Scheda
Titolo: Thongor nella città nera
Titolo originale: Thongor in the City of Magicians
Autore: Lin Carter
Copertina: Tarcisio Pasquetti
Traduttore: Pierantonio Rumignani
Editore: Delta
Collana: Delta Fantascienza Fantasia Eroica 15
Genere: sword and sorcery
Pagine: 190
Data di pubblicazione: 1968
Data di ultima pubblicazione italiana: 1974
Non disponibile
Serie di Thongor
- The Wizard of Lemuria, 1965; espanso nel 1969 in Thongor and The Wizard of Lemuria(inedito);
- Thongor of Lemuria (1966), espanso nel 1970 in Thongor and the Dragon City (inedito);
- Thongor contro gli dei, 1974; (Thongor Against the Gods, 1967);
- Thongor nella città nera, 1974; (Thongor in the City of Magicians, 1968);
- Thongor alla fine del tempo, 1972; (Thongor at the End of Time, 1968);
- Thongor Fights the Pirates of Tarakus, 1970 (inedito)
Sinossi
Sull’altare insanguinato degli dei del caos, gli occhi del mago scintillano come diabolici smeraldi mentre fissa i perversi membri del consiglio dei nove della città nera di Zaar: «a Thongor di Valkarth dovrà essere inflitta la pena più terribile che mente umana possa concepire… l’eterna schiavitù dell’anima ai signori delle tenebre». Se la maledizione dovesse veramente abbattersi sul giovane sovrano della Lemuria il corpo e l’anima di Thongor patirebbero indicibili sofferenze per tutta l’eternità. Ma non è soltanto in gioco il futuro di Thongor: gli stregoni di Zaar meditano di impadronirsi dell’intero continente lemuriano. Potrà la potente spada dell’eroe Valkarthan proteggere il suo regno e impedire che venga asservito dai sinistri servitori delle tenebre e del caos? Potranno le navi volanti e le nuove micidiali armi create grazie all’aiuto di forze soprannaturali vincere la magia nera e sottrarre il continente di Lemuria, già minacciato dalle forze erompenti della natura, a un triste destino di schiavitù e di morte? Potranno il coraggio di Thongor e la forza di Shangoth, il gigantesco guerriero dei nomadi blu, avere il sopravvento sull’ombra minacciosa che grava su di loro, nell’ultima battaglia in cui si deciderà il destino del genere umano? In questo nuovo, avvincente romanzo, ricco d’azione e di continui, drammatici colpi di scena, Lin Carter si riconferma uno dei più prestigiosi scrittori di «fantasia eroica».
“Così Thongor il Barbaro sopraffece e scacciò dalla sua terra i Druidi crudeli, adoratori maledetti del demonio che per lungo tempo avevano cercato di ottenere il dominio sulle Nove Città dell’Ovest. Ma, negli anni che seguirono, l’ombra sinistra di Zaar si proiettò oscura dal più remoto limite del mondo, finché non mise in pericolo le vigorose città dell’Occidente. E, sui Neri Altari del Caos, i Nove Stregoni di Zaar fecero voto di prendersi una terribile vendetta sul re-guerriero di Patanga che aveva annientato i loro fratelli dell’Ovest. Con un terrificante giuramento si impegnarono a riservare a Thongor un destino così spietato che il suo ricordo avrebbe ossessionato le menti degli uomini per innumerevoli età future.”
Le Cronache Lemuriane
Commento
Il mistero dei continenti scomparsi continua a destare ancora oggi grande fascino nell’immaginario collettivo e, tra essi, Lemuria è stata fonte di ispirazione per svariati romanzi di narrativa fantastica. In tema di sword and sorcery, Lin Carter ha utilizzato questo setting per creare le avventure di Thongor:
“un uomo simile a un grande leone di bronzo, muscoloso come un dio selvaggio, lo splendido corpo nudo tranne una fascia di stoffa cremisi che gli cingeva i fianchi e l’armatura di cuoio ingioiellata dei guerrieri di Lemuria, un sistema di cinghie allacciate che si incrociavano sul suo torace muscoloso, alle quali erano attaccati con anelli di ottone il fodero di un pugnale e la grande spada Valkarth che non lasciava mai al suo fianco.
Il volto severo, impassibile, era maestoso e austero sotto la chioma incolta di ruvidi e folti capelli neri che scendevano sulle spalle e sulla schiena massiccia ed erano trattenuti sulla fronte, sopra le sopracciglia nere aggrottate, da un cerchio di oro rosso nel quale erano incastonati neri opali squadrati provenienti dalle montagne di Mummur. Un ampio mantello pendeva dalle spalle, allacciato con spille di quarzo al largo collare di cuoio nero che cingeva la sua gola muscolosa. Anelli d’oro splendevano, nella luce di smeraldo, alle braccia e ai polsi vigorosi. La mascella quadrata, severa, aveva un atteggiamento truce e gli strani occhi d’oro fissavano senza espressione la gloria guizzante…”[i]
Il protagonista (creato sulla falsariga di Conan il Cimmero) è un barbaro proveniente dalle regioni del nord che, partendo da semplice soldato, ha conquistato il Sarkonato delle Cinque Città, piegando al suo volere ogni regno circostante grazie alle sue doti di condottiero e alla sua superiorità bellica, garantitagli dalle navi volanti.
