Mythos- Cosmogonia Sword and sorcery Mediterranea. Capitolo 6 – Il Diluvio e l’Era degli Eroi

Salve amici di Italian Sword and Sorcery e bentornati nella nostra rubrica di cosmogonia “Mediterranea”, basata sul grande lavoro svolto nell’opera Mythos.

Chi si fosse perso le puntate precedenti, può trovarle qui.

Nell’ultima puntata, i Giganti avevano provato senza successo a sovvertire l’ordine cosmico. Potranno gli Dei Olimpi tirare un sospiro di sollievo?

Il possente Tifone

Resa folle dall’inattesa sconfitta dei Giganti, Gaia giacque con Tartaro e generò Tifone, il mostro più grande e potente mai nato. Da bacino in giù non era altro che serpenti arrotolati: le sue braccia (che quando erano distese raggiungevano cento leghe in entrambe le direzioni) avevano innumerevoli teste di serpenti invece di mani. Era così alto che la sua testa di asino toccava le stelle, le sue vaste ali oscuravano il sole, rosso fuoco balenava nei suoi occhi e uno sciame di rocce infuocate sfrecciava dalla bocca in ogni direzione. Quando lo videro avvicinarsi alle pendici dell’Olimpo, gli dei fuggirono terrorizzati verso l’Egitto, dove si tramutarono in animali sperando che Tifone non li scoprisse. Zeus divenne un ariete, Apollo un corvo, Era una mucca bianca, Artemide un gatto, Afrodite un pesce, Ares un cinghiale, Ermes un ibis, e così via.
Solo Athena rimase a difendere il palazzo degli Dei, schernendo Zeus per la sua codardia. Il padre degli Dei alla fine venne a fronteggiare Tifone scagliandogli contro i fulmini e ferendolo con la stessa falce adamantina che era servita per castrare suo nonno Urano. Ferito e urlante, Tifone fuggì sul monte Casio, che incombe sulla Siria dal nord, e lì i due esseri si agguantarono in una morsa di lotta. Tifone immobilizzò Zeus con le sue centinaia di serpenti, lo disarmò della sua falce e, dopo aver tagliato via i tendini delle mani e dei piedi con essa, gettò Zeus nell’antro Coricio vicino al monte Parnaso. Essendo immortale, Zeus sopravvisse, ma non riusciva a muovere un dito. Tifone nascose i tendini di Zeus in una pelle d’orso, alla quale Delphyne, una donna mostruosa dalla coda di serpente, faceva la guardia.
La notizia della sconfitta di Zeus diffuse costernazione tra gli dei, molti dei quali temettero che per loro fosse giunta la fine. Hermes tuttavia si recò segretamente alla grotta, si insinuò dietro a Delphyne e abilmente sottrasse i tendini e li rimise sulle membra di Zeus. Zeus tornò sull’Olimpo e, montato su un carro trainato da cavalli alati, inseguì ancora una volta Tifone con i suoi fulmini.
Tifone era andato sul monte Nysa dove le Tre Moire gli offrirono dei Frutti Effimeri, fingendo che questi avrebbero ripristinato il suo vigore. In realtà, tali frutti lo condannarono a morte certa.

Tifone raggiunse la Tracia, sradicò intere montagne e le scagliò contro Zeus, che interpose i suoi fulmini in modo che rimbalzassero sul mostro, ferendolo spaventosamente. Tifone fuggì verso la Sicilia, dove Zeus concluse l’inseguimento, seppellendo Tifone sotto il monte Etna. Il possente Tifone è sconfitto ma ancora vivo: terribile fuoco erutta dal suo cratere anche ai giorni nostri, e per questo Efesto ha scelto quel luogo per costruirvi la sua più grande fucina segreta.

Il Diluvio

Quando Zeus si riprese completamente dalle gravi ferite subite durante la lotta contro Tifone, decise che era giunto il momento di punire gli umani per non aver aiutato gli Olimpi contro i Giganti nel momento del bisogno. Decise così che li avrebbe sterminati tutti con un diluvio gigantesco.

Zeus mandò Hermes ad avvertire Deucalione (l’unico mortale che aveva a cuore) dell’imminente cataclisma e per aiutarlo a costruire un’arca per sopravvivere. Seguendo le istruzioni di Ermes, Deucalione costruì un’arca, la equipaggiò e salì a bordo con sua moglie Pirra, figlia di Epimeteo. Zeus chiuse quindi Borea il Vento del Nord nella grotta di Eolo e lasciò libero Noto, il vento meridionale e piovoso mentre Iris tirava su l’acqua, rimpinguando le nuvole. Poseidone riunì gli Dei fluviali e loro, dopo aver ricevuto il segnale, ruppero ogni argine, travolgendo le pianure aperte.
Le onde spazzarono via case e santuari finché l’acqua coprì le torri più alte. In breve tempo, il mondo intero fu trasformato in un vasto mare senza sponde. Leoni, tigri, cinghiali e tutti gli animali che vivevano sulla terra furono portati via dalle onde; l’acqua fu così alta che si potevano vedere delfini nuotare fra le fronde di foreste sommerse. Gli uccelli annegarono, poiché caddero nel mare esausti. Solo pochi fra i Biandri riuscirono a sfuggire all’annegamento rifugiandosi sulle cime dei monti più alti: alcuni di loro si diedero a turpi atti di cannibalismo mentre altri morirono di stenti. Questa fu la fine dell’Età del Bronzo, che vide i violenti Biandri annegare nelle acque del diluvio.

L’alba dell’Era degli Eroi

L’arca galleggiò sui flutti per nove giorni e altrettante notti. Deucalione e Pirra furono trasportati dalle tumultuose correnti fino sul Monte Parnaso, sulla cui sommità si trovarono quando la pioggia cessò. Zeus, vedendo che il mondo era ormai ridotto una pozza stagnante, aprì il plumbeo cielo e finalmente un raggio di sole balenò fra le nuvole. La pioggia smise di cadere, le acque si calmarono, la terraferma apparve di nuovo e il mare recuperò le sue coste. I fiumi tornarono ai loro canali, le cime delle colline divennero visibili e quando la terra si alzò gli alberi mostrarono le loro cime e il mondo intero fu restaurato. Quando il diluvio fu finalmente passato, Deucalione e Pirra resero grazie a Themis, la titanessa che presiedeva agli oracoli.
Con tristezza, Deucalione si rese conto che, a parte le creature marine, sulla terraferma regnava una disperata desolazione. Fortunatamente, la coppia di prescelti non erano gli unici esseri sopravvissuti in tutto il Cosmo, ma gli umani non erano sicuramente abbastanza per ripopolare Gaia come un tempo. Decisero di appellarsi al potere dei generosi Olimpi, chiedendo aiuto e guida attraverso gli oracoli. Dopo aver cosparso i loro vestiti e lea loro testa con l’acqua del fiume Cefiso, si recarono al santuario di Themis, pregandola di indicare loro un possibile metodo per ripristinare la razza umana. La dea rispose: “Con le teste velate e le vesti sciolte camminate, le ossa della grande madre dietro di voi gettate”.
Seguendo le istruzioni di Themis, iniziarono a camminare. Di tanto in tanto, raccolsero delle pietre e le gettarono alle loro spalle. Le pietre lanciate da Deucalione divennero uomini e le pietre lanciate da Pirra divennero donne. E fu così che una nuova razza di umani fu creata: una razza mortale che deve lavorare duramente per sopravvivere, ma con arti forti come rocce e un cuore nobile e coraggioso atto a grandi imprese.
Deucalione ebbe poi avuto da Pirra altri figli in un modo più “tradizionale”. Il più famoso tra questi fu Elleno, da cui prende il nome l’intera popolazione degli Elleni e il loro territorio (Hellas). Un altro dei suoi figli, Anfizione, divenne re di Atene, avendo espulso Cranao dal trono. Un altro figlio, Oresteo, divenne re dei Locri. Gli Olimpi videro molte possibilità in questa nuova progenie; il loro destino sarebbe spesso collegato con quello di questi nuovi esseri in questa nuova Era, che chiamarono l’Era degli Eroi.

La nuova era sembra promettere bene. Quali meraviglie succederanno? Lo scopriremo assieme nella prossima puntata.

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