Scheda:
Titolo: Le guerre delle piramidi
Autori: Andrea Gualchierotti e Lorenzo Camerini
Editore: Il Ciliegio
Collana: Pegaso
Genere: fantasy storico
Pagine: 240
Data di pubblicazione: 2017
Prezzo: € 13,60 (ibs.it)
La saga di Atlantide:
- Gli Eredi di Atlantide (Il Ciliegio, 2015);
- Le guerre delle piramidi (Il Ciliegio, 2017).
Sinossi: Fa seguito a Gli Eredi di Atlantide, libro pubblicato da Edizioni il Ciliegio nella collana Pegaso e con il quale gli autori hanno vinto nel 2016 il terzo premio del concorso Mondoscrittura – Città di Ciampino. Le guerre delle Piramidi riprende in parte impostazione e protagonisti del precedente testo, sebbene sia stato concepito per essere letto anche come una narrazione a se stante. Come il primo romanzo, il libro attinge per la sua ambientazione a varie teorie della cosiddetta “archeologia misteriosa”, a partire dalla quale è stata sviluppata l’idea dell’origine atlantidea della civiltà egizia, combinandole con lo spirito dell’epos classica, in particolare dell’Iliade, e donando un sapore arcaico all’ambientazione e al profilo psicologico dei personaggi. Gli autori, grandi appassionati dei romanzieri fantastici americani dei primi del Novecento quali R. E. Howard, H. P. Lovecraft o Jack Vance, hanno creato una prosa che si ispira alla produzione di questi maestri dello Sword & Sorcery e della letteratura fantastica.
Commento:
A distanza di due anni dalla pubblicazione de Gli Eredi di Atlantide[1], Andrea Gualchierotti e Lorenzo Camerini tornano a parlarci del Continente scomparso con Le guerre delle piramidi.
Numerose sono le teorie sulla vera natura di Atlantide e, nonostante tutto, ancora oggi non siamo riusciti a scoprire se questa misteriosa Isola sia mai esistita oppure si debba considerare una mera invenzione di Platone[2], presente nei dialoghi Timeo (17-27) e Crizia.
Sia come sia, non è per nulla agevole scrivere un romanzo ambientato in un’epoca protostorica in cui non vi sono fonti attendibili a cui attingere. Inoltre, tra la pletora di autori fantasy che gremiscono le librerie (e Amazon), è raro trovare qualcuno che si cimenti nella narrazione di un periodo mitico come quello di Atlantide. Possiamo ricordare Robert E. Howard con Kull di Valusia[3], Clark Ashton Smith con Poseidonis[4], Henry Kuttner con Elak di Atlantide[5] e Daniele Masuino con Atlantide[6]. Se pensiamo a questi racconti, per quanto meravigliosi, non possiamo non evidenziare i molteplici anacronismi presenti nelle storie, peraltro sottolineati anche da Lyon Sprague De Camp. Eppure essi costituiscono una pietra miliare dello sword and sorcery e pertanto siamo disposti a chiudere un occhio di fronte a questi errori marchiani.
Dal canto suo, al Masuino non può essere imputato alcunché in quanto ha seguito le fonti classiche e ha scritto un romanzo ottimo che i lettori e gli addetti ai lavori hanno totalmente dimenticato. Purtroppo per lui è italiano e in questo Paese l’esterofilia è imperante. Ma tant’è.
Ora veniamo alla storia.
Sono trascorsi più di venti anni da quando un cataclisma ha fatto sprofondare negli abissi Atlantide e i sopravvissuti hanno trovato rifugio presso un ramo gemello della loro stirpe in Egitto, vicino al Nilo, dove hanno fondato Adhon-dor. Questa città che prende il nome da Adhon Ossyrian, comandante atlantideo che abbiamo conosciuto nel primo romanzo e che ha guidato la propria gente sana e salva attraverso svariati pericoli dall’Oceano all’Africa e che grazie a un artefatto magico ha reso floride quelle terre.
Dopo la morte di Adhon, re Sybillion si è fatto carico di creare un nuovo regno di Atlantide, di preservare le tradizioni e di garantire un futuro prospero alla propria gente. Tuttavia il sovrano ritiene che i tempi siano maturi per cedere lo scettro del comando a Ammhon, figlio dell’eroe scomparso. Tale decisione suscita un profondo sdegno in Ozymandias che cova rancore e frustrazione, pensando di essere il legittimo erede al trono in quanto figlio di Sybillion.
