Recensioni: “Atlantide e i mondi perduti” di Clark Ashton Smith

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Scheda

Titolo: Atlantide e i mondi perduti

Autore: Clark Ashton Smith

Curatore: Giuseppe Lippi

Copertina: G. Grendel

Editore: Mondadori

Collana: Oscar draghi

Genere: sword and sorcery/weird fantasy/fantasy/terra morente

Pagine: 604

Data di pubblicazione: 2017

Prezzo: € 21,25


Sinossi

Atlantide, Averoigne, Zothique e Xiccarph: regni dove i morti camminano e la negromanzia è una vera e propria scienza. Mondi perduti ed enigmi del passato illustrati con le sculture grottesche di Clark Ashton Smith e quattro cartine.


Commento

1.Introduzione

Atlantide e i mondi perduti è un’antologia di Clark Ashton Smith, pubblicata dalla Mondadori, in cui sono presenti i cicli di Poseidonis, Averoigne, Zothique e Xiccarph, oltre a un saggio di Giuseppe Lippi, in qualità di curatore del volume.

In questa sede, ci occuperemo solamente di effettuare un’analisi comparata della prima saga mentre per le altre suddette si rimanda alla lettura delle recensioni di Yuri Zanelli.

Tra i molti contenenti perduti Atlantide è sicuramente quello che continua a suscitare maggior interesse tra gli appassionati di narrativa fantastica. Ancora oggi infatti vi sono molteplici autori che utilizzano questo setting immaginario per ambientare le loro storie.

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Sul versante dello sword and sorcery il primo a percorrere questo filone è stato Robert E. Howard con Kull di Valusia, seguito a ruota da Henry Kuttner con Elak di Atlantide. Per quanto concerne l’Italia, abbiamo Daniele Masuino con Atlantide e Andrea Gualchierotti e Lorenzo Camerini con i romanzi: Gli Eredi di Atlantide e Le guerre delle piramidi.

Tuttavia ben prima dell’uscita dei libri dei nostri connazionali, Clark Ashton Smith, probabilmente sull’onda del successo del maestro di Cross Plain, cominciava a pubblicare le sue opere su Poseidonis. Ora, per la prima volta in Italia abbiamo modo di leggere tutto il Ciclo eponimo, composto da cinque racconti: L’ultimo incantesimo (The Last Incantation, 1930), Viaggio a Sfanomoë (A Voyage to Sfanomoë, 1931), Un vino di Atlantide (A Vintage from Atlantis, 1933), La doppia ombra, (The Double Shadow, 1933), La morte di Malygris (The Death of Malygris, 1934) e da tre poesie: Atlantis (Atlantis, 1912), Da una lettera (From a Letter, 1922), Tolometh (Tolometh, 1958).

Prima di procedere alla discussione dell’opera in argomento, si rende necessario un chiarimento sulle origini mitologiche di Atlantide.

2.Il mito di Atlantide

La storia di Atlantide nasce con Platone, il quale ha scritto due dialoghi socratici, Timeo e Crizia, in cui ci parla di questa isola, collocata oltre le Colonne d’Ercole, la cui grandezza era di poco superiore a quella dell’Africa settentrionale[1].

La tradizione ci dice che durante la divisione del mondo da parte degli dei, a Poseidoneposeidon_water_greek_god_abstract_fantasy_hd-wallpaper-1576510 viene assegnata Atlantide, all’epoca popolata da una coppia, Evenore e Lecippe, e dalla loro figlia Clito. Successivamente il dio dei mari si congiunge alla ragazza con cui mette al mondo dieci figli. Il primo di essi, Atlante, viene incoronato sovrano dell’isola.

Geograficamente, Atlantide assume una forma circolare del diametro di venticinque chilometri, con al centro una collina chiamata Clito, intorno alla quale vengono realizzati cerchi di terra e d’acqua, attraversata da un canale d’irrigazione[2]; mentre sull’isola centrale viene eretto il palazzo reale e un tempio in onore a Poseidone.

Gli atlantidi per secoli riescono a proliferare creando un immenso impero che si estende sino all’Egitto e all’Etruria, ma quando il sangue divino comincia a mischiarsi con quello umano la società accusa un declino morale che la condurrà alla sconfitta con Atene e alla punizione divina che distruggerà l’isola[3].

3.Poseidonis la decadente

Muovendo dal mito platonico e influenzato da Atlantis di Ignatius L. Donnelly, Clark Ashton Smith crea un suo originale ciclo di storie in cui immagina che Poseidonis sia l’ultima isola di Atlantide, mentre il resto del territorio è completamente sommerso dall’Oceano. A differenza di quanto avviene con tutti gli altri suoi colleghi, l’Autore utilizza il medesimo setting per presentarci non un singolo protagonista ma molteplici personaggi che variano in ogni racconto.

