Cronache nemediane: L’Impero del Ghana (VIII-XII secolo)

Articolo di Gabriele C. Zweilawyer, tratto dal sito Zhistorica.


L’Impero del Ghana sopravvisse nel cuore dell’Africa centro-occidentale per quasi cinque secoli, dall’VIII al XII, e rappresentò una delle realtà politiche e istituzionali più interessanti nella storia del continente nero.

Per chi se lo stesse chiedendo, voglio anticipare che fra l’Impero del Ghana e lo stato attuale non c’è alcuna connessione (né geografica, né politica), eccezion fatta per il nome, scelto per onorare il vecchio Impero.

La leggenda narra che, nell’VIII secolo, un uomo venuto dall’est, Majan Dyabe Cissè, riusce a unire diverse tribù Soninke e ad assicurarsi una supremazia completa sulle popolazioni locali. Mi rendo conto che parlare genericamente di “uomo dell’est” non possa soddisfare appieno la vostra fame di sapere, men che meno la mia. In effetti, le teorie più accreditate sostengono che la zona di provenienza dell’uomo possa collocarsi nei pressi dell’attuale Mali, ma ce ne sono alcune più affascinanti.

impero del ghana

Nel 1912, Maurice Delafosse si dice convinto che l’origine dell’Impero vada ricercata in un gruppo di ebrei sfuggiti alla repressione romana in Cirenaica del 117 d.C.

Stando a Delafosse, la dinastia giudeo-siriana governa parte di quei territori fino all’arrivo di Cissè nell’VIII secolo.

La teoria delle origini “giudaico-siriane” di ciò che diventerà l’Impero del Ghana non si basa però su fonti scritte o ritrovamenti archeologici, ma esclusivamente sulle fonti orali Fulani (una etnia nomade locale) raccolte da Delafosse. Secondo quest’ultimo, i giudeo-siriani raggiungono l’area attorno al 150, guidati dal loro capo Kara, e sottomettono le tribù nere del posto, fondando l’Impero del Ghana, attorno al 300. Solo nel 790 circa, i neri si ribellano ai loro padroni di origine semita e, grazie all’intervento del re di Wagadu (un regno vicino), il nominato Cissè, prendono possesso l’Impero del Ghana.

A prescindere dalle considerazioni, contestabili e contestate, di Delafosse, bisogna notare che l’etnia Fulani, avendo caratteristiche fisiche differenti da quella delle altre tribù centroafricane, suscita grande curiosità negli Europei, che la considerano a volte la Tribù Perduta di Israele, a volte discendente da una legione romana scesa nel subsahara e a volte addirittura di stirpe egiziana antica.

In un estratto riportato in African Zion: Studies in Black Judaism, Edmund Dene Morel, giornalista socialista inglese morto nel 1924, racconta della buona conoscenza che hanno i Fulani delle leggende ebraiche e li descrive così:

[…] il naso dritto, i capelli lisci, le labbra abbastanza sottili, il fisico asciutto, color bronzo o rame, dell’uomo Fulani, con il cranio proporzionato e le estremità ben rifinite. […] La donna Fulani, con la sua pelle chiara e i seni rotondi [il seno floscio, tendente al ventre, è considerato una caratteristica delle subsahariane]

Insomma, visti come una “razza superiore” rispetto ai loro vicini dalle caratteristiche più marcatamente negroidi, i Fulani continuano per decenni ad essere favoriti da missionari, governanti e imprenditori europei.

  I VIAGGIATORI ARABI
Buona parte delle informazioni pervenuteci sull’Impero del Ghana le dobbiamo a storici e viaggiatori arabi. Il gusto per l’esagerazione e l’esotico di questi ultimi non era diverso da quello degli scrittori europei, tanto che già nell’articolo sul Sacco di Roma (846) avevo riportato una loro descrizione di Roma ai limiti del grottesco.

