Trama
Royce Melborn, ladro matricolato, e il suo degno compare, il mercenario Hadrian Blackwater, si guadagnano comodamente da vivere portando a termine imprese rischiose per conto di nobili di dubbia moralità, finché non vengono ingaggiati per sgraffignare una spada leggendaria. Questa volta, però, si troveranno coinvolti nell’assassinio di un re e intrappolati in una trama oscura che va ben oltre l’assassinio di un sovrano. Riusciranno Royce e Hadrian – l’ambizioso furfante e lo spadaccino idealista – a dipanare un antico mistero che ha rovesciato re e distrutto potenti imperi? Inizia la nostra storia, densa di avventure, tradimenti, duelli, magia e leggende.
L’autore
Sullivan, nato il 17 settembre 1961 a Milwaukee, nel Wisconsin, ha iniziato a scrivere molto giovane. Fra il 1979 e il 1994 ha scritto tredici romanzi appartenenti a svariati generi, collezionando oltre un centinaio di lettere di rifiuto. Numeri così alti da fargli prendere la decisione di smettere di scrivere narrativa, e per quasi un decennio si è attenuto alla decisione presa, almeno fino a quando non ha deciso di mettere su carta una storia che in tutti quegli anni aveva continuato a crescere nella sua mente. Memore delle esperienze passate non ha cercato un editore, scegliendo di scrivere solo per il suo divertimento e limitandosi a condividere la storia con famiglia e amici. Una delle figlie di Sullivan è dislessica, e visto che lui si è appassionato alla lettura e alla scrittura a tredici anni grazie a Il signore degli anelli, la sua speranza era di riuscire ad aiutare la figlia nella lettura con la sua storia. È lei la lettrice che Michael aveva in mente mentre scriveva.
La saga, The Riyria Revelations, scritta fra il 2002 e il 2008, è arrivata in libreria grazie alla moglie Robin. Dopo oltre 200 lettere di rifiuto da altrettanti agenti letterari, e un anno dopo aver finalmente trovato un agente, il quale a sua volta non aveva ricevuto alcuna offerta da parte degli editori, Robin ha contattato personalmente alcune piccole case editrici fino a trovarne una che, nel 2008, pubblicava il primo romanzo. La casa editrice, afflitta da notevoli problemi economici, nel marzo del 2009 si trovava costretta a rinunciare alla pubblicazione del secondo volume perché non poteva permettersi di stamparlo. L’autore, che aveva già programmato per aprile alcuni incontri con il pubblico, si vedeva costretto ad autopubblicare il romanzo per rispettare gli impegni presi. E visto che l’intenzione dei coniugi Sullivan era di pubblicare un romanzo ogni sei mesi, e che non c’era tempo per trovare un altro editore, l’unica possibilità era andare avanti con l’autopubblicazione. Nel momento in cui l’editore del primo romanzo non ha più potuto permettersi di mantenere i diritti sul libro, che aveva esaurito la tiratura iniziale, e ristamparlo, anche il primo volume è tornato nelle mani di Sullivan, che lo ha prontamente ripubblicato.
All’inizio i guadagni erano bassi, ma man mano che il numero di titoli in commercio, e la popolarità dell’autore, aumentavano, le cose iniziavano a cambiare. All’epoca della pubblicazione del quarto romanzo Sullivan vendeva 1.000 copie al mese, con il quinto la cifra era salita a 2.500. Con questi numeri in mano Robin trovava un agente per i diritti all’estero e, qualche tempo dopo, riusciva a far acquistare i diritti statunitensi a Orbit. Prima ancora dell’annuncio del contratto i romanzi erano arrivati a vendere fra le 10.000 e le 12.000 copie al mese, cifre che hanno spinto io9 a indicarlo come uno degli autori autopubblicati di fantascienza e fantasy di maggior successo.
Se Sullivan aveva scritto una saga di sei romanzi, Orbit decideva di ripubblicarli in tre volumi. Theft of Srwords (2011) comprende The Crown Conspiracy (2008) e Avempartha (2009); Rise of Empire (2011) comprende Nyphron Rising (2009) e The Emerald Storm (2010) e Heir of Novron (2012) comprende Wintertide (2010) e Percepliquis (2012).
