Articolo di Gianpiero Mattanza, tratto da Antarès.
Chi fu davvero Howard Phillips Lovecraft? Quali furono la personalità, il rapporto con la letteratura e le peculiarità di questo straordinario autore antimoderno? Gli appassionati del suo universo troveranno le risposte in Parola di Lovecraft, raccolta di tutti gli scritti autobiografici del Solitario di Providence messa a punto da S. T. Joshi e curata in edizione italiana da Pietro Guarriello per i tipi della Società Editrice La Torre. Il tutto, coronato dall’autorevole presentazione del più grande studioso italiano di Lovecraft, Gianfranco de Turris. Autore per natura schivo e restio a parlare di sé, Lovecraft non scrisse molto sulla propria persona: la snella mole del libro lo conferma, aggiungendo tuttavia qualche particolare. Il Lovecraft autobiografico è molto diverso dall’austero creatore dei Miti di Cthulhu, come confermano alcuni tra i titoli dei diversi testi qui riuniti: Breve autografia di un povero scribacchino, Alcune nozioni su una Non–entità e Testi di pubblicità commerciale [sic!] ci parlano di un Lovecraft sostanzialmente nuovo. In primis, dotato di assoluta umiltà nei confronti di sé (la “non-entità” di cui si parla è lui stesso) e della propria opera, atteggiamento spesso legato a una volontaria noncuranza verso i primi segni del successo letterario. Si scorge poi il suo grande sense of humour, come si evince dallo scherzoso discorso tenuto alla National Amateur Press Association – associazione del giornalismo amatoriale americano di cui fu anche presidente provvisorio, tra il 1923 ed il 1925 – in cui definisce Dante «mio collega di poesia» (p. 28). L’inclusione nella raccolta dei prodotti del suo – effimero – lavoro di scrittore pubblicitario ricorda infine al lettore come, durante la drammatica permanenza a New York ma non solo, Lovecraft dovette confrontarsi con ristrettezze economiche di grave entità. Un HPL umano quindi, capace, nonostante il proprio cinico materialismo, di creare attorno a sé un piccolo ma sincero cenacolo intellettuale di amici, scrittori e giornalisti amatoriali. Paradigmatici, a questo proposito, i cenni al matrimonio con Sonia Greene, tappa finale – per quanto destinata a esaurirsi in breve tempo – di un’amicizia nata proprio all’interno di una di quelle intellettualmente feconde associazioni culturali di cui il Nostro era membro. Parola di Lovecraft assume un’importanza ancora maggiore per gli studiosi grazie al corposo apparato di note redatto da Pietro Guarriello, a completamento di quello impostato originariamente da S. T. Joshi. Il più ferrato “lovecraftologo” italiano di seconda generazione, come lo definisce de Turris nella presentazione, dimostra una grande consapevolezza di studioso anche nell’allestimento di una preziosa lista di biografie lovecraftiane, straniere e italiane, posta in appendice, a seguito di un ulteriore breve saggio di Joshi. A completamento del volume troviamo un notevole apparato iconografico di diciassette fotografie e illustrazioni. Il libro prospetta un Lovecraft inedito, ma che non tradisce la propria visione del cosmo. L’autore indulge per un attimo nel tepore rassicurante dell’amicizia, circondandosi di pochi, buoni confidenti. Ma, dopo l’illusione, torna la cruda realtà: là dove il nudo sguardo non può arrivare, entità orrende e dall’innominabile antichità attendono solo di sferrare il loro definitivo attacco contro l’uomo e la sua insignificante esistenza. Howard Phillips Lovecraft, Parola di Lovecraft, a cura di S. T. Joshi, edizione italiana ampliata a cura di Pietro Guarriello, presentazione di Gianfranco de Turris, Società Editrice La Torre, San Marco Evangelista 2012, pp. 156, € 14,50.