di rosso la terra bianca. Mentre gli eserciti avanzano, le teste rotolano e le città sono in fiamme, dietro le quinte bancari, preti e forze antiche e oscure giocano una partita mortale per scegliere chi sarà fatto re. La guerra potrebbe essere un inferno, ma per Monza Murcatto, la Serpe di Talins, la mercenaria più celebre e temuta alle dipendenze del Duca Orso, è un modo dannatamente buono per fare soldi. Le sue vittorie, però, l’hanno resa troppo famosa, per i gusti del suo committente. Tradita, abbattuta in battaglia e lasciata a morire, la ricompensa di Murcatto è un mucchio di ossa rotte e una fame ardente di vendetta. A qualunque costo, sette uomini dovranno morire. Tra i suoi alleati: l’ubriacone meno affidabile della Styria, il prigioniero più pericoloso, un assassino ossessionato dai numeri e un barbaro che vuole solo fare la cosa giusta. Il numero dei suoi nemici è almeno la metà della nazione. E tutto questo prima che l’uomo più pericoloso del mondo venga mandato a cercarla e a finire il lavoro che il Duca Orso ha iniziato… Primavera in Styria. E vuol dire vendetta.

Titolo originale: Best Served Cold | Edizione originale: 2009 | Edizione Italiana: 2014, Gargoyle Books | Pagine: 796 | Rilegato con sovraccoperta | Prezzo di copertina: 24€ | ISBN: 978-8898172306


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  • Tredici lame (Sharp Ends, 2016) (Mondadori, 2017).

Best served cold, questo il titolo originale del primo stand alone ambientato nell’universo della Prima Legge immaginato dall’autore inglese Joe Abercrombie.

Abercrombie. Lord Grimdark. Infine ci incontriamo.

Il sapore della vendetta è un romanzo moderno che racconta di cose antiche quanto l’uomo, di pulsioni ataviche primordiali: rancore, ferocia, desiderio di rivalsa. In una parola: vendetta. Probabilmente, il primo sentimento che ci distinse definitivamente da tutti gli altri animali, quel preciso giorno in cui scendemmo dagli alberi e ci accorgemmo che una pietra, debitamente utilizzata, poteva essere altrettanto efficace a spaccare teste quanto a spaccare noci.

Non a caso si usa dire “sete” o “fame” di vendetta. Proprio come questi due istinti fondamentali, la vendetta è una pulsione irrefrenabile che, una volta risvegliata, tormenterà il corpo, la mente e persino lo spirito fino a quando non avrà rosicchiato, masticato e consumato l’oggetto della sua fame – o sete.

E così Monza Murcatto, indiscussa – ma assai discutibile – “anti-eroina” della nostra “antica” storia.

Il suo amato fratello sgozzato; lei percossa e mutilata. Gettati entrambi giù da una montagna. Sopravvissuta per miracolo, rimessi insieme alla bell’e meglio i pezzi maciullati del suo corpo, un solo pensiero la anima mantenendola in vita: vendetta. Vendetta!

Monza vaga per il regno alla ricerca degli strumenti che le permetteranno di raggiungere il suo scopo incurante del prezzo che lei, e chiunque incroci il suo cammino, dovrà bestservedcoldpagare per questo. Monza dilaga per una nazione piagata, che lei stessa ha contribuito a piagare durante gli anni di fedele servizio nell’armata mercenaria delle Mille Spade, e finirà per diventare la peggiore di queste piaghe.

Ovunque passi, si lascia dietro una distesa di terra bruciata e carcasse abbandonate a imputridire all’aria.

Abercrombie non ci risparmia nulla, è assai munifico nell’elargirci immagini crude e realistiche di miseria, distruzione, depravazione. Niente è lasciato all’immaginazione, bensì svelato un po’ per volta, con inarrestabile e ineluttabile parsimonia, al momento giusto. Come in un buon film che si rispetti.

Anche le immagini hanno questo taglio particolare, scenografico, anzi, cinematografico.

Il ritmo è incalzante, ubriacante. Lo stile vivace, pregno di cinica ironia.

Le descrizioni sono accurate ma allo stesso tempo efficaci ed essenziali, significative come presagi. Interessante l’incipit:

L’alba aveva il colore del sangue marcio. Strisciò fuori a oriente e chiazzò di rosso il cielo scuro, marchiando i bordi delle nuvole di oro trafugato. Più in basso la strada serpeggiava lungo la montagna verso la fortezza di Fontezarmo, un ammasso di torri aguzze, scure come cenere contro i cieli piagati. L’alba era tinta di rosso, di nero, e di oro.

Un incipit foriero di calamità.

Nella sua marcia verso la vendetta, Monza riunisce intorno a sé il meglio che la malavita styriana abbia da offrire – oppure il peggio, dipende da che punto di vista guardi la cosa. Fatto sta che si tratta della più eterogenea, losca, disonesta, infida, lercia, oscura combriccola che si sia vista ultimamente in un Fantasy. Una pregiata selezione dei peggiori miserabili assembrati per rappresentare un dramma grottesco e avventuroso che fischietta motivetti Shakespeariani, strizza l’occhietto a Moorcock e manda cenni d’intesa a Dumas.

