
Salve amici di Italian Sword and Sorcery e bentornati nella nostra rubrica di cosmogonia “Mediterranea”, basata sul grande lavoro svolto nell’opera Mythos.
Chi si fosse perso le puntate precedenti, può trovarle qui.
Nell’ultima puntata, gli Atlantidei avevano raggiunto un tale potere da arrivare a sfidare gli Dei. Chi vincerà?
La caduta di Atlantide
Colpiti da ogni sorta di malattie e piaghe, i Telmandri cominciarono a morire uno dopo l’altro in agonia. Gli Atlantidei, tuttavia, grazie alle loro tecnologie avanzate, inventarono nuovi farmaci che permettevano loro di combattere efficacemente le malattie. Gli Atlantidei colsero questa opportunità per lanciare una campagna militare finalizzata alla conquista del Cosmos. Partendo da ovest, nel giro di pochi anni, gli Atlantidei conquistarono ogni terra. Ovunque giungevano, gli Atlantidei fondavano nuove città e guarivano chiunque si arrendesse a loro con medicine prodigiose. In pochissimo tempo, quelli che una volta erano insediamenti tribali divennero fiorenti civiltà avanzate sotto il controllo di Atlantide.
Tutte le popolazioni sotto il dominio degli Atlantidei iniziarono ad adorarli come Dei caritatevoli mentre le divinità olimpiche al contrario venivano disprezzate in quanto ritenute responsabili delle afflizioni del mondo. Un giorno Ade, su consiglio di Eris, propose a Zeus di risolvere tutto sprofondando l’isola di Atlantide nelle profondità del mare e inviando Ares per distruggere tutti gli altri regni sotto il controllo di Atlantide. Poseidone tentò in tutti i modi di persuadere suo fratello a risparmiare la sua amata isola, ma Zeus non voleva saperne: Atlantide doveva scomparire dalla sua vista e nessuna traccia di essa sarebbe mai dovuta restare. I divini fratelli continuarono a discutere animatamente finché non si resero conto che un enorme esercito di Atlantide aveva raggiunto le pendici dell’Olimpo e il loro generale osò sfidare gli dei apertamente. Il tempo per litigare era finito.
Poseidone, con riluttanza, conficcò il suo tridente nel terreno, causando il più grande terremoto mai registrato. Un migliaio di vulcani eruttarono, coprendo il cielo di fumo e in una notte l’immensa isola di Atlantide affondò senza lasciare traccia. Quella stessa notte Ares, desideroso di fare un massacro, discese dall’Olimpo e, insieme ai demoni della paura e del terrore, massacrò l’enorme esercito di Atlantide.
Gli ordini di Zeus erano chiari; nessun uomo doveva sopravvivere. Ecco cosa meritavano i Telmandri per aver usato la conoscenza proibita degli Dei e per averla utilizzata contro i loro stessi creatori. Ares era incredibilmente felice di portare a termine il compito. In tutto il Cosmo rase al suolo enormi città, affondò flotte e incenerì ogni singola traccia di quelli che un tempo erano i fiorenti regni governati da Atlantide.
In meno di un anno, non c’era più un solo uomo vivo e lo splendore di Atlantide era solo un ricordo sbiadito. Gaia era inzuppata di sangue dei Telmandri e Prometeo, dalle vette del Monte Caucaso, pianse, contemplando la fine delle sue creature più amate. Agli spiriti dei Telmandri fu addirittura proibito di entrare nel regno di Ade per trovare pace. La maggior parte di loro svanì con dolore, mentre altri rimasero a perseguitare il loro luogo di morte fino ai giorni d’oggi. Epimeteo e Pandora furono gli unici risparmiati dalla furia di Ares insieme all’unico figlio di Prometeo, Deucalione. I tre superstiti dell’ira degli dei sarebbero stati condannati a vivere da soli in un ambiente estremamente duro dove regnavano la malattia, la paura e la desolazione. E fu così che l’Età dell’Argento volse al termine.