Mi preme evidenziare che nello schema smithiano, questa serie può essere collocata temporalmente prima di Hyperborea.

Per quanto attiene al profilo meramente geografico, Poseidonis è una grande isola sulla quale sono presenti valli fertili e una vegetazione tropicale. Essa vanta due città principali: Susran (la capitale) e Lephara, munite di porti e millenari monumenti artistici[4]. Gli abitanti sono di razza atlantide e possiedono un’alta statura, una carnagione chiara e lineamenti aristocratici. Nondimeno la popolazione è perfettamente a conoscenza dell’imminente fine della loro civiltà e pertanto, sollecitata dall’autorità pubblica e dalla loro intemperanza, indulge in sfarzosi bagordi allo scopo di dimenticare il tragico destino che li attende. In tale circostanza emerge l’elemento che contraddistingue la produzione di Clark Ashton Smith, ovvero il decadentismo.

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L’Autore infatti si occupa di scandagliare i più remoti angoli dell’anima umana dove allignano la corruzione, la lussuria, il vizio, l’apatia, l’invidia, la crudeltà ispirandosi apertamente a Charles Baudelaire di cui era stato anche traduttore. Circostanza questa che lo rende unico non solo nel panorama dello sword and sorcery e del fantasy, ma anche in quello della speculative fiction a trecentosessanta gradi.

Secondo il Cammarota:

“il fiore della poesia e della prosa di Smith è un fiore amaro e tossico, greve come quello di certe gardenie, orchidee e tuberose, speziato di angoscia carnale e senso della morte, lievemente putrescente come i petali carnosi di certe piante orientali, come i vapori sanguigni emessi da certe piante mortali del Sud America, come il gesto sconvolgente del Marchese de Sade, colto a sfogliare le rose più belle sul più putrido rigagnolo del letamaio del suo manicomio.”[5]

In Poseidonis possiamo riscontrare sia lo spleen, inteso come noia, disgusto della vita che l’ideal, cioè a dire la ricerca di un ideale volto a permettere una fuga dalla realtà verso località esotiche, oppure verso paradisi artificiali[6] creati dalle droghe, dall’alcol, dagli amori proibiti e dalle ribellioni a Dio e all’ordine costituito[7].

Tali circostanze vengono rilevate nell’atteggiamento caratteriale di Malygris, negromante che detiene di fatto il potere su Poseidonis. Costui instilla il terrore nella popolazione, nei Necronobili, nei maghi e anche nel re a causa degli immensi poteri soprannaturali di cui è dotato. Nondimeno non gode appieno di questa sua posizione di forza poiché è assillato dal tedio. Malygris ricorda la sua giovinezza, quando ancora non aveva abbracciato il male assoluto, epoca nella quale aveva amato una ragazza, ormai scomparsa. Di conseguenza decide di fare ricorso ai suoi incantesimi per evocare la medesima ma quando si manifesta non risulta essere la stessa donna amata e ciò lo deprime maggiormente.

Parimenti troviamo questa marcata vena decadente anche nella vicenda di Hotar ed Evidon.

I due scienziati cercano in tutti i modi di trovare un modo per fuggire dall’imminente catastrofe che sprofonderà Poseidonis nell’Oceano e pertanto, grazie alle loro avanzate conoscenze tecnologiche, costruiscono un’astronave che gli consente di fuggire verso Venere. Riescono nel loro intento tuttavia, mentre osservano la fine della loro patria, provano un grande dolore.

5.Stregoneria

A dispetto degli altri autori classici di sword and sorcery e fantasy, nelle opere di Clark Ashton Smith prevale la stregoneria sulla spada.

È bene ricordare che la magia appartiene alla cultura umana sin dall’età della pietra, periodo in cui venivano celebrati i riti della fertilità. A quell’epoca si poteva accedere al soprannaturale grazie all’incontro con gli spiriti dei boschi, delle acque, delle piante[8] e venivano riconosciuti particolari poteri ai maghi. Tra essi si pensava che costoro potessero irradiare malefici dal corpo atti a cagionare danni irreparabili. Ad esempio si riteneva che gli incantatori potessero provocare una malattia attraverso il tatto, uccidere una persona o far abortire una donna con il proprio alito, ovvero arrecare mutilazioni infierendo contro un’immagine di cera del soggetto raffigurato[9]. Ma non solo. Alcuni di questi stregoni potevano avere poteri tanto incredibili da consentire loro di trasformarsi in animali, provocare bufere e comunque sovvertire le leggi della fisica[10].