La capitale dell’impero, Patanga, è un centro urbano pregno di segreti ancestrali e nelle cui profondità telluriche arde una fiamma eterna, la cui natura è appannaggio dei Druidi Gialli di Yamath, ormai sterminati da Thongor. Non è possibile esimersi dall’evidenziare che Lin Carter abbia svolto un notevole lavoro di documentazione fondendo le sue conoscenze di esperto di speculative fiction agli studi esoterici e folcloristici. Secondo le teorie teosofiche di Helena Blavatsky, in principio Lemuria è stata governata da una dinastia di esseri divini chiamati Signori della Fiamma, i quali hanno portato la civiltà tra gli uomini[ii]. E proprio la fiamma, più volte citata nell’opera in argomento, ha un duplice significato: in primo luogo viene considerata un simbolo di purificazione, illuminazione e amore spirituale; in secondo luogo può rappresentare l’invidia, la rivolta e la lussuria[iii].
A dispetto di ciò, l’Autore rammenta di continuo che il destino di Lemuria è segnato. Infatti il continente è condannato a sprofondare a causa di un cataclisma di proporzioni titaniche:
“all’interno di quel mondo labirintico di caverne nascoste, forze colossali ribollivano in equilibrio instabile: finora erano state mantenute sotto controllo, ma col passare di ere non ancora cominciate erano destinate a esplodere senza freno con furia tempestosa liberando l’energia di un cataclisma le cui convulsioni avrebbero completamente distrutto la Lemuria che sarebbe sprofondata sotto le onde spumeggianti del possente Pacifico… Una tomba d’acqua avrebbe cancellato ogni splendore della gloria e dei primi prodi regni dell’uomo tranne un frammento di leggenda e un nome… Lemuria, il Continente perduto, la Culla dell’Uomo[iv].”
Comunque a Thongor non viene concessa requie nemmeno dai mortali poiché i Nove Sapienti di Zaar, stregoni dediti a nefandi incantesimi, feriti nell’orgoglio per aver visto sconfiggere i loro fratelli dal barbaro, hanno ordito una terribile vendetta per spodestarlo dal trono e ucciderlo attraverso inaudite sofferenze fisiche e psichiche. Ad aggravare la sua posizione, vi è anche un odio atavico che accompagna da secoli gli abitanti della Città Nera (fondata settemila anni prima dei fatti narrati). Costoro infatti hanno tradito i loro stessi simili dato che, durante la guerra millenaria tra umani e uomini-rettili, si sono alleati con i secondi. Dopo la loro sconfitta, banditi dal mondo civilizzato, si sono ritirati all’interno delle mura di Zaar e, apprendendo le esecrande stregonerie degli ofidi, hanno acquisito il segreto della vita eterna, subendo orrende mutazioni.
La magia nera gioca un ruolo fondamentale in questo romanzo, come del resto in ogni libro di sword and sorcery o di fantasy che possa essere definito tale.
Guardando al passato, nell’antichità vi era un dialogo continuo tra uomini e dei, e gli stregoni erano considerati gli unici intermediari per accedere al soprannaturale[v]. Si pensava che questi incantatori avessero poteri occulti idonei a cagionare morte, malattie, mutilazioni, bufere[vi] e che potessero evocare entità superiori, provenienti da altri piani dell’esistenza, mediante la possessione corporea[vii].
Al di là dell’aspetto magico, i Signori di Zaar sono dotati altresì di conoscenze tecnologiche anacronistiche per l’epoca che assegnano al romanzo in discussione elementi retrofuturistici. Abbiamo globi che si librano a mezz’aria, bastoni muniti di pietre speciali che sprigionano raggi elettrici paralizzanti, guerrieri e navi volanti. Come se non bastasse, questa civiltà di rinnegati ha creato negli abissi della città una zona predisposta a esperimenti ributtanti di chirurgia tra cui l’asportazione e il trapianto di cervelli umani.
Uno dei personaggi più interessanti è Shangoth. Questi è un principe Rmoahal, ovvero un gigante alto tre metri dalla pelle blu, legato a un giuramento di fedeltà con Thongor, poiché il barbaro gli ha salvato la vita alcuni anni or sono. Per aiutare l’amico lemuriano si getterà a capofitto in ogni pericolo senza pensarci nemmeno un istante, dato che la sua indole selvaggia e indomita gli impedisce di indietreggiare dinanzi alle difficoltà.
Numerosi sono gli animali preistorici che troviamo in questo romanzo e che contribuiscono a proiettarci in una terra primeva e acre. Abbiamo gli zamp, creature simili a triceratopi, gli pterodattili e i graak, lucertoloni dai corpi squamosi e dagli artigli acuminati.