Difficile dire quale di questi figuri brilli di più. Se l’avvelenatore vanesio e petulante che vorrebbe soltanto vedere apprezzato il suo inarrivabile talento per l’omicidio di massa, portato a termine in maniera matematicamente precisa e pulita. Se la sua furba assistente dallo stomaco senza fondo. O la fulva aguzzina che conosce più bastardi lei che il diavolo. O il serial killer sociopatico che ha bisogno di contare senza sosta per tenere a freno la scimmia che gli si agita nel cervello. Ci sono anche un brav’uomo del Nord che ha smarrito la bussola e un mercenario alcolizzato che svuoterebbe una piscina con la sua sete, salvo poi riempirla daccapo del suo ego smodato.

Certamente su tutti spicca la nostra “eroina”: cocciuta, determinata, spietata. La Macellaia di Caprile, la Serpe di Talins. Ma lo è davvero, in fondo?

Best-Served-ColdPerché questi personaggi non sono tutti bianchi né tutti neri. Sporchi, questo sì. Sfumati in una scala talmente vasta di grigi che, alla fine, non ti senti di biasimarli tanto quanto non ti senti di amarli. Sono soltanto persone. Uomini. Sono il risultato delle proprie scelte, e di quelle di un mondo che ha rovesciato le conseguenze sulle loro spalle.

Difficile non essere toccati dal modo in cui il loro mondo li cambierà. Bisogna leggere per scoprirlo, per capirli.

Eroi. Criminali. Dipende a chi lo chiedi. Sono soltanto etichette: le appiccichi dove ti pare. “Giusto” e “sbagliato”: dagli il significato che preferisci, chi se ne frega.

Eppure, ognuno a suo modo… Sono davvero tutti eroi – ma di quelli veri: quelli che sopravvivono. Alla fine, si tratta di vivere o morire. Niente vie di mezzo.

Vendetta, dicevo. Il tema centrale, il ritornello che si ripete. È una presenza talmente assillante, un vizio a tal punto diffuso che diventa quasi un personaggio reale. Una divinità che i protagonisti venerano attraverso il perseguimento della stessa.

Vendetta per il tormento patito; per l’orgoglio ferito; per l’amore deriso; per le ferite infette; per l’innocenza perduta; per le battaglie non combattute; per i tradimenti subiti e i torti restituiti. Per i morti nei dirupi, per le cicatrici che non andranno mai via. Per avere una ragione di andare avanti, perché no? Perché sì!

E, intanto, sopravvivere per vederne la fine.

Il sole adesso stava salendo, e il mondo luminoso era ricolmo di colori: in cielo il sangue si era asciugato lasciando un vivido azzurro, con le nuvole bianche che circolavano in alto.

Ma la fine non esiste perché la violenza semina violenza e ci sarà sempre un motivo per invocare altra vendetta. Essa ritorna sempre, si morde la coda come un serpente uroboro, è viziosa come una puttana ed eterna come la fenice.

Prese a discendere giù per la montagna, lontano dalla fortezza, con gli stivali che scricchiolavano sulla polvere grigiastra.

Dietro di lui, l’alba aveva il colore del sangue marcio.

Il sapore della vendetta, di Joe Abercrombie. Leggetelo!

Joe-Abercrombie_thumbL’AUTORE

Joe Abercrombie (Lancaster, 31 dicembre 1974) è uno scrittore britannico. Joe Abercrombie ha studiato alla Lancaster Royal Grammar School e presso la Manchester University, dove ha seguito il corso di laurea inpsicologia. Dopo aver iniziato a lavorare come produttore televisivo, ha intrapreso la carriera di montatore freelance. Nel 2002, durante un periodo di inattività fra diversi lavori, Abercrombie ha cominciato la stesura del suo primo romanzo Il richiamo delle spade (The Blade Itself), che è stato completato nel 2004. Il romanzo è stato pubblicato da Gollancz nel 2006 ed è stato seguito da altri due libri, appartenenti anch’essi alla serie di fantasy epica The First Law, intitolati Non prima che siano impiccati (Before They Are Hanged) e L’ultima ragione dei re. Ultima ratio regum (Last Argument of Kings). All’inizio del 2008 Joe Abercrombie è stato uno dei contributori della serie della BBC Worlds of Fantasy, insieme a Michael Moorcock, Terry Pratchett e China Miéville. Nel 2009 ha pubblicato il romanzo thriller Best Served Cold, e tradotto in Italia come Il sapore della vendetta, anch’esso ambientato nel mondo di The First Law Trilogy, anche se non appartiene alla serie. Abercrombie vive a Bath nel Somerset con la moglie e due figli. La serie The First Law è stata tradotta in numerose lingue.

Mariateresa Botta

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