Grimdark world: “Nella Casa del Verme” di George R.R. Martin

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Dettagli

Titolo: Nella casa del verme

Titolo originale: In the House of the Worm

Autore: George R.R. Martin

Editore: Mondadori

Traduttore: Sergio Altieri

Collana: Omnibus

Genere: fantasy

Pagine: 104

Data di pubblicazione: 1976

Data di ultima pubblicazione italiana: 2017

Prezzo: € 14,45 (ibs.it)


Sinossi

Il sole sta morendo, e le tenebre incombono. Il mondo è ridotto a oceani di fuoco e lande di cenere. Nella loro fortezza, gli adepti del Verme Bianco, guerrieri e dame, danzano su pavimenti di lucida ossidiana, portano avanti rituali millenari di estasi e dolore, banchettano con le carni di nemici deformi. E al centro di quel triste carosello c’è lui, Annelyn, giovane, fiero e sicuro di sé. Fin troppo. Umiliato con alcuni amici dal misterioso Beccaio, decide di vendicarsi braccandolo nei sinistri cunicoli dove nessuno ha mai avuto il coraggio di spingersi. Ma dove regna il buio è facile che il cacciatore diventi preda. Comincia così, scandito dalla follia, un inseguimento nell’abisso, che si trascina per cunicoli soffocanti e misteriosi saloni dove marcisce un potere che magari è solo l’eco d’una tecnologia micidiale. Quella del Verme Bianco? Con l’inconfondibile magia della sua scrittura, George R.R. Martin riesce a evocare un intero universo, con le sue religioni, razze e verità sepolte, un mondo che si protende ben oltre gli accenni sapientemente calibrati che lo tratteggiano.

In questa gemma dark fantasy, pubblicata in America nel 1976 (in una raccolta che ha ottenuto il prestigioso Locus Award), la potenza evocativa di Tolkien, la brutalità visionaria di Moorcock ed Herbert, e gli orrori di Lovecraft si fondono nell’immaginario multiforme di chi avrebbe ideato la grande epica de Il Trono di Spade, l’evento spartiacque del fantasy mondiale.


Commento

Quando Francesco mi ha chiesto di recensire Nella Casa del Verme di George R.R. Martin ho sentito sulle spalle tutto il peso di un autore acclamato come una sorta di moderno Re Mida del Fantasy. La beffa è che sono un lettore controverso, uno di quelli che ha accostato la bibliografia di Martin a testa in giù, senza partire dalle celeberrime Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. L’opera che andremo a recensire è datata 1976 e appartiene a un corpus di racconti scritti fra gli anni ’70 e ’80 generalmente noti come Thousand Worlds.

nellacasadelvermeNella Casa del Verme ci trasporta in un mondo in decadenza: il sole è simile a un carbone ardente che va estinguendosi, la sua luce non è accecante ma di un tenue rosso-bruno; i pochi dettagli del mondo esterno rivelano una superficie completamente sterile. Martin non si sofferma molto in questa direzione, ci spinge rapidamente verso l’interno del pianeta. Appena al disotto della superficie vivono gli yaga-la-hai, un popolo stucchevole dedito al culto rituale del Verme Bianco. Più in profondità, all’interno di gallerie dove non giunge la luce del sole morente si muovono i groun, creature con sei arti e prive di occhi, la cui vista si è adattata perfettamente alle condizioni di perenne oscurità.

La decadenza è una constante in quest’ambientazione, come si intuisce già dalle prime pagine: l’élite degli yaga-la-hai si raduna in occasione della Mascherata del Sole ma pochi sembrano veramente interessati al rigido rituale del sovrano, si atteggiano a intellettuali rimandando al lettore la sensazione di qualcosa di posticcio. Questa cornice si apre come un sipario sulla vicenda. Il protagonista è Annelyn, giovane rampollo degli yaga-la-hai che durante la Mascherata del Sole entra in contrasto con il Beccaio, eccentrico cacciatore di groun. Animato da propositi di vendetta nei confronti del Beccaio, Annelyn e il resto del suo gruppo lascia la relativa sicurezza della Casa del Verme per inoltrarsi nelle ignote profondità delle gallerie. Sarà l’inizio di un’avventura di cui non voglio svelare troppi dettagli.

