Intervista a Davide Scardaci di Dragon Secret

Questa è la prima di un progetto d’interviste nate con lo scopo di far conoscere le varie realtà del gioco di ruolo italiano.

Hai un progetto, un’ambientazione, una storia o semplicemente una esperienza nel gioco di ruolo che vorresti raccontare? Scrivi pure all’indirizzo mail lorenzodandrea901@gmail.com

Il 28 aprile, a Roma, si è svolto all’interno del club videoludico Dark Zone l’ultimo Open Day dell’associazione Dragon Secret, comunità formatasi con lo scopo di far conoscere l’hobby del gioco di ruolo cartaceo alle nuove generazioni e di allargare la base del gdr romano creando un affresco condiviso.
Al piano interrato di questo club a Subaugusta si sono riunite decine di persone, dai 10 ai 40 anni interessate a provare un hobby che permette libertà immensa nei giocatori e che purtroppo sta venendo abbandonato.
IS&S ha parlato di Dragon Secret e del gioco di ruolo in generale con due dei tre creatori del progetto, Davide Scardaci e Giovanni Canuti, in una lunga intervista sul loro progetto e sul ruolo del GDR nella società moderna.

Ciao Davide, Giovanni, innanzitutto grazie della vostra collaborazione a questa intervista. Entrando nel vivo, come nasce l’associazione Dragon Secret?

Davide: Nasce dalla pubblicazione in self-publishing del mio libro fantasy “La profezia dei gemelli”.  Mi era venuta voglia di fare giocare l’ambientazione del romanzo. Il primo gruppo era composto da 6 ragazzi e pian piano la richiesta è cresciuta fino a chiudere il primo anno con una ventina di persone coinvolte per 4 gruppi di gioco. L’anno successivo sono giunto a 7 gruppi e in estate ho deciso di aprire l’associazione insieme a Giovanni Canuti e Saverio Ronchese. Da settembre ad oggi siamo passati da 7 a 17 gruppi che tutte le settimane si riuniscono per giocare la loro sessione.

Ormai non stavo più facendo giocare un ambientazione soltanto, era un mondo in divenire e in grande fermento. Il progetto aveva bisogno di gruppo Facebook, Whatsapp, Instagram, Telegram, di uno staff master e di un sito dove potere dare all’utente un’area riservata nella quale leggere tutti i riassunti o scaricare i podcast di gioco delle sue sessioni o di quelle di altri gruppi. Ci siamo dati da fare per questo. Oggi sul sito https://www.davidescardaci.net/dragon-secret/ c’è un area privata dedicata ai players e una parte dedicata all’associazione nel quale spieghiamo quello che facciamo per chi fosse interessato.



Qual’è la particolarità del progetto? Perché secondo te ha avuto tanto successo?

Giovanni: Il nostro modo di giocare rompe lo schema di avere una storia dedicata ad un gruppo soltanto. In Dragon Secret ogni gruppo ha la sua storia e questa a sua volta viene inquadrata in una trama più grande che nasce dall’intrecciarsi delle trame di ciascun altro gruppo che gioca nell’ambientazione in quel dato momento. Faccio un esempio: Immaginate di giocare nel primo gruppo e di prendere d’assedio una città, magari i gruppi due e tre sono al momento all’interno e hanno intenzione di difenderla, mentre i gruppi quattro e cinque stanno solo attendendo che la guerra abbia luogo per poi piombare in loco come sciacalli. Questo è un esempio di quello che può accadere.

Davide: Penso che abbia contribuito anche il fatto di non giocare mai avventure già fatte o ambientazioni standard, a meno che non sia richiesto dai giocatori. Dare qualcosa di originale sempre, dall’ambientazione, alle storie raccontate ed inserire in questo processo tutti i giocatori che fanno parte di Dragon Secret.

 

Mi hai parlato degli eventi denominati Gran Final, puoi darmi i dettagli?

Davide: I Gran Final sono eventi che riuniscono gran parte della comunità. Prevedono dai 6 agli 8 master per altrettanti gruppi, nascono quando gli eventi della macro trama conducono a momenti importanti. Allora ci ritroviamo con 8 tavoli, 8 master e 48 giocatori per decidere le sorti in causa. In media abbiamo 6 Gran Final annui. Ogni gran final è dedicato ad una parte dei gruppi che fa parte del progetto. Unire 17 storyline è una cosa che ci piacerebbe poter fare prima o poi, ma forse è un azzardo improbabile. Unirne sette o otto di queste per ogni Gran Final è un impegno impensabile che ci porta a riunioni settimanali per stabilire che cosa ha fatto il gruppo x e come questo influenzerà gli eventi della macro trama e degli altri gruppi. Alle volte, molto spesso, anche le azioni di un singolo giocatore possono cambiare la storia. Non a caso, per far si che il mondo continui ad essere in movimento e di assicurare un servizio originale e di alto livello, lo staff che ci aiuta è quadruplicato. (https://www.davidescardaci.net/staff-master/)

Non giocate altre ambientazioni?

