“Le Aquile e l’Abisso” di Giorgio Smojver (2019)

Dettagli

Titolo: Le Aquile e l’Abisso
Autore: Giorgio Smojver
Collana: TrueFantasy
Casa Editrice: Watson Edizioni
Dettagli: 266 pagine
Prezzo: 15€


Sinossi

Tito Flavio Vespasiano ha da poco assunto il potere, dopo una guerra che ha visto le legioni combattere le une contro le altre, e morire quattro imperatori. Nelle provincie orientali, sconvolte dalla guerra civile e dalla rivolta giudaica, un reparto composto da legionari della Terza Legione Gallica e cavalieri di Pannonia si batte con pirati e ribelli, ordinaria attività per dei veterani. Ma il centurione Casperio e il suo amico, il cavaliere barbaro Ardaric, hanno un dono, o una maledizione, che di ordinario non ha nulla: una lancia che si dice abbia ucciso un agitatore ebreo quarant’anni prima, e che scoprono ha potere contro le forze del male. Affiancati dalla giovane maga Apama, dalla guerriera Zarya e dal geniale ingegnere Demetrio, combattono arcaici dèi abissali, demoni, entità aliene dal Mar Nero sino al tempio del Fuoco Sacro nel cuore dell’Iran.

 


Commento

Per molto tempo, la contaminazione tra romanzo storico e narrativa fantastica è stata considerata dalla quasi totalità degli addetti ai lavori una sorta di eresia che era bene estirpare – qualora avesse osato presentarsi in forma di manoscritto, progetto o proposta – con zelo davvero degno di miglior causa. Non sia mai che il Fantasy, e men che meno lo Sword&Sorcery, con tutto il suo bagaglio di rutilanti avventure immaginarie, vadano anche solo per caso a spezzare il muro che separa due generi che si distinguono fra loro per ben precisi gradi di nobiltà: chi alto, e chi, diciamolo pure, basso…
Sì, questa è stata a lungo la parola d’ordine.

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Un dogma che oggi, a seguito di ripetuti exploit ad opera di autori sia stranieri che nostrani, diversi critici – e sopratutto lettori – stanno iniziando a considerare per quello che è: una solenne sciocchezza. Non è un caso, per esempio, se un autore come Roberto Genovesi è riuscito con i suoi romanzi ambientati in una versione avventurosa e magica dell’ Impero Romano, a inanellare una nutrita serie di best sellers; e lo stesso si può dire, seppure in misura minora, per scenari d’epoche diverse, come il lugubre Rinascimento di Alasia, di Max Gobbo. Del resto, la formula d’ibridazione summenzionata è affascinante, vincente e suscettibile dunque di ripetizione, almeno in termini di coniugazione complessiva.
E’ quindi un piacere osservare come altri autori abbiano deciso di incamminarsi su questa via, impostando narrazioni genuinamente fantastiche all’interno di ambientazioni storicamente accurate. Le Aquile e l’Abisso, di Giorgio Smojver, è tra queste.

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Il romanzo in questione, edito da Watson Edizioni per la fortunata collana Truefantasy, riprende il setting romano del periodo alto imperiale caro agli appassionati delle glorie dell’Urbe, sposandolo tuttavia ad una vicenda dal sapore decisamente avventuroso, dove non mancano elementi d’ascendenza lovecraftiana, spunti contigui al thriller esoterico e paurosi elementi soprannaturali.
La storia è corale, i protagonisti numerosi, e permette di apprezzare – tra legionari, sacerdotesse, dignitari e plebei – tutta una variopinta galleria di figure, ben dimostrando quale miscuglio di popoli e culture si agitasse sotto l’ombra delle insegne legionarie nei giorni del dominio romano.
E non si tratta di semplici maschere o modelli: Casperio, Apama, Hagirah e Magassar, solo alcuni dei personaggi tratteggiati nella vicenda, sono buone ricostruzioni di psicologia realistica, i cui amori, timori e errori influiscono sulla storia tanto quanto la scoperta dei misteri che incombono sul destino dell’Impero. Altri, addirittura, come un giovane Traiano negli anni prima dell’assunzione del principato, sono storicamente veri o quantomeno attendibili.

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Specularmente a ciò, è l’avventura, declinata man mano che si avanza sempre più sul magico, a farla da padrona ad ogni pagina, tenendo sempre alto il ritmo della tensione. Un meccanismo ben congegnato.
Possiamo dunque affermare di trovarci di fronte a un lavoro privo di mende? Ovviamente, non del tutto.
Se nel complesso Le Aquile e l’Abisso soddisfa certamente il palato degli affezionati del Fantastico, a livello di resa stilistica si notano talvolta alcune sbavature, incongruenze di tono che smorzano qua e là l’afflato epico della storia, specie nei dialoghi. E anche l’intrecciarsi dei fili della trama, arioso nei primi capitoli, risulta a volte un po’ troppo secco nella parte finale.
Difetti, questi adesso elencati, che sono tuttavia secondari rispetto ai pregi sin qui rilevati, superabili con l’esperienza, e che non inficiano la godibilità di un romanzo che merita certamente la curiosità dei lettori. Chi potrebbe storcere il naso per l’abbondanza di riferimenti eruditi o termini desueti, sarà sicuramente rinfrancato dall’alone di minaccia incombente che segna l’entrata in scena di reliquie favolose come la lancia di Longino. E se qualcuno rimarrà inizialmente perplesso dalla scelta di inserire tra i protagonisti addirittura l’apostolo Giovanni, ugualmente avrà poi modo di ricredersi osservando come la presenza nell’intreccio del venerando evangelista non sia dovuta a mero “sensazionalismo”, ma a precisi disegni di trama.

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In conclusione, Le Aquile e l’Abisso è un romanzo decisamente consigliabile, sia per chi non è mai sazio di vedere in azione centurioni e milizie imperiali, sia per chi cerca un Fantastico compatibile con i misteri della Storia: entrambe le categorie, non resteranno deluse!

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