Articolo di Gabriele C. Zweilawyer, tratto dal sito Zhistorica.
I Pitti dimostrarono nella Battaglia di Dunnichen, per l’ennesima volta, la loro volontà di rimanere un popolo libero dalle ingerenze dei popoli provenienti dal sud dell’isola.
Prima di arrivare ai Pitti e alla Battaglia di Dunnichen, è necessario fare un breve excursus introduttivo.
Nel 122, l’Imperatore Adriano si convinse che le genti della Britannia del Nord non potessere essere assoggettate all’autorità romana, e a questa sua convinzione fece seguito la costruzione del famoso Vallo.
La Caledonia (territorio corrispondente all’attuale Scozia) era abitata da diverse popolazioni indigene, fra cui spiccavano i Caledoni e altri gruppi minori, come i Cornavii, i Vacomagi, i Taexali e i Veniconi. Si trattava di popoli di origine celtica che avevano reso possibili solo sporadiche incursioni da parte delle legioni romane. Non erano mancate della battaglie vere e proprie, come quella di Monte Graupio (84), in cui Agricola aveva annientato le forze di Calgaco ( “Auferre, trucidare, rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”), ma i Caledoni erano sempre stati capaci di riorganizzare le proprie difese e mantenere una pressione costante sul limes romano. Probabilmente, se Domiziano avesse lasciato Agricola sul posto, i Caledoni avrebbero avuto ancora meno spazio sui libri di storia, ma in questo momento sarebbe meglio lasciare i “se” alla narrativa ucronica.
I tentativi di altri Imperatori, fra cui Settimio Severo (che morì proprio ad Edimburgo) portarono solo a successi temporanei. A differenza del resto della Britannia, la Caledonia non si piegò mai a Roma. E’ difficile stabilire quante forze abbia impiegato Roma nei tre secoli di guerra e scaramucce con le popolazioni della britannia settentrionale, ma di certo furono rilevanti. L’Impero non prendeva mai delle decisioni casuali, e la presenza di ben due linee fortificate (Vallo di Adriano e Vallo di Antonino Pio) dimostra quanto fossero temute le popolazioni del nord.

Il secondo vallo romano, quello di Antonino Pio, fu abbandonato ad appena 20 anni dalla sua costruzione. Settimio Severo tentò di restaurarlo durante gli ultimi anni di regno.
Sembra che proprio queste ultime furono responsabili della sparizione della IX legione, evento che meriterebbe una trattazione a parte e che di recente è stato ripreso nel film Centurion.
Non sappiamo con certezza quale sia la nazione caledone che abbia generato i Pitti, ma Ammiano Marcellino ci dice che erano i discendenti di Caledoni (“Dicalydones”, i Pitti del nord)) e Verturioni (“Verturiones”, i Pitti del sud). Fra gli altri nemici dei Romani in Britannia, Ammiano Marcellino cita anche gli Attacotti (nominati anche nella Notitia Dignitatum) e, ovviamente, i Sassoni.
Quanto al nome, accanto alla classica derivazione dal latino “pictus” c’è quella, per me più convincente, formulata già nel 1864 da Isaac Taylor nel suo Words and places, or, etymological illustrations of history, ethnology, and geography.
It is, however, far more probable that the PICTS, as well as the PICTONES of Gaul, are the “fighters,” the name being traceable to the Gaelic peicta, or the Welsh peith, a “fighting man”.
Ad ogni modo, fra la fine del quarto e l’inizio del quinto secolo, le legioni abbandonarono l’isola, lasciando campo libero ad Angli e Sassoni. Le tribù del nord non si inginocchiarono neanche davanti al nuovo nemico.
Nel giro di un secolo, la Northumbria divenne il più grande dei regni inglesi. Inoltre, dal Concilio di Whitby (664), era entrata definitivamente nell’orbita di Santa Romana Chiesa, ma la sua espansione a nord era pregiudicata dalla presenza delle tribù pitte, che non avevano alcuna intenzione di essere sottomesse.
Re Ecgfrith voleva aumentare ulteriormente il potere del suo regno, tanto che ebbe subito modo di combattere i Pitti nella Battaglia dei Due Fiumi (671). Le sua vittoria fecero scrivere a Beda che i Pitti erano stati sottomessi dal re di Northumbria, anche se si trattava solo di alcune tribù del sud. Ma Ecgfrith aveva mire ben più grandi. Si scontrò con il regno di Mercia a sud e tentò addirittura una spedizione in Irlanda, dove i suoi uomini catturarono centinaia di schiavi.
I Pitti non erano uniti in un unico regno, ma, fra quelli esistenti (sette in tutto, secondo il De Situ Albanie), il più importante era quello di Fortriu.
Ne la Cronaca dei Pitti è contenuta una lunga lista dei Re Pitti che dominarono il regno, e fu proprio uno di loro, Bridei mac Beli, ad affrontare i northumbriani. Bridei mac Beli, o Bridei III, era la controparte perfetta di Re Ecgrifth, poichè anche lui si era dimostrato un ottimo comandante militare e conquistatore. Infatti, dopo aver preso il castello di Dunnottar, nel 682 aveva guidato i propri uomini in un’importante campagna nelle Orcadi, così giudicata negli Annali dell’Ulster:
Orcades deletae sunt la Bruide
Insomma, un sovrano del genere non doveva gradire troppo la pretese di Ecgrith che, a quanto pare, lo considerava una sorta di vicerè, poco più di un suo sottoposto quindi. Nel 685, la questione sulla sovranità dei Pitti venne risolta una volta per tutte.