L’Impero fondato da Cissè è situato in una posizione strategica, a cavallo fra il deserto del Sahara e le savane. Dobbiamo pensare che i traffici transahariani sono tuttora molto sviluppati. Il merito va anche ai Romani, che durante il loro dominio sull’africa settentrionale, trapiantano lì il dromedario, ove inizia ad essere utilizzato in pianta stabile dalle popolazioni locale e diventa il mezzo che permette di sviluppare al meglio i menzionati traffici commerciali.

È quindi il controllo dei traffici sahariani, oltre che locali, a trasformare i possedimenti di Cissè in un Impero. A quanto sembra, in quel periodo il commercio principe è rappresentato dagli scambi fra sale (proveniente dal Nord Africa) e oro (proveniente dal Ghana).

Ibn al-faqih al Hamadhani (912), con l’usuale tendenza al sense of wonder degli storici e narratori arabi dice che:

in Ghana l’oro cresce nella sabbia come le carote, e viene colto al calar del sole

Il mito delle piante auree del Ghana sopravvive per lungo tempo. Si parla di radici d’oro, fusti d’oro, e ancora nel XIV secolo il siriano al-Umari descrive due tipi di pianta con le radici d’oro.

impero almoravide nell'XI secolo
Traffici nell’XI secolo

Il sistema si basava su modalità molto particolari, anzi, anonime. Il passaggio qui sotto spiega bene la vicenda, e ricorda le modalità di scambio dei fenici con le popolazioni africane e quelli utilizzati dai portoghesi qualche secolo dopo. Parliamo del c.d. Silent Trade (commercio silenzioso):

I commercianti scambiavano l’oro con il sale e altri beni senza neanche incontrarsi faccia a faccia. I commercianti del nord impilavano il sale sulla sponda del fiume in modo che i commercianti di Wangara potessero ispezionarlo. Il suono dei tamburi sanciva l’inizio dello scambio, e i commercianti del nord si allontanavano anche di diverse miglia. I riservati commercianti di Wangara arrivavano in silenzio e controllavano il sale. Successivamente, piazzavano sacchi d’oro accanto a ciascuna pila di sale prima di andare  via a loro volta. Più tardi, i commercianti del nord tornavano e, se reputavano accettabile il quantitativo d’oro proposto, lo prendevano (lasciando, ovviamente, il sale) e andavano via. Se le cose non andavano bene alla prima tornata, i commercianti potevano sempre continuare a fare “controproposte silenziose”, sempre senza vedersi e basandosi solo sui tamburi e sulla merce posta sulla riva del fiume.

Ovviamente, l’imposizione fiscale dei sovrani del Ghana è molto semplice, e si basa sul pagamento del diritto di transito in territorio ghanense. I mercanti pagano un dinar d’oro per accedere al paese e due per lasciarlo.

Yaqut al-Hamawi (1179–1229), geografo di origini greche, parla così della posizione del Ghana:

Merchants meet in Ghana and from there one enters the arid wastes towards the land of Gold.
Were it not for Ghana, this journey would be impossible, because the land of Gold is in a place isolated from the west in the land of the Sudan.
From Ghana the merchants take provisions [food and water] on the way to the land of Gold.”

La domanda è: come riuscono i Soninke ad ottenere un tale controllo sui traffici?

La risposta è semplice: con le armi.

I Soninke infatti, ed in particolare la tribù vassalla dei Mandinke (Mandingo), sono degli ottimi fabbri. Le armi di ferro, in un’area dove la fanno da padrone utensili di osso, legno e pietra, permettono loro di avere un grande vantaggio militare.  Oltre al ferro, i Soninke dispongono anche di cavalli, che trasformano il grande vantaggio militare in una supremazia assoluta.