Recensione
La storia dell’autore, dei suoi sacrifici, dei fallimenti e infine dei trionfi, sono una trama più avvincente del romanzo che mi accingo a recensire.
Premesso che ho letto solo La cospirazione della corona, il primo della serie, mi limiterò a recensire quello, in quanto al di là della scelta della casa editrice Orbit di riunire i volumi in coppie (seguita anche da Armenia qui in Italia), mi sembra più corretto ed appropriato esaminare l’opera prima (seppure rieditata, suppongo, rispetto la prima edizione autopubblicata).
La storia è semplice e si inserisce nel filone del fantasy classico medievaleggiante. Una sorta di avventura condita da una cospirazione politica, in cui due ladri professionisti e di grande fama si ritrovano coinvolti loro malgrado a dover salvare le sorti di un regno.
L’ambientazione è dettagliata anche se non troppo originale, ricalca il solito continente con diversi regni sorti dalle ceneri di un antico impero decaduto. L’assenza di una mappa non inficia il World Building e le azioni dei protagonisti si seguono senza difficoltà. Manca però qualcosa, non tanto di innovativo, quanto di suggestivo. Il Sense of Wonder latita e se escludessimo i nomi di fantasia potremmo trovarci per usi, costumi in un’Inghilterra medievale, con i suoi castelli e le sue abbazie. La stessa religione sembra ricalcare la nostra, con una chiesa dominante e l’eco di altre divinità che ricalcano eventuali culture pagane. Ma Sullivan non entra troppo nel dettaglio.
La quasi assenza della magia pesa non poco, Ne abbiamo un assaggio forse in uno dei momenti migliori del romanzo, quando i nostri due “eroi” arrivano a una prigione celata sotto una montagna dove è imprigionato Esrahaddon, un potente mago un tempo al servizio dell’Impero Novron.
Si intuisce che nei seguiti la magia (l’Arte) possa avere maggiore risonanza e così le altre razze come elfi e nani, qui solo accennate.
I personaggi sono lineari, soprattutto i due protagonisti Hadrian e Royce, forse troppo simili ai Fafhrd e il Gray Mouser dell’indimenticato Fritz Lieber. Un omaggio senz’altro voluto, che però non riesce a risultare convincente. I due sono simpatici e Sullivan li ammanta di una cinica ironia.
Per assurdo, però, sono maggiormente caratterizzati i coprotagonisti: i principi Alric e Arista, o addirittura alcuni comprimari come Percy Braga o il nobile ambizioso Archibald.
Il personaggio sicuramente meglio riuscito è il monaco Myron, un giovane vissuto sempre in clausura e che ignora tutto, ma completamente tutto, della vita, dalle donne ai cavalli. Il suo stupore di bambino che scopre il mondo studiato solo sui libri, riveste con astuzia i rari punti morti che rallenterebbero la narrazione.
Sullivan usa la terza persona e scrive come narratore onnisciente. Questo stile gli permette di descrivere situazioni fuori dal punto di vista dei personaggi, ma lo costringe anche all’infodumping. Hadrian e Royce, per quanto caratterizzati nelle azioni e nei dialoghi, purtroppo non hanno una voce propria. Mentre su altri personaggi, l’autore usa un approccio più intimista facendo calare il lettore nei loro pensieri, sui due ladri non indugia mai. È uno stile un po’ confusionario che a volte ho trovato persino irritante, perché avrei voluto sapere di più sui protagonisti rispetto ai personaggi secondari.
La scrittura è scorrevole e il libro scivola via, ma manca sempre di un guizzo, non solo letterario, anche di trama. Tutto si svolge in maniera fin troppo scontata, compreso lo scontro finale.
Si lascia leggere e alla fine risulta comunque piacevole.
In conclusione, Ladri di Spade è quanto un amante del fantasy non vorrebbe leggere, ma che poi si ritrova a leggere, storcendo un po’ il naso e trovandolo alla fine persino accattivante.
Una lettura che però in definiva non lascia il segno.
Personalmente non proseguirò con i capitoli successivi.
Nel panorama fantasy ci sono opere che valgono molto di più (non solo di autori stranieri) e che meriterebbero maggior attenzione da parte dei lettori e degli editori italiani.
Ma su questo ci sarebbe molto altro da dire e, forse, sarà materia di approfondimento per un altro articolo.