“L’ULTIMA RAGIONE DEI RE” (The First Law Trilogy, vol. 3) di Joe Abercrombie

Articolo di Christian Lamberti, tratto dal blog Il Crocevia dei Mondi.


Editore: Gargoyle Books

Collana: Extra

Data di pubblicazione: Marzo 2014

Pagine: 811

Formato: Copertina rigida 

Prezzo di copertina: 19,90 €

Ebook: /


Il mondo de La Prima Legge

Trilogia La Prima Legge

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  • Tredici lame (Sharp Ends, 2016) (Mondadori, 2017).

Commento:

Avevo paragonato il precedente libro della trilogia, Non prima che siano impiccati, a un trampolino che preludeva al balzo finale. Ebbene, il tuffo c’è stato. Degno di un podio olimpico, aggiungerei.

Ne L’ultima ragione dei re, volume conclusivo della trilogia, siamo giunti alla resa dei conti.

Anche in questo caso il titolo del volume è ben mirato. Sulla copertina troviamo pure la versione latina: Ultima Ratio Regum. Suona come un monito antico, una sentenza definitiva proclamata dal potere sovrano contro i suoi oppositori. Non a caso queste tre parole si trovavano incise sui cannoni di re Luigi XIV, come a proclamarne la suprema autorità attraverso la tonante voce dell’artiglieria.

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Leggendo il libro si capiranno molto bene le numerose sfaccettature del titolo, tutte incentrate su una corsa spregiudicata, senza esclusione di colpi, al potere.

Andando alla trama, scopriamo che la spedizione guidata dal Primo Mago Bayaz ai confini del Mondo, decisiva per la salvezza del regno, si è rivelata un fiasco.

La guerra contro il re del Nord Bethod continua inesorabile. L’Unione ha riconquistato l’Angland ma il nemico si è asserragliato in una fortezza inespugnabile, e dalla sua ha ancora molti soldati agguerriti. La situazione per l’Unione si complica dal momento che il Lord Maresciallo a capo della missione è morto, lasciando gli ufficiali allo sbaraglio, senza una guida. Uno stallo di cui Bethod potrebbe approfittare per sferrare il contrattacco decisivo. Come se non bastasse una serie di disgrazie si sono abbattute sulla famiglia reale dell’Unione, fungendo da pretesto per una fitta rete di macchinazioni politiche in cui ogni fazione punta a favorire il proprio candidato.

Altrove l’impero dei Gurkish sta allestendo una flotta per muovere guerra all’Unione che, impegnata su due fronti e politicamente instabile, rischia il tracollo.

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I fili della trama si tendono al limite, strattonati dalla foga della narrazione che non lascia respiro. Veniamo sballottati da un mattatoio all’altro del Mondo Circolare. Nessun luogo è ormai sicuro. Finalmente il ritmo torna a farsi incalzante più che mai, lasciandoci boccheggianti a rincorrere il forsennato dispiegarsi della trama.

I personaggi sono inquieti, sfibrati dalle traversie patite finora, e il peggio deve ancora venire. Il carattere di molti di loro, specie dei non veterani, è stato prosciugato dall’aridità emotiva che la guerra lascia al suo passaggio. Altri hanno sperato in un intervento magnanimo del destino che li potesse epurare dal loro lato oscuro, ma gli eventi li sospingono sempre più nelle tenebre.

Oltre alla brutalità dei combattimenti, l’autore tiene a far emergere anche la brutalità dell’esistenza. Per coloro che sognano a occhi aperti non c’è speranza, prima o poi si scontreranno con l’inesorabile muro della realtà e allora capiranno che non è così facile voltare pagina. Chi ha perseverato in una determinata condotta deve farsene carico e death of waraccettarne le conseguenze. Ognuno scrive la propria storia con inchiostro indelebile che non si può cancellare all’occorrenza. Si tratta di un messaggio spietato e pessimista, è vero, ma è questa l’atmosfera che si è respirata fin dalla prima pagina de Il richiamo delle spade. Siamo stati implicitamente avvisati che non avevamo di fronte una storia propensa al perdono o al lieto fine. Del resto, quando è il solo potere a dettare legge tutto si corrompe al suo cospetto, e l’uomo finisce per spogliarsi di ogni virtù pur di arraffarne il più possibile.

Quanta cruda verità si cela in questa trilogia. Ma sono proprio i toni pessimisti di una realtà ingiusta a renderla tanto appassionante, perché tutti noi, in misura variabile, ne siamo vittime.

A prescindere dagli esiti il finale non riserverà la classica vittoria del bene sul male, poiché questi due concetti si sono mantenuti sfumati per tutta la trilogia. In essa non ci sono vincitori e vinti, solo vittime e carnefici.

Non aggiungo altro. Lascio a voi lettori il gusto di assaporare personalmente la portata di questa spettacolare storia.

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