Nel 1067, l’arabo Al Bakri scrive che l’Imperatore del Ghana dispone di 200.000 fanti e 40.000 cavalieri ben addestrati, capaci di agire in formazione e di tenere testa (con vicende alterne) anche alle incursioni arabe. Con un esercito del genere, foraggiato dalle imposte sui mercanti, l’Imperatore riusce a governare un territorio di circa 800.000 kmq (più o meno l’estensione di Germania, Polonia e Repubblica Ceca messe assieme).

 rovine di Kumbi Saleh
le rovine di Kumbi Saleh, la città più grande dell’Impero

Quanto alla religione, la popolazione dell’Impero si converte gradualmente all’Islam. I primi sono proprio i Mandingo, i quali operano spesso come “mediatori commerciali” fra Arabi e i clan Wangara (che fanno parte dei Soninke), specializzati nel traffico d’oro.

Attraverso la costruzione di moschee e madrasse, i Soninke aumentano il livello di alfabetizzazione della popolazione, sebbene limitato quasi esclusivamente alla lettura del Corano.

Sempre Al Bakri ci informa che:

Il centro abitato del Ghana è costituito da due città situate in una pianura. Una di queste (Kumbi Saleh), abitata da musulmani, è grande e dotata di dodici moschee… Ci sono Iman e Muezzin pagati, e anche giuristi ed eruditi.

La questione relativa alla fine dell’Impero del Ghana è molto complessa. Per molti secoli si è pensato ad una conquista violenta da parte degli Almoravidi intorno al 1076, ma studi recenti sembrano dimostrare una situazione differente.

In occidente, il primo a mettere nero su bianco la storia africana è Leone l’Africano nel “Della descrittione dell’Africa et delle cose notabili che iui sono (1526)”. Di origini arabe, Leone ha una visione nord-africa-centrica del continente e pochissima considerazione delle popolazioni nere sub-sahariane. Secondo lui:

Le Terre dei Negri sono abitate da uomini che vivono come bruti, senza re, comandanti, stati, governi e tradizioni, e senza conoscenze in agricoltura… [queste terre] erano dominate da Re Yusuf (1061-1106),  fondatore del Marocco.

È quest’ultima affermazione a rendere inattaccabile la tesi della conquista. Infatti, molti storici successivi non fanno altro che ripetere la storiella di Leone, che rimane l’autorità principale in materia fino al XIX secolo.

Anche il già nominato Delafosse supporta la storia della conquista violenta (senza citare le fonti che lo avevano portato a una simile conclusione),  che viene messa in discussione nel 1982 con la pubblicazione di due articoli da parte di J. Fisher e C. Conrad.

I due sostengono la mancanza di evidenze archeologiche relative a un rapido cambiamento (compatibile con una conquista violenta) e di fonti storiche. In pratica, non c’è alcuna traccia materiale di quanto sostenuto da Leone.

Per diversi secoli, ci sono scontri armati fra arabi e subsahariani. Conquista di risorse e cattura di schiavi sono gli obiettivi dei primi, mentre i secondi sono quasi sempre sulla difensiva. Tuttavia è probabile che ci sia stato un processo di osmosi progressiva delle tradizioni arabe nelle popolazioni negroidi. Questo, unito alla progressiva desertificazione di alcune aree vicine al Sahara e all’emergere di nuovi centri di potere (vedi il nascente Impero Sosso), porta infine alla decadenza del Ghana e alla frammentazione del potere centrale.

Bibliografia:
  • L.AFRICANO, Della descrittione dell’Africa et delle cose notabili che iui sono,(1526);
  • C.W. DESBOROUGH, The Negroland of the Arabs examined and explained; or, An inquiry into the early history and geography of Central Africa, (1841);
  • M. DELAFOSSE, Haut-Sénégal-Niger: Le Pays, les Peuples, les Langues; l’Histoire; les Civilizations. 3 Vols (1912);
  • K. SHILLINGTON, Enciclopedia of African History, 3 vols., (2004);
  • T. PARFITT, Black Jews in Africa and the Americas, (2013);

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: