Al cospetto dei Grandi Antichi – La guida ai personaggi femminili nelle opere di Lovecraft

Ben ritrovati, miei blasfemi amici, a un nuovo articolo sulle opere di Howard Phillips Lovecraft spiegate.

Sappiamo che i personaggi femminili di rilievo non sono certo una presenza comune nelle opere del Solitario. Ciò nonostante, è possibile individuare nella produzione letteraria del maestro di Providence alcune donne che rivestono ruoli assolutamente fondamentali nel contesto delle proprie storie, decisamente al pari se non al di sopra di quello dei propri colleghi maschi.

Lavinia Whateley (“L’orrore di Dunwich”)

Lavinia Whateley compare nel racconto “L’orrore di Dunwich” di Lovecraft pubblicato nel 1929.

Il suo nome è ispirato a quello del personaggio della tragedia di Shakespeare Tito Andronico, che viene uccisa dallo stesso padre per essere stata disonorata.

 

Nata nel 1878, ai tempi del racconto viene descritta come una donna di 35 anni albina e dai connotati sgradevoli, incline a fare sogni a occhi aperti e da giovane impegnata in escursioni nei boschi circostanti la sua abitazione.

Vive con suo padre in un’ampia fattoria a 4 miglia da Dunwich, un arretrato paesino del Massachussets circondato da colline, molte delle quali contraddistinte da strane colonne di pietra di ignote origini.

Ella è la figlia del vecchio Whateley, un individuo in odore di stregoneria su cui si raccontano storie terribili, come quella volta in cui la colline tremarono quando pronunciò il nome di Yog-Sothoth all’interno di un circolo di pietre con un libro in mano.

Non possiede un’istruzione completa ma soltanto sconnesse tracce di nozioni trasmessele dal padre provenienti dalla sua biblioteca personale, siccome alla piccola non veniva permesso di andare a scuola.

Rimasta l’unica donna di casa dopo la scomparsa della signora Whateley quando aveva 12 anni – in circostanze sulla cui naturalezza nessuno al villaggio si sentirebbe di giurare – non ne aveva ereditato il ruolo familiare, siccome nella loro casa qualsiasi pretesa di igiene era stata ormai abbandonata da tempo.

Il vecchio Whateley la rende partecipe ai suoi turpi rituali volti a evocare le potenze dall’oltremondo. Un giorno riesce a evocare il dio esterno Yog-Sothoth il quale ingravida Lavia: l’evento ha una portata tremenda siccome tutti nei dintorni odono suoni spaventosi del tutto innaturali.

Lavinia da alla luce suo figlio WIlbur nel 1913 ed è molto fiera del suo nato, bruno e con connotati caprini: nel villaggio si vocifera sull’identità del padre, e tra le righe si capisce che ovviamente la tesi predominante è che Wilbur sia il frutto di un incesto con il padre.

Dopo la morte del vecchio per cause naturali il 2 agosto 1924 i rapporti tra madre e figlio si fanno tesi, con quest’ultimo che la tratta in maniera sempre più abbietta e le proibisce di seguirlo nei suoi pellegrinaggi verso i cerchi di pietre delle colline. Ella rivela infatti alla amica Mamie Bishop che non capisce esattamente a cosa stia puntando il figlio, e che ne stia provando paura.

La notte di Halloween del 1878, all’età di 48 anni,  sparisce misteriosamente nel nulla: il lettore non viene informato a chiare lettere della sua sorte ma a giudicare dai commenti della gente del posto sembra logico pensare che Wilbur, reputandola inutile o dannosa, abbia finito per metterla a tacere per sempre.

Quello che il lettore scopre soltanto alla fine del racconto è che Lavinia in realtà ha dato alla luce due gemelli:  Wilbur, almeno parzialmente umano, e un essere mostruoso e invisibile noto poi come L’orrore di Dunwich, che, rimasto privo di nutrimento di sangue dopo la morte del fratello,  semina distruzione nei dintorni del Paese.

Asenath Waite  (“La cosa sulla soglia”)

Asenath Waite compare nel racconto “La cosa sulla soglia” di Lovecraft del 1933.

