Articolo di Christian Lamberti, tratto dal blog Il Crocevia dei Mondi.
“Quando abbassò lo sguardo vide che i pezzi non erano più nella sua mano ma si libravano nell’aria a qualche centimetro dal palmo. La scatola si andava miracolosamente ricomponendo senza intervento visibile all’esterno, i pezzi si riunivano, ritrovando ciascuno la posizione giusta in una lenta e incessante rotazione a mezz’aria. E mentre la scatola andava ricomponendosi, scorse ancora per qualche istante l’interno lucido e le parve di vedere facce di fantasmi, distorti dal dolore o da vetri difettosi, ululanti. Poi tutti i pezzi furono riuniti, eccetto un ultimo segmento e il visitatore pretese di nuovo la sua attenzione. ‹‹La scatola è un mezzo per rompere la superficie del reale››, spiegò. ‹‹Una specie di invocazione per mettersi in contatto con noi Supplizianti››”.
Tutto inizia da un’elegante scatola. Un cubo dalle facciate scomponibili e riassemblabili in infinite combinazioni, fino a quando quella giusta non innesca il meccanismo. A quel punto una musica contrappuntata da rintocchi di campane si spande nell’aria e la materia circostante viene plasmata come cera evanescente, per poi scomparire e lasciare il posto a scorci da incubo di una dimensione aliena. Infine si palesano gli ospiti, i Supplizianti, e per l’evocatore inizia l’incubo.
Di questi manufatti se ne hanno testimonianze, più o meno velate, in diverse epoche. Il loro potere le ha rese dei cimeli ammantati di leggenda, attirando l’interesse soprattutto degli occultisti. Sono note come Scatole di Lemarchand, in onore al misterioso orafo che le aveva elaborate, ma anche come Configurazioni del Dolore. Infatti una volta modellatesi nella giusta conformazione l’inevitabile conseguenza per il fruitore è la perdizione in un vortice di agonia senza eguali.
Si dice che esistano altri modi per convocare l’Ordine dello Squarcio, come ad esempio un codice antico custodito nel Vaticano. Un altro manufatto, a forma di origami, pare sia stato usato dal marchese De Sade durante la prigionia nella Bastiglia per comperare da un Guardiano la carta su cui scrivere Le centoventi giornate di Sodoma.
Il più delle volte è l’ingenuità, adescata dal fascino dell’arcano, a spingere qualche sprovveduto a mettersi sulle tracce di queste Scatole con la convinzione di diventare protagonista di uno spettacolo unico e sublime. In fatto di unicità siamo d’accordo, mentre sul sublime dipende dai punti di vista. Per le entità aliene che si palesano a seguito dell’attivazione del marchingegno sicuramente si tratta di un’esperienza idilliaca, ma per la vittima l’unico sollievo deriva dal sopraggiungere della morte, mai abbastanza lesto. Purtroppo per lei infatti i Supplizianti sono artisti della tortura imperniata su una precisa filosofia: l’estatica tracimazione sensoriale oltre i limiti tollerabili fino al collasso del corpo e della mente.
I Supplizianti assolvono al dovere impostogli dall’Ordine dello Squarcio a cui appartengono. La loro natura è rispondere alla chiamata dell’evocatore ricambiandolo con una catarsi di sangue. In sostanza i Supplizianti sono schiavi del proprio ruolo, e il loro aspetto lo testimonia: pelli corrose e percorse da reticoli di cicatrici che esalano fetore di marciume, adorne di aghi, borchie di varia foggia e catenine. Gli abiti che indossano, rigorosamente neri, sono cuciti sulla pelle.
L’infernale razza Cenobita è il risultato di una depravazione sia estetica che interiore, frutto di un martirio che ha reso i Supplizianti prima vittime e solo in un secondo momento carnefici. Lungi dall’essere una banale setta di demoni malvagi, i Cenobiti seguono un codice comportamentale redatto sulle proprie carni che ne vincola la condotta a un’etica ben precisa. Essi non possono sottrarsi all’incarico ricevuto da chi li ha plasmati, e diligentemente lo portano a compimento. Sebbene si possa rintracciare una preponderante dose di fanatismo nel loro credo, questo non li rende più disumani di tante culture religiose dedite al supplizio e all’estremo sacrificio, nelle cui fila militano non demoni ma persone comuni.
“La scatola. Tu l’hai aperta e noi siamo venuti. Siamo esploratori delle più remote regioni dell’esperienza. Per alcuni demoni, angeli per altri”.
