Yberros, il conquistatore di mondi

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Dettagli

Titolo: Yberros. L’ultimo soldato

Autore: Fabrizio Fangareggi

Copertina: Vincenzo Pratticò

Curatore: Alfonso Zarbo e Alessandro Iascy

Editore: Watson Edizioni

Collana: Truefantasy

Genere: science fantasy / gothic science fiction

Pagine: 186

Prezzo: 13,30 euro


Sinossi

«Tutti lo conoscevano come Yberros, generale e conquistatore, uccisore di un dio, sterminatore di nemici, occhi di fuoco. Era tutto ciò che doveva essere.» Gr’ravyen. Una parola pericolosa, letale, sulle labbra di tutti i popoli sottomessi come di quelli ancora da conquistare. Perché un Gr’ravyen invade, soggioga, combatte, uccide e mai si ferma. È la sua natura, il suo fine più grande, il suo destino. E Yberros il Mezzosangue, figlio prodigio del leggendario generale Kerviak il Demiurgo, agogna a spingersi perfino oltre il padre. Vuole scalare i ranghi, diventare il migliore di tutti i Conquistatori di Mondi perché sa di esserlo. E lo dimostrerà.


Autore

22tIN15Y.jpegNato a Modena, dove è cresciuto e attualmente vive insieme alla moglie Elena, lavora per vivere e scrive per necessità sin dall’età della ragione.

Il suo primo romanzo “Ekhelon – Frammenti di Guerre Dimenticate” è pubblicato per il marchio editoriale Nocturna della GDS Edizioni e si è aggiudicato il primo posto al Premio Letterario Nazionale Cittadella 2014.

Ha pubblicato racconti con Delos Book nelle raccolte “365 racconti sulla fine del mondo” e “365 racconti di Natale” e con la casa editrice Damster Edizoni nelle antologie “Soglie”, “Giallo Modena” e “Romanza Noir”. “Quel che resta di niente” è stato pubblicato da Wizards & Blackholes.

Nel 2016 esce per David and Matthaus il romanzo “Il confine del buio”, scritto a quattro mani con l’amico e collega Pierluigi Fabbri, finalista al premio letterario “un libro per il cinema” edizione 2016.


Yberros, il conquistatore di mondi

di Francesco La Manno

1.La rivincita dello sword and sorcery

 

Se torniamo indietro nel tempo, anche solo a cinque anni fa, parlando con scrittori, giornalisti, blogger e comunque con gli addetti ai lavori si riteneva impossibile pubblicare opere di sword and sorcery nel nostro Paese.

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Gli editori si limitavano a propinare ai lettori prodotti che seguivano pedissequamente le mode dettate dal mainstream che vedevano (e che vedono tuttora) la preponderanza di libri urban fantasy, paranormal romance e young adult[1]. La scelta per gli autori che non si adeguavano al mercato era quella di cambiare genere, oppure di interrompere la propria attività. In altre circostanze, si consigliava di scrivere romanzi storici eliminando completamente l’elemento soprannaturale[2], oppure facendolo apparire come mera superstizione del popolino; scelta attuata anche dagli autori di grimdark fantasy[3] che seguono il filone iniziato con Il trono di spade[4] di George R.R. Martin e proseguito con Il richiamo delle spade[5] di Joe Abercrombie.

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Quante volte ci siamo trovati dinanzi a questa situazione. Quante volte abbiamo rifiutato di piegarci a questi diktat perdendo incarichi, lavori, pubblicazioni e venendo irrisi e considerati dei poveri illusi.

Ma non ci siamo mai arresi. Abbiamo sempre seguito la nostra filosofia senza adeguarci alla demonia del mercato.

Ora, la situazione appare migliorata. Dopo diversi anni passati a curare ed editare romanzi e racconti, a scrivere libri, saggi e articoli dedicati allo sword and sorcery (e comunque al fantasy), dopo aver creato blog, siti e pagine Facebook, dopo aver fondato Italian Sword&Sorcery, la prima associazione culturale senza scopo di lucro il cui obiettivo è la divulgazione dell’heroic fantasy; anche in Italia si cominciano a vedere una serie di interessanti volumi che seguono questo filone nato quasi un secolo or sono sulle riviste di pulp fiction americane come Weird Tales, Amazing Stories e Black Mask, che hanno consacrato autori del calibro di Robert E. Howard, Clark Ashton Smith, C.L. Moore, Henry Kuttner, Fritz Leiber e John Jakes.

Nell’ultimo lustro sono state pubblicate una serie di ottime opere come Demon Hunter Severian di Luca Tarenzi (Acheron Books, 2014), Eternal War di Livio Gambarini (Acheron Books, 2015), Sangue Ancestrale (Leone Editore, 2016) di Andrea Oliva,  Cesare il conquistatore di Franco Forte (Mondadori, 2017), Alasia di Max Gobbo (Watson, 2017), Arabrab di Anubi di Alessandro Forlani (Watson, 2017), Zappa e Spada (Acheron Books, 2017), Pirro il distruttore di Angelo Berti (Italian Sword&Sorcery Books, 2018), Mediterranea (Italian Sword&Sorcery Books, 2018), N di Menare (Lethal Books, 2018), Thanatolia. Crypt marauders chronicles (Watson, 2018), Le Cronache del Sole Mortale di Alberto Henriet (Italian Sword&Sorcery Books, 2018), Alessandro Nero di Davide Camparsi (Delos Books, 2018),  Byzantium di Andrea Gualchierotti e Lorenzo Camerini (Italian Sword&Sorcery Books, 2018), Impero (Watson, 2018) e Folklore (Watson, 2018).

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Nella fattispecie, oggi ci occupiamo di analizzare Yberros. L’ultimo soldato, romanzo science fantasy di Fabrizio Fangareggi, curato da Alessandro Iascy e da Alfonso Zarbo, pubblicato dalla Watson nel settembre del 2018 per la collana TrueFantasy, che risulta essere il prequel di Ekhelon – Frammenti di guerre dimenticate[6].

Prima di procedere oltre, occorre specificare cosa si intende per science fantasy e individuarne gli elementi costitutivi.

2. Lo science fantasy

Ugo Malaguti ritiene che lo science fantasy è quel peculiare genere di speculative fiction in cui si descrivono avventure in mondi lontani nelle quali troviamo elementi fantastici, ma si adotta un setting dove è presente una tecnologia fantascientifica[7]. In tale contesto l’autore è consapevole di narrare una fiaba, ma inseriscono i nuovi espedienti della science fiction, per rendere originale l’opera e per mitigare il carattere hard della fantascienza propriamente detta[8].

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Giorgio Giorgi ha osservato che lo science fantasy si distingue dai romanzi di fantasy classico per il fatto di presentare al suo interno tecnologie futuristiche come astronavi, armi e oggetti avveniristici, viaggi interplanetari, anche se tuttavia permane la magia e il soprannaturale[9].

Giuseppe Lippi ha rilevato che in questi pianeti lontani dalla Terra possiamo osservare un ambiente crepuscolare e alieno in cui si vuole rivendicare la capacità dell’immaginazione, senza rinnegare l’elemento fantascientifico[10].

George Edgar Slusser considera lo science fantasy come una miscela esplosiva di elementi fantasy e di fantascienza che collidono in un futuro talmente remoto da poter assomigliare al periodo storico antico dell’umanità[11].

Tra le opere principali di questo genere possiamo ricordare Northwest Smith il terrestre[12] di C.L. Moore, Zothique[13] e Xiccarph[14] di Clark Ashton Smith, Il castello d’acciaio[15] di Lyon S. De Camp e Fletcher Pratt, il Ciclo di Darkover[16] di Marion Zimmer Bradley e la serie di romanzi di Warhammer 40.000[17].

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3. Yberros

 

Il protagonista della vicenda è Yberros, il Conquistatore di Mondi, appartenente alla razza dei Gr’ravyen, nato in un mondo lontano e addestrato da suo padre Kervyak, il Demiurgo.

Non si tratta di un semplice uomo, ma di una creatura che può vivere per secoli, dotata di poteri incredibili atteso che, oltre ad essere un ferale spadaccino, può fare ricorso al Grido delle Lame, ovvero scagliare dalle sue fauci centinaia di aculei e uccidere in un lampo molteplici nemici. Pertanto il nostro ha poteri soprannaturali che possiamo comparare a quelli degli ancestrali stregoni, i quali si riteneva potessero arrecare danni alle persone anche a distanza[18].

Yberros non è benvoluto dalla sua gente perché è il frutto dell’unione di suo padre con una donna non appartenente ai Gr’ravyen. Non di rado, i suoi commilitoni lo offendono, ricordandogli le sue origini in maniera sprezzante:

«Dove vai, Mezzosangue? […] «Credi di essere speciale […] Sei solo una bizzarria. Uno scherzo del destino.»

E ancora:

«Il Demiurgo sostiene di averti trovato ferito su Appia, ma noi sappiamo la verità: sei il frutto dell’errore[19]

Tuttavia nessuno osa sfidarlo apertamente, poiché Yberros è il figlio prediletto di Kervyak, forgiato direttamente per mano di Aghos, Dio della conquista e creatore dei Gr’ravyen.

Il protagonista non ricorda la sua infanzia, né dove è nato, ma solo il duro addestramento ricevuto dal padre. La circostanza non è peregrina in quanto non nascono nuovi Gr’ravyen, dato che nella loro nazione non sono presenti donne, salvo le Tre Sorelle che dominano questa razza attraverso il culto di Aghos.

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Il profilo psicologico di Yberros è assai semplice poiché si limita ad adoperarsi per uccidere, conquistare e dominare tutte le altre popolazioni:

«Non chiedeva niente a nessuno, se non di essere come tutti quanti. Un buon soldato, un buon ufficiale. Un vero guerriero.

«Non esisteva maggiore gioia dell’uccidere che poter dominare gli inferiori. Era la sua natura, il suo essere.

«Alla fine tutti lo avrebbero accettato perché sarebbe diventato il migliore.

«Non gli importava quanti sacrifici avrebbe dovuto fare per ottenerlo[20]

Yberros ricorda Conan, poiché non si pone problemi teologici:

«non si interessava delle storie del passato o dei capricci degli dèi. Lui era un Gr’ravyen[21]

Il nostro tuttavia è un personaggio assai più cinico del Cimmero e, a dir la verità, può essere equiparato perfettamente a un villain, dato che non esita a uccidere a sangue freddo, anche per divertimento, non è interessato ad allevare figli e, quando capita, usa violenza anche sulle donne.

4. Le avventure nella Materia Astrale

 

Come si è accennato dianzi, Yberros. L’ultimo soldato è un’opera di science fantasy e pertanto l’elemento fantascientifico convive con quello fantastico.

Anzitutto i Gr’ravyen sono una popolazione aliena che si sposta continuamente di pianeta in pianeta per conquistare ricchezze, schiavizzare persone e assoldare coattivamente le popolazioni sottomesse nel proprio esercito. Tale strategia politica è simile a quella adottata dai mongoli del periodo di Genghis Khan, che nel corso di pochissimo tempo erano riusciti ad impossessarsi di un territorio vastissimo che andava dalla Cina alla Polonia, attuando al contempo una feroce repressione e talvolta anche dei veri e propri genocidi[22].

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Tornando all’opera, questi viaggi interplanetari avvengono mediante il trasporto della Roccaforte delle Tre Sorelle, una struttura che si posa in ogni mondo e non si alza sino a quando non si sono prosciugate tutte le sue ricchezze. Non ci viene spiegato se si tratta di una sorta di astronave o di un velivolo magico e pertanto non possiamo che rimanere con il dubbio. Il suo interno ci viene descritto in questo modo:

«La stanza sembrava senza confini: un luogo fuori dallo spazio e dal tempo, dove una foschia vermiglia saliva dal fondo e sembrava torcersi intorno alle colonne fno a lambire l’ampia volta a sesto acuto[23]

Tuttavia sono presenti anche dei portali che consentono di essere trasportati da un mondo all’altro e vi sono i Viaggiatori Astrali che possono fruirne a loro piacimento, senza doversi spostare con astronavi.

Taluni stregoni inoltre sono in possesso di poteri talmente enormi da riuscire a modificare la superficie di un pianeta, riuscendo a renderlo completamente ghiacciato in una zona e incandescente nell’altra.

Inoltre abbiamo molteplici razze che intervengono nel corso delle avventure. Vi sono i Duwar, uomini tozzi e robusti, resi schiavi per effettuare lavori di fatica. Poi abbiamo le Valkyrie, una popolazione costituita da sole donne che ricordano le amazzoni della mitologia greca. Incontriamo i Flox, esseri con il capo simile a quello degli uccelli e dal corpo umanoide. E come non ricordare gli Scaven, cinghiali antropomorfi coriacei nel combattimento e dall’olfatto fino.

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Proprio questa razza mentre sta per soccombere dinanzi alla inesorabile avanzata dei Gr’ravyen, decide di officiare uno truculento rituale per evocare Ganosh, il Dio Selvaggio. É bene ricordare che il concetto di uomo-dio risale all’antichità, quando i numi non erano considerati molto differenti dai mortali[24]. In queste società arcaiche, l’incarnazione di un dio su questo piano dell’esistenza era da ritenersi normale: gli dèi venivano considerati invisibili maghi che praticavano i loro sortilegi celandosi alla vista degli uomini[25].

La tradizione ci insegna che il cinghiale è un simbolo che nasce dalla tradizione indoeuropea e iperborea[26]. Esso rappresenta il potere spirituale che si oppone all’orso, che invece ha la valenza di potere temporale[27]. Dato che tutte le civiltà antiche del pianeta erano aduse a cacciare questi suidi, si arguisce che tali attività avevano l’obiettivo di evidenziare la vittoria del potere temporale su quello spirituale[28]. Si pensi all’eroe cinese Yi che imprigiona il cinghiale, o la cattura di tale animale da parte di Eracle, ovvero l’uccisione del suide di Calidone per mano di Meleagro[29].

Anche in altri pianeti troviamo creature divine, dato che durante la distruzione di uno di essi da parte di Yberros esce allo scoperto un Guardiano, ovvero una creatura titanica che ha la funzione di proteggere questi mondi.

5. L’oscuro culto di Aghos

 

Per quanto i Gr’ravyen siano una civiltà prettamente maschile, il governo è gestito dalle Tre Sorelle della Roccaforte, donne in diretto contatto con Aghos, che assegnano direttamente gli ordini ai loro generali. Tuttavia tra questi due poteri vi sono molteplici scontri e complotti tesi a prevalere l’uno sull’altro.

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Come se non bastasse, l’ortodossia religiosa e il rispetto assoluto dell’ordine costituito è posto sotto il controllo rigoroso degli inquisitori che costituiscono il braccio armato delle Tre Sorelle e anche il loro punto di osservazione nel cosmo. Costoro sono anche dei potenti incantatori e possono sovvertire le leggi di natura a loro piacimento:

«L’Inquisitore, invece, alzò le mani verso la parete della caverna e intonò un cantico rituale: brevi note gutturali e alcuni gesti sincopati. Le acque al centro della vasca si fecero torbide e iniziarono a rimestarsi, formando un piccolo vortice che prese le vaghe sembianze di Sorella Persea[30]

Da questa società possiamo arguire che l’opera presenta alcune contaminazioni di distopia, ovvero quel peculiare genere di narrativa in cui una società rappresenta un modello disprezzabile e pertanto l’esatto opposto dell’utopia[31]. Qui emerge infatti un sistema politico teocratico, diviso in caste, in cui si applica l’indottrinamento coattivo delle persone, che sono poste sotto una stretta vigilanza e il diritto penale prevede supplizi atroci e la pena di morte per reati bagatellari[32].

La cultura viene disprezzata:

«I libri di storia erano fatti per essere bruciati e dalle loro ceneri sarebbe stata riscritta l’unica verità degna di nota: l’egemonia Gr’ravyen nel Cosmo[33]

perché:

«L’unica conoscenza è il dominio. L’unica verità la guerra[34]

Abbiamo inoltre un’ambientazione molto dark:

«Il colle dove si era posata la Roccaforte delle Tre Sorelle era stato un luogo rigoglioso, immerso in una foresta sempreverde sul Continente Settentrionale.

«Era.

«Adesso le vette nere e aguzze della fortezza svettavano nel cielo plumbeo, gravido di pioggia, mentre le fondamenta erano penetrate nella terra e avevano scavato il colle come radici scure e infette.

«Una volta posata, la Roccaforte delle Tre Sorelle non si sarebbe più sollevata fino a quando il mondo designato non fosse stato conquistato. Quella era la legge di Aghors e nemmeno le Tre Sorelle la potevano infrangere. Il Viatico della Conquista e dell’egemonia Gr’ravyen nel Cosmo[35]

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Si deve riconoscere pertanto che Yberros. L’ultimo soldato è un romanzo non solo ben scritto, divertente e accattivante, ma anche il fatto che in esso vengono inseriti una serie di elementi originali e totalmente assenti nella gran parte degli altri volumi di narrativa dell’immaginario. Abbiamo infatti molteplici mondi extraterrestri da visitare e diverse creature aliene da osservare in azione, battaglie campali descritte con una dovizia di particolari degna di uno storico militare, stregonerie e altri rituali blasfemi in grado di distruggere interi pianeti e divinità incarnate.

Tutto questo in sole duecento pagine.

Se siete degli amanti della science fantasy e del gothic science fiction, dovete acquistare subito il romanzo di Fabrizio Fangareggi.

NOTE E BIBLIOGRAFIA

[1] Cfr. Francesco La Manno, Oltre il fantasy moderno, in L’Intellettuale Dissidente, 23 maggio 2018.

[2] Cfr. Francesco La Manno, Il crepuscolo della stregoneria, in Angelo Berti, Pirro il distruttore, Italian Sword&Sorcery Books, Casale Monferrato, 2018.

[3] Cfr. Francesco La Manno, Il grimdark è l’erede dello sword and sorcery?, in L’Intellettuale Dissidente, 31 agosto 2018.

[4] Cfr. George R.R. Martin, Il trono di spade, Mondadori, Milano, 1999.

[5] Cfr. Joe Abercrombie, Il richiamo delle spade, Gargoyle, Roma, 2013.

[6] Cfr. Fabrizio Fangareggi, Ekhelon – Frammenti di guerre dimenticate, GDS Edizioni, 2013.

[7] Cfr. Ugo Malaguti, Introduzione, in Leigh Brackett, La strada per Sinharat, Libra Editrice, Bologna, 1979, p. 14.

[8] Cfr. Giorgi Giorgio, Temi e strutture della fantasia eroica, in AA VV, Maghi e guerrieri, a cura di Lin Carter, Fanucci, Roma, 1981, p. 462.

[9] Cfr. Giorgio Giorgi, op. cit., p. 462.

[10] Cfr. Giuseppe Lippi, Leigh  Brackett di Marte, Mondadori, Milano, 2013.

[11] Cfr. George Edgar Slusser, Intersections: Fantasy and Science Fiction, Southern Illinois University Press, 1987.

[12] Cfr. C.L. Moore, Northwest Smith il terrestre, Editrice Nord, Milano, 1982.

[13] Cfr. Clark Ashton Smith, Zothique, Editrice Nord, Milano, 1977.

[14] Cfr. Clark Ashton Smith, Xiccarph, Fanucci, Roma, 1989.

[15] Cfr. Lyon S. De Camp e Fletcher Pratt, Il castello d’acciaio, Editrice Nord, Milano, 1975.

[16] Cfr. Marion Zimmer Bradley, La signora delle tempeste, Tea, 1989.

[17] Cfr. Dan Abnett, Xenos, Hobby & Work, Bresso, 2002.

[18] Cfr. Faggin Giuseppe, Le streghe, Neri Pozzi Editore, Milano 1995, p. 55.

[19] Fabrizio Fangareggi, Yberros. L’ultimo soldato, Watson, Roma, 2018, cit. p. 21.

[20] Fabrizio Fangareggi, op. cit., cit. p. 22.

[21] Fabrizio Fangareggi, op. cit., cit. p. 66.

[22] Cfr. John Man, Gengis Khan. Alla conquista dell’impero più vasto del mondo, Mondadori, Milano, 2006.

[23] Fabrizio Fangareggi, op. cit., cit. p. 43.

[24] Cfr. James G. Frazer, Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione, Editore Boringhieri, Torino, 1965, p. 149.

[25] Ibidem.

[26] Cfr. Chevalier Jean, Alain Gheerbrandt, Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri, BUR RIZZOLI, 2016, p. 272.

[27] Ibidem.

[28] Ibidem.

[29] Cfr. Chevalier Jean, Alain Gheerbrandt, op. cit., p. 273.

[30] Fabrizio Fangareggi, op. cit., cit. p. 105.

[31] Cfr. Gianfranco de Turris, Sebastiano Fusco, Le meraviglie dell’impossibile, a cura di Luca Gallesi, Mimesi, Sesto San Giovanni, 2016, p. 146.

[32] Ibidem.

[33] Fabrizio Fangareggi, op. cit., cit. p. 166.

[34] Fabrizio Fangareggi, op. cit., cit. p. 175.

[35] Fabrizio Fangareggi, op. cit., cit. p. 42.


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