Recensione: Conan 23 – Ombre su Kush

Conan è il personaggio simbolo del sottogenere sword and sorcery (spada e stregoneria) nato dalla fervida immaginazione di Robert E. Howard che dal 1932 al 1936 regalò ai lettori della celebre rivista americana Weird Tales uno degli eroi più originali e sconvolgenti del Novecento.

STORIA

A Shumballa Conan si sollazza con ogni genere di alcolici per dimenticare la morte di Belit. Ma in quei luoghi i nuovi nati non sono più umani e uccidono le proprie madri dopo il parto. Su questa potente maledizione investiga lo stregone Agara che comprende il grande male che aleggia sulle loro teste.

Fred Van Lente dopo aver adattato perfettamente uno dei racconti cardine del ciclo di Conan (QUI), lancia una nuova serie del cimmero dagli occhi di ghiaccio, seguito della serie speciale di Brian Wood (di cui mi occuperò in queste settimane), dedicata ad un giovanissimo Conan e al suo incontro con Belit, tra errori, mancanza di giudizio e tensioni emotive estreme in linea con il corpo e lo spirito pieni di vita del barbaro che solo pagina dopo pagina diventerà il nostro amato personaggio.

Questa storia originale (che parte dal frammento dell’incompiuta The Snout in the Dark), stupisce in positivo visti i numerosi personaggi di contorno davvero ben caratterizzati (tipo Agara e la vera Strega), Conan compreso che continua ad avere visioni della bella che gli ha rapito il cuore.

L’unico difetto (personalissimo) è il mancato utilizzo nella trama dei segni che Conan si ritrova sulla sua pelle dopo la sbronza. Per me avrebbero potuto regalarci un intero arco narrativo (tipo Blindspot).

DISEGNI

Brian Ching è uno di quei disegnatori che divide sempre il pubblico. Il suo stile abbozzato e ruvido per molti è segno di incompetenza e svogliatezza. Per altri invece (me compreso) il suo segno narra molta più azione ed emotività della stragrande maggioranza di bravi artisti attualmente sul mercato (col vecchio trucco di far uscire dalla griglia i personaggi). Si vede che Ching ha seguito la lezione del maestro Jack Kirby, lasciando da parte la perfezione anatomica di Neal Adams. I suoi più diretti colleghi sono Sean Gordon Murphy (che cita sempre come influenza principale il nostro ormai compianto Sergio Toppi), e Hayden Sherman.

Eduardo Francisco invece, pur mantenendo una certa autorialità, è l’esatto opposto. Le sue linee sono morbide, precise ed eleganti. I suoi maestri sono Neal Adams e John Buscema. Il segno è spesso gli inchiostri sono fluidi (talvolta belli pesanti altre volte sfumati sino a scomparire). Un artista nobile da tenere sott’occhio.

Michael Atiyeh serve egregiamente i due disegnatori, con toni cupi e graffianti per il collega Ching e colori ben più caldi e vivi per Francisco.

COMMENTO FINALE

Una storia originale che dimostra come il personaggio, se in buone mani, può ancora regalare tante gioie. Compratelo e divertitevi.

L’unica edizione disponibile è quella targata Panini Comics: brossurato, 144 pagine a colori, formato 17x26cm, al prezzo di 14€. Questo volume contiene la serie Conan The Avenger 1/6.

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