Lin Carter non lesina al lettore dettagli truculenti e grotteschi descrivendo luoghi fetidi o individui raccapriccianti, come ad esempio Vual, il Cervello, uno dei Signori di Zaar:
“il suo corpo deforme non era più grande di quello di un bambino, ma la testa – enorme e rigonfia, dalla fronte sporgente, oscillava e ciondolava sopra quelle spalle strette e quel torace scarno – era molte volte più grande di quella di un uomo adulto. Per contrasto, il volto, sotto la fronte dilatata, gonfia, era minuto, schiacciato, simile a quello di un folletto, e da esso scrutavano bruciando occhi di acuto fuoco nero, come gioielli del demonio.[viii]”
Una parte della vicenda si svolge in una enorme caverna.
Ispirandosi al migliore filone della terra cava, l’Autore ci presenta un paesaggio tanto meraviglioso quanto terrificante nel quale l’illuminazione del luogo è data da una fosforescenza grigio-verde che promana da foresta di funghi giganti. In ogni tradizione questi luoghi rappresentano sia la morte iniziatica sia una seconda nascita, posto che essi non sono meri domini tellurici ma debbono essere ritenuti anche domini sopra-terrestri [ix].
Durante il viaggio, Thongor si trova ad affrontare in un combattimento furibondo un esemplare di xuth, i quali:
“erano vermi enormi, ciechi e simili alle lumache che scivolavano emanando un fetore e abitavano le più profonde e oscure voragini. Dopo aver inghiottito la loro preda, la succhiavano in un tubo sottostante allo stomaco pieno di sacchi ghiandolari che secernevano un fluido organico corrosivo, simile a un acido. Sprovvisti di cervello o di organi sensoriali, tranne un rudimentale senso dell’odorato, e mancando di cuore e di organi vulnerabili, non era virtualmente possibile ucciderli, perché i loro corpi ameboidi, viscosi e gelatinosi non possedevano sensibilità al dolore e non avevano punti vitali.[x]”
Nonostante Lin Carter sia palesemente tributario di Robert E. Howard e di Edgar Rice Burroughs, Thongor nella città nera costituisce comunque un buon esempio di romanzo sword and sorcery, che mi sento di consigliare a tutti gli amanti del genere.
NOTE
[i] CARTER L., Thongor nella città nera, Delta, Milano, 1976, p. 12
[ii] BLAVATSKY H.P., La dottrina segreta. Sintesi della scienza, della religione e della filosofia. L’evoluzione cosmica, Fratelli Bocca Editori, Milano, 1949, p. 72.
[iii] CHEVALIER, J., GHEERBRANT, A., Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri, BUR RIZZOLI, 2016, p. 444.
[iv] CARTER L., op. cit., p. 11.
[v] DE ANGELIS V., Le streghe, Piemme, Casale Monferrato, 1995., p. 251.
[vi] FAGGIN G., Le streghe, Neri Pozza, Milano, 1995, p. 56.
[vii] FEDE F., Il vero libro delle streghe, Editoriale Libero, Milano, 1987, p. 13.
[viii] CARTER L., op. cit., p. 52
[ix] GUÉNON R., Simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano, 2015, 184.
[x] CARTER L., op. cit., p. 103.
Autore
Linwood Vrooman Carter, conosciuto semplicemente come Lin Carter, è nato a San Pietroburgo nel 1930 ed è stato uno scrittore statunitense, noto soprattutto come autore di fantascienza e fantasy, ma è stato anche un apprezzato critico ed editore. Ha usato anche vari pseudonimi nella sua carriera come H.P. Lowcraft (insieme a Dave Foley) e Grail Undwin.
Della sua vasta opera letteraria, in Italia sono giunti solo sparuti romanzi, ma molti racconti, soprattutto quelli in cui Carter si è cimentato con personaggi letterari creati da altri autori, come Conan il barbaro e Kull di Valusia di Robert E. Howard.
Carter è stato infatti, insieme a Lyon Sprague de Camp, colui che ha saputo meglio raccogliere l’eredità letteraria di Howard, occupandosi sia di organizzare una cronologia all’opera dello scrittore di Cross Plains, sia di dare un seguito ai suoi racconti, completando gli incompiuti, realizzando storie da semplici appunti o inventandone di nuove che sapessero dare omogeneità e continuità ai personaggi di Howard.
Tra le sue opere originali troviamo invece le serie di “Thongor”, de “I misteri di Marte”, di “Zanthodon”, della “Terra Magica” e “La torre sull’orlo del tempo”, oltre a vari racconti come “Intervista in due tempi”, “Le grandi eresie di Oolimar”, “La città nella gemma”, “Zoth-Ommog”, “Le scale della cripta” e “Chiaro di luna nero”.
Inoltre tra il 1967 e il 1969 ha sceneggiato più di cinquanta episodi della serie animata “Spider-Man”, per la Marvel.
È morto a Montclair nel 1988. (Biografia scritta da Davide Longoni e tratta da http://www.lazonamorta.it/lazonamorta2/?p=10513)
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