La sua famiglia proviene da Innsmouth e difatti anche lei (nata nel 1905 dal famigerato Ephraim Waite e “da una donna sempre velata”) presenta alcuni dei tratti di Quelli del Profondo, anche se non pienamente sviluppati, in primis gli occhi sporgenti. Ciò nonostante mantiene un’apparenza estetica molto gradevole, anche se mostra segni di un precoce invecchiamento ma anche di una volontà indomita.

 

Dopo i primi studi a Kingsport si trasferisce alla Miskatonic University, come suo unico studente femminile, dove studia metafisica medievale.

Asenath è la figlia di Ephraim, un uomo attorno al quale giravano terribili storie di stregoneria, e anch’ella padroneggia quelli che sembrano veri e propri poteri magici:  mostra segni di telepatia, precognizione, comanda i fulmini a volontà, specialmente da l’impressione di poter ipnotizzare con facilità chi non le va a genio per dare l’idea di avere scambiato i rispettivi corpi.

All’età di 33 anni sposa il mite trentottenne Edward Derby, con grande disappunto del padre di lui, e lo introduce sempre di più nelle sue pratiche occulte.

I due si trasferiscono ad Arkham e Asenath porta con se alcuni domestici di Innsmouth poco raccomandabili e svariati antichi tomi. Con il tempo Ephraim continua a invecchiare a grande velocità e il suo legame con Edward sembra motivato da una certa brama basata sulla blanda volontà di lui, anziché da vero affetto.

Durante gli anni di matrimonio Asenath abusa mentalmente del marito ripetutamente, scambiando con la magia il suo corpo con quello di lui e facendolo assistere a  luoghi orrendi come l’orripilante pozzo degli Shoggoth. Presumibilmente Asenath è affiliata al Culto del teschio fuori Chesuncook, adoratori di Shub-Niggurath, con i quali programma di eseguire lo scambio di corpi definitivo con il marito.

Esasperato, nel 1932 Derby la uccide spaccandole la testa con un candelabro, per poi licenziare i cupi domestici e raccontare all’amico Daniel Upton che la donna l’ha lasciata.

La volontà di Asenath compie però ugualmente lo scambio pur dal suo corpo morto. Derby, intrappolato nel cadavere di sua moglie, riesce disperatamente a raggiungere il suo amico Daniel all’interno del corpo decomposto della donna, per supplicarlo di uccidere quella mostruosità che lo ha traviato, per poi darsi la morte.

Asenath, che nel corpo di Edward è rinchiusa nel manicomio di Arkham, riesce quasi a convincere i medici di essere mentalmente a posto, ma Daniel le spara uccidendola. Upton viene arrestato e chiede disperatamente di bruciare i resti siccome non vuole lo spirito di quella creatura torni nuovamente a camminare su questa terra

Si intuisce però che la volontà che ha effettuato lo scambio non sia quella di Asenath ma di suo padre Ephraim, che al momento della sua precedente, presunta morte, aveva eseguito lo stesso scambio dell’anima a danni della figlia, prendendo il suo corpo per poter continuare a vivere.

La vera Asenath viene definita infatti come avente una volontà debole, proprio come Edward, con il quale lo stregone voleva scambiare corpo siccome credeva che un corpo femminile indebolisse i suoi poteri.

Curiosità: nella Genesi, Asenath (il cui nome significa letteralmente “lei appartiene a suo padre” è la moglie di Giuseppe e da alla luce Ephraim, ovvero il contrario del racconto.

Nella serie a fumetti Dampyr, il nome della strega Asenath Prynn deriva da Asenath Waite de La cosa sulla soglia e da Ludwig Prinn, autore del De Vermis Mysteriis.

Keziah Mason (“I sogni della casa stregata)

Keziah Mason (detta anche “Nahab”) compare nel racconto di Lovecraft “I sogni della casa stregata” del 1932: ella fu una vecchia strega catturata e interrogata durante il processo alle streghe di Salem del 1692. Sotto tortura, confessò che il Diavolo (ovvero Nyarlathotep nell’identità dell’Uomo Nero), dopo averle fatto firmare il Libro di Azathoth, le aveva conferito il nome segreto di Nahab e messa al corrente dei riti che venivano officiati in certi luoghi isolati.

