Per la rubrica de I racconti di Satampra Zeiros, torna a trovarci Fabio Andruccioli, autore esordiente e membro dell’Associazione Culturale ItalianSword&Sorcery, il quale ci propone Eraclomio e il malvagio stregone Giarodonte, racconto di fantasia eroica, di circa 8.500 battute spazi inclusi.
Buona lettura.
Eraclomio e il malvagio stregone Giarodonte
di Fabio Andruccioli
I tre soli che illuminano Asario si levarono dalle oscure Montagne dell’Incubo, in un’alba che preannuncia terrore e violenza. Eroclomio si alzò dal suo temporaneo giaciglio, paglia sul pavimento di una grotta naturale senza nome per affacciarsi sull’orizzonte, nudo e terribile. Esordì con una fragorosa minzione, come a dichiarare, con il suo getto, che il lontano orrore sulla catena montuosa davanti ai suoi occhi non poteva resistere alla sua dominazione.
Indossò le vesti e l’armatura, mentre all’interno della grotta ancora dormivano distrutte dalla notte di ardente passione la moglie di un pastore e sua figlia, che non avevano potuto resistere all’impeto dell’eroe glorioso. Il marito e padre, lontano per la transumanza, non avrebbe mai saputo che proprio quella notte, le donne della sua famiglia compresero il vero significato dell’amore. Eroclomio le lasciò lì, sognanti, a contorcersi nel caldo tepore del piacere, abbandonandole per non fare più ritorno da loro, né da vivo né da morto.
Prese il suo cavallo e partì verso le Montagne dell’Incubo, dove lo stregone Giarodonte vegliava indisturbato nell’attesa dello scontro finale. Il mago malvagio aveva ridotto in schiavitù gli abitanti della zona, un tempo chiamata Vette delle Aquile. I poveri e stolti montanari erano diventati schiavi nel suo castello, mentre qualcosa di terribile aveva fatto alle aquile, ora divenute mostri dall’aspetto indescrivibile.
Questo il Re, il divino e rispettabile Romanio, aveva detto a Eroclomio, per convincerlo a partire. Un’altra grande impresa per l’eroe di Asario, conosciuto in tutte le terre e su tutte le acque del pianeta. Il condottiero, nella sala del trono, parlò con voce di tuono, strappandosi le vesti dalla rabbia, emettendo solo le seguenti parole: “Io sono Eroclomio e non ho mai paura”. Il ruggito del guerriero echeggiò nella sala e tutti compresero che ormai era deciso.
Cavalcò a lungo, attraverso valli e città. Mentre passava, la gente gridava di giubilo e le donne sospiravano, perché sapevano che l’eroe li avrebbe liberati dal temibile stregone arroccato sulle Montagne. Gli offrivano birra gelata per rinfrescarsi e ogni tipo di pietanza per dargli forza. Le belle ragazze del Nord lo accoglievano nei propri giacigli e i Chierici lo benedicevano. Egli, Eraclomio, rimaneva però concentrato sul suo obiettivo, la distruzione del malvagio Giarodonte.
Fu dopo una settimana che egli si ritrovò faccia a faccia con il grande castello dello stregone. Il territorio si era tramutato, da pascolo verdeggiante ora si vedeva solo un tetro grigiore ed erba bruciata. I villaggi erano abbandonati. I tre soli non brillavano, coperti da una nebbia malefica e da persistenti nuvole grigie. Nell’oscurità della notte, solo le fiaccole della fortezza illuminavano la strada.
Eraclomio lasciò il suo fido destriero e si lanciò di corsa, brandendo in mano la sua fiammante ascia, con l’armatura di cuoio che ormai per lui era una seconda pelle. Con un colpo secco, riuscì ad abbattere come un enorme ariete le porte di sbarramento del castello. Si ritrovò all’interno, dove omuncoli dall’aspetto di insetti lo osservarono impietriti. Dall’alto delle mura, una voce risuonò, era quella del malvagio Giarodonte.
“Sei venuto fino a me, nella tua ignoranza, per salvare il popolo di queste terre. Ma non puoi più salvarli! Guarda i felici montanari come arrancano cupi, ora che sono diventati i miei Uomini-Insetto. La trasformazione è compiuta, vuoi forse uccidere coloro che sei venuto a salvare? Perché loro ti attaccheranno e ti uccideranno. Prendi i tuoi muscoli e la tua ascia e torna da dove sei venuto o ti scaglierò addosso tutta la mia potenza. Non so chi tu sia, ma hai fatto un grande errore a venire qui!”
Senza alcuna esitazione, il guerriero ruggì. “Io sono Eroclomio e non ho mai paura”.
Vibrò la sua ascia sui corpi deformi degli Uomini-Insetto, salvando le loro anime da un’esistenza di schiavitù e di umiliazione. Uno ad uno caddero sotto i suoi colpi. Putrido sangue giallastro ricopriva le pareti e i pavimenti del cortile interno. Con colpi decisi ogni porta cadeva ai suoi piedi, simile ad una divinità l’eroe saliva di corsa le scale, lasciando solo sangue e morte alle sue spalle.
