Mythos – Cosmogonia Sword and Sorcery Mediterranea. Capitolo 4: Prometeo e Atlantide

Salve amici di Italian Sword and Sorcery e bentornati nella nostra rubrica di cosmogonia “Mediterranea”, basata sul grande lavoro svolto nell’opera Mythos.

Chi si fosse perso le puntate precedenti, può trovarle qui.

Nell’ultima puntata, gli dei Olimpi avevano sconfitto i Titani nella guerra nota come Titanomachia. Tutto andò bene fino a quando…

Prometeo Crea dall’Argilla una nuova razza di Umani.

Dai suoi meravigliosi palazzi sul monte Olimpo, Zeus si rese conto che erano rimaste solo le piante sulle superfici devastate di Gaia. Tutte le altre creature erano state massacrate durante la guerra crudele contro i titani. Le ferite di Gaia erano talmente profonde che non avrebbe portato frutto per molto tempo e forse nessuna altra creatura sarebbe sorta spontaneamente dal terreno. Gaia era molto ferita e triste dopo la Titanomachia, e Zeus desiderava compiacere la grande madre Terra.
Zeus chiamò Prometeo ed Epimeteo, gli unici due titani che si erano schierati con lui durante la guerra, e chiese loro di creare ogni tipo di creature viventi per compiacere Gaia. Il previdente Prometeo avrebbe modellato le creature dall’argilla ed Epimeteo avrebbe dato loro le capacità di sopravvivere nel nuovo ambiente ostile che li attendeva. Ad alcune creature Epimeteo diede forza, ad altri velocità, alcuni vennero dotati di armi naturali mentre altri li lasciava disarmati, pur dando loro un’altra facoltà utile per sopravvivere. Epimeteo, privo di saggezza e lungimiranza, distribuì ogni tipo di caratteristiche adatte alla sopravvivenza tra gli animali, ma si dimenticò di dotare gli uomini, il capolavoro di Prometeo.
Quando arrivò il giorno stabilito in cui tutte le creature avrebbero dovuto essere Prometeo venne ad esaminare il lavoro di suo fratello. Troppo tardi egli si accorse che Epimeteo non aveva escogitato nulla per la sopravvivenza dei suoi “preziosi” umani, che egli amava più di ogni altra specie. Per correggere l’errore di suo fratello, Prometeo rubò la saggezza nelle arti da Efesto e Atena e la conoscenza del fuoco. In gran segreto regalò sapienza divina e strumenti di grande potere ai suoi beneamati uomini di argilla. I Telmandri, gli uomini creati da Prometeo, vivevano molto a lungo (più di 100 anni), ma hanno dovuto lavorare duro per sopravvivere e spesso si comportavano male l’uno verso l’altro. Mangiavano tutti i tipi di frutta e cominciarono a uccidere animali per mangiarli. Erano di gran lunga inferiori rispetto ai Crisandri, ma grazie all’aiuto di Prometeo divennero abili artigiani e sapienti studiosi. Prometeo era così innamorato delle sue creazioni scelse di non vivere più sul monte Olimpo per dimorare tra i Telmandri con il fratello Epimeteo,

