Presentazione
Per la rubrica de I racconti di Satampra Zeiros, abbiamo il piacere di ospitare per la prima volta Gilbert Gallo, collaboratore dell’Associazione Culturale Italian Sword&Sorcery, che ci propone La morte del Mulo, primo capitolo del romanzo sword and sorcery Shalirat, di circa 11.000 battute spazi inclusi.
Buona lettura.
Sinossi
Daeron e Iwan sono due fratelli un po’ barbari che fanno parte di una compagnia rivoluzionaria al seguito di un capo misterioso chiamato “Il Falco”. Daeron è rapido, furbo ed ha acquisito dei tratti lupeschi in circostanze misteriose. Iwan invece è massiccio ed ha con sè una enorme ascia con la quale ha un rapporto “particolare”.
I due vengono mandati in missione per indagare su tale chiamato “il mulo” che potrebbe avere informazioni in grado di ricattare il misterioso “Falco”. E’ in ballo la sopravvivenza della compagnia rivoluzionaria, ma ciò che li attende è ben al di là delle loro aspettative…. Anziché un intrigo politico, i due fratelli si ritroveranno a fronteggiare minacce ben più grandi di loro armati solo del loro coraggio, della loro intesa in battaglia e soprattutto della loro scapestrata avventatezza.
Autore
Come ogni aspirante supereroe che si rispetti, anche Gilbert ha una doppia identità. Di giorno regala sorrisi grazie ai suoi superpoteri di guarigione mentre di notte crea fantastici universi nei quali si muovono personaggi incredibili che vivono mirabolanti avventure. Si dedica da svariati anni alla scrittura di manuali, settings e avventure per giochi di ruolo. Al momento collabora con numerosi editori Italiani ed Esteri come freelance e sia nell’ambito dei giochi di ruolo che in quello dei giochi da tavolo. Nell’ambito dei giochi di ruolo è autore di più di 20 titoli pubblicati in varie lingue (Italiano, Inglese, Polacco), fra i quali ricordiamo: Editori Italiani Cyberpunk V3 edizione Italiana (Stratelibri, 2008) Sole d’Acciaio – mini-setting per Musha Shugyo (rivista IoGioco #5 2018) Darkmoor – regolamento e setting originale (Acchiappasogni, 2015) Mythos – regolamento e setting originale (Rose and Poison, 2007) Editori Esteri Buccaneer: Through Hell & High Water (Yellow Piece and Fabled Environments, 2017) Olympus Inc. – (Fabled Environments, 2017) Mythos – versione E.G.S. (Mystical Throne Entertainment, 2015) Mythos – versione Savage Worlds (Mystical Throne Entertainment, 2013) Voodoo Pirates – (GRAmel, 2015) Kung Fu Adventurers! – (GRAmel, 2016) Oltre a numerosissime avventure e svariati setting books, ha creato diversi sistemi di gioco “originali” per giochi di ruolo tabletop. Due sono stati pubblicati (Mythos edizione Italiana e GilDar di Wip Edizioni) e gli sono valsi il primo premio del GDRItalia contest del 2007.
SHALIRAT
Capitolo 1: La morte del Mulo
Gilbert Gallo
Goliath, Baronato di Ysrel, Anno 9 N.M.
Di sera, nella locanda “Dalle Quattro Sottane”, l’atmosfera era gioviale come al solito. Forse un po’di più, dato che l’indomani sarebbe stato giorno di fiera ed il Palio era ormai imminente… Infatti, numerosi mercanti dalle vesti ricamate ed ingioiellate erano seduti attorno ai tavoli parlando di merci e di denaro, bevendo birra ed applaudendo fragorosamente ogni volta che una delle cameriere arrivava a servire delle bevande, oppure i propri servizi… Il fuoco scoppiettava sulle braci ardenti ed il profumo dell’arrosto faceva venire l’acquolina in bocca.
-Proprio una bella serata!- pensava fra sé l’oste da dietro il bancone, mentre riempiva un boccale di birra spumeggiante. Servì la birra ad uno dei tanti avventori venuti da lontano ed il suo sguardo cadde su di un omaccione seduto ad un tavolo. -Se non fosse per certa gentaglia…-, disse fra sé iniziando a pulire un boccale, -E’ solo ed occupa un tavolo per sei! Ed io, proprio stasera, dovrei tenere dei posti a sedere vuoti? Neppure per sogno!-
Posò il boccale e chiamò una delle cameriere: -Sonja, vieni qui!-
-Eccomi, signor Mandor. Cosa c’è?-
-Vai da quel tipo e cerca di convincerlo ad alzarsi. Occupa troppo spazio!-
-Lasci fare a me- disse Sonja. Si passò una mano fra i capelli, mise il seno prominente ben in vista e si diresse verso il tipo in questione.
Il suo aspetto non era dei più rassicuranti: alto circa due metri, capelli e barba lunghi e rossi, vestito con dei miseri abiti color verde foresta che coprivano a malapena due braccia grandi e forti come tronchi di quercia e, come se non bastasse, dietro le sue immense spalle spuntava, di traverso, la sagoma inconfondibile di un’enorme ascia bipenne dalla lama nera e lucida. Sonja però procedette sicura, poiché aveva notato che il bestione portava, attaccato alla cintura, un grosso borsellino tintinnante, che dissipò in un lampo ogni suo timore.
Si sedette quindi con fare confidenziale al tavolo e disse: -Ciao, grand’ uomo!- guardandolo dritto negli occhi.
-Un’altra birra, donna!- rispose l’uomo, indicando i sei grossi boccali vuoti che aveva davanti.
-Da vicino non è poi così male…- pensava fra sé Sonja. Il bestione aveva infatti due occhi verdi e penetranti e quella sua barba incolta, unita a quella specie di cicatrice sull’occhio sinistro, gli dava un’aria da uomo vissuto.
-Sarà un po’rozzo…- pensava Sonja -Però…-.
-Sei sorda, donna?- disse l’uomo dai capelli rossi -Ho detto che voglio un’altra birra!-
-Perché non vieni al bancone a prenderla? Mi dispiace vederti qui tutto solo…- rispose Sonja con un’aria ammiccante.
-Sto aspettando delle persone… Puoi dire al tuo padrone di smettere di preoccuparsi, non sta perdendo i suoi soldi…- rispose l’uomo e sorrise, vedendo il viso di Sonja arrossire.
-Allora, donna, questa birra?-
-Arriva subito!- rispose Sonja, alzandosi e prendendo i sei boccali vuoti.
-Se poi vuoi qualcos’altro…- aggiunse con aria maliziosa.
-Ci penserò, stanne certa- rispose l’uomo dandole una pacca sul sedere.
-Permesso…Permesso…- chiedeva Sonja tornando al bancone, quando ad un tratto vide dinanzi a lei qualcosa che la fece trasalire.
Era un uomo alto, forte e dai capelli rossi del tutto identico al bestione che aveva lasciato al tavolo! Voltandosi, lanciò uno sguardo fuggitivo alle sue spalle per controllare che fosse ancora lì: c’era. Si girò nuovamente verso il nuovo arrivato per guardarlo meglio. Aveva abiti diversi, meno rozzi, era sbarbato, aveva capelli più corti ed al fianco uno spadone ed una spada corta nonché una bellissima donna dalle orecchie a punta.
-Ehi Daeron!- disse la donna dalle orecchie a punta -Sembra che la cameriera si sia presa una cotta per te! Guarda come ti fissa!-.
Sonja si allontanò tenendo lo sguardo fisso su quella strana coppia. Il nuovo arrivato era proprio identico al bestione, se non fosse stato per il fatto che sembrava un po’più slanciato (e per questo, forse, anche meno rozzo) e per quegli strani occhi… Ci avrebbe giurato che erano gialli!! E poi, che strano segno che aveva attorno al collo! Era molto simile a quello di Jobag l’Impiccato, l’unico che era riuscito a scampare alla forca di Tauriath. E la donna… Anche lei aveva qualcosa di strano. Si muoveva con la grazia di una dea… E quelle orecchie a punta… Quello strano accento… Le ricordavano le favole lette da bambina sull’antico popolo della foresta: gli elfi.
I due andarono a sedersi proprio al tavolo del bestione.
-Daeron! Finalmente sei arrivato!-, disse il bestione, alzandosi dal tavolo ed accogliendo i due nuovi arrivati.
-Ciao, Iwan- rispose Daeron -Scusami, ma ho fatto un po’ tardi. A proposito, ti ricordi di Lenethil, la sacerdotessa Sylindar del culto di Ledan?-.