Giovanni: Su richiesta degli utenti giochiamo qualsiasi cosa (Personalmente vorrei tanto giocare Ravnica) anche perché tra di noi ci sono dei conoscitori ed estimatori di ambientazioni storiche come quelle di D&d. Saverio Ronchese è una specie di enciclopedia vivente e tratta molti gruppi che giocano in questi mondi.

Oltre alle ambientazioni classiche ne proponiamo anche altre Home Made al di fuori di Emnotork e Thaldaros, per esempio nel progetto abbiamo preso da poco Luigi Amato che ci ha proposto il suo mondo “Orthensia”. Ci è piaciuto il progetto e oggi ci sono 3 gruppi che giocano nella sua ambientazione.

Una parte del vostro progetto è all’interno delle scuole, in cosa consiste?

Davide: A Dicembre dell’anno scorso sono nati progetti all’interno delle scuole. Il nostro lavoro consiste nel mischiare il gioco di ruolo ad una parte educativa e/o a progetti di robotica. Alle volte ripercorriamo degli archi storici, come quello greco o romano, altre volte invece giochiamo nel mondo contemporaneo inserendo degli elementi informatici e di robotica. Mettiamo l’apprendimento al servizio della narrazione e viceversa.
Attualmente una trentina di bambini sono impegnati nei nostri progetti.

Riguardo invece le difficoltà di mandare avanti un progetto così grande? Per esperienza diretta ed indiretta concordo con voi quando dite che è un progetto molto complicato.

Davide: La nostra sfida più grande è intrecciare le storie. Ho impostato Dragon Secret come un romanzo scritto a milioni di mani, dalla collaborazione masters-players nasce ed evolve tutto. Ogni settimana c’è qualcosa di nuovo con cui avere a che fare. Pensateci un attimo, è lunedì, giorno di riunione. Hanno giocato 17 gruppi per un totale di 90-100 giocatori. Quali azioni stanno cambiando il mondo e in che modo? Le riunioni sono fantastiche, ma sono anche una delle attività più complesse e stancanti. Ciascun master sa che può preparare una sessione, ma non deve e non può decidere quello che accade. Il master propone possibilità e avvenimenti, ma è il giocatore a scegliere la via che vuole percorrere e spesso, specie se sono giocatori navigati, inventano qualcosa che il master specifico non aveva in mente. Di conseguenza ci ritroviamo a modificare la macro trama settimanalmente e a proporre nuove sfide ai nostri players. Questo per me è l’aspetto può intrigante e stressante.

In cosa consiste la trama che state giocando al momento?

Giovanni: ll ritorno del primo demone, Tenebra, è alle porte e il mondo di Emnotork e Thaldaros sta tentando di prepararsi allo scontro. Ogni gruppo rappresenta delle fazioni diverse. Ci sono gruppi che patteggiano per alcune divinità, altre sono con i draghi, altre ancora sono a capo di città-stato o di ordini magici. Ognuno farà la sua parte per impedire che Tenebra faccia ritorno, ma ci sono anche dei gruppi che giocano a favore.

La battaglia finale che chiude l’arco narrativo di questa storia ci sarà il 9 Giugno.

Ma non mi avevi detto che l’ambientazione era Low Magic?

Davide: Lo è stata, sono partito dalla storia del romanzo che riguardava giochi di potere alla corte di Porta del Gelo. Non c’erano draghi, ne elementali, ne niente che non fosse prettamente medievaleggiante, ma dopo 3 anni di sessioni, i giocatori hanno completamente cambiato la faccia dell’ambientazione. Come amo dire: cerchiamo di dare ai giocatori tutti gli strumenti per potere creare il mondo insieme a noi e per tanto, nel tempo, è diventato il loro mondo, più che il nostro.

Cosa ne pensate del gioco di ruolo come forma di socialità?

Giovanni: Vedo Il gioco di ruolo come un possibile rimedio ad un uso della tecnologia smodato e a rapporti sociali sempre più superficiali. Siamo capaci di arrivare dappertutto rimanendo all’interno delle nostre comfort zone con un paio di comodi click, ma la verità è che siamo sempre più isolati. Ritrovare una dimensione in cui potere creare e condividere qualcosa tutte le settimane con delle persone con le quali ci troviamo a nostro agio ripristina una socialità positiva. Intendiamoci, non credo che la tecnologia sia un male, tutt’altro. Credo soltanto che dobbiamo imparare ad utilizzarla al meglio.

Davide: Molto spesso penso alla vita di mio padre, oggi ottantunenne. Lui è partito da radio, televisione e telefono ed è arrivato ad internet ed ai social. Hai idea di quanto velocemente si sia evoluta la socialità in pochissimo tempo e di quanto continui a farlo? Credo che tra la socialità innescata dalla tecnologia e la nostra capacità di usarla in modo positivo si sia aperto un solco, a noi sta colmarlo al fine di goderci questo magnifico progresso al meglio delle nostre possibilità.

