Mi chiamo Andrea Oliva ed è per me un piacere collaborare per questa pagina.
Dopo avere ricevuto l’invito da Francesco La Manno, che ringrazio, ho subito pensato di pubblicare qualcosa che riguardasse l’origine.
Lo farò a puntate, perché di cose da dire ce ne sono parecchie e leggere –e scrivere- un poco alla volta è meglio. Perchè?
Semplice amore per la condivisione.
L’origine dell’uomo? Del fantasy? Dello sword and sorcery? Poco cambia, in verità.
Oggi in molti pensano che si debba rendere grazie a Tolkien e alla sua monumentale minuziosità per la creazione del mondo di Arda, se oggi amiamo il fantasy, il mito.
“Gli altri possono solo copiare”.
Senza dubbio Tolkien l’ha fatto. Copiare. (Bene, si intende). Ma non è un’accusa. Non c’è nulla di male nel copiare.
Lo sceneggiatore Furio Scarpelli diceva “Le storie si comprano dal tabaccaio”.
Giusto per dire che è facile, sono lì, alla portata di tutti, e sono una manciata, però, sempre Furio, diceva che una volta che le hai in mano, le storie, dipende come le racconti.
Ho avuto il piacere di conoscere Furio e il figlio Giacomo diversi anni fa e di partecipare a uno straordinario “corso di scrittura” che mi ha cambiato la vita. Beh. Più che di scrittura… di lettura. Da quel corso ne sono uscito soprattutto lettore, cominciando a capire che leggere solo fantasy (moderno) non basta. C’è altro che è più antico, che viene prima, altro da copiare.
È così che sono diventato un ricercatore indipendente.
Testi antichi.
Non voglio tediare nessuno. Molti di voi staranno pensando: “Ma questo è off topic! Qui si parla di sword and sorcery, non di roba da antiquariato!”
“La realtà spesso supera la fantasia!” Quante volte l’avete sentita, questa?
Bisogna andare indietro, se si vuole trovare l’origine e il vero significato dello sword and sorcery. “Andare indietro” è molto importante per un semplice motivo: evitare il più possibile interpretazioni altrui.
Sword, spada, battaglia.
Sorcery, magia, stregoneria.
Se tutti abbiamo ben chiaro il significato e la concretezza della spada e delle battaglie, la magia è un concetto più astratto e più interpretabile e soggettivo.
Pico della Mirandola diceva che “i maghi erano coloro che approfondivano la comprensione dell’essenza delle cose e facevano uscire dal grembo della terra occulti miracoli. Come il contadino unisce la vite all’olmo, così colui che coltiva l’arte magica unisce la terra al cielo e mette in contatto il mondo inferiore con le forze del mondo superiore.”
Nell’anima dell’uomo dimora quindi un potere che, tramite la comprensione, piega le cose al proprio volere. Mondo superiore? Mondo spirituale? Vedremo… ma non ora…
Più indietro possibile. Andiamo, quindi.
In questo mio intervento a puntate voglio condividere con voi i segreti e le conoscenze raccolte in anni di viaggi e letture che mi hanno stimolato a scrivere i miei romanzi “Sangue ancestrale” e “Spirito eterno”.
“Andare indietro” significa compiere l’opera che ha fatto Tolkien, come egli stesso ha dichiarato in una lettera all’amico Milton Waldman, editor della casa editrice Collins:
“i Valar, ovvero le potenze anglicizzate in dèi, sono appunto “divini”, nel senso che originariamente furono esterni ed esistettero prima della creazione del mondo. Il loro potere e la loro sapienza derivano dalla conoscenza… (Cosa diceva Pico della Mirandola riguardo al rapporto magia/conoscenza?)… Avevo in mente di creare un corpo di leggende che spaziassero dalle vastità della cosmogonia alla fiaba romantica – con il livello più elevato della narrazione che si fondasse su quello minore, direttamente in contatto con la terra, e con il secondo che derivasse il proprio splendore dall’ampiezza dei fondali – e che io potessi dedicare semplicemente all’Inghilterra. Esso avrebbe dovuto possedere lo stile e la qualità che io desideravo – una sorta, cioè, di distacco e di limpidezza-, avrebbe dovuto profumare della nostra “aria”: non l’Italia o l’area egea, meno ancora l’Est e, pur possedendo quella serena bellezza elusiva che taluni definiscono “celtica”, avrebbe dovuto essere “alta”, scevra da ogni rozzezza e adatta allo spirito ormai divenuto adulto di una terra da lungo immersa nella poesia. Avevo sempre la percezione di stare registrando qualcosa che era già lì, da qualche parte. Non certo la pretesa d’inventare.”