-Io non dimentico mai una bella ragazza, fratello, soprattutto se predica l’Amore…- e qui ammiccò verso Daeron.
-Non solo- puntualizzò Lenethil -Ledan è Amore, Poesia ed Ispirazione Artistica…- e si lasciò andare in una estasi contemplativa.
-Ma sedetevi, su- disse Iwan, riportando Lenethil alla realtà.
I tre si sedettero attorno al tavolo.
-Se non ricordo male, Lenethil,- disse Iwan a bassa voce -Tu eri con noi…- Si guardò attorno con circospezione e poi aggiunse -… Nella foresta di Warrok, giusto?-.
-Sì, Kommander! Avete proprio ragione. Una battaglia così non la dimenticherò mai…-
-Ssst!- sussurrò Daeron -Non dimenticare che siamo ricercati…-
-Avete ragione, tenent… ehm, Daeron!-, rispose Lenethil, un po’imbarazzata.
-Ma ditemi,- continuò -Cosa vi porta qui? Chissà che non ne esca qualche altra storia interessante…-.
I due fratelli si guardarono dapprima negli occhi e poi attorno come se nulla fosse. Infine, Iwan si avvicinò all’elfa e le sussurrò in un orecchio: -Le voci… Dicono… Che ci sia un infiltrato fra le nostre truppe!-
Poi, guardandosi attorno con rapida circospezione, aggiunse: -Venuto per… uccidere il Falco!!-
-Il generale? Interessante! Continua, Iwan- rispose Lenethil, con lo sguardo curioso tipico di una donna.
-Ecco…- continuò Iwan a voce ancora più bassa -Se quel bastardo riesce nel suo intento, la rivoluzione va a farsi benedire, senza contare che noi perdiamo il posto!-
-Che è la cosa più importante- aggiunse Daeron.
-Se fossi in voi, sarei rimasta lì a difendere il mio “posto di lavoro”- disse sogghignando Lenethil.
-Invece, cara Lenethil,- aggiunse Daeron -Siamo qui per trovare un tale chiamato Silo il Mulo che sa chi è il traditore. Semplice, no? A proposito, Iwan, ho brutte notizie…-
-Io invece ne ho una cattiva ed una buona- rispose Iwan -Parla, Daeron-
-Ecco, diciamo che ho saputo che il nostro Mulo ha pestato i piedi a qualche persona che conta e per questo è ricercato dalle guardie- disse Daeron.
-La cattiva notizia…- disse Iwan -E’ che lo hanno catturato…-
-Accidenti, Sygmar ce l’ha con noi! Siamo nei guai!- disse Daeron
-Calmo…- aggiunse Iwan -Senti un po’ la bella notizia: ho una lettera che mi farà assumere come tuttofare nella prigione. Domani lo tiriamo fuori di lì… e non dovremo neppure pagare il nostro riconoscente amico per le sue preziose informazioni!-
-Ottimo lavoro, fratello!- disse Daeron, dandogli una pacca sulla schiena.
-Buona fortuna, ragazzi!- disse Lenethil alzandosi -Ho un appuntamento al Drago d’Avorio. Sapete… sono richiesta. Se avete qualche… storia interessante da propormi, sarò qui domani sera. L’oste mi ha ingaggiata come… intrattenitrice–
-Ci vediamo domani sera, allora- disse Daeron.
-Ciao, donna- fu il saluto di Iwan.
Lenethil usci dalla taverna ancheggiando e tutti gli avventori, uno ad uno, si girarono al suo passaggio.
-Se ne è andata, finalmente- pensò Sonja -Vieni, Giada, passiamo all’azione!-
-Sto arrivando, Sonja- rispose un’altra cameriera, rassettandosi. Presero due enormi boccali di birra nera spumeggiante e si avviarono verso il tavolo ove erano seduti i due fratelli.
-Buonasera, avventurieri che venite dal lontano Sud…- dissero all’unisono le due, poggiando le mani sul tavolo è mettendo ben in evidenza i loro “attributi”.
-Ehi, Iwan- disse Daeron -Non mi avevi detto di conoscere due bellezze locali!-
-A dir la verità.., non lo sapevo neanche io!- rispose Iwan.
-Noi, invece,- disse Sonja -Sappiamo che hai una camera riservata, bestione. Che ne dite se andiamo su a fare conoscenza? Sai, io e lei ci sentiamo tanto sole…-
-Quanto volete?- chiese Iwan, interessato.
