Scheda
Titolo: Thongor contro gli dei
Titolo originale: Thongor against the Gods
Serie: La saga di Thongor #3
Autore: Lin Carter
Traduttore: Simone Cauli
Copertina: Filippo Panseca
Editore: Delta
Collana: Delta Fantascienza Fantasia Eroica 9
Genere: sword and sorcery
Data di pubblicazione: 1967
Data di pubblicazione italiana: 1974
Pagine: 194
Non disponibile
Serie di Thongor
- The Wizard of Lemuria, 1965; espanso nel 1969 in Thongor and The Wizard of Lemuria (inedito);
- Thongor of Lemuria (1966), espanso nel 1970 in Thongor and the Dragon City (inedito);
- Thongor contro gli dei, 1974; (Thongor Against the Gods, 1967);
- Thongor nella città nera, 1974; (Thongor in the City of Magicians, 1968);
- Thongor alla fine del tempo, 1972; (Thongor at the End of Time, 1968);
- Thongor Fights the Pirates of Tarakus, 1970 (inedito)
Sinossi
”Il mio signore Slidith mi ha parlato in sogno e mi ha detto che gli dei delle tenebre esigono la morte di Thongor!” Nell’antico continente di Lemuria, un giovane e forte condottiero sta affermando, sta consolidando il suo potere. È Thongor il barbaro, il cui indomito coraggio e la cui spada invincibile lo hanno messo alla testa di un nuovo e rigoglioso impero. Ma contro di lui cospirano segretamente tutti coloro che adorano gli dei delle tenebre e del caos. Improvvisamente la sposa di Thongor, la principessa Sumia, viene rapita. Thongor parte alla sua ricerca e in un primo momento l’impresa sembra presentarsi facile; ma nel perduto continente dell’antica Lemuria, dove la scienza e la stregoneria sono divise solo da un sottile velo e a volte finiscono per identificarsi, le cose raramente hanno contorni netti, ben definiti. Ben presto Thongor si renderà conto che la sua potente spada dovrà battersi contro la diabolica e sinistra magia dei servitori degli dei delle tenebre. I suoi nemici sono astuti e spietati, ma non sono gli antagonisti più temibili: Thongor finirà infatti per trovarsi coinvolto sempre più strettamente in un pericolo dalle dimensioni non più umane, dovrà affrontare gli stessi dei qualunque sia però la natura del male che incombe su di lui, l’eroe sarà pronto a combatterlo strenuamente, a lottare anche a costo della vita, perché la sopravvivenza del genere umano dipende dal risultato di questo conflitto cosmico. Lin Carter è un altro scrittore di fantascienza che si è cimentato – riscuotendo un enorme successo della critica e del pubblico – nel nuovo genere detto «fantasia eroica».
Commento
Nel panorama dello sword and sorcery, Lin Carter è sicuramente uno degli autori dei più bistratti e sottovalutati, probabilmente perché a suo carico pende l’atroce condanna di aver portato compimento parte degli scritti di Robert E. Howard e in particolare Kull di Valusia e Conan il cimmero. Eppure è stato proprio questi (insieme a Lyon Sprague de Camp), dagli anni ’60 agli anni ’80 del secolo scorso, a riportare alla luce le migliori opere del Maestro di Cross Plains, farle conoscere al mondo intero e a propugnare la causa della fantasia eroica mediante articoli, romanzi, interviste, conferenze, racconti e curatele di libri. Peraltro l’americano è stato uno dei fondatori della Swordsmen and Sorcerers’ Guild of America (SAGA), prima associazione dedita alla divulgazione della fantasia eroica.
Una prima lettura della serie di Thongor ci può condurre a ritenere che essa rappresenti un mero tentativo di imitare pedissequamente il Conan di Robert E. Howard. In realtà, analizzando con attenzione i vari volumi della saga, possiamo comprendere che si tratta di un’opera ben più complessa di quanto possa sembrare.