I giocatori spesso hanno approcci completamente diversi d’intendere il gdr, come mediate tra i diversi? Per esempio c’è chi sia basa molto sulle regole e che invece le ignora completamente, come fate?

Davide e Giovanni: Ci sono tantissimi regolamenti validissimi a cui potere giocare, le variabili sono infinite, ma la costante rimane la costruzione della storia del proprio personaggio, della storia del gruppo e la capacità di “renderla viva” con accenni di recitato durante le sessioni. Credo che la mediazione tra i diversi approcci a cui facevi riferimento consista proprio nell’applicazione di questa costante. Gioca qualsiasi cosa, in qualsiasi modo e con qualsiasi regolamento, ma recitamela, rendimela vera! Imparato questo un giocatore sa stare al tavolo. Può giocare tutto, dal gioco più narrativo possibile come Ars Magica fino a D&d e Pathfinder. Imparato questo, estremizzando il concetto, puoi giocare a monopoli e recitare quattro uomini d’affari che si danno battaglia tra un tiro di dadi e l’altro.

L’ambientazione per voi ha un peso rilevante, parlando di mondi diversi, riconoscete una superiorità di fondo del fantasy sulla fantascienza?

Davide: Su una programmazione di 9 mesi all’anno, abbiamo 6 mesi dedicati al fantasy e 3 al futuristico. La scelta è basata sulla preferenza dei giocatori
Giovanni: Secondo me giocare futuristico richiede un’apertura mentale che non tutti hanno intorno al tavolo, e quindi una persona è più frenata al giocarlo perché richiede una conoscenza più specifica. Il giocatore si trova meno libero di muoversi all’interno di uno spazio futuristico, è più difficile da immaginare perché non esiste, non ha un fondamento storico. il fantasy nasce dal medioevo, ci basiamo sulla storia che abbiamo studiato a scuola o all’università, secondo me la preferenza è dovuta dal fatto che i giocatori si sentono più padroni all’interno di una ambientazione fantastica.

Quali sono gli elementi del tuo background di letture e conoscenze che ti hanno portato a creare la trama?

Davide: Tolkien, Ende, Rothfuss e Martin fanno parte del mio bagaglio fantasy, ma mi piace molto spaziare. Leggo di tutto, dalla fantascienza alla narrativa. Ritengo che per creare qualcosa di originale, di nuovo, bisogna pescare da diversi ambiti e vedo la lettura come un’attività ad ampio raggio. Chiudersi in una nicchia non è mai stato il mio forte, mi manca il respiro.

Il mio scrittore preferito è Milan Kundera, non ha nulla che vedere con il fantasy, tanto per fare un esempio.

Come si entra a far parte del progetto Dragon Secret? Come viene strutturata l’esperienza del giocatore?

Giovanni: L’esperienza è molto semplice. Parte tutto da Romics o da aventi come l’Open Day. Il giocatore prova e può tirare le somme, capire se si è divertito e se vuole ripetere l’esperienza con una cadenza settimanale. Questo è lo scheletro che ci ha permesso di passare dai 35 giocatori al centinaio attuale.

Conoscete altre realtà simili alla vostra?

Davide: Ci sono tantissime realtà su Roma che si dedicano al gioco di ruolo ed è un bene che sia così. L’intrattenimento del gioco di ruolo attira una forbice di età tra la pubertà e l’età adulta e una forbice di gusti che va da un’espressione del gioco molto tecnica vicino al board game sino a immersioni iper-narrative. Ogni giocatore sceglie la sua dimensione di gioco preferita e Roma offre ampia scelta.

Giovanni: La maniera con la quale ci dedichiamo noi al gioco di ruolo è una parte della grande forbice descritta da Davide, non penso che vi siano altre realtà che hanno un programma simile al nostro. Le esperienze che abbiamo avuto prima di creare Dragon Secret, motivo per la quale l’abbiamo creata, sono state asettiche. Noi volevamo creare una comunità che si riunisce tutte le settimane e che crea il mondo insieme e con tanto impegno ci siamo riusciti.

Come mai vi basate  proprio su Dungeons and Dragons, un sistema con molti tecnicismi e con meno libertà nell’approccio ruolistico, considerato da molti il classico gdr stereotipato?

Davide: In questo momento giochiamo la quinta edizione di D&d che ha riaperto tantissimo verso il narrato pur conservando un regolamento molto dettagliato. Abbiamo provato Cypher System, Vampire, Symbaroum, Ars Magica, Savage Word e tanti altri giochi di grande valore, ma dobbiamo anche misurarci con le richieste che sono quasi del tutto volte al classico D&d nelle diverse edizioni. C’è però da dire che all’interno del nostro progetto molti cominciano dal capostipite per distaccarsene sempre di più e noi siamo ben lieti di provare altro!

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