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Clark Ashton Smith, studioso indefesso, amante dell’esotico, del macabro, dell’étrange[11] ha analizzato con attenzione tutto ciò, inserendolo nelle proprie storie. Tra quelle già citate dianzi vi è anche la vicenda di Pharpetro, discepolo del mago Avyctes (unico allievo di Malygris), il quale si affida a rituali arcani contenuti nei libri di Thule per evocare spiriti allo scopo di renderli suoi servitori. Il tutto ci viene descritto con una prosa barocca e aulica ma che suscita orrore:

“Non è senza terrore (poiché l’uomo è mortale) che io, il neofita, ho scrutato in principio le sembianze orrende e terribili di quelli che obbedivano ad Avyctes: geni del mare e della terra, delle stelle e dei cieli che si aggiravano nei corridoi di marmo in ogni direzione. Rabbrividivo dinanzi alle forme nere e subterrene che spiraleggiavano dai fumi grassi dei bracieri; gridavo per l’orrore davanti alle mostruosità informi, opache e colossali che si affollavano malignamente intorno al cerchio tracciato con sette colori, minacciando noi che stavamo al centro e che avremmo conosciuto una sorte indicibile se avessimo cercato di oltrepassarlo. Non senza repulsione avevo bevuto il vino versato dai cadaveri animati e mangiato il pane fornito dai fantasmi, ma col passare del tempo la consuetudine e la routine avevano attutito l’impatto dello straordinario e annullato la paura, finché ero arrivato a convincermi che Avyctes fosse il signore di ogni incantesimo ed esorcismo, e avesse il potere di allontanare ogni essere che evocava.[12]

È possibile affermare a buon diritto che Clark Ashton Smith abbia attinto, tra le molte fonti di ispirazione, anche da Le mille e una notte, poiché abbiamo diversi richiami a creature della tradizione araba e a storie:

“investite dal soprannaturale, dal meraviglioso, onde accanto alle schiave i demoni che si cambiano in leoni. Volano geni e folletti. La magia, bianca o nera, sovrasta con la religione, sulle vicende umane, in un innesto di una potenza suggestiva.[13]

Alla luce di quanto argomentato, ritengo che Poseidonis sia un’opera ancora originale dopo svariati lustri dalla sua prima pubblicazione e che sia imprescindibile per ogni amante della letteratura dell’immaginario.

Note

[1] DE CAMP L. S., Il mito di Atlantide e i continenti scomparsi, Fanucci, Roma, 1980, p. 22.

[2] DE CAMP L. S., op. cit., p. 25.

[3] DE CAMP L. S., op. cit., p. 26.

[4] LA MANNO F., Il contributo di Clark Ashton Smith allo sword and sorcery, in Eroica, a cura di Francesco la Manno e Alessandro Iascy, Watson edizioni, Roma, 2017, p. 301.

[5] CAMMAROTA D., L’ultimo dei decadenti: Clark Ashton Smith, in SMITH C.A., Il destino di Antarion, Fanucci, Roma, 1986, p. 195.

[6] BAUDELAIRE C., I paradisi artificiali, BUR, Milano, 2011.

[7] SERVIDORI B., Introduzione, in BAUDELAIRE C., I fiori del male, Mondadori, Milano, 2013, p. 14.

[8] DE ANGELIS V., Le streghe, Piemme, Casale Monferrato, 1995., p. 45.

[9] FAGGIN G., Le streghe, Neri Pozzi Editore, Milano, 1995, p. 55.

[10] FAGGIN G., op. cit., p. 56.

[11] FUSCO S., voce Clark Ashton Smith, in AA VV, Arcana, Sugar Editore, Milano, 1969, p. 618.

[12] SMITH C.A., Atlantide e i mondi perduti, Mondadori, Milano, 2017, edizione digitale.

[13] COCCHIARA G., Storia del foclore in Europa, Boringhieri, Torino, 1971, p. 61.


Autore

Clark_Ashton_Smith_1912Clark Ashton Smith (Auburn, 13 gennaio 1893 – Pacific Grove, 14 agosto 1961) è stato un poeta, scultore e pittore statunitense, nonché autore di racconti fantasy, orrore e fantascienza. Ed è per queste storie e per la sua amicizia letteraria con Howard Phillips Lovecraft, dal 1922 fino alla morte di Lovecraft nel 1937, che egli è maggiormente ricordato.

Smith passò la maggior parte della sua vita nella piccola cittadina di Auburn, vivendo in una piccola casa con i suoi genitori, Fanny e Timeus Smith. La sua educazione formale fu limitata; seguì solo otto anni di scuola secondaria per poi passare alla scuola superiore. Comunque egli continuò ad insegnare a sé stesso dopo aver lasciato la scuola, imparando francese e spagnolo, e la sua memoria eccezionale gli permise di ottenere moltissimo dalla semplice lettura, che includeva quella di interi dizionari ed enciclopedie.