Oggi mi occuperò di commentare Thongor contro gli dèi, terzo episodio della serie, poiché i due precedenti libri sono inediti in Italia.
La vicenda è ambientata su Lemuria, un’isola preistorica della Terra e il protagonista è Thongor, barbaro proveniente dall’estremo nord che è assurto al rango di Sarkon delle Tre Città, ovvero sovrano assoluto di questo giovane impero. Nonostante questo, il nostro non è esente da attentati, dato che alcuni signori della guerra si sono coalizzati per usurpare il suo trono. Tutto ciò poiché Thongor ha interrotto un rituale arcano che avrebbe permesso ai Re Draghi di aprire un varco per condurre I Signori del Caos sulla Terra da un’altra dimensione. A rendere peggiore la posizione del guerriero vi è il fatto di aver rubato la Pietra Stellare dal Santuario di Slidith.
In ogni modo i signori del male, al fine di realizzare il loro obiettivo, hanno incaricato Zandar Zan, uno dei migliori ladri in circolazione, di rapire la principessa Sumia, moglie del temuto barbaro per costringerlo a sottomettersi al loro volere.
Thongor ci viene descritto come:
“un uomo gigantesco, abbronzato, muscoloso come un titano, spalle larghe, vita stretta e gambe lunghe. Il suo superbo corpo era nudo, salvo che per un’armatura di pelle nera, una cintura, un panno rosso sulle anche, e degli stivaletti neri a mezzo polpaccio. La sua capigliatura disordinata di capelli scuri, grossi e diritti era gettata dietro alle spalle ed era tenuta lontana dai suoi occhi da una striscia di pelle che cingeva la fronte.[i] ”
Queste poche righe ci consentono di richiamare alla mente il ben più popolare Conan e come lui è un combattente imbattibile (grazie anche al suo spadone di Valkarth) che non lascia alcuno scampo ai propri nemici e un abile scalatore. Inoltre Thongor, allo stesso modo di Cimmero, benché brutale, è dotato di un proprio codice d’onore:
“in ogni barbaro c’era l’accettazione stoica del dolore e della morte come condizioni naturali della vita, ma valeva anche per lui il semplice codice del selvaggio che imponeva per il nemico una morte rapida e senza indugi. Questo morboso piacere di prolungare il tormento di un nemico era contrario al suo rozzo spirito cavalleresco. Inoltre il prigioniero era un vecchio.[ii]”
Il protagonista, oltre a dover affrontare i complotti orditi dai suoi rivali, si trova anche a combattere contro creature preistoriche come dinosauri, animali feroci di pura invenzione come il poa, un drago di fiume lungo trenta metri e il vandar, un leone nero alto tre metri. Se tutto questo non fosse sufficiente a rendere la vita di Thongor movimentata, vi è una razza di uomini rettile, i Narghasarkaya, detti anche Re Draghi, che hanno dominato la terra prima che comparisse l’uomo e che ora intendono tornare al loro antico splendore.
È bene rilevare che la rivalità tra uomo e serpente è presente da sempre in tutte le tradizioni antiche del pianeta[iii]. Si pensi alla mitologia egizia dove imperversa la perpetua guerra tra Apophis, gigantesco serpente e Signore del Caos, contro Râ, dio del sole[iv]. Nella tradizione greca invece Apollo con i suoi dardi uccide Pitone e nella religione induista Indra uccide Ahi (o Vritra) con il vajra, che rappresenta il fulmine[v]. Sul versante invece dello sword and sorcery, l’annoso tema viene affrontato in diverse opere da Howard come Il Dio nell’urna[vi] (The God in the Bowl, 1952) e Gli accoliti del cerchio nero[vii] (The People of the Black Circle, 1934) della Saga di Conan il Cimmero, o ne Il regno fantasma[viii] (The Shadow Kingdom, 1929) del Ciclo di Kull di Valusia. In ognuna di esse il serpente rappresenta l’oscuro e nefando nemico da debellare.
