
Articolo di Federico Billè
Prima di iniziare la recensione vera e propria tengo a specificare che, non avendo mai giocato la versione originale del gioco per Playstation 2, parlerò soltanto della versione remastered di Onimusha Warlords uscita per Nintendo switch il 15/01/19; detto questo, mettiamo da parte gli indugi.
Ogni storia ha un inizio, il mio inizio con la saga di Onimusha risale al lontano natale del 2004. Nel negozio di videogiochi spiccava una copertina con il titolo orientaleggiante e sempre su di essa si poteva ammirare la figura di Jean Reno. Il me stesso in piena fase adolescenziale non aveva bisogno di altre scuse per comprare il gioco, inserirlo nella Ps2 ed infine immergersi nel mondo splatter e sopra le righe di Onimusha 3 Demon Siege. Tutt’oggi conservo bei ricordi del gioco e in virtù di essi decido di spendere venti euro per acquistare la remastered del primo Onimusha. Ora vi spiegherò se ne è valsa la pena mettere mano al portafogli.
Onimusha Warlords è ambientato nel sedicesimo secolo in Giappone, nello specifico durante la guerra per l’unificazione del paese perseguita da Oda Nobunaga, che si avvale di un patto stipulato con i demoni per garantirsi la vittoria nel conflitto. L’avventura vera e propria parte quando i demoni di Nobunaga rapiscono Yuki, la principessa del castello di Inabayama, e spingono l’avatar del giocatore, il samurai Samanosuke, ad esplorare il castello ormai invaso dai demoni e ucciderli grazie al potere del Guanto degli Oni, per salvare la principessa.
Come detto precedentemente, Onimusha pone il giocatore nel castello di Inabayama che a livello di ambientazione si rivela sufficientemente immersivo. Nulla che faccia strabuzzare gli occhi dato che vi sono vari giochi che mostrano ambientazioni fantasy, horror, o per l’appunto storiche molto più di impatto. D’altro canto il giocatore, oltre a dovere risolvere i puzzle del castello sotto assedio, si ritroverà anche ad inoltrarsi nelle sue lugubri profondità, dove i demoni hanno mutato l’architettura giapponese in una che invece strizza l’occhio alle geometrie blasfeme e impossibili della città sommersa di R’lyeh, luogo dove riposa il grande e potente Cthulhu. Tuttavia, questi ambienti non danno realmente un valore aggiunto al gioco poiché si parla di pochissime zone e per di più poco esplorabili, sarebbe stato carino se il castello fosse diventato più grottesco ma mano che si andava avanti nell’avventura.
Ora parliamo della quinta essenza di ogni videogioco, il gameplay, che nel caso di Onimusha Warlords è un sistema di gioco molto simile a Resident Evil. Il gioco, infatti, è ispirato al capolavoro della Capcom, casa produttrice di entrambi. Warlords modifica la formula in favore delle tre armi da corpo a corpo. Troviamo la katana, la più veloce di tutte, che ha come elemento il fulmine; il suo potere magico consiste nel colpire l’avversario con una combo di attacchi che termina con un tuono. C’è lo spadone del fuoco, lento ma potente, e il suo attacco magico consiste in un singolo colpo che rilascia una fiammata.