Le venne regalato anche un famiglio, l’orrendo Brown Jenkin, un topo con faccia umana barbuta nutrito con il suo sangue e che fungeva da messaggero per suo conto.

Ella si spinse ben oltre le conoscenze delle comuni streghe, specialmente in fatto di matematica, e apprese certe linee e certi angoli che potevano metterla nelle condizioni di viaggiare tra le dimensioni e di vedere altri mondi, attitudine che le costò l’accusa di essere una strega. Dopo avere confessato il tutto il giudice la condannò a morte – anche se di solito i tribunali non si spingevano a tanto – ma fuggì dalla sua cella lasciando al suo posto uno strano disegno, che nemmeno Cotton Mather fu in grado di spiegare. Anche gli altri accoliti del culto sparirono in un modo simile.

Si dice che il suo fantasma infesti ancora la sua casa ad Arkham, come scopre a sue spese lo studente Walter Gilman, che dopo avere iniziato ad abitarci sprofonda in un’atmosfera onirica sempre più distorta e terrificante.

Questi , inizialmente soggetto a una lieve febbre cerebrale, inizia a cadere sotto l’influenza della strega e del suo famiglio che gli fanno firmare il libro dell’Uomo Nero: anche se ciò appare tutto in sogno ci sono prove dei suoi comportamenti da sonnambuli.
Nel corso di un sacrificio di un bimbo durante la notte di Valpurga Gilman reagisce con violenza uccidendo la strega in una colluttazione, ma l’orrendo Brown Jenkin lo punisce divorandogli il cuore dall’interna. Due anni dopo la morte di Gilman nella soffitta della casa ormai crollata vengono ritrovati i resti della strega, del famiglio e dei numerosi bambini sacrificati nei secoli dal culto delle streghe,

E’ da notare che La Mason viene colta dal panico quando si trova di fronte a un crocifisso: considerando i poteri di cui è in possesso e le potenze delle tenebre alle quali è devota, si può ipotizzare che si tratti di un riflesso condizionato dalle torture subite dall’inquisizione.

Il segmento dello show televisivo Masters of horror H. P. Lovecraft’s Dreams in the Witch-House è tratto da questo racconto, anche se la trama e le caratteristiche della strega sono pesantemente riviste. Il racconto è stato oggetto di una riduzione teatrale nel 2008. Ha ispirato il romanzo “Prey” di Graham Masterton. Il romanzo Lovecraftian: “The Shipwright Circle” comprende Keziah Mason e altri personaggi lovecraftiani rivisti in un’ottica moderna.

Il film “Curse of the Crimson Altair” è vagamente ispirato a questo racconto.

Un episodio della serie televisiva “Le terrificanti avventure di Sabrina” è intitolato “Dreams in a witch house”.

Audrey Davies (“La maledizione di Yig”)

Audrey Davies compare in “La maledizione di Yig” del 1928 di Lovecraft e Zealia Bishop.

Nel racconto i due coniugi Davies giungono nel 1889  in Oklahoma dove la donna uccide un serpente: l’uomo, temendo l’ira del dio Yig, il padre dei serpenti,  ossessivamente la spinge a proteggersi nei modi più variegati. Walker infatti fin da piccolo ha il terrore dei serpenti e quando viene a sapere della leggenda di Yig, divinità uomo-rettile molto protettiva verso i suoi figli, teme che possa comparire per trasformare il suo obiettivo in un essere metà umano e metà serpente.

Una notte la coppia viene invasa da uno stuolo di serpenti. Colto da un attacco di panico, il marito perde i sensi e la moglie lo crede morto per il veleno delle serpi. Quando ella scorge una sagoma umanoide crede che Yig sia giunto a reclamarla, ma così facendo fa a pezzi con l’ascia il marito che nel frattempo era rinvenuto.
Ma la parte più agghiacciante è che la donna, rinchiusa in manicomio dove morirà, da alla luce degli esseri umanoidi rettili che continuano a vivere nei decenni a venire.

 

Un altro personaggio femminile associato ad Audrey è Sally Compton, una dei coloni che appare anche nel “seguito” K-N’yan, con il nome di Nonna Compton.