Nel frattempo un altro gruppo di atlantidei giunge nei pressi di Adhan-dor, aggredendo le campagne e minacciando la città. Il loro leader è Dheneiros, un principe scampato al cataclisma che ha sommerso l’Isola il cui unico intento è quello di ripristinare l’antico regno dei Cinque Anelli. Il signore della guerra è convinto di appartenere a una razza eletta che per designazione divina ha il compito di dominare il mondo. Il che ovviamente condurrà le due fazioni a una sanguinosa guerra fratricida.
In estrema sintesi, questa è la trama della vicenda in cui abbiamo modo di conoscere molteplici personaggi, anche se i principali restano re Sybillion e re Dheneiros. Costoro offrono al lettore due divergenti visioni del mondo. Il primo è un sovrano saggio e morigerato che cerca di mantenere la pace e di accrescere il benessere della propria gente, mentre il secondo è un conquistatore sanguinario che non esita a trucidare popolazioni inermi per ottenere il dominio assoluto.
Peraltro è possibile distinguere i due condottieri anche sotto un profilo simbolico in quanto presentano differenti armi da guerra. Sybilion combatte con una spada, emblema reale e guerriero, che rappresenta l’ardimento, il potere distruttivo applicato all’iniquità, alla malvagità, all’ignoranza e pertanto consente di giungere alla pace e alla giustizia[7]. Dheneiros invece impugna la mazza d’oricalco che in questo caso configura il male e la forza bruta[8], atteso che il principe atlantideo non esita a ricorrere alla violenza nei confronti di chi gli si pone dinanzi.
Come nel precedente volume, il lavoro di world building è poderoso. Ci vengono descritti con dovizia di particolari non solo i luoghi geografici in cui si svolgono le vicende, ma anche gli edifici, l’arredamento, l’abbigliamento, l’armamento e i rituali religiosi.
Per quanto concerne lo stile della prosa, esso è elegante, ricercato e sostanzialmente differente da quello semplicistico e scarno adottato dagli autori moderni tanto che qualche critico integralista potrebbe ritenere desueti alcuni termini utilizzati dagli autori.
Non vengono nemmeno lesinate le battaglie e i combattimenti sia tra soldati sia tra belve feroci che infestano questo mondo antico e che richiamano alla mente l’azione tipica del romanzo di avventura.
Alla luce di quanto affermato dianzi, Andrea Gualchierotti e Lorenzo Camerinici con Le guerre delle piramidi hanno dimostrato di essere autori di livello eccelso scrivendo un ottimo romanzo di fantasia eroica[9] mediterranea.
Note:
[1] CAMERINI L., GUALCHIEROTTI A., Gli eredi di Atlantide, Il Ciliegio, Lurago d’Erba, 2015.
[2] DE CAMP L. S., Il mito di Atlantide e i continenti scomparsi, Fanucci, Roma, 1980.
[3] HOWARD, R.E., Tutti i cicli fantastici. I Cicli di Kull di Valusia, di James Allison, di Cthulhu e di Almuric, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, Roma, 1995.
[4] Diversi racconti sono inediti mentre alcuni di essi sono presenti in SMITH C.A., Mondi perduti e altri racconti, MEB, Torino, 1979.
[5] KUTTNER H., Elak di Atlantide, Fanucci, Roma, 1989.
[6] MASUINO D., PILO G., Atlantide, Fanucci, Roma, 1988.
[7] CHEVALIER, J., GHEERBRANT, A., Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri, BUR RIZZOLI, 2016, p. 973.
[8] CHEVALIER, J., GHEERBRANT, A., op. cit., p. 642.
[9] FUSCO S., voce Fantasia Eroica, in AA VV, Arcana, Sugar Editore, Milano, 1969.
Autori: Andrea Gualchierotti ha 36 anni, vive e lavora in provincia di Roma. Dopo gli studi classici e la laurea in Sociologia, si dedica al mondo della comunicazione, senza però tralasciare la passione di sempre per l’archeologia e per le sue scoperte. Quando non scrive si dedica alla numismatica, ai viaggi e al mai dimenticato amore per i romanzi d’avventura.
Lorenzo Camerini, amante della storia e della letteratura fantastica fin dalla più tenera età sogna e cresce con le grandi saghe della letteratura medievale. Lettore appassionato e vorace, dopo svariate esperienze lavorative in Italia nell’editoria e nella comunicazione su Internet si è trasferito per un anno in Canada, nella città di Vancouver.
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