Infine c’è la doppia lama del vento, utilissima se si viene accerchiati dai demoni, ed in grado di sprigionare un tornado. Le armi così come le loro rispettive magie, sono potenziabili fino a tre volte e per farlo bisogna assorbire le anime dei demoni uccisi, tramite il guanto degli oni, guanto che può assorbire anche le anime che ricaricano la vita e il mana. Oltre alle tre Spade, durante la storia si troverà anche un arco e in maniera opzionale si potrà trovare un rudimentale fucile. Il potenziamento delle tre spade sarà necessario, infatti, i nemici diventeranno più forti man mano che si va avanti e alcune porte potranno essere aperte solo se le lame saranno del livello adeguato. Come anticipato prima, il gioco offre anche il fucile e l’arco, ma personalmente ho usato queste armi molto di rado, poiché i pochi arcieri non raggiungibili dalle nostre spade magiche, sono varianti dei nemici più deboli del gioco, ragion per cui non varrà mai la pena sprecare colpi per prendersi le loro poche anime. Un’altra occasione in cui useremo le armi a distanza sarà contro uno dei boss del gioco, che è in grado di volare e di evocare minion, ma che verrà comunque devastato senza problemi nel caso si potenzino le munizioni con le anime o se si useranno i proiettili esplosivi. L’uso dell’arco e del fucile è scoraggiato anche dal fatto che cambiare armi durante uno scontro con molti nemici è parecchio scomodo, infatti, il nostro samurai dovrà fermarsi per farlo. Ovviamente questa meccanica è presente anche nel combattimento corpo a corpo dove bisognerà stordire i nemici con un attacco magico per avere il tempo necessario per switchare arma, tuttavia questa meccanica non è negativa, poiché offre un grado maggiore di sfida, costringendo il giocatore ad essere più tattico. Oltre allo sterminare demoni, nel gioco si dovrà pure esplorare il castello di Inabayama, in cui dovremmo risolvere puzzle e trovare chiavi e codici, alcuni necessari per andare avanti nella storia altri solo per trovare oggetti ed equipaggiamento opzionali, come il già citato fucile, armature, munizioni, i potenziamenti che aumenteranno le barre della vita e del mana e così via. Riassumendo quello che è stato detto pocanzi, Onimusha Warlords cerca di racchiudere dentro di se molti elementi classici proveniente dai Gdr, dai giochi d’azione e di avventura, tuttavia senza esaltare nessuno di questi aspetti, ma c’è da dire che Warlords fa comunque il suo sporco lavoro, ovvero quello di appassionare il giocatore. Dopo quello che è stato detto sul gameplay, il gioco paia non avere grossi problemi, ma in realtà ha un rovescio della medaglia e quel rovescio è molto piatto; sto parlando delle sessioni di gioco con Kaede la donna ninja, che subentrerà nelle due occasioni nelle quali Samonosuke, in un modo o nell’altro, rimarrà intrappolato. Uno dei primi problemi di Kaede è che condivide l’inventario di Samonosuke, quindi è vero che se troveremo oggetti chiave con lei essi passeranno automaticamente al samurai ma contemporaneamente dovremmo sprecare le cure che avremmo usato più volentieri per affrontare dei boss più ostici. Inoltre la ragazza è sprovvista del guanto degli Oni e non potrà assorbire cure ed esperienza dai nemici uccisi. Altro punto negativo sono le armi a disposizione della kunoichi che saranno solamente una daga e dei pugnali da lancio che provocheranno pochissimi danni ai demoni. A conti fatti quando il gioco si farà duro sarà più conveniente bypassare il pericolo. Considerando anche il fatto che il gioco sia molto breve, la conclusione è che le parti con Kaede sono parecchio inutili e l’unica differenza oltre a quella del combattimento è che la ninja potrà accedere ad arie differenti di quelle del samurai perché dotata di un kit da scassinamento di suo esclusivo uso, ma questo ultimo elemento non giustifica affatto l’idea errata di dover giocare alcuni livelli con Kaede. Per quello che riguarda Onimusha 3, la meccanica di alternare i personaggi durante la storia, fu molto approfondita e migliorata. Nel gioco anche il personaggio di Jean Reno poteva usare i poteri del guanto come Samenosuke, ed entrambi avevano cammini ben distinti. Ritornando a Warlords, il gioco avrebbe avuto del giovamento nel rimuovere completamente le sessioni con Kaede, nonostante la donna sia dotata di belle cosce, rese visibili dagli spacchi del suo vestito.
Ultimo ma importante appunto su Onimusha Warlords riguarda la storia, ma non è un appunto riferito alla sostanza, poiché si parla della classicissima trama del “salvare la principessa” che, di fatto, è semplicemente un pretesto per andare avanti, il vero problema è quando la trama vuole diventare qualcosa che non è e non potrà mai essere. Più di una volta il gioco presenta cose senza un peso effettivo nell’insieme della storia, come quando Samenosuke racconta dei suoi viaggi in giro per il mondo, viaggi che non hanno contribuito a rendere il samurai un personaggio più interessante, nonostante i flashback fossero in alta definizione. Nel gioco è stato inserito pure il personaggio del bambino, che la principessa ha adottato come fratellino, e che poi verrà rapito dai demoni per essere sacrificat6 assieme a Yuki. A conti fatti, il bambino ha la stessa medesima importanza e utilità di Kaede, se non addirittura inferiore. Per aggiungere una nota a margine, la regia del gioco non è abbastanza concitata, e le musiche sono dimenticabili.
Per concludere, Onimusha Warlords vale i venti euro per l’acquisto? Ovviamente no, ma quando lo store online metterà almeno 50% di sconto sul gioco, il sottoscritto consiglia di recuperarlo.