Articolo di Gabriele C. Zweilawyer, tratto dal sito Zhistorica.
Parlare della sesso nel medioevo non è semplice, poiché si possono trovare testimonianze originali ed erronee concrezioni moderne anche all’interno dello stesso testo.
Utilizzerò in prevalenza un libro di G.M. Cantarella, Una Sera Dell’Anno Mille, che rappresenta uno dei più riusciti tentativi di miscelare un’opera storiografica con uno stile godibile e accattivante.
Partiamo dal preconcetto che quasi tutti hanno sull’argomento: il sesso nel medioevo era visto come un peccato osceno, mostruoso, o, come direbbe un mediocre scrittore di horror per bambini, blasfemo. Chiunque fosse sospettato di azzardare qualcosa in più di una modesta posizione del missionario veniva affidato alle cure amorevoli di zelanti torturatori e poi gettato sul rogo senza tanti complimenti.

In realtà conviene spogliarci dei panni moderni ed entrare nella pelle di un uomo dell’epoca. Oltre al lavoro non è che ci fossero tanti svaghi. Niente social media, smartphone, tv, dvd, videogames, libri (c’erano pochi libri e pochissimi capaci di leggere), e chi più ne ha più ne metta. Insomma, a parte qualche festa paesana, i racconti dei familiari e poco altro non c’era molto da fare. A eccezione del sesso.
Spesso si parla di quanto fosse avanzato il culto del sesso in Oriente, con il kamasutra e le sculture di un famoso tempio che tutti conosciamo, ma gli Europei non eravamo da meno. La sessualità nel medioevo era viva e vitale. Anzi, il repertorio delle pratiche oscene tramandatoci dall’abate di Cluny, Odone, arriva a dei livelli che sarebbero considerati “spinti” anche ai giorni nostri.
Ecco un passo tratto dai suoi scritti, dove enumera una serie di pratiche e peccati sessuali piuttosto diffusi alla fine del primo millennio:
Hai posseduto tua moglie o altra donna more canino? Hai avuto rapporti sessuali durante le mestruazioni? Hai avuto rapporti con tua sorella o tua zia? Hai forse avuto rapporti omosessuali? hai esercitato la sessualità con un maschio, mimando, come fanno alcuni, l’atto sessuale fra le sue cosce? Ti sei dato all’onanismo reciproco, fino all’appagamento sessuale? Hai forse ricercato la soddisfazione sessuale servendoti di una cavità lignea o altro?
Odone pensa quindi sia necessario evitare ogni rapporto che preveda posizioni diverse da quella del missionario. Le mestruazioni poi, ritenute umori disgustosi e maligni, sono un ostacolo insormontabile al rapporto. Non parliamo poi dell’incesto, che in quel periodo ha una certa diffusione anche a causa della modesta dimensione dei centri abitati e della presenza di diverse generazioni all’interno della medesima abitazione.

Odone dedica ampio spazio all’omosessualità, trattando sia la pratica della “simulazione vaginale” (inta coxas), sia la masturbazione reciproca, e non disdegna la trattazione di una pratica bizzarra come la dendrofilia. Anche al giorno d’oggi si leggono notizie assurde, che raccontano di uomini impegnati ad avere rapporti con biciclette, tubi di scappamento e panchine, ma gli uomini medievali non dovevano essere da meno.
Odone continua:
hai avuto rapporti contro natura, unendoti ad un maschio o addirittura con animali, quali cavalle, giovenche o asine?
La penetrazione fra due uomini è la terza pratica omosessuale distinta dall’abate, ed anche la peggiore. Egli condanna fermamente “l’uso femminile della carne maschile” (definizione, per certi versi, geniale). Ciò che lo disgusta è che:
…un maschio nitrisca di voglia per un maschio… Questo è più grave dello stupro.
Leggermente al di sotto dell’omosessualità c’è un sempreverde della sessualità umana: la zoofilia. Dal punto di vista medico, sarebbe interessante sapere quante e quali malattie si potevano contrarre facendo delle bestialità del genere. Ad ogni modo, la zoofilia è vecchia quanto l’uomo, visto che già in diversi graffiti preistorici sono rappresentate scene di sodomia fra uomini, cervi, vacche e altre bestie.

