Il simbolismo del corvo

Articolo di  Alberto Lombardo, tratto dal Centro Studi La Runa.


L’italiano “corvo” deriva direttamente dal latino corvus (cfr. anche l’accusativo singolare umbro curnaco), parola di remota origine indoeuropea, probabilmente onomatopeica (kr… kr). È attestata in forme affini in diverse altre aree (il che ne fa presumere una derivazione dalla fonte comune): celtica (irlandese crü, ricostruito *krowos), germanica (alto tedesco hraban, norreno hraukr) e baltica (lituano šárka, e kraûkti il verbo), oltre che greca (córaxcoróne), indiana (sanscrito karavas) e nell’albanese sórre (cornacchia). Dalle lingue indoeuropee il termine è passato poi all’ebraico haraban.

 Enrico Campanile, Bernard Comrie, Calvert Watkins, Introduzione alla lingua e alla cultura degli IndoeuropeiNell’Urheimat, la nordica patria d’origine dei popoli indoeuropei, il corvo doveva solcare con la sua nera figura il cielo: assurse a epifania di diverse divinità, con tratti affini. Il suo simbolismo è duale, essendo collegato sia con la saggezza, la preveggenza e la lungimiranza, sia con la morte e la distruzione: le sue peculiarità lo fanno animale solare e notturno al tempo stesso. Forse è anche per questo che viene associato al lupo, che ha analoghe caratteristiche. Gianna Chiesa Isnardi, ricordando la Hálfs saga ok Hálfsrekka (Saga di Hálfr e dei guerrieri di Hálfr), afferma che «nelle figure dei due fratelli Hrókr inn hvíti e Hrókr inn svarti “cornacchia bianca” e “cornacchia nera” è forse conservato il ricordo della duplice simbologia dell’animale» (I miti nordici). Nello Zoroastrismo è animale benefico e puro che dissipa la corruzione; il culto di Mitra definì corvus il primo grado iniziatico dei suoi misteri solari.

Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordiciNella mitologia greca il carattere solare si manifesta nel fatto che è messaggero di Helios-Apollo e collegato a Crono, ad Atena e a Asclepio-Esculapio; i corvi predissero la morte di Platone, come a Roma quelle di Tiberio e Cicerone.

 Nell’Orfismo appare a simboleggiare la morte iniziatica ed è conseguentemente associato alla pigna e alla torcia, che sono simboli della rinascita metafisica. Analogamente nella tradizione ermetica è simbolo della nigredo (la morte rituale, il “passaggio alle tenebre”), come lo sono il teschio e la tomba. Il dio Brahma, nella religione hindu, si manifesta anche sotto le sembianze del corvo.

Particolare importanza riveste nella mitologia nordico-germanica e in quella celtica. Tra i Germani i corvi sono sacri a Wotan-Odino, e i suoi due corvi Huginn e Muninn (“pensiero” e “memoria”) volano nel mondo a raccogliere ogni informazione, per poi tornare a riferirla al dio sovrano. Lo seguono anche nella furiosa caccia selvaggia, e nella mitologia celtica sono sacri tanto a Lug dalla lunga lancia (così simile a Odino), quanto alla Morrigan, dea del furor guerriero e della morte in battaglia. In un mito gallese Owein è un eroe “sovrano di corvi” e si scontra con il seguito di Artù.

Jean Chevalier - Alain Gheerbrandt, Dizionario dei simboliLa diffusione in area celtica e germanica ne ha comportato una forte presenza nell’araldica, dove pare però essere confuso con la cornacchia.

Ultimo dato interessante è che il corvo è spesso associato agli occhi: non solo per via della sua capacità di lungimiranza, ma anche perché gli occhi sono il suo primo pasto quando si imbatte nei caduti in battaglia; inoltre i suoi occhi hanno potere medicamentoso. Ciò va messo in relazione con la qualità del corvo di rappresentare la prima funzione sovrana indoeuropea, quella magico-religiosa (testimoniata dal suo collegamento a Odino e Lug), come gli occhi lo sono nella gerarchia simbolica del corpo umano.

1 comment

  1. Interessante articolo su un magnifico animale (e molto completo dal punto di vista mitologico e simbolico).

    Ricordo di aver letto in una introduzione a “Il Corvo” di James O’Barr un curioso collegamento tra le qualità mitologiche del corvo e la sua dieta necrofaga: il corvo scende dall’alto, e quando deve cibarsi divora vivi e morti indistintamente, e questo sarebbe uno dei tratti della sua saggezza, l’unione di un dualismo che di nuovo rimanda ai tratti luminosi e oscuri.

    Il titolo dell’articolo poi sarebbe un magnifico nome per un blog (o per un bel racconto weird)

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