Dungeons & Dragons

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Dungeons & Dragons  è il gioco da tavolo più famoso della storia, o almeno uno dei più conosciuti. Me ne innamorai in un caldo pomeriggio estivo quando, con un gruppo di amici, aprimmo la mitica scatola rossa e da quel momento iniziò la mia vita da avventuriero.
Il gioco è di per se molto semplice. Si crea un personaggio scegliendo la razza, l’aspetto, le capacità che lo renderanno unico e capace di compiere imprese epiche.

A dispetto di ciò, nonostante si scelga il migliore dei personaggi, il tutto è affidato ai dadi.  Per ogni azione infatti occorre lanciare un dado. Ne discende che, per assurdo, è possibile avere un potere quasi divino ma non riuscire a uccidere un topo per fatto  “tiraccio” e a volte ciò può essere frustante.
Andiamo con ordine. Il gioco è composto da poche cose essenziali: il libro delle regole, un foglio di carta, una matita, il set di dadi (benedetto da questo o quel santone) e tanta, tanta fantasia. Il ruolo chiave del tutto lo svolge il DM (dungeon master), che scrive, interpreta e da senso al mondo in cui vivono i personaggi.
Nel corso degli anni si è passati da 4 razze ben definite (umani, nani, elfi ed halfling) a varie sotto classi ed incroci come mezz’orco, mezz’elfo, ecc… Così, dalle canoniche classi (mago, guerriero, chierico e ladro), si è passati a miriadi di altre di esse come stregone, monaco, druido, ranger, ognuna con caratteristiche, abilità e talenti differenti.
Creare un personaggio che rispecchi il nostro ideale di avventuriero diventa sempre più avvincente e allo stesso tempo complesso.
Grazie a internet, oggi esistono milioni di siti e gruppi nei quali gli appassionati del giocoDragons-of-Massive-Geek-dungeons-and-dragons-1004082_771_762 si scambiano idee e opinioni su questa o quella regola; assegnando spesso significati diversi a seconda delle varie interpretazioni.
Essere il tessitore di trame, non è semplice. Oltre a conoscere bene le regole, bisogna saper coinvolgere i giocatori, un po’ come un bravo scrittore che riesce a far vivere la propria storia come se fosse reale. Un altro fronte è dato dai giocatori, ovvero coloro i quali creano i personaggi e interagiscono tra loro.

Personalmente ritengo che per giocare occorra anche una buona dose di autoironia e accettare il fatto che non sempre le azioni che abbiamo in mente (ad esempio scalare una parete in stile assassin’s creed) riescano con spettacolare facilità. Infatti basta un tiro “storto” e si cade rovinosamente al suolo, magari rompendosi anche qualcosa. Così come non si deve essere troppo legati alle regole, il concetto di base è che Dungeon & Dragons resta sempre un gioco di fantasia in cui la magia permea ogni cosa o persona e dove creature epiche come draghi e unicorni sono all’ordine del giorno. Peraltro, in tale contesto, un semplice “uomo” può diventare un Dio.
Esistono vari modi per giocare. Abbiamo le avventure pre-compilate, le storie scritte interamente dal DM, esistono poi vari volumi dove vengono sviluppati mondi interi in cui ambientare le proprie campagne, rendendo il gioco una vera e propria vita parallela in cui far crescere il proprio personaggio magari iniziando come semplice paladino fino a divenire re o imperatore. Per quanto mi riguarda, mi è capitato di iniziare con un guerriero e dopo diverse campagne mi sono ritrovato signore di un feudo con un maniero da gestire.
La durata di ogni singola partita non è calcolabile, a volte si gioca per anni con giocatori che vanno e vengono, nuovi amici che entrano in scena, altri che si perdono per strada. Ricordo che una volta combattemmo contro un lamia per oltre un mese poiché non si riusciva a colpirla e, nonostante eravamo sei o sette giocatori, non riuscivamo mai a fare un tiro decente. Ecco perché alla fine conta più un buon tiro col dado che un personaggio perfetto. La fortuna, nel gioco come nella vita, ha un ruolo chiave.
Non aggiungo altro.

Buona campagna a tutti!

2 commenti

  1. Ciao! Per caso sapete dirmi se la 5a edizione verrà tradotta in italiano e se si quando?!?
    Grazie!

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