Finita la reprimenda nei confronti del sesso maschile, il buon Odone passa alle donne, dimostrandoci che nel buio dei confessionali molte di loro facevano delle rivelazioni vergognose.
Ti sei forse comportata anche tu come alcune donne che si fanno oggetti e altri marchingegni a mo’ di membro virile? Li hai adattati alle tue o altrui intimitàper provare piacere con altre donnacce o esserne da queste posseduta? anche tu ti sei comportata come alcune donne che provano piacere da sole? Anche tu ti sei comportata come altre donne che, per soddisfare le loro pruriginose voglie, si uniscono fra loro per fare l’amore?Anche tu ti sei comportata come alcune donne che provano piacere sessuale ponendo il loro bambino sulle parti intime, quasi a mimare l’atto sessuale? Anche tu ti sei comportata come quelle donne che, stese sotto un animale, si servono di qualsiasi tecnica per avere con lo stesso un rapporto sessuale?
Quanto alla prima affermazione, anche l’uso di dildo rudimentali risale alla preistoria. Nella Grecia antica vengono menzionati più volte (vedi nella Lysistrata di Aristofane) come oggetti ricercati, fabbricati in cuoio e legno da bravi artigiani (seguendo le indicazioni della cliente). Probabilmente il loro uso continua durante l’epoca romana e raggiunge l’alto medioevo.
Le donne dell’epoca però si spingono anche oltre, adattando i falli posticci “alle loro intimità“, forse con legacci o roba del genere, con il lussurioso fine di penetrarsi vicendevolmente. Insomma, i sexy shop di oggi non hanno inventato nulla di nuovo.
Le ultime due prassi sono davvero tremende. Non voglio approfondire la prima, perché mi sembra orrenda anche senza specificazioni, mentre la seconda, ovvero la zoofilia passiva, immagino fosse piuttosto complessa. Eppure alcune donne riuscivano a farsi soddisfare da cani e altre bestie, forse puledri o somari. Odone parla di “qualsiasi tecnica“, è quindi evidente che alcune di loro dovevano industriarsi parecchio per ottenere ciò che volevano.

Ed ecco la parte peggiore:
Hai fatto quello che alcune donne hanno l’abitudine di fare, e cioè: prendono un pesce vivo e se lo introducono nel sesso fino a che esso non muoia, per poi cuocerlo e darlo da mangiare ai mariti [come filtro d’amore]
Condivido e comprendo il vostro stupore. Pescare un pesce e farlo morire al proprio interno, prima di cuocerlo e servirlo come una prelibatezza, è qualcosa di assurdo.
Odone passa poi alla necrofilia, alla “fornicazione fra i polpacci o i piedi” di un amico, ecc., completando un repertorio di pratiche sessuali medievali molto interessanti.
Per delle confessioni del genere non possiamo fare a meno di immaginare, come ho detto in testa all’articolo, atroci torture e roghi purificatori, ma in realtà basta qualche penitenza per espiare il peccato.
La questione dei filtri d’amore è interessante, visto che Odone cita altre due prassi:
Hai bevuto del sangue o del seme di tuo marito, affinchè lui ti ami di più?… Hai fatto quello che alcune donne hanno l’abitudine di fare, e cioè: si stendono bocconi a terra con le natiche scoperte e ordinano che si faccia il pane sui loro fianchi nudi; poi, cotto quel pane, lo danno da mangiare ai mariti, perchè le amino di più?
La cosa non deve stupire, per buona parte del medioevo abbiamo migliaia di testimonianze circa impasti di erbe magiche, filtri e altre magie fai-da-te. Anche in questo caso le pene imposte dalla Chiesa erano risibili.
Comunque, dal racconto di Odone emerge un rifiuto quasi completo della sessualità, in ogni sua forma e perversione, secondo il modello che andava diffondendosi presso i monasteri. Fra l’altro, presso questi ultimi l’omosessualità veniva spesso a galla, ed era scoraggiata a tal punto che Odone, quando ancora si trovava a Baume, fu punito per aver accompagnato un novizio al bagno, in piena notte, senza accendere la lanterna!

Come riporta il Cantarella nel già citato Una Sera Dell’Anno Mille, Odone racconta di come il peccato sia sempre in agguato. Addirittura un valoroso eremita aveva iniziato una intensa pratica masturbatoria dopo aver avuto delle polluzioni notturne, quindi Odone consigliava di “schiacciarsi le parti inguinali con delle lamine di piombo, come facevano gli atleti antichi per evitare che le polluzioni notturne li privassero delle forze.”
In una delicata introduzione ai peccati sessuali, Odone non risparmia gli Ebrei, che prima della distruzione del tempio si vestivano con “vesti esotiche e femminee“, si radevano la barba e “si truccavano la faccia di bianco come le meretrici“.
Insomma, oltre al ruolo di untori, divorabambini e perfidi usurai, Odone sembra deciso ad appioppare agli Ebrei anche un riconoscimento speciale anche in materia di sessualità nel medioevo (degenerata)!