Sally Compton viene menzionata dal direttore del manicomio come Nonna Compton, essendo appunto invecchiata dalle vicende della maledizione di Yig al tempo della narrazione.

Ai tempi della maledizione di Yig ella vive con suo marito Joe ed è come Audrey una colona proveniente dall’Arkansas. Suo figlio Clyde diventa in seguito uno degli uomini più importanti dello Stato. Nella storia purtroppo giunge a peggiorare la paranoia di Audrey raccontando molti aneddoti sul dio Yig.

In K-N’yan il narratore, un antropologo giunto in Oklahoma per studiare le tradizioni dei nativi, si rivolge tra gli altri anche a Nonna Compton, che è un’autorità locale in fatto di aneddoti storici e di nozioni mitologiche, e gli rivela le conoscenze locali attorno al tumulo che si rivelerà celare un accesso verso un terrificante regno sotterraneo abitato da umanoidi in possesso di una scienza avanzatissima.

Sempre in K-N’yan appare un’altra donna importante: T’la-yub.

L’esploratore Panfilo de Zamacona viene accolto dalla popolazione del regno sotterraneo e come da usi locali gli viene assegnato un gruppo sociale che costituiscono i suoi affetti. Tempo dopo lo spagnolo cerca di abbandonare quella terra disgustato dalle loro pratiche disumane, e trova in T’la-yub un’alleata importante per ripercorrere la strada verso uno degli accessi sul mondo esterno, siccome è la discendente di una famiglia intenta a custodire i passaggi del territorio.

Il piano fallisce per la fuga di alcuni animali, T’la-yub viene catturata e il suo destino è orribile: viene torturata nell’anfiteatro del tumulo e semi-dematerializzata come un cadavere animato messa di guardia al tumulo, dando origine poi alla leggenda della guardiana della zona che gli abitanti dei dintorni ben conoscono.

Rose Morris (“L’uomo di pietra”)

Rose Morris appare nel racconto L’uomo di Pietra (The man of stone) di H.P.Lovecraft con Hazel Heald del 1932. E’ la moglie di un occultista disturbato abitante dei monti Adirondack chiamato “Mad Dan” che pratica antichi riti e venera creature immonde come Shub-Niggurath e Tsathoggua, riti osceni ai quali cerca di asservire anche la consorte.

Quando la moglie inizia a tradirlo con lo scultore Arthur Wheeler medita di uccidere entrambi, ma per non essere scoperto ricorre a un preparato chimico-mistico in grado di trasformare la carne umana in pietra. Il piano riesce sull’artista ma la moglie, seppure imprigionata per essere costretta a bere l’acqua contaminata, riesce a fuggire e far ingurgitare la pozione al marito, che finisce per diventare lui stesso una statua umana. La donna infine, dopo avere rivelato su alcuni scritti la vicenda,  si suicida bevendo la pozione, per essere sepolta con l’amato Wheeler.

Abigail Prinn (“L’orrore di Salem”)

Abigail “Abbie” Prinn appare nella storia “The Salem Horror” scritta da Henry Kuttner del 1937, con qualche partecipazione in termini di rilettura e confronto da parte di Lovecraft. (grazie a Joel Pagini per la segnalazione).

Si tratta di una strega di Salem (presunta discendente di Ludwig Prinn, l’autore del De Vermis Mysteriis) risalente ai tempi del Processo di Salem che svolgeva sacrifici per una divinità sotto le montagne del New England, riti che la condussero alla morte nel 1690.

La sua fama era terribile e si diceva che avesse maledetto Salem, al punto che venne seppellita con un paletto nel petto.

Tre secoli dopo Carson, un uomo in cerca di pace per terminare il suo romanzo, prese possesso della casa della strega e scoprì la stanza segreta sotto il pavimento, che richiamò la maledizione di Abbie.
Il cadavere riesumato della strega tentò di evocare il Grande Antico Nyogtha per distruggere la città, ma venne ostacolata da un occultista, Michael Leigh, che aveva dedotto che la stanza fungeva da portale tra il nostro mondo e un altro. Ricorse quindi a un elisir e a un passo del Necronomicon per bandire l’Antico e Abbie attraverso il portale, presumibilmente uccidendola e salvando così questo mondo.