Tornando alla vicenda, ci viene riferito che questa:
“Era un’epoca di magia, quando il potere dei Maghi forzava contro le maree delle tenebre che incombevano sulle Terre degli Uomini come ali gravide di minacce. Il mondo intero non vedrà più una tale stregoneria quale regnò nel passato quando la fiera Lemuria era giovane e qui la Madre degli Imperi stese le sue bandiere sull’Egitto, sulla giovane Atlan e sulle città rosate dei Re Maya.[ix]”
In effetti l’elemento soprannaturale è fortemente presente in questo libro ma si manifesta in maniera talmente particolare da confondersi con la tecnologia anacronistica presente su Lemuria. Vi sono infatti vascelli volanti, scettri dai quali fuoriescono raggi di luce verde dal potere mortifero. In tale circostanza appare evidente il tributo nei confronti del Ciclo di John Carter di Marte[x], di Edgar Rice Burroughs.
Per quanto attiene le fonti di ispirazione di Lin Carter, bisogna evidenziare che l’origine di Lemuria è stata invocata negli anni che vanno dal 1860 al 1870, da alcuni geologi inglesi. In particolare William T Blanford, osservando alcune somiglianze tra le rocce e i fossili di un deposito del Permiano nell’India Centrale e quello corrispondente del Sud Africa, aveva supposto che in un’era remota vi fosse un ponte di terra che collegava India e Africa meridionale[xi]. Ernst Haeckel adottò questa teoria per spiegare l’anomala distribuzione dei lemuri che si trovano in Madagasca, in India, in Africa e in Malesia[xii]. Successivamente Philip L. Scatler propose per questo territorio il nome di Lemuria, che è giunto sino a oggi.
Queste teorie geologiche (ormai obsolete) sono state utilizzate da Helena P. Blavatsky, fondatrice della teosofia, per creare la propria personale cosmogonia che riunisce miti e magia orientali e occidentali ne La dottrina segreta[xiii]. Secondo l’occultista russa, la Terra è passata attraverso sette differenti razze radicali (ognuna delle quali presenta sette sottorazze) che si sono evolute nel corso delle varie ere. Nella fattispecie i lemuriani appartengono alla Terza Razza e sono giganti alti dai quattro ai cinque metri, ermafroditi, ovivipari, dalla pelle bruna, dalla faccia piatta e dotati di un terzo occhio sulla nuca nel cervello, all’altezza della ghiandola pineale[xiv].
Secondo la Blavatsky, alcune dinastie divine diffusero la civiltà tra i lemuriani (come del resto anche nelle altre epoche), permettendo loro di costruire imponenti e fiorenti città, sino a quando un cataclisma distrusse col fuoco questa popolazione[xv]. Tale dottrina trova fondamento nell’opera in discussione dato che Lin Carter afferma che:
“era un paesaggio strano e pauroso, scosso da terremoti terrificanti, dilaniato da esplosioni vulcaniche di forza stupenda… Una testimonianza eloquente dei poteri di distruzione del continente che in questo modo sonnecchiavano nel profondo del cuore cavernoso di Lemuria, ma che si sarebbero un giorno svegliati con un rombo di tuono per spaccare il terreno instabile e sprofondare tutta la vecchia Lemuria sotto il Pacifico primitivo[xvi].”
È agevole desumere che una completa analisi dell’opera in parola richiederebbe maggiore spazio e risulterebbe eccessiva in questa sede. Di conseguenza, per coloro che volessero approfondire ulteriormente questa opera, si rimanda alla lettura dei successivi articoli che verranno postati su questo sito, ovvero alle pubblicazioni nelle quali avrò modo di parlare ancora di Thongor. Nondimeno appare evidente che il libro in questione presenta non pochi elementi di originalità e, benché non raggiunga le vette delle opere howardiane, risulta ben superiore per contenuti, spunti e prosa alla gran parte dei romanzi di fantasy odierni.