A capo dell’Ordine dello Squarcio vi è Pinhead (letteralmente “testa di spilli”). Quando era ancora umano, tale Elliot Spencer, ha ricoperto l’incarico di capitano durante la Prima Guerra Mondiale. In uno degli innumerevoli scontri a fuoco, per la precisione in India, Elliot venne sopraffatto dalla vista di cadaveri orribilmente crivellati, mutilati e penzolanti dagli alberi come frutti marci. In quel momento dentro di lui qualcosa si spezzò definitivamente e il casuale ritrovamento di una Scatola di Lemarchand fece il resto.
Pinhead è il protagonista indiscusso del ciclo di Hellraiser, il cui successo ha ottenuto trasposizioni in tutti i formati: libri, cinema e fumetti.
Sul versante cinematografico la prima pellicola risale al 1987, scritta e diretta dallo stesso Clive Barker ispiratosi al proprio romanzo Schiavi dell’Inferno (The Hellbound Heart, 1986). Nonostante il budget risicato, stimato sul milione di Dollari, nei soli Stati Uniti il film ha fatturato oltre 14 milioni, prova che la creatività di Barker ha fatto la differenza. Non a caso le successive nove pellicole, affidate ad altri registi (sebbene nel secondo capitolo ci sia ancora Barker dietro la sceneggiatura), si sono rivelate un’involuzione costante snaturando di fatto la significatività originaria del prodotto.
In ambito fumettistico invece il campionario è ben più ampio. Ricordiamo per esempio la collaborazione di Barker con la Marvel che sfornò sul finire degli anni Ottanta una serie di storie autoconclusive sui Supplizianti. Gli albi vennero pubblicati anche in Italia nella collana Hellraiser. L’inferno di Clive Barker, ciascuno contenente anche una storia su Nightbreed (alias Cabal). Per l’occasione Barker concepì un vero e proprio Barkerverse che però non ebbe la fortuna sperata.
Maggiormente degni di nota, a mio avviso, sono i fumetti targati Boom! Studios e pubblicati – in parte – da noi dallo Bao Publishing a partire dal 2013. Barker riprende in mano la sceneggiatura – e si vede! – riallacciandosi agli eventi del film Hellbound: Hellraiser II – Prigionieri dell’Inferno. Ritroviamo infatti il personaggio di Kirsty Cotton che, dopo la morte dei suoi amici per mano dei Cenobiti, si trova costretta a stipulare un patto con Pinhead. Questi, deciso a ritornare umano, offre a Kirsty la possibilità di prendere il suo posto a capo dell’Ordine dello Squarcio così da scongiurare future intromissioni terrene da parte dei Supplizianti. I risvolti dell’accordo sono però imprevisti e il futuro del mondo viene messo nuovamente a repentaglio.
Nella serie a fumetti compare un altro personaggio chiave della produzione barkeriana. Mi riferisco al detective dell’occulto Harry D’Amour, un tipo schivo e ombroso dalla vita incasinata.
Harry è stato addestrato contro il soprannaturale dalla medium Norma Paine. Come se non bastasse l’amico Caz gli ha tatuato sul corpo dei glifi che lo proteggono dalle forze dell’Aldilà. Harry compare in diversi racconti e romanzi, tra cui Apocalypse. Il grande spettacolo segreto, Everville e Vangeli di Sangue. Quest’ultimo è il seguito di Schiavi dell’Inferno, romanzo breve del 1986 che introduce per la prima volta i Supplizianti. Una piccola perla dell’orrore che inquieta e seduce grazie a una prosa incisiva pervasa da un’amarezza di fondo.
Vangeli di Sangue (edito da Independent Legions Publishing, che sta riportando in auge le opere di Barker) approfondisce la cultura Cenobita. Ci viene descritta la loro città infernale, Pyratha, edificata eoni addietro dai primi angeli caduti, gli Azeel, che col tempo sono regrediti a primitivi e deformi abitanti del sottosuolo. A capo dell’Inferno non può che esserci Lucifero, di cui però si sono perse le tracce dopo la cacciata dal Paradiso. Ma non temete, perché Pinhead lo incontrerà lungo la sua ascesa al potere e sarà uno scontro indimenticabile. Avete letto bene, in Vangeli di Sangue il Suppliziante è intenzionato a sottomettere l’intero Ordine Cenobitico e non solo. Spetta a Harry D’Amour, insieme a un pugno di amici, arginare quanto possibile l’inarrestabile brama del nemico. Vangeli di Sangue è un libro travolgente che si inoltra in reami da incubo che riservano orrori indicibili e scenari allucinati. Incalzante fino alla fine, segna un degno quanto epico finale sul personaggio di Pinhead.
Anche per il sottoscritto cala il sipario su questa lunga – spero non troppo – disamina su uno dei cicli fanta-horror più affascinanti. Vi ho porto la mia Scatola di Lemarchand. Sta a voi, se ancora non avete osato farlo, aprirla e concedervi ai piaceri estremi a cui verrete sottoposti.