Marceline Bedard (“L’abbraccio di Medusa”)

Marceline Bedard appare in “L’abbraccio di Medusa” del 1930 di Lovecraft e Zealia Bishop.

Si tratta di un personaggio molto ambiguo, da un lato provvista di una bellezza esotica evidente, dall’altra intenta a nascondere qualcosa di innaturale nella propria natura.
Dal racconto non si capisce perfettamente se Marceline sia un personaggio cattivo o meno, più che altro sembra un soggetto “inumano” che genera repulsione nelle persone comuni a prescindere da ciò che faccia.

Nel corso della storia, il narratore viene ospitato dal proprietario di una dimora del Missouri un tempo rinomata ma ora caduta in rovina. Antoine de Russy, così si chiama il proprietario, racconta che un tempo aveva un figlio di nome Denis, che a Parigi conobbe un pittore chiamato Frank Marsh. I due finirono invischiati in un culto mistico che aveva a capo una donna di nome Marceline Bedard, che poi Denis finì per sposare. La coppia tornò nel Missouri, dove la donna veniva percepita istintivamente come repellente, specialmente per qualcosa connesso ai suoi capelli. Marsh li raggiunse e convinse Marceline a posare per un suo ritratto: quando Denis lo scoprì e vide il ritratto, apprese qualcosa di sconvolgente sulla donna e finì per uccidere lei e Marsh, per poi darsi la morte.

Il padre di Denis provvide poi a murare i corpi, ma scoprì che i capelli di Marceline avevano preso vita assumendo la forma di un serpente nero gigante.

Il narratore spara al quadro di Marceline e così facendo risveglia il suo cadavere e la sua treccia animata: il protagonista in preda all’errore fugge via per scoprire, parlando casualmente con un passante, che la casa nella quale ha trascorso la notte è bruciata sei anni prima.

Il racconto è noto per i suoi elementi razzisti, al punto che nella rivelazione finale sulla natura di Marceline si annovera il fatto che ella avesse una discendenza di colore, inteso come elemento che avrebbe portato l’orrore al suo massimo.

Lady Margaret Trevor di Cornovaglia (“I ratti nei muri”)

Nel racconto “I ratti nei muri” di Lovecraft del 1923 si parla della degenere famiglia nobiliare dei De La Poer, proprietari della tenuta Exham Priory vicino ad Anchester, in Inghilterra.

Lady Margaret Trevor sposò Godfredy de la Poer, secondo figlio del quinto barone Exham, nel quattordicesimo o quindicesimo secolo. Ella aderì con entusiasmo alle terrificanti pratiche del culto, che comprendevano il cannibalismo di individui tenuti in cattività, al punto di essere considerata una De la Poer vera e propria anche se non di nascita.
La sua fama era così terribile che divenne un flagello nelle storie per bambini e in un’orrenda vecchia ballata gallese che sopravvisse ai secoli.

La dolce Ermengarde

Ermengarde è un personaggio del racconto umoristico “La dolce Ermengarde, ovvero: il cuore di una ragazza di campagna” scritto sotto lo pseudonimo Percy Simple tra il 1919 e il 1921 (è l’unico lavoro che non può essere datato con precisione).

Si tratta di una parodia di un melodramma incentrato sulla figura di Ermengarda Stubbs e del suo rapporto con personaggi molto sopra le righe come l’aspirante salvatore Jack Manly e il fidanzato Algernon Reginald Jones. Probabilmente questo lavoro di satira puntava allo stile dello scrittore Fred Jackson i cui romanzi erano spesso contraddistinti da trame implausibili e risvolti sentimentali esagerati . SI tratta comunque di un apprezzabile lavoro comico per questo scrittore che è divenuto celebre per ben altro genere di storie.

E con questo si conclude la nostra disanima. Noi ci vediamo alla prossima!


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Donne ardimentose e tenaci alle prese con orrori innominabili. Quali sono le presenze femminili più importanti nelle opere del Solitario di Providence? * NOTE E CREDITS: LEGGI QUI*

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