La violenta Età del Bronzo
Finalmente, Gaia si riprese un po’ dalle profonde ferite subite durante la titanomachia e ricominciò a creare una prole spontanea. Dai frassini intrisi del sangue dei Telmandri nacque una nuova razza di uomini fortemente inclini alla violenza e allo spargimento di sangue: i Biandri. A differenza dei Telmandri, che erano stati abili artigiani e sapienti studiosi, i Biandri si preoccupavano solo di farsi guerra, combattere e usavano il loro ingegno unicamente per ingannarsi a vicenda. Vivevano come bestie feroci; il più forte governava fino a quando uno più forte di lui lo avrebbe ucciso per regnare al suo posto. Seguendo l’esempio di Ares, svilupparono lentamente la tecnologia minima necessaria per costruire armi e armature più potenti, senza preoccuparsi di nient’altro. Zeus era disgustato dal loro comportamento selvaggio, tuttavia, dal momento che non rappresentavano una minaccia, decise di lasciar loro vivere la loro vita breve e violenta come a lor meglio aggradasse. Permise persino alle loro anime di entrare nel dominio di Ade per poter riposare in pace.
La grande madre Gaia però era arrivata al limite: non ce la faceva più ad ignorare i crescenti lamenti dei titani dalle profondità del Tartaro. Pertanto chiese al nipote Zeus, che era appena tornato da uno dei suoi numerosi rapporti extraconiugali, di liberare i suoi figli e provare a vivere insieme in pace. Zeus rifiutò: temeva che i Titani non avrebbero mai perdonato il suo gesto e non poteva rischiare una nuova titanomachia. Gaia non prese affatto bene tale rifiuto e si adirò enormemente.
La Gigantomachia
La rabbia di Gaia creò una miriade di potenti giganti: enormi creature dai piedi serpentini. Nessun immortale avrebbe mai potuto ferirli o tantomeno ucciderli. Gaia ordinò a questi suoi nuovi figli di sconfiggere gli dei Olimpici e liberare i Titani dal Tartaro. Zeus e i suoi fratelli si resero presto conto che non avrebbero mai vinto contro i giganti, quindi Athena suggerì di cercare l’aiuto di un mortale.
Il rapido Hermes lasciò l’Olimpo e guardò tutto il Cosmo per un valoroso mortale disposto ad aiutarli a combattere i Giganti. Sfortunatamente, nessuno tra i Biandri desiderava aiutare gli Dei olimpici; la maggior parte di loro rideva di Hermes e affermava che chi non può difendersi da solo merita di morire. Quando tutte le speranze sembravano perse, Deucalione, figlio di Prometeo, si offrì volontario per la difficile impresa. Hermes lo ringraziò ma, in quanto titano, Deucalione era immortale, quindi non poteva essere d’aiuto. Deucalione invece sorprese tutti: rinunciò spontaneamente all’immortalità per aiutare gli dei olimpici e poter dimostrare il valore della discendenza di suo padre Prometeo.
Deucalione si dimostrò un valoroso guerriero e, con il suo aiuto, gli dei riuscirono a sconfiggere i giganti. Alcuni giganti furono uccisi, alcuni si unirono alla fazione degli Olimpici e quelli rimasti vennero rinchiusi nel Tartaro con i titani. Una volta ristabilito l’ordine, Zeus ringraziò Deucalione, che si era dimostrato perfino migliore di suo padre, dando onore a tutta la sua discendenza. Zeus quindi nominò Deucalione re di Ftia in Tessaglia come una giusta ricompensa per aver rinunciato alla sua immortalità.
Grazie al fatto che Deucalione abbia rinunciato all’immortalità, la stirpe di Prometeo è stata assolta dai crimini commessi dal padre. Ma nuove minacce stanno per travolgere il fragile ordine cosmico…