Recensioni: “IL BALLO DEGLI INFAMI” DI JACK SENSOLINI

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Dettagli 

Titolo: Il Ballo degli Infami

Autore: Jack Sensolini

Editore: Watson

Genere: fantasy

Pagine: 418

Data di pubblicazione: 2017

Prezzo: € 14,25 (ibs.it)


Sinossi

Si sa: i re e gli eroi scolpiscono il proprio nome nella storia, gli infami muoiono. Dimenticati. Ma in quella tempesta di follia che avvolge il regno di Abadonia, gli infami sono anche quelli che sputano sangue fino all’ultimo respiro. Gli infami hanno visto Darcan dei Carte soggiogare un pezzo dopo l’altro tutti i domini sull’orlo della rivolta, in un’eterna partita al Gioco dell’Orda contro le sue mancanze di re, di padre e di uomo. Celebre anche come il Re di Cuori, per molti è soltanto il Re Cane. Gli infami c’erano, quando Domdraco ha preso vita dalle leggende per difendere Dom e i suoi cittadini dai soprusi. Sono rimasti quando il Principe Ereditario ha assunto il comando dell’Arma abadoniana senza le qualità per farlo, trascinandola in un inferno. E in quell’inferno gli infami ci sono tutti piombati dentro, e hanno ballato: fratello Gheorg ha intravisto un frammento del Grande Sogno e denunciato per primo il tradimento che ha provocato la guerra. Caio il Senzanome, leggendario generale del Primo Reggimento, maledice il giorno in cui dovrà separarsi dalla spada: un uomo la cui fedeltà al Sovrano viene prima di tutto, perfino della propria vita e di quella dei suoi figli.


Commento

d393a771e81b306139531970e5da240eQuesto romanzo entra di diritto nel canone fantasy del terzo millennio. Sensolini, per sua stessa ammissione influenzato da Joe Abercrombie, sembra essersi dissetato all’inchiostro dei grandi scrittori di ultima generazione, come Abercrombie stesso, Geroge R.R. Martin, Steven Erikson e Richard K. Morgan, solo per indicarne alcuni. E anche se alcuni di questi grandissimi hanno iniziato a scrivere fantasy prima del salto del nuovo millennio, rappresentano, a mio modesto parere, un’evoluzione del genere e di come non solo i tempi sono cambiati, ma gli stressi lettori, e quindi anche gli scrittori, si siano adattati al nuovo corso. Certo, ognuno di coloro che ho citato è molto diverso dagli altri, così come Sensolini lo è da tutti loro. Ma lo scrittore romagnolo dimostra di aver attinto a piene mani da questo fantasy – non ne declinerò alcuna nuova etichetta -, e di saperne sfruttare bene gli archetipi.

Dimentichiamoci J.R.R. Tolkien, Robert E. Howard, Roger Zelazny, Michael Moorcock, persino David Gemmel, che meriterebbe un discorso a parte, e concentriamoci sul fantasy contemporaneo (anche perché ci sarebbero tanti altri autori da citare, forse troppi).

La storia si dipana su un continente, Necrados (ce ne sono altri due, non esplorati nel romanzo), e in particolare sul Regno di Abadonia, il cui sovrano dopo aver conquistato il potere deve mantenerne i possedimenti in un delicato e intricato gioco politico con gli Arconti e debellare il rischio di un’invasione straniera. La pace si mantiene con la guerra e l’oppressione, questo sembra essere il messaggio del re.

La ricerca del potere e l’ambizione dominano le motivazioni dei protagonisti, da Econc31ad666ba772de20945d8b261ea69de--character-concept-character-design, involontario eroe, a Bifolco e CaneSecco, umili e maldestri soldati in cerca di fortuna. E così vale anche per il mercenario Ezra CuoreNero, l’inadatto principe Carbrando, il pavido prete doselita Gheorg o il frustrato religioso Rodrigo. La parola chiave è tradimento. L’unico che sembra essere fuori da questa regola sembra essere l’indomito generale Caio, anche se si ritroverà infine costretto a giocare con gli altri la stessa amara partita.

