LA MANO DI OBERON DI ROGER ZELAZNY – LE CRONACHE DI AMBRA #4

TRAMA

Attraverso la misteriosa strada nera, le forze del male sciamano all’interno dell’Ombra. L’antica e misteriosa fonte del potere della famiglia reale è ora rivelata, e un patto scellerato tra un principe sventurato e le legioni del Caos ha spinto il mondo sull’orlo della catastrofe, minacciandone la sopravvivenza. Copertina Ambra4La battaglia finale sta per avere luogo, il destino di Ambra sembra ormai irrimediabilmente segnato. Corwin e gli altri principi rimasti fedeli al regno dovranno schierare tutte le loro forze se vogliono sperare di respingere il soverchiante nemico, tra le cui fila ora combatte quello che un tempo Corwin amava come un fratello ma che si è rivelato il più meschino dei traditori. Riusciranno i difensori di Ambra a evitare che coloro i quali vogliono la distruzione del regno raggiungano il Disegno, l’entità che ha creato il mondo e che rende capaci di plasmare l’universo?

L’AUTORE

Roger Zelazny, Cleveland, Ohio, 1937 – Santa Fe 1995), autore di fantascienza e di fantasy statunitense. Ha vinto il premio Nebula per tre volte e il premio Hugo sei volte, di cui due per i romanzi Signore della luce (1968) e Io, l’immortale (1966). ZelaznyÈ autore di romanzi che si richiamano ad antiche mitologie e a grandiose concezioni mistiche: Signore dei sogni (1966); Creature della luce e delle tenebre (1969); Metamorfosi cosmica (1970). Nel 1976 viene pubblicato il romanzo Deus Irae scritto con Philip K. Dick. Nel 1977 dal suo romanzo La pista dell’orrore viene tratto il film L’ultima odissea per la regia di Jack Smight. La sua opera narrativa, apprezzata per l’eleganza dello stile e l’ingegnosità della costruzione, comprende anche le raccolte di racconti L’ultimo difensore di Camelot (1980) e Variazioni sull’unicorno (1983); tra i suoi ultimi romanzi, Una notte di un triste ottobre (1993).

RECENSIONE

Corwin, suo fratello Random e il fidato amico Ganelon sono davanti al Disegno originario, la fonte di ogni creazione dell’universo. E al suo interno una macchia scura lo interrompe: sangue versato da uno dei Principi di Ambra o da un loro discendente (anche se abbiamo appreso sia evento raro).

Il romanzo si apre su molteplici congetture e dialoghi serrati tra i tre. Quella che sembrava un’ipotesi, al termine de Il segno dell’unicorno, diventa una certezza: qualcuno dei Principi ha stretto un’alleanza con le Corti del Caos, le legioni che attraverso la strada nera hanno tentato di invadere Ambra. E l’origine del male è antico quanto Ambra stessa.

Il bandolo della matassa di tutti gli intrighi e i complotti orditi dai Principi prendono forma, rivelando antiche alleanze e rivalità, scoprendo i molteplici cambi di fronte e i numerosi tentativi di assumere il potere dopo la scomparsa di Oberon.

Oberon

Zelazny sa di aver messo molta carne al fuoco nei capitoli precedenti e di aver intessuto moltissime trame collaterali e, quasi non volesse perdere lui stesso il filo del discorso, ci fa raccontare attraverso i pensieri di Corwin un riassunto delle puntate precedenti, una specie di trama condensata di quanto successo finora.

Se nel libro antecedente si entrava nel vivo delle dinamiche famigliari, qui la maggior parte delle piste sui Principi viene chiusa man mano che il racconto procede, prendendo un’unica via maestra, ricca ancora di suggestione ma forse priva di mordente.

O almeno è quello che l’autore vuole farci credere. E conoscendo le sue indubbie doti narrative e di affabulatore, spero ancora in qualche nuovo colpo di scena.

La mano di Oberon è sempre conseguente, congruente e scorrevole, eppure non riesce a stupirci come in altre occasioni. Sembra quasi un passaggio obbligato verso quello che dovrebbe essere il preludio al finale della saga.

Il ruolo dell’amico e consigliere Ganelon diviene sempre più interessante, a discapito dei fratelli e delle sorelle. Ma c’è un perché.kristal_shahter_hum

Non mancano alcuni punti di svolta nell’intreccio e c’è perfino un importante evento rivelatore, che riporterà alla luce il fantomatico Dworkin, visto soltanto in Nove Principi in Ambra, e ne mostrerà le origini.

I dialoghi non sono sempre ficcanti come in altre circostanze e c’è un po’ meno azione che, a volte, risulta un po’ forzata, forse elaborata per aumentare il ritmo della narrazione. Finalmente, però, vediamo Corwin usare a dovere Grayswandir, la sua spada, contro un misterioso cavaliere, in uno dei punti più riusciti del romanzo, dove il Principe si ritrova proprio nelle terre di origine delle Corti del Caos.

Le descrizioni sono sempre ricche, le parole evocano immagini e affascinano, così come nelle sfrenate galoppate tra le Ombre. È la trama a essere forse un po’ sottotono e alcuni spunti avrebbero meritato a mio avviso maggiori approfondimenti.

Una delle scene finali che coinvolge Corwin, Benedict e Brand, ambientata su tre luoghi diversi e connessi tra loro, tra cui la città eterea di Tir-na Nog’th emerge a tratti un po’ confusa.Tir-na Nog’th

Ovviamente non manca il classico colpo di scena finale, a cui ci ha abituato Zelazny in tutti i libri della saga, ma non è così convincente e accattivante come in passato.

È vero che, essendo ormai verso la conclusione, il cliffhanger può essere anche meno spiazzante dei precedenti e si ha comunque voglia di conoscere la fine della storia.

In definitiva, La mano di Oberon forse non riesce a sbalordire, ma regala ottimi momenti, scintille di quella magia che ha fatto innamorare generazioni di lettori e che rende ancora oggi Le Cronache di Ambra un ciclo indimenticabile nel panorama Fantasy.

La mano di Oberon – Quarto libro della serie “Le cronache di Ambra”

Autore: Roger Zelazny.

Romanzo pubblicato da Fanucci Editore nell’attuale collana “Collezione immaginario fantasy” a settembre 2017. Pagine: 175

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