L’avanzata della Northumbria attorno al 600.
Gli annali britannici non si sono mai distinti per la dovizia di particolari, quindi si trovano delle descrizioni della battaglia piuttosto succinte.
Non conosciamo con precisione i numeri delle forze in campo, né il luogo esatto dello scontro, ma le fonti concordano che si trattò di una battaglia molto violenta.
686
The battle of Dún Nechtain was fought on Saturday, May 20th, and Egfrid son of Oswy, king of the Saxons, who had completed the 15th year of his reign, was slain therein with a great body of his soldiers; and Tula ( ?) burned Aman (?) of Dún Ollaig.
T686.4
Cath Duín Nechtain uicesimo die mensis Maii, sabbati die factum est, in quo Ecfrithmac Osu, rex Saxonum, quinto decimo anno reighní suí consummato, magna cum caterua militum suorum interfectus est la Bruidhi mac Bili regis Fortrenn.
E’ dunque certo che il povero Ecgrith e buona parte dei suoi vennero fatti a pezzi dagli uomini di Bridei III. Come ho già specificato nell’articolo sulla Britannia tardo-antica, le dimensioni degli eserciti britannici dell’alto medioevo erano piuttosto contenute. Nelle Welsh Triads una delle “Tre Invincibili Armate del Nord” è costituita da un contingente di 300 uomini (“trecento lance”), e un’altra da 900 cavalli (forse 400 cavalieri), quest’ultima abbastanza forte da far emigrare l’intera popolazione di un territorio. Partendo dal presupposto che il Re dei Pitti poteva contare su un massimo di 10.000 guerrieri (WAGNER P., Pictish Warrior AD 297-841), possiamo stimare un numero complessivo di 2-3.000 soldati presenti sul campo di Dunnichen.
La fanteria pitta non indossava protezioni metalliche, solo una tunica al ginocchio (con o senza pantaloni) e uno scudo che poteva assumere varie forme: quadrato, tondo o a forma di H. Probabilmente, i soldati di Bridei III avevano rimediato un buon quantitativo di elmi e corazze durante le loro scorrerie, ma si tratta di una mia supposizione, da prendere con le pinze dunque. Quanto all’equipaggiamento offensivo, lance e asce facevano la parte del leone, ma non mancavano le spade. Nel VII secolo c’erano ancora alcune lame celtiche (del tardo La Tène), con finimenti in osso e corno, ma la spatha del periodo migratorio si stava diffondendo velocemente. Sappiamo inoltre che la balestra tardo-romana sopravvisse presso i Pitti per tutto l’alto medioevo come arma da caccia, ma si può azzardare anche un suo impiego in battaglia.
L’elite guerriera dei Pitti invece si muoveva a cavallo. Oltre all’onnipresente spangenhelm, mutuato dal tardo impero, i guerrieri nobili potevano contare su loriche squamate, qualche maglia ad anelli e spade di migliore fattura.
La forza principale di Ecgrith era invece la cavalleria (“equitatus exercitus”), che gli aveva già fatto ottenere una netta vittoria sui Pitti nella menzionata Battaglia dei Due Fiumi.
I Pitti, che non avevano grande confidenza con le battaglie campali, finsero la ritirata e attirarono i northumbriani sui monti. A darci un’importante dettaglio circa la battaglia è il solito Beda il Venerabile, il quale narra che lo scontro avvenne:
in straits of inaccessible mountains
Anche il nome della battaglia, Dunnichen, supporta indirettamente questa versione. Le fonti irlandesi parlano infatti di Cath Dun Nechtain, ossia della Battaglia del Forte di Nechtan.
Possiamo quindi immaginare la ritirata-trappola dei Pitti, che portarono l’esercito di Ecgrith a ridosso del loro forte per poi attaccarlo con una sortita a sorpresa. Ecgrith ed i suoi uomini furono spinti fino allo specchio d’acqua (o palude) a valle del forte, e lì furono massacrati.
Come era accaduto contro i Romani, i Pitti si dimostrarono ancora una volta capaci di sfruttare le loro qualità con raid e imboscate. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come la conoscenza del territorio sia il primo requisito del bravo stratega e l’arma vincente quando si tratta di fronteggiare forze soverchianti o meglio armate (da Teutoburgo al Vietnam, la storia militare è un lungo susseguirsi di prove a supporto di questo assunto).
Dopo la Battaglia di Dunnichen, i northumbriani non riuscirono più a portare un reali pericoli alla nazione pitta e iniziarono un progressivo declino. Dal canto loro, i Pitti rinsaldarono la loro posizione nel nord della britannia.
Bibliografia: |
- KONSTAM A., DENNIS P., Strongholds of the Picts: The fortifications of Dark Age Scotland(Fortress), Osprey Publishing, 2010.
- WAGNER P., REYNOLDS W., Pictish Warrior AD 297-841 (Warrior), Osprey Publishing, 2002.
- CUMMINS W. A., The Age of the Picts, The History Press, 1996.
- MARREN P., Battles of the Dark Ages, Pen and Sword, 2009.
- PUGH R.J.M., The Killing Fields of Scotland: AD 83 to 1746, Pen and Sword, 2013.
- FRASER J., The Battle of Dunnichen 685, NPI Media Group, 2002.
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PEARSON C. H., History of England during the early and middle ages, Bell & Daldy, 1867.