I grandi protagonisti dello sword and sorcery – Conan il Cimmero

Primo tra gli eroi negativi[1] e solitari[2], presentiamo il personaggio più popolare dello sword and sorcery: Conan, di Robert E. Howard (padre della fantasia eroica[3]).

Il maestro di Cross Plains ambienta i suoi racconti nell’Era Hyboriana, un’epoca immaginaria e pseudostorica, chiamata in questo modo perché la razza dominante era quella degli Hyboriani, collocata temporalmente circa dodicimila anni or sono, tra il cataclisma che ha spazzato via Atlantide e i primi documenti storici[4]. In quel tempo, il Mediterraneo non era ancora il mare che oggi conosciamo e al suo posto sorgevano i floridi regni di Koth e Shem. L’Ophir corrispondeva all’Italia, la Nemedia alla Germania, l’Aquilonia alla Francia, il Potain e l’Argos alla Spagna, mentre la Cimmeria era collocata nell’area dell’attuale Mare del Nord[5].

Il protagonista delle vicende narrate è Conan, un ferale guerriero sceso dalla regione nordica della Cimmeria (terra montuosa e barbarica) perché attratto dall’opulenza dei regni del sud. Il nostro, privo di famiglia e solo da tutta la vita, sensibile alle belle donne procaci e ai liquori forti, si trova a svolgere le più svariate professioni (lecite, ma spesso illecite) come l’esploratore, il mercenario, il ladro, il pirata, il razziatore, il generale, sino a diventare re, usurpando il trono di Aquilonia. Anche se ruba e uccide, il Cimmero è provvisto di un primitivo cameratismo e di un rude senso cavalleresco[6].

Il nostro vive con disagio la sua transizione nei regni del sud, maggiormente civilizzati rispetto alla sua terra, in quanto li ritiene decadenti e corrotti. Non di rado esprime il suo disprezzo per la mollezza degli uomini che vivono in questi luoghi e per la loro arroganza:

“gli uomini civili sono più scortesi dei selvaggi perché sanno di poter essere maleducati senza automaticamente ritrovarsi con la testa fracassata[7].”

Inoltre, vi è una continua esaltazione della barbarie rispetto alla civiltà:

“La barbarie è lo stato naturale dell’umanità […] La civiltà è innaturale. È un capriccio delle circostanze. E la barbarie, alla fine, deve sempre trionfare[8].”

Tale discrasia, secondo Lippi, ha l’obiettivo di affermare un disagio e un senso di rivalsa[9].

Se analizziamo con attenzione Conan, non possiamo che vederlo come il tipico antieroe solitario. Nel corso delle sue peripezie, non potrà contare sull’aiuto di nessun amico fedele, né sull’amore di una donna al suo fianco. Nessuna divinità, nemmeno Crom, dio dei Cimmeri, corre in suo soccorso. Al riguardo, ne La regina della Costa Nera (Queen of the Black Coast, 1934), il Cimmero, riferendosi a Crom, dice:

“Abita in una grande montagna. Ma perché invocarlo? Ben poco gli importa se gli uomini vivano o muoiano. Meglio starsene zitti, che richiamare la sua attenzione; manderà sciagure, non fortuna! È spietato e senza amore, ma alla nascita soffia nell’anima dell’uomo il potere di lottare e di uccidere. Cos’altro dovrebbero chiedere gli uomini agli Dèi?”[10]

Da ciò si evince che Conan deve affidarsi solo alla sua forza disumana, al suo coraggio e alla sua agilità da pantera. E sono proprio tali qualità che gli permettono di avere la meglio nei confronti dei suoi avversari, siano essi uomini, mostri o creature soprannaturali. Le portentose imprese che riesce a compiere lo hanno fatto entrare nella leggenda tanto che Lippi lo ha paragonato a Ercole[11].

In queste avventure abbiamo la fusione perfetta dell’azione di Edgar Rice Burroughs, dell’orrore cosmico e degli occulti misteri di H.P. Lovecraft, e dell’esotismo di Clark Ashton Smith e James Branch Cabell[12].

 

NOTE:

[1] E. SANTODIROCCO, Conan. La Leggenda, Odoya, Bologna, 2017, p.38.

[2] G. PILO, S. FUSCO, Conan e la fantasia eroica, in Tutti i cicli fantastici. Il Ciclo di Conan. Tomo II, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, Roma, 1995, p. 450.

[3] Ibidem.

[4] L. SPRAGUE DE CAMP, Introduzione, in R. E. HOWARD, Conan il conquistatore, Editrice Nord, 1972.

[5] Ibidem.

[6] AA. VV., Guida alla letteratura fantastica, a cura di Claudio Asciutti, Odoya, Bologna, 2015, p. 224.

[7] ROBERT E. HOWARD, La torre dell’elefante, in Tutti i cicli fantastici. Il Ciclo di Conan. Tomo I, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, Roma, 1995, cit. p. 25.

[8] ROBERT E. HOWARD, op. cit., cit. p. 169.

[9] G. LIPPI, La mitica spada di Conan, in Conan il barbaro, Mondadori, Milano, 2016.

[10] ROBERT E. HOWARD, La regina della costa nera, in Tutti i cicli fantastici. Il Ciclo di Conan. Tomo I, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, Roma, 1995, cit. p. 117.

[11] G. LIPPI, La mitica spada di Conan, in Robert E. Howard, Conan il barbaro, Mondadori, Milano, 2016.

[12] G. PILO, S. FUSCO, Howard, un «eroe» letterario, in ROBERT E. HOWARD, Tutti i cicli fantastici. Il Ciclo di Conan. Tomo I, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton Compton, Roma, 1995, p. 14.

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