Già. Le storie, infatti, si comprano dal tabaccaio…
Perché sono così importanti questi miti fantasy/storici, che siano celti/tolkeniani o meno?
Unione.
“Le storie sugli spiriti ancestrali e sui totem tribali, scrive Yuval Noah Harari nel suo saggio “Sapiens da animali a dei”, erano sufficientemente incisivi per far sì che cinquecento persone avviassero un commercio di conchiglie nella preistoria, celebrassero qualche bizzarra festa o unissero le proprie forze per respingere un gruppo di Neanderthal e, quando fu chiaro che i miti sono più forti di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare, la Rivoluzione agricola consentì di creare città affollate e imperi possenti, la gente cominciò a inventare storie su grandiose divinità, sacre patrie e società per azioni, così da rinsaldare i legami sociali.”
Soltanto una grande domanda ci separa dall’origine:
i miti sono invenzioni o cronache?
Nessuno lo sa. E probabilmente nessuno potrà mai saperlo.
Il nostro mondo è più fantasy, cioè ricco di miti e metafore, che si possa immaginare.
Per millenni gli antichi hanno tramandato la conoscenza per via orale e hanno cominciato a scriverla soltanto in tempi relativamente recenti. I loro testi, poi, sono stati stravolti per fini politici, religiosi o per banale ed egocentrica voglia di “interpretarli”.
Di questi stravolgimenti sono causa molti poteri religiosi durante i secoli, allo scopo di sottomettere, conquistare, creare consenso e avere potere sulle masse, spesso persino vietando di leggere (a chi non era analfabeta) i libri antichi su cui si basavano, letteralmente vendendo comode falsità e influenzando direttamente o indirettamente la vita di miliardi di individui. Il rischio di allontanarsi dalla verità è proprio questo. Separare il presente dall’antichità con diverse barriere artificiali e rendere estremamente difficile percepire la presenza del passato nella nostra mente, nel nostro corpo, nei nostri errori e nelle nostre tradizioni. Oggi in questa accozzaglia di falsi miti e credenze, dove si odia il diverso semplicemente perchè è tale e non si conosce, è utile più che mai tornare all’origine, andare il più indietro possibile, prima delle interpretazioni, prima che quel sapere antico venisse stravolto per secondi fini, perché è proprio lì, in quell’antica saggezza, che potremmo riscoprirci e bandire gli errori del presente.
Di quei testi, di cui parlerò solo nei prossimi interventi, il cercatore di miti, ha quindi la necessità di cercare e trovare i più originali e genuini: i primi, e soprendentemente scopriremo che ci narrano tutti storie simili, anche se scritti in paesi lontani fra loro, ci narrano di miti di grandi guerre e colonizzazione, sword, ci parlano del tempo degli eroi in un mondo fantastico: il nostro.
Fantasia o verità?
Già soltanto pensare che nello stesso periodo dell’alba della civiltà centinaia di miti sul diluvio universale vennero scritti in ogni angolo del mondo sarebbe un indizio più che sufficiente a fare pensare che sia completamente impossibile che si tratti di pura invenzione, se poi aggiungiamo che soltanto una bassissima percentuale di saggi era depositaria delle conoscenze, che soltanto loro potevano leggere, (la maggior parte della popolazione mondiale non sapeva farlo), allora capiamo in modo lampante che non avrebbe avuto alcun senso scrivere storie inventate per un pubblico di analfabeti.
L’antropologo Lévy-Bruhl si chiese in quale senso dovesse essere intesa la ‘verità’ della storia mitica: “i miti sono vicende realmente accadute ma occorse in un tempo, in uno spazio e in un mondo diversi da quello attuale, tuttavia non meno reali.”
Joseph Campbell, saggista e storico delle religioni, fece notare che, a seguito della spaccatura creata dalla scienza fra i simboli del mito e la moderna società, “in ogni parte del mondo civilizzato c’è una recrudescenza in rapida crescita, di vizio e crimine, di violenza, omicidi e disperazione. Sono i miti che offrono la più solida base quanto a ordine morale, adeguatezza e creatività di una civiltà. Ed è nel proliferare di originali opere letterarie, incentrate sui nostri poemi epici, che io vedo una speranza per la società del XXI secolo”.
Il genere fantasy storico calza a pennello col meraviglioso concetto espresso da Joseph Campbell: dare spazio alla possibilità che i misteri nascosti del nostro mondo possano davvero donarci la vera verità, verità nelle parole, nell’azione, nei sentimenti e tale verità divina darà nuova sostanza alla natura umana.
Questa verità, insita in tutte le scritture e oscurata da tutte le religioni, una volta che ci sarà rivelata, ci porterà oltre tutte le menzogne.
Alla prossima!
Andrea Oliva
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