Ne discende che mi sento consigliarlo a tutti coloro che amano lo sword and sorcery tradizionale, invitandoli caldamente a leggere questo libro, che di certo potrà riservare non poche sorprese agli appassionati del genere.
Note:
[i] CARTER L., Thongor contro gli dei, Delta, Milano, 1974, p. 22.
[ii] CARTER L., op. cit., p. 120.
[iii] CHEVALIER J., GHEERBRANT A., Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri, BUR RIZZOLI, 2016, p. 919.
[iv] CHEVALIER J., GHEERBRANT A., op. cit., p. 924.
[v] GUÉNON R., Simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano, 2015, p. 160.
[vi] HOWARD R. E., Il Dio nell’urna, in Tutti i cicli fantastici. Il Ciclo di Conan. Tomo I, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, 1995, p. 61 e ss.
[vii] HOWARD R. E., Gli Accoliti del Cerchio Nero, in Tutti i cicli fantastici. Il Ciclo di Conan. Tomo I, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, 1995, p. 296 e ss.
[viii] HOWARD R. E., Il Regno Fantasma, in Tutti i cicli fantastici. I Cicli di Kull di Valusia, di James Allison, di Cthulhu e di Almuric, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, 1995, p. 29.
[ix] CARTER L., op. cit., p. 7.
[x] BURROUGHS E. R., Sotto le lune di Marte, Newton Compton, Roma, 1994.
[xi] DE CAMP L. S., Il mito di Atlantide e i continenti scomparsi, Fanucci, Roma, 1980, p.
[xii] Ibidem.
[xiii] BLAVATSKY H.P., La dottrina segreta. Sintesi della scienza, della religione e della filosofia. L’evoluzione cosmica, Fratelli Bocca Editori, Milano, 1949.
[xiv] Ibidem.
[xv] BLAVATSKY H.P., La dottrina segreta. Sintesi della scienza, della religione e della filosofia. Antropogenesi, Fratelli Bocca Editori, Milano, 1953.
[xvi] CARTER L., op. cit., p. 39.
Autore
Linwood Vrooman Carter, conosciuto semplicemente come Lin Carter, è nato a San Pietroburgo nel 1930 ed è stato uno scrittore statunitense, noto soprattutto come autore di fantascienza e fantasy, ma è stato anche un apprezzato critico ed editore. Ha usato anche vari pseudonimi nella sua carriera come H.P. Lowcraft (insieme a Dave Foley) e Grail Undwin.
Della sua vasta opera letteraria, in Italia sono giunti solo sparuti romanzi, ma molti racconti, soprattutto quelli in cui Carter si è cimentato con personaggi letterari creati da altri autori, come Conan il barbaro e Kull di Valusia di Robert E. Howard.
Carter è stato infatti, insieme a Lyon Sprague de Camp, colui che ha saputo meglio raccogliere l’eredità letteraria di Howard, occupandosi sia di organizzare una cronologia all’opera dello scrittore di Cross Plains, sia di dare un seguito ai suoi racconti, completando gli incompiuti, realizzando storie da semplici appunti o inventandone di nuove che sapessero dare omogeneità e continuità ai personaggi di Howard.
Tra le sue opere originali troviamo invece le serie di “Thongor”, de “I misteri di Marte”, di “Zanthodon”, della “Terra Magica” e “La torre sull’orlo del tempo”, oltre a vari racconti come “Intervista in due tempi”, “Le grandi eresie di Oolimar”, “La città nella gemma”, “Zoth-Ommog”, “Le scale della cripta” e “Chiaro di luna nero”.
Inoltre tra il 1967 e il 1969 ha sceneggiato più di cinquanta episodi della serie animata “Spider-Man”, per la Marvel.
E’ morto a Montclair nel 1988. (Biografia scritta da Davide Longoni e tratta da http://www.lazonamorta.it/lazonamorta2/?p=10513)
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