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Passiamo a esaminare il testo con l’occhio di chi ne ha letti abbastanza (ma non a sufficienza!). È difficile esaurire le sfumature della prosa di Martin in un unico genere. Certamente spicca l’elemento fantasy ma non pensiate di trovare la mano meticolosa del world-builder. Nella Casa del Verme fa della suggestione il proprio punto di forza. Il buio profondo delle viscere della terra strizza l’occhio a Lovecraft, da cui Martin è indubbiamente influenzato: il lettore, assieme ad Annelyn, è intrappolato in un mondo che possiede due sole dimensioni, l’alto e il basso, la certezza e l’ignoto. Saremo spinti oltre i confini della paura dalla necessità, l’unico sentimento ammesso è l’orrore originato da ciò che potrebbe esistere laggiù, in quello spazio angusto, antico. Non siamo di fronte a un emule lovecraftiano, Martin opera una straordinaria commistione di generi che non risparmia la science fiction. Ferro e vetro abbondano nelle sale spopolate, dimenticate. Tracce di qualcosa che fu, che non è svelato interamente. È il topos della civiltà perduta che si declina con un peculiare gusto per ciò che è disfatto, putrido. Siamo lontani dalle avventure colonialistiche dei romanzi di Haggard, di Hamilton. Il tema centrale della vicenda diviene il viaggio compiuto da Annelyn che è un viaggio interiore, di confronto con le tradizioni degli yaga-la-hai. Il nostro eroe acquista una nuova coscienza dal viaggio dantesco che compie nelle bolge profonde del mondo. Annelyn si fa latore di un messaggio ma non è un messaggio di speranza, di rinascita positiva. È disgregazione. Ancora una volta, decadenza.

InHouseofWorm4-PaintedNella Casa del Verme è una lettura appassionante, veloce ma non possiede la completezza d’insieme che contraddistingue i grandi capolavori. I personaggi non hanno una particolare caratterizzazione, il timore è quello di dimenticarli presto dopo aver chiuso il libro. La storia, soprattutto nella seconda metà della narrazione, fatica a mantenere il ritmo avvolgente della prima parte. La sensazione è di aver letto una storia che non è stata scritta appieno, come se Martin si fosse limitato a una sfiziosa sperimentazione. Nel complesso, comunque, Nella Casa del Verme convince e diverte, il mio giudizio è pienamente positivo. Sono curioso di sapere il vostro.

A chi lo consiglio: a chi cerca una lettura immediata, a chi vuole assaporare una buona variante delle atmosfere dei racconti di Lovecraft.

A chi lo sconsiglio: a chi cerca una storia epica, chi ama i personaggi a tutto tondo.

Storie dello stesso autore: l’antologia de I Re di Sabbia, per un Martin dalla penna più matura.

Storie sullo stesso tema: i tunnel sotterranei e le atmosfere cariche di disfacimento ricordano le Deep Roads dell’universo del rpg Dragon Age, di cui troverete un ottimo esempio nel romanzo di David Gaider Il Trono Usurpato. Per rimanere nell’ambito di autori classici, invece, il tema del mondo morente la ritrovate nei racconti de Il Crepuscolo della Terra di Caroline J. Cherryh.


Autore

1200px-George_R._R._Martin_by_Gage_Skidmore_2George Raymond Richard Martin (Bayonne, 20 settembre 1948) è uno scrittore fantasy, di horror e di fantascienza statunitense.
Ha pubblicato racconti e romanzi tra cui Fevre Dreams e The Armageddon Rag, vincendo, tra gli altri, i premi Hugo, Nebula, Bram Stoker e Locus.
Mondadori ha pubblicato tutti i libri di Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco, le raccolte di racconti Le torri di cenere (2007) e I re di sabbia (2008), i romanzi Il Pianeta dei Venti (2012, con Lisa Tuttle) e I fuochi di Valyria(2013). Martin è stato selezionato dalla rivista Time come uno dei “2011 Time 100”, una lista delle 100 “persone più influenti del pianeta”.


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1 comment

  1. Io consiglierei assolutamente a chi è piaciuto Nella casa del verme una storia di Martin ancora una volta decadente ma molto più complessa e meglio tratteggiata, capace di unire suggestioni della leggenda di Artù ad ambientazioni fantascientifiche, temi antropologici, un ritmo incalzante e una vicenda sentimentale non banale, il tutto in un mondo molto più approfondito a livello di worldbuilding. Sto parlando de La luce morente, e credetemi, mi ringrazierete! 😉

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