L’ascesa di Atlantide

Durante la Titanomachia, un’enorme isola (persino più grande della Libia) sorse nell’estremo ovest oltre il luogo che oggi chiamiamo “Colonne di Eracle”. Nel mezzo dell’isola sedeva una fertile pianura. Nel suo centro si ergeva una montagna dove molti anni dopo presero dimora i Telmandri Evenor e Leucippe con la loro figlia, Cleito. Poseidone si innamorò e sposò questa giovane donna e decise di stabilire il suo palazzo sulla montagna e di alterare il paesaggio, rendendo la zona inespugnabile.
Poseidone fece edificare numerose cinte difensive (tre di mare e due di terra) attorno alla collina, isolandolo completamente. Creò sorgenti di acqua calda e fredda, producendo ogni tipo di cibo. Poseidone e Cleito generarono cinque coppie di gemelli, che, insieme ai loro discendenti, governavano le dieci province in cui Poseidone aveva diviso l’enorme isola. L’isola e l’oceano furono chiamati Atlantide in onore del primogenito di Poseidone, Atlante I, re supremo.
I fratelli e i discendenti delle dieci case reali governarono su molte altre isole e tutta la popolazione mediterranea che viveva a ovest dell’Egitto e della Tirrenia. I dieci re, che governavano ciascuno la propria provincia, si riunivano ogni quinto e sesto anno, amministrando assieme gli affari pubblici e gestendo la giustizia applicando le leggi impartite da Poseidone, iscritte a chiare lettere in un pilastro di oricalco.
Il popolo di Atlantide arrivò ben preso a possedere immense ricchezze, avendo a disposizione scorte in abbondanza di metalli, legname, animali (sia domestici che selvaggi, compresi gli elefanti), una grande varietà di frutta e verdura e molte altre cose. Con tutti questi prodotti decorarono prontamente i loro templi, i porti e il resto del paese. Intorno alla loro metropoli, a circa 6 miglia dal mare, eressero un sistema circolare di canali e ponti con torri, porte e muri circolari di pietra che rivestivano di ottone, stagno e oricalco. Grazie alla protezione di Poseidone e ai doni di saggezza di Prometeo, gli abitanti di Atlantide raggiunsero un picco di civiltà che gli uomini dei giorni d’oggi potrebbero solo sognare.

Pandora e le piaghe dell’umanità

Atlantide era un regno fiorente. Nonostante tutto il potere derivante dalla ricchezza, dalle tecnologie avanzate, dalle potenti flotte e dai grandi eserciti, il popolo di Atlantide degenerò lentamente. Seguendo le sottili insinuazioni di Eris, gli Atlantidei diventarono arroganti, troppo sicuri di sé tanto da arrivare a sfidare gli Dei Olimpici. Nella loro mente si insinuò la convinzione che, grazie alla loro conoscenza ed abbondanza, sarebbero potuti diventare potenti quanto gli dei. Ma la loro arroganza non passò inosservata. Zeus capì che quegli esseri creati dal fango non avrebbero potuto arrivare a tanto da soli, e ben presto scoprì che era stato proprio Prometeo a rubare i segreti dell’Olimpo e a farne dono alle sue creature. Fu così che Zeus ideò un piano per punire i misfatti di Prometeo e colpire per sempre i superbi Atlantidei.
Zeus ordinò a Efesto di mescolare la terra con l’acqua, creando così una donna dolce e adorabile con il volto di una dea. Dopo che Efesto ebbe modellato l’argilla nelle sembianze di una bellissima fanciulla, Athena la vestì e le insegnò le buone maniere, insegnandole i ricami e la tessitura. A turno, ogni dio dell’Olimpo le fece un dono: Afrodite riversò grazia nelle sue movenze ed Hermes le conferì parlantina, una mente spudorata e una natura ingannevole. Quando il lavoro degli dei fu completato, chiamarono creatura Pandora, poiché ricevette doni da tutti gli dei.
Questo gioiello vivente, con ghirlande attorno al collo e una corona d’oro fatta da Efesto sulla testa, fu inviato a Epimeteo, noto per essere ingenuo e lento di comprendonio. Sebbene fosse stato avvertito da suo fratello Prometeo di non accettare mai regali da Zeus, quando Ermes si presentò a lui con la ragazza, Epimeteo accettò il dono, comprendendo solo troppo tardi la natura pericolosa in esso celata.

Fino a quel momento gli uomini vivevano liberi da malattie, fatiche e dolori. Pandora, spinta dalla curiosità, aprì uno dei vasi che gli dei le avevano regalato come doni nuziali. Purtroppo, in quel vaso erano racchiusi ogni tipo di malattie e afflizioni, che da quel giorno furono liberi di vagare per la terra.
Da allora, quei mali hanno afflitto l’umanità per ricordare che le creature mortali devono conoscere il loro posto. Zeus ordinò ad Efesto di punire Prometeo inchiodando il suo corpo al Monte Caucaso per l’eternità. Ogni giorno un’aquila gli piombava addosso e divorava i lobi del suo fegato, che ricrescevano di notte così rapidamente come l’aquila li divorava durante il giorno.

Prometeo è stato punito per aver ingannato gli Dei. Cosa succederà agli arroganti Atlantidei? Riusciranno a far fronte alle maledizioni del vaso di Pandora? Lo scopriremo nella prossima puntata…

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