
Dettagli
Titolo: Gli Dèi di Pegana
Autore: Lord Dunsany (Edward John Moreton Drax Plunkett, XVIII Barone di Dunsany)
Illustratore: Sidney H. Sime
Traduttore: Roberto De Angelis
Editore: Golem Libri
Pagine: 104
Prezzo: 12,00
Ebook: non disponibile
Sinossi
Con uno stile fedele nella forma all’opera biblica, che accompagna perfettamente descrizioni essenziali ed oniriche tipiche del poema epico, Lord Dunsany dipinge un suo panteon originale, coerente e solido eppure misterioso ed illogico quanto deve necessariamente essere per menti mortali. Pubblicata nel 1905, questa raccolta di racconti collegati ma non sequenziali trasporta il lettore in un’allegoria fantastica che mescola sapientemente umano e divino, e ha reso Dunsany uno scrittore famoso ed apprezzato, tra gli altri, da J.R.R. Tolkien, H.P. Lovecraft, Jorge Luis Borges.
Commento
Leggendo “Gli Dèi di Pegana” la prima cosa che colpisce è l’assoluta libertà che l’autore si prende da vincoli di genere letterario o morali. Tanta libertà porta ad un’opera originale, che rinnova la poesia austera degli antichi testi di mitologia (pagana e non) donandole significati indubbiamente moderni e anche, nonostante sia passato più di un secolo dalla prima pubblicazione, attuali. Dunsany (a cui va tra l’altro attribuita la riscoperta della figura dell’Elfo e la sua valorizzazione in chiave letteraria, che fu poi d’ispirazione per Tolkien), sosteneva: “Non scrivo mai di cose che ho visto, ma solo di cose che ho sognato”. L’atmosfera onirica è ben trasferita dall’autore in quella che è la sua prima antologia di racconti, che dedica alla moglie, e che si pone come perla rara del fantasy più alto.
L’opera racchiude brevi testi che spaziano da un’originale idea di creazione, a partire da quella degli stessi Dèi da parte di un primo ed unico principio generativo (cui, io penso, anche “Il Simmarillion” debba qualcosa); ai motti e pensieri degli Dèi che hanno creato e comandano i mondi, lontani dalla logica degli uomini; alle gesta e la morale dei profeti che degli Dèi si dicono voce. Ad accompagnare i testi, comunque completi e totalmente autosufficienti per capacità evocativa, vi sono le illustrazioni originali di S.H. Sime, piccole opere d’arte nel gusto d’inizio ‘900 che estasiarono lo stesso H.P. Lovecraft, che non a caso cita il pittore in ben due dei suoi racconti di maggior fama, “Il Richiamo di Cthulhu” e “Il modello di Pickman”.
“Gli Dèi di Pegana” è un libello scorrevole, ma intenso nei contenuti, che affiorano già ad una lettura superficiale, e Dunsany riesce a dare al lettore la tentazione di mandare a memoria alcuni passaggi evocativi e poetici, o massime metaforiche di particolare bellezza. Un esempio di queste ultime è scelto dallo stesso autore per l’apertura della raccolta e così recita: “Vi sono isole, nel Mare Centrale, le cui acque non sono costrette da sponda alcuna e ove non giunge mai nave; tale è la fede della loro gente”. Una lettura affrettata risulta dunque impossibile, stante la profusione di immagini potenti e spunti per riflessioni filosofiche (soprattutto nei racconti che narrano vicende e pensieri degli Dèi) e morali (nei racconti dedicati ai profeti, da leggere in chiave allegorica).
Un’altra importante ricercatezza de “Gli Dèi di Pegana”, nonostante la coerenza e solidità dell’impianto, è la voluta poca chiarezza in alcuni aspetti della narrazione, nonché l’inserimento di particolari discordanti da racconto a racconto, che non ledono ed anzi rafforzano il carattere epico e favoloso del mito.
L’unica nota se vogliamo negativa è la scelta, a mio avviso discutibile, dell’editore di non annettere una prefazione o postfazione, utili al lettore per un’opera che si rivela infine d’un certo impatto. D’altra parte è anche vero che, se leggere Dunsany è viaggiare nel mondo del sogno, non a tutti piace ricercare l’interpretazione dei sogni ricorrendo a manuali, per quanto d’autori illustri.
In conclusione, “Gli Dèi di Pegana” è un piccolo gioiello fantastico che chiunque dovrebbe provare a leggere, e che probabilmente rileggerà più volte.