Sulla torre più alta del castello, finalmente si trovò faccia a faccia con Giarodonte, che lo minacciava e inveiva, mentre dal cielo fulmini aprivano squarci di dolore. Lo stregone chiamò a sé le antiche aquile, che ora erano deformi, come in preda ad un furore malato. L’eroe fu ferito dai loro becco velenoso, sentì la carne bruciare ma resistette. Se esse potevano ferirlo, anche lui poteva farlo.
Allora con un balzo si portò sul bordo del camminamento, abbattendo una ad una le aquile demoniache, mentre i tuoni coprivano le urla di rabbia del mago malvagio. Quando anche l’ultimo volatile fu abbattuto, Eroclomio si diresse verso il mago. I suoi occhi bruciavano di rabbia. Giarodonte chiedeva perdono e pietà, ma l’eroe non sentiva nulla se non il suo cuore pulsare adrenalina. Lo prese per il collo, strinse forte finché non smise di respirare. Poi lo lanciò dalla torre, giù nel dirupo, lontano dagli occhi del mondo.
In quel momento il cielo si aprii e i tre soli di Asario tornarono a baciare il castello, ormai disabitato, sulle Vette delle Aquile. Eraclomio, si sedette in attesa sul trono che era stato dello stregone. Intanto, in tutto il regno, la nuova luce sulle montagne furono prese con giubilo, perché capirono che l’eroe aveva portato a termine la missione.
Una delegazione di tutta la corte sfilò per tutte le terre, una carovana di colori e di persone che aumentò, con l’aggiungersi di curiosi e festanti ammiratori di Eraclomio. Quando il Re, accompagnato dalla sua famiglia e dai più alti funzionari arrivò al castello sulle montagne, trovò il guerriero seduto sul trono e tremò dinnanzi a lui, consapevole della sua forza fisica e del suo carisma sul popolo.
Ma Eraclomio guardò il Re negli occhi e disse senza alarsi pronunciò il suo discorso.
“Io, vostro Eroe e Salvatore, ho riportato la luce su queste vette. Ma non più aquile né uomini vivono in questi luoghi. Io ti chiedo, o Re, di poter rimanere in questo castello come mio possedimento, per essere tuo gregario in queste terre lontane. E chiedo la mano di tua figlia, che in tutto il regno è la più bella e saggia, per essermi accanto e per essere la madre dei miei figli. E il tuo popolo, che fino a qui è accorso per vedermi, dovrà poter scegliere se rimanere o tornare alle loro case. Questo luogo è troppo vuoto e i villaggi devono essere ripopolati. Solo così tornerà l’erba nei prati e le aquile, forse, potranno volare di nuovo nel cielo. Io sono Eraclomio e non ho mai paura, per questo sarò la giusta guida per ricostruire questo posto”.
Il Re acconsentì, gli lasciò il castello ormai in declino e gli concesse la mano di sua figlia, pensando che il vigore dell’eroe sarebbe stato trasmesso anche ai suoi figli, che un giorno sarebbero stati degni regnanti delle sue terre. Non pochi popolani e nobili rimasero sulle alte Vette delle Aquile e cominciarono la ricostruzione.
Un nuovo giorno, sorgeva con i tre soli di Asario. Ma nelle profondità di un burrone, una figura ammantata di nero e deturpata in volto cominciò a muoversi, rinvigorito dalla forza della sua magia nera, mentre centinaia di metri sopra di lui un eroe possedeva la sua sposa vigorosamente, nel suo nuovo castello tra le montagne.
Sinossi dell’opera “Eraclomio e il malvagio stregone Giarodonte”
Eraclomio è un eroe senza paura. Il Re ha deciso di rivolgersi a lui per trovare e sconfiggere il malvagio Giarodonte, stregone che ha ridotto in schiavitù la popolazione delle Vette delle Aquile, trasformandole nelle Montagne dell’Incubo. Il glorioso guerriero proverà a raggiungere le lontane vette a riportare la luce dei tre soli di Asario di nuovo nel regno, ma per farlo dovrà scontrarsi con la terribile magia nera dello stregone, armato solo della sua ascia luccicante e terribile.
Autore
Sono Fabio Andruccioli, classe 1985, e nella vita reale mi occupo di digital marketing e comunicazione, ma quando le tenebre calano, mi diletto nella scrittura di racconti horror e fantasy. In realtà ho scritto anche numerose canzoni pubblicate con diversi gruppi musicali, ma questa è un’altra storia. Per il momento l’unico editore delle mie divagazioni narrative sono io stesso, sul mio blog-laboratorio http://cronachedaicinqueregni.wordpress.com/. Intanto scrivo, poi si vedrà.
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