Articolo di Davide Mana, tratto dal blog Strategie Evolutive.
Immaginate, se volete, un autore di Sword & Sorcery senza grandi contatti con major e senza premi colossali.
Uno che ha fatto un sacco di lavori, dal musicista al bracciante, passando per il cabaret e la guida di furgoni.
Uno che scrive prevalentemente racconti.
Che pubblica su riviste improbabili.
Che non vive di scrittura, ma probabilmente vive per scrivere.
Uno che pubblica il suo primo libro, un fix-up di alcuni vecchi racconti, per una small press.
E che Michael Moorcock, che sta dall’altra parte del mondo, lo legga e dica
Era un sacco di tempo che non leggevo una storia fantastica tanto valida.
Credo siano soddisfazioni.
Michael Ehart pubblicò Servant of the Manticore con la Double Edged Publishing, nel 2007.
Il volume è stato a lungo sulla mia lista dei libri da rintracciare, ma per un motivo o per un altro è sempre passato in secondo piano rispetto ad altri titoli.
Poi, nel 2010, la Ancient Tomes Press ha pubblicato The Tears of Ishtar, secondo volume di Ehart – e questo, scoperto tramite il solito Black Gate Magazine – l’ho arpionato appena possibile.
Poco meno di sei settimane or sono.
E si tratta di una gran bella preda.
Ninshi è diventata una guerriera suo malgrado.
Il suo ruolo, in seguito ad un grave passo falso compiuto in passato, è quello di addescare e uccidere uomini cosicché la Manticora, proteiforme creatura che infesta il Medio Oriente, possa nutrirsi delle loro carni.
La Manticora gradisce carne di guerriero.
La Manticora tiene da secoli in ostaggio l’amante di Ninshi, e NInshi, resa immortale dalla creatura, cerca da secoli qualcuno che possa sconfiggere lei e la bestia.
I secoli passano, le dinastie si succedono, gli scontri si susseguono.
Ma ci sono altre cose, nell’oscurità, che attendono Ninshi al varco.
E c’è una mappa…
The Tears of Ishtar è una solida collezione di sword & sorcery di primissimo livello.
Ottime storie scritte veramente bene.
Ninshi – che è anche la narratrice delle proprie avventure – non ha nulla da invidiare alle proprie più famose antenate… Jirel di Joiry, Dark Agnes de Chastillon, Red Sonya di Rogatino, le regine marziane di Leigh Brackett…
In più, ha una sensibilità ed una coscienza che spesso latitano nei personaggi della s&s – è insomma quel raro personaggio che non agisce solo ed esclusivamente sotto la spinta delle proprie necessità, ma pensa, si interessa alla condizione dei propri simili, parla per una collettività.
Ha dei motivi profondi, dei piani a lungo termine, una stanchezza che la rende assolutamente umana.
Le sue avventure attraverso i regni della mesopotamia e del medio oriente sono piene d’azione ma si concedono anche il lusso di una punta di malinconia, e di una buona dose di oscurità.
Ehart scrive benissimo, gestendo perfettamente il ritmo della narrativa e concedendo spazio ai propri personaggi per crescere.
È economico e chiaro nel descrivere combattimenti e incontri col sovrannaturale.
Sorprende il lettore spesso, pur soddisfacendo tutte le aspettative del vecchio fan di Conan, o di Elric, o di Kane – tre personaggi che hanno qualcosa in comune con la cinica, disillusa Ninshi.
Il volume è un solido trade paperback prodotto con un sistema print-on-demand, con una copertina più che buona e una bella introduzione.
Una nota negativa?
La grafica interna, in un paio di casi al di sotto della media.
Ma qui sono le storie che contano, e quelle sono assolutamente eccellenti.
Come bonus per i cercatori di libri improbabili, The Tears of Ishtar include il materiale precedentemente pubblicato come Servant of the Manticore, sommandovi altrettanto materiale nuovo.
Altre storie di Ninshi sono apparse su antologie e riviste – possiamo sperare in una seconda raccolta.