Smith iniziò a scrivere storie all’età di undici anni e due di loro, The Sword of Zagan e The Black Diamonds, sono state pubblicate dalla Hippocampus Press nei primi anni del XX secolo. Entrambe le storie sono ambientate in uno scenario da Le mille e una notte, raccolta che assieme ai lavori di Edgar Allan Poe e le favole dei Fratelli Grimm ha influenzato moltissimo le prime opere di Smith.

Nella sua più tarda giovinezza Smith divenne un protetto del poeta di San Francisco George Sterling, dal quale fu aiutato a pubblicare il suo primo volume di poesie, The Star-Treader and Other Poems, quando aveva diciannove anni. The Star-Treader fu accolto molto favorevolmente dai critici americani, tanto che uno di essi lo chiamò “il Keats del Pacifico”. Smith fece la conoscenza di Sterling attraverso un membro del locale Aubur Monday Night Club, dove recitò molti suoi poemi con considerevole successo. La pubblicazione di Ebony and Crystal nel 1922 fu seguita dalla prima lettera di una lunga corrispondenza da parte di H. P. Lovecraft.

Smith rimase povero per gran parte della sua vita e fu spesso costretto a fare lavori manuali come raccoglitore di frutta o boscaiolo per poter mantenere sé stesso e i suoi genitori. In seguito alla morte dei suoi genitori si sposò con Carol Jones Dorman il 10 novembre 1954 e si trasferì a Pacific Grove, California, dove con lei e i suoi figli mise su una famiglia.

Fasi artistiche

Nonostante Smith sia stato sempre un artista che lavorava tramite molte forme d’espressione, è possibile identificare tre fasi distinte in ognuna delle quali una forma prevale sulle altre.

Poesia

Smith pubblicò la maggior parte dei suoi volumi di poesia in questo periodo. Vanno ricordati The Star-Treader and Other Poems, Odes and Sonnets (1918), Ebony and Crystal (1922) e Sandalwood (1925).

Racconti dell’orrore: 1926 – 1935

Smith scrisse la maggior parte dei suoi racconti horror e storie considerate appartenenti alla cosiddetta mitologia Cthulhu probabilmente sotto l’influenza diretta di H. P. Lovecraft. Tra le creature di sua invenzione vi sono Aforgomon, Rlim-Shaikorth, Mordiggian, Tsathoggua, il mago Eibon e molti altri.

Le storie formano diversi cicli, chiamati secondo le terre in cui sono ambientati: Averoigne, Hyperborea, Marte, Poseidonis, Xiccarph, Zothique. Le storie ambientate in Zothique appartengono al sottogenere fantascientifico della Terra morente.

I suoi racconti apparvero originariamente nelle riviste Weird Tales, Strange Tales, Astounding Stories, Stirring Science Stories e Wonder Stories.

The Last Incantation — Weird Tales, giugno 1930 LW2

A Voyage to Sfanomoe — Weird Tales, August 1931 LW2

The Tale of Satampra Zeiros — Weird Tales November 1931 LW2

The Door to Saturn — Strange Tales”, January 1932 LW2

The Planet of the Dead — Weird Tales, March 1932 LW2

The Gorgon — Weird Tales, April 1932 LW2

The Letter from Mohaun Los (under the title of “Flight into Super-Time”) — Wonder Stories, August 1932 LW1

The Empire of the Necromancers — Weird Tales, September 1932 LW1

The Hunters from Beyond — Strange Tales, October 1932 LW1

The Isle of the Torturers — Weird Tales, March 1933 LW1

The Light from Beyond — Wonder Stories, April 1933 LW1

The Beast of Averoigne — Weird Tales, May 1933 LW1

The Holiness of Azedarac — Weird Tales, November 1933 LW1

The Demon Of the Flower — Astounding Stories, December 1933 LW2

The Death of Malygris — Weird Tales, April 1934 LW2

The Plutonium Drug — Amazing Stories, September 1934 LW2

The Seven Geases — Weird Tales, October 1934 LW2

Xeethra — Weird Tales, December 1934 LW1

The Flower-Women — Weird Tales, May 1935 LW2

The Treader of the Dust — Weird Tales, August 1935 LW1

Necromancy in Naat — Weird Tales, July 1936 LW1

The Maze of Maal Dweb — Weird Tales, October 1938 LW2

The Coming of the White Worm — Stirring Science Stories, April 1941 LW2

Scultura: 1935-1961

Dal 1935 in poi il suo interesse per la scrittura andò affievolendosi, fino ad abbandonare del tutto la professione primaria; Smith si dedicò, nell’ultima parte della sua vita, all’attività di scultore. (Tratto da Wikipedia)

 

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