La fantasia fiorentina di Livio Gambarini

Dettagli

Titolo: Eternal War – Vita Nova

Autore: Livio Gambarini

Copertina: Antonio De Luca

Editore: Acheron Books

Genere: fantasy storico

Pagine: 260

Data di pubblicazione: 8 ottobre 2018

Prezzo: € 12,75 (Amazon)


Sinossi

Toscana, tredicesimo secolo: prosegue l’epica saga di Guido Cavalcanti e del suo spirito-guida, l’astuto Kabal!

I ghibellini sono sconfitti. Mentre l’enigmatico San Pietro convoca l’Ancestrarca Kabal per affidargli una pericolosa missione nella Curia Romana, nella meravigliosa Firenze è tempo di festeggiamenti. Guido, capofamiglia Cavalcanti, lotta per difendere il suo desiderio di libertà anche nelle Lande dello Spirito e intreccia un sodalizio con il giovane Dante Alighieri, aiutandolo a far sbocciare il talento che lo renderà, un giorno, il più grande poeta della letteratura mondiale. Ad accomunarli, oltre alla stima reciproca, è la profonda devozione alle donne che essi amano. Ma in questa stessa misteriosa energia che muove il mondo, e che Dante definirà “Tirannia di Amore”, si nasconde un segreto che sconvolgerà la loro vita, riscrivendo i loro destini su pagine che sopravvivranno ai secoli…

Dall’autore bestseller del fantasy ad ambientazione italiana, LIVIO GAMBARINI, il secondo spettacolare capitolo di ETERNAL WAR !

“Eternal War ha colpito subito il pubblico per la sua originalità, per la trama incalzante e per il fascino dell’ambientazione.” – Corriere della Sera

“Bravo Livio, way to go!” – Joe Dever, autore della saga fantasy “Lupo Solitario”


Autore

livio-6Livio Gambarini è nato nel 1986; è cresciuto nelle vallate tra Bergamo e il lago di Iseo ed è l’autore più giovane di Acheron Books. Filologo ed editor, si è laureato con una tesi sulla letteratura fantasy in Italia e ora fa parte dello staff del corso di scrittura creativa dell’Università Cattolica di Milano. Nonostante la sua fama sia legata al romanzo storico d’esordio “Le colpe dei padri” (ambientato nella Lombardia del 1325), diversi suoi racconti di speculative fiction hanno ricevuto premi e menzioni in concorsi italiani di fantascienza, horror e fantasy. Oltre ai videogiochi, ai giochi di ruolo e alle arrampicate in montagna, la sua più grande passione è la psicologia. Ha anche praticato recitazione, parkour e arti marziali vietnamite.

La fantasia fiorentina di Livio Gambarini

Francesco La Manno

 

1.Guelfi e ghibellini

 

Secondo parte della dottrina, i termini guelfo e ghibellino vennero utilizzati per la prima volta durante l’assedio di Weinsberg, da parte dell’imperatore Corrado III[1]. Tuttavia, la loro origine derivava dallo scontro di due differenti filosofie di pensiero che si sono combattute per la lotta alla successione del trono dopo la morte di Enrico V. Il primo orientamento era concorde alla tradizione dell’Impero germanico (che faceva capo agli Hohenstaufen di Svevia), mentre il secondo era favorevole a stipulare un accordo con i pontefici (i cui alfieri erano i discendenti di Guelfo di Baviera)[2].

In Italia, però, dall’epoca di Federico II in avanti, i vocaboli guelfo e ghibellino non stavano più a indicare coloro che si ponevano a difesa dell’Impero o del Papato, poiché all’interno e all’esterno dei comuni cominciavano a palesarsi una serie di lotte selvagge tra le nuove e le vecchie forze politiche ed economiche che hanno condotto a guerre, alla disgregazione dell’entità comunali e alla formazione delle signorie[3].

In tale contesto viene ambientato Eternal War – Vita Nova[4] di Livio Gambarini, anche se l’Autore, con un saggio in appendice al romanzo, ha cura di evidenziare che alcuni eventi storici sono stati modificati al fine di migliorare l’intreccio dell’opera.

