Recensione: Jakabok, un demone d’inchiostro

“Jakabok – Il demone del libro”

di Clive Barker, Independent Legions Publishing (2017)

Sinossi: un libro maledetto, il ricettacolo materiale di una essenza demoniaca, invita il lettore a distruggerlo, pregandolo di non leggere oltre, pena tormenti aldilà dell’immaginabile…

Quando Clive Barker scherza, c’è sempre da stare in guardia, specie se lo fa mettendo in gioco la congerie di demoni, inferni e tormenti che l’ha reso celebre; la sensazione – inquietante – è che dietro l’umorismo, dichiarato quanto si vuole, si celi qualcosa di più, e di peggiore.

Forse bisognerebbe imparare a dar retta alle sensazioni, e trattenersi dallo sfogliare certi libri.

Jakabok, il demonio protagonista delle pagine in questione, con maliziosa onestà, lo proclama fin dalla prima riga: “non leggere questo libro”, ed è facile pensare ad una battuta, ma non è così. Si tratta infatti di evocare con sapienza nel lettore, disarmato da avvertimenti che suonano tanto pomposi quanto eccessivi, quel “demone della perversità” che Poe ha ben descritto. In fondo lo sappiamo bene che sarebbe davvero meglio non leggere, e lasciar perdere la storia assurda di un demone che, vai a capire come, si è “incartato” facendosi libro; eppure leggiamo, riga dopo riga, perchè la vicenda è troppo divertente, a questo povero diavolo ne succedono proprio troppe, pare inoffensivo, e cosa vuoi che sia un paragrafo in più.

Del resto, c’è un segreto in ballo, anzi “IL” segreto, quello che unisce le profondità dell’inferno all’invenzione della stampa, e che spiega quale ruolo abbia Dio in tutto questo, e perchè i libri non siano solo libri ma… Siete davvero sicuri di volerlo sapere?

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La vicenda del “demone nel libro” è probabilmente la summa del grottesco barkeriano, il quale non teme di giocare sporco, costruendo una storia intenzionalmente a scatole cinesi: e procedendo con la lettura non farà male avere accanto un piccolo manuale di semiotica, fosse solo per capire come caratteri stampati possano davvero alludere a qualcosa d’altro, e anzi, in più di un caso, possano realmente contenere una vita (magari demoniaca).

Tutto il resto è un pretesto, una giostra, un baloccarsi con orrori buffoneschi e divagazioni che prendono – scientemente – la strada più lunga. Ma se non la percorrerete, non avrete capito niente.

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