E poi c’è re Darcan, Domdraco, il maresciallo, nonché fratello del re, Roiter, Cristina dei Barona e sua madre l’Arcontessa, i baroni Martini e Branniga e l’avido Rognoso, insomma chi più ne ha più ne metta.

La moltitudine dei personaggi costringe a scorrere la prima parte del romanzo con molta attenzione per non perdere il filo del discorso (anche a causa di un prologo che prologo non è), colpa dei molteplici punti di vista che si alternano senza regolarità, dando una leggera sensazione di spaesamento. Con il proseguire della storia si prende maggior confidenza con personaggi, luoghi e situazioni e, finalmente, verso metà romanzo si comincia a godere dell’intreccio narrativo.

Non accade tanto, a dire il vero, anche se non mancano alcuni colpi di scena. La trama è piuttosto lineare e sembra essere creata dalle stesse scelte e azioni intraprese dai personaggi, non tanto da eventi esterni, o sfide impreviste da affrontare. Forse perché non esiste un vero protagonista e nemmeno un antagonista, così come ci insegnano i nuovi autori fantasy contemporanei.

Seguendo i vari punti di vista, l’autore ci conduce dentro i complotti e le brame di ognuno, con lo spettro di una guerra sullo sfondo e moti di ribellione, e susseguente repressione, che diventa fulcro della trama principale. E solo verso il fondo s’intuisce che la posta in gioco è più alta di quanto era sembrato nello scorrere delle pagine.

Dopo l'assedioDove Sensolini emerge in gran forza è l’ambientazione: curata, dettagliata, non solo sulla parte politica ma anche religiosa e culturale. Abadonia è viva, esiste. Ha un passato e forse un futuro.

Non è da tutti riuscire a creare un’ambientazione valida senza supporto di magie e creature fantastiche. Il senso del meraviglioso un po’ latita, per dare maggior vigore a un realismo pseudo medievale Almeno a livello bellico, perché gli usi e costumi appaiono più ispirati a un’Italia neorinascimentale, con picchi del ‘600 e del ‘700, quasi ci trovassimo in una dimensione alternativa. E anche i nomi, italianissimi, richiamano a tratti la nostra storia, tanto che il passato sembra rievocare i fasti di un’Antica Roma dimenticata.

L’unica nota amara è che se la magia sembra inesistente, e solo negli ultimi capitoli si scorgono spiragli immaginifici che fanno sperare in un brusco risveglio del lato fantastico. Forse un po’ troppo tardi, al punto che quando la storia si fa interessante, il libro finisce. E questo lascia supporre che sia già al vaglio un secondo romanzo, senza aver però avvisato il lettore di trovarsi di fronte al primo volume di una saga.

La prosa di Sensolini è fluida, non troppo ricercata ma capace di far assaporare le parole.

I dialoghi sono brillanti, lo stile accattivante e venato da un pungente sarcasmo e un’ironia nera, privo forse di quel pizzico di epicità che spesso contraddistingue le storie a sfondo politico e militare.

Il ballo degli infami è comunque un romanzo adulto, senza troppa azione ma con particolare attenzione alla caratterizzazione dei personaggi e dell’ambientazione. È una fotografia, o meglio un dipinto, che immortala un luogo e un momento specifico, fatto di storia e di genti, di passioni e di tormenti, di sogni e di delusioni.


Autore

18013204_254621788278890_3402265679330541568_nGiacomo Sensolini (Cattolica, 1988) si è laureato in filosofia a Urbino con una tesi sull’evoluzionismo in psicologia. Vive a Riccione e lavora come designer freelance. Gli artisti che lo hanno influenzato maggiormente sono J.L. Borges, Alan Moore e Joe Abercrombie. Il ballo degli Infami è il suo romanzo d’esordio.

 


 

2 commenti

  1. Lo sto leggendo proprio adesso e devo dire che mi prende parecchio. Per ora ho trovato tante informazioni sull’ambientazione e nessun infodump (che non è poco!)

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