-Quattro monete d’argento… tutte e due… tutta la notte…-
Iwan lanciò uno sguardo carico di significato al fratello.
-Ho capito, Iwan. Pago io le tue birre…- disse Daeron sorridendo.
-Grazie Daeron. Al resto ci penso io, stavolta tocca a me! Andiamo ragazze!- disse Iwan, alzandosi e scuotendo la grossa borsa piena di monete.
Le ragazze lanciarono urli di gioia e tutti e quattro salirono al piano di sopra nell’euforia generale.
Il giorno dopo, il capo della milizia del carcere rimase impressionato, vedendosi dinanzi Iwan.
-Ragazzo- disse -Sei formidabile! Altro che tuttofare! Per Lymno, hai mai pensato di fare il boia?– Questa affermazione lo lasciò di stucco e fece affiorare dolenti ricordi nella sua memoria… Ricordi terribili… Suo fratello… La contessina…
-Ehm…- rispose Iwan -Veramente sì, ma ho scoperto che non fa per me quel mestiere…-
-Peccato, ragazzo!- aggiunse il comandante -Si vede che hai la stoffa…e poi Vlad aveva proprio bisogno di un apprendista… Va bene! Fatti dare una scopa e dimostrami ciò che sai fare. Voglio vederla brillare, questa prigione!-
-Signorsì!- esclamò Iwan mettendosi sull’attenti.
Poi uscì e si mise a spazzare il pavimento di buona lena, senza però trascurare di lanciare uno sguardo indagatore in ogni cella dinanzi alla quale passava.
Dopo due ore di lavoro estenuante, Iwan era giunto ormai al terzo piano: fino ad allora aveva scoperto soltanto che i prigionieri non nutrono molta simpatia verso i secondini tuttofare e per di più gli anni di prigione il avevano resi molto più esperti di lui in improperi, cosa che proprio non gli andava giù.
-Per la barba di Sygmar!-esclamò Iwan al colmo della sopportazione -Deve essere qui per forza, se no spacco tutto!- ed era veramente intenzionato a farlo.
Si guardò attorno. Per fortuna, al momento non c’era alcuna guardia, per cui gettò via la scopa ed iniziò a passare in rassegna tutte le celle sussurrando: -Silo? Muletto bello? Dove sei?- Tutte le celle erano vuote, tranne una, nella quale c’era un essere accoccolato nell’ombra e, per questo, poco visibile. Iwan, avvicinatosi, udì il suo respiro affannoso.
-Sei tu, Silo?-chiese Iwan, ma non ci fu alcuna risposta, bensì l’essere cominciò a rantolare.
-Ehi, tuttofare!-gridò una guardia dal fondo del corridoio -Lascia perdere il Mulo e fallo morire in pace. Peccato che ieri sera non eri qui, ti saresti divertito!- e se ne andò, facendo risuonare la sua risata sadica giù per le scale.
-Brutto figlio di un orchetto senzuale- disse Iwan a bassa voce, adirato, -Ti ridurrei io così, con queste mie mani. Vi siete divertiti, tu ed i tuoi compagni, ieri sera, a pestare un indifeso? Ed io, ora, come faccio?-
Si riaffacciò alla cella e disse: -Silo! Non morire! Chi è il traditore fra le truppe del Falco? Dimmelo, e giuro che le ammazzo una ad una queste fottutissime guardie!-
L’uomo, che forse aveva compreso, respirò profondamente e cercò di dire qualcosa: -F..al..co- ma poi fu interrotto da una tosse violenta che lo fece tremare tutto.
-Bravo! Così! Parla, e ci penserò io a vendicarti- disse Iwan con voce suadente e tentando di restare calmo ed attento ad ogni singola sillaba. L’uomo, concentrando tutte le sue forze, disse: -Ss…..ali…..Shali……Shralirat……- e, dopo aver sibilato a lungo, tossì ancora più forte sputando a poco a poco assieme al sangue la sua anima. Dopo un ultimo, disperato rantolo, si accasciò e rimase immobile nell’oscurità della cella. Una folla di occhietti rossi cominciò ad uscire dai buchi agli angoli della stanza e ad affollarsi attorno al suo corpo emettendo confusi squittii…
FINE PRIMO CAPITOLO
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