 

2.La Materia e le Lande

 

Il libro inizia con Guido Cavalcanti che è ferito gravemente a una gamba e che rischia di morire. Appreso il suo stato di salute, decide di affidarsi all’aiuto di Dio:

“Dammi una risposta, un segno… Non chiedo altro. Solo un piccolo segno, per farmi capire che mio padre si sbagliava, che non è il vuoto ad attendermi… Ti prego. È così poca cosa, per te che sei l’Onnipotente… Rispondimi[5].”

Non ricevendo alcuna risposta, il nostro si rivolge al suo spirito guida:

“Ti prego, tu che mi vegli. Ascolta i miei lamenti. Tu mi conosci: non c’è opera che non posso realizzare… Dimmi che cosa vuoi che faccia, sarò il tuo servo e ambasciatore… farò tutto ciò che vorrai[6].”

L’appello disperato di Guido a Kabal ha la funzione di garantirgli la salvezza, ma, a ben vedere, si palesa come un servaggio faustiano nei confronti dell’Ancestrarca che lo utilizzerà per raggiungere i propri scopi. Il che ovviamente ci ricorda anche le traversie di Elric di Melnibonè[7], principe albino nato dalla magica penna di Michael Moorcock.

Come era avvenuto nel precedente romanzo, abbiamo due differenti piani di esistenza. Il primo, è la Materia, ovvero la Terra e quindi la dimensione nella quale vivono gli uomini; il secondo, sono le Lande, cioè a dire il mondo degli spiriti.

Kabal, nella sua ambigua condotta, assegna a Guido sia la facoltà di viaggiare attraverso le Lande, sia il dono della veggenza, appannaggio di pochissimi eletti. Ovviamente, tutto ciò crea disagio nel protagonista poiché il padre gli ha sempre insegnato a diffidare del soprannaturale e di credere solo ai propri sensi.

Leggendo quest’opera non è possibile esimersi dal rilevare che possono arguirsi tracce di esoterismo cristiano medievale[8] che collidono contro le teorie razionaliste secondo le quali non esiste altro che la materia[9]. L’insolito e il meraviglioso producono nell’uomo paura e repulsione, anche se tutto ciò può definirsi come una ierofania, ovvero una manifestazione del sacro[10].

Avendo riguardo delle Lande, nella tradizione l’altro Mondo è un termine con il quale si suole indicare quel piano dell’esistenza differente dal nostro, che si sottrae alle contingenze del tempo e dello spazio, in cui abitano gli dei[11]. Questo luogo viene considerato sacro e gli uomini possono comunicare con i suoi abitanti solo in peculiari circostanze[12].

Riguardo a Kabal, possiamo rilevare che, secondo gli studiosi di psicanalisi, la manifestazione dello spettro ha la funzione di rappresentare la paura per gli esseri che vivono nell’altro Mondo[13]. Queste creature possono essere considerate alla stregua dell’io sconosciuto, che simboleggia la realtà rinnegata e temuta[14].

 

3. I diavoli e le altre creature della Materia

 

Nel corso del romanzo Guido incontra anche Dante Alighieri, lo salva da una masnada di ribaldi e stringe con lui una profonda amicizia, aiutandolo a sconfiggere le proprie paure e a rapportarsi con il gentil sesso.

Proprio come il Sommo Poeta nella Divina Commedia, Livio Gambarini inserisce accanto ai diavoli e ai mostri una serie di creature della mitologia greca e romana come i centauri, le arpie e il Genius loci, e compaiono anche divinità come Marte.

Occorre considerare che nel Medioevo il mondo veniva interpretato attraverso delle allegorie e pertanto vi era un notevole spazio per le illustrazioni zoomorfiche. Si creò così una simbologia animale e, nel corso del Duecento, si diffusero molti bestiari. Essi sono assai difficili da interpretare poiché attingono ai testi sacri, alla letteratura greca, latina e a quella orientale[15]. Fondamentalmente due sono le circostanze del loro sviluppo: quella scientifica e quella magica di matrice popolare.

È interessante rilevare come nell’opera in discussione avvenga una deformazione dei corpi dei diavoli e dei dannati, circostanza che attesta il fatto che il male attecchisce in quel determinato soggetto, in perfetta assonanza a quanto riportato da Dante Alighieri nella Divina Commedia[16]. Le fattezze dei condannati vengono cancellate e deformate dalla degenerazione del peccato. Il loro corpo diventa il simbolo della mostruosità e della corruzione[17].

Non si pensi tuttavia che l’opera presenti una differenziazione manichea tra bene e male. Le entità che dovrebbero rappresentare la cristianità sono raffigurate in maniera ambigua e grottesca tanto che risulta assai difficile inquadrarne il profilo psicologico. Si prenda ad esempio la descrizione dello spirito guida del Papa:

“Era un gigantesco fiore con la base cinta da una corona d’oro, da cui si innalzavano centinaia di petali simili a cappelli vescovili di velluto candido. Dalla punta di ogni petalo si irraggiava un filo lucido, che saliva a scomparire oltre l’oculo della cupola.

“Dagli interstizi tra i petali stillava una densa melma nera, che colava ad ammucchiarsi sul pavimento. Spiriti alacri con mani di vanga la spingevano in cumuli mollicci agli angoli del salone, dove ecclesiasti incappucciati erano intenti a divorarla, bruciarla e tramutarla in inchiostro santo; quella in eccesso spariva semplicemente in larghe fenditure sul pavimento[18].”

Da queste poche righe, l’immagine che si presenta dinanzi ai nostri occhi è ributtante e risulta più simile a quella di uno dei Grandi Antichi[19] di H.P. Lovecraft che a quella del pontefice romano. Il che ovviamente ha la funzione sia di rendere maggiormente accattivante la vicenda, sia di lanciare una mordace critica al clero di quell’epoca, come in questa circostanza:

“Il pavimento è lordo da non camminare, e la cancelleria pontificia si affanna a occultare e a smaltire tutto nelle cripte basilicali.

“Deh, ma questo è normale. Però c’è meno melma che in altri pontificati, non sei contento?[20]

Gli elementi sino a qui illustrati ci portano a concludere queste brevi note osservando la profonda maturazione avvenuta da Livio Gambarini, a distanza di soli tre anni dalla pubblicazione di Eternal War – Gli Eserciti dei Santi[21], primo volume della saga di Guido Cavalcanti.

L’Autore, nonostante la giovane età, non solo ha avuto la capacità di scrivere un romanzo di fantasia eroica mediterranea con una prosa fluida che richiama il Duecento, ma è uscito vittorioso dal ben più difficile cimento di rendere originale l’opera. Tutto ciò attraverso un intreccio imprevedibile dove la favella prevale sulla spada e l’ambientazione fa della mirabilia l’elemento fondante; il che ovviamente assegna alla medesima caratteristiche prettamente italiane e la emenda delle contaminazioni anglofone.

 

NOTE E BIBLIOGRAFIA

[1] Cfr. Raffaello Morghe, Guelfi e ghibellini, in Enciclopedia Treccani, Rizzoli, Milano, 1929, p. 49.

[2] Ibidem.

[3] Cfr. Raffaello Morghe, op. cit., p. 50.

[4] Livio Gambarini, Eternal War – Vita Nova, Acheron Books, 2018.

[5] Livio Gambarini, op. cit., cit. p. 15.

[6] Livio Gambarini, op. cit., cit. p. 18.

[7] Cfr. Michael Moorock, Elric di Melniboné, Editrice Nord, Milano, 1995.

[8] Cfr. Guénon René, Simboli della scienza sacra, Adelphi, Milano, 2015, p. 40.

[9] Cfr Guénon René, La crisi del mondo moderno, Edizioni Mediterranee, Roma, 2015, p. 135.

[10] Cfr. Eliade Mircea, Trattato di storia delle religioni, Bollati Boringhieri, Torino, 2007, p. 13.

[11] Cfr. Chevalier Jean, Alain Gheerbrandt, Dizionario dei simboli. Miti, sogni, costumi, gesti, forme, figure, colori, numeri, BUR RIZZOLI, 2016, p. 39.

[12] Ibidem.

[13] Cfr. Chevalier Jean, Alain Gheerbrandt, op. cit., p. 980.

[14] Ibidem.

[15] Cfr. Laura De Angelis, Dante e i mostri. Animali e creature immaginarie nella Divina Commedia, in goWare, Società editrice Dante Alighieri, 2018, edizione digitale.

[16] Ibidem.

[17] Ibidem.

[18] Livio Gambarini, op. cit., cit. p. 74.

[19] Cfr. Howard P. Lovecraft, Tutti i racconti, Mondadori, Milano 2015.

[20] Livio Gambarini, op. cit., cit. p. 75.

[21] Cfr. Livio Gambarini, Eternal War – Gli Eserciti